04 giugno 2007

Tasse, corruzione, debito pubblico


Lavoriamo sei o sette mesi l’anno solo per pagare le tasse a uno Stato inefficiente e corrotto, e la maggior parte delle tasse va a pagare interessi sul debito pubblico, mentre per ricerca scientifica, servizi, politiche sociali rimangono solo le briciole; e mentre leggiamo che pubblici amministratori, che si dichiarano sociali, cristiani, di sinistra, democratici, senza passare per un dibattito popolare, pianificano la shoà per inquinamento e cancro dei loro stessi elettori a beneficio di interessi economici non si sa bene di chi (mi riferisco al caso del Turbogas, o meglio Turbocancro, cui è dedicato il fondo della Voce del 5 u.s. a firma di Giulio Cuccolini).
Questa situazione può sembrare pazzesca, assurda, ma non lo è: essa è stata creata e viene mantenuta per interessi ben precisi e riconoscibili.
Le Banche Centrali, come la Banca Centrale Europea (ossia, quelle che emettono il denaro e fanno credito alle altre banche e allo Stato), sono società per azioni di proprietà privata le cui proprietarie-azioniste sono complessivamente banche e società o soggetti privati, spesso assai ben mascherati. Esse emettono in un anno denaro - supponiamo, per un valore 100 miliardi di Euro - per prestarlo allo Stato e alle banche di credito (all’emettere denaro equivale, a questi effetti, il far credito allo Stato e alle banche di credito).
Ciò facendo, la Banca Centrale, unilateralmente, senza nulla dare, si 'dona' un valore (potere di acquisto) pari a 100 miliardi: si arricchisce di 100 miliardi, incrementa gratis il proprio patrimonio. Perciò dovrebbe segnare 100 miliardi nell'attivo del suo bilancio, e pagare su 100 le tasse - cioè dovrebbe pagare circa 30 miliardi. E, siccome emette denaro che presta anche alle banche di credito, diciamo altri 100 miliardi, dovrebbe pagare le tasse anche su questa autocreazione di ricchezza. Totale tasse: circa 60 miliardi. Oltre alle tasse dovute sugli interessi percepiti a seguito dei prestiti.
Non sto suggerendo che la Banca Centrale dovrebbe pagare le tasse sul denaro che emette -se lo facesse, scaricherebbe a valle il costo- ma sto affermando che essa dovrebbe essere proprietà del popolo. Però, se pagasse queste tasse, e se pagasse le tasse sul suo principale asset patrimoniale, che è lo stesso potere monopolistico di emettere soldi e credito, donatole dallo Stato - se pagasse le tasse su questi elementi attivi, rapidamente il debito pubblico degli Stati si azzererebbe. E, siccome, nei Paesi occidentali, il 30-60% delle tasse viene pagato in conto di interessi sul debito pubblico, la nostra vita pratica cambierebbe rapidamente: lo Stato avrebbe i soldi per fare tutte le opere sociali, la ricerca scientifica, le infrastrutture, etc.
Invece, la Banca Centrale non segna quell’aumento della sua ricchezza nel passivo: - 100 miliardi (come ai tempi in cui l’emissione era coperta dal valore aureo -la c.d. riserva-, sicchè si metteva all'attivo patrimoniale la riserva, e al passivo il valore nominale dell'emissione - ma ora la riserva non c’è più e il denaro non è più convertibile in oro, dal 1929 circa, è solo pezzi di carta stampati). Così, non solo non paga tasse su questo importo attivo, ma, per giunta, lo detrae dagli altri ricavi (interessi), evitando di pagare le tasse pure su questi.
Quanto sopra spiega il fatto, altrimenti assurdo, che la Banca Centrale e (talora) le altre banche prestano soldi a un tasso di interesse pari o inferiore al tasso di svalutazione reale: esse guadagnano il 100% sull'emissione - è questo il grande, fraudolento guadagno.
Inoltre, se la Banca Centrale emette e presta 100, le dovrà essere ritornato, alla fine, mediamente 200, considerati gli interessi. Ma quel 100 in più dovrà a sua volta provenire, ultimamente, dalla Banca Centrale, ossia dovrà essere preso a prestito -producendo un ulteriore guadagno del 100% in favore della Banca Centrale, ossia dei suoi proprietari. E su di esso dovranno essere pagati gli interessi - e via così, fino alla follia collettiva del vivere per pagare tasse e debiti. Debiti che, dovendo essere rimborsati con interessi, quindi con ulteriore indebitamento, non potranno mai essere rimborsati: il debito a interesse non si può, logicamente, estinguere con moneta presa essa stessa a debito. Il debito complessivo in moneta-debito non può che aumentare e i debitori possono rimborsarlo solo cedendo il loro lavoro e il loro patrimonio.
Questo è il quarto Potere, il Potere Bancario, quello reale, mondiale, sovranazionale, indipendente dal controllo della politica, come sancisce l’art. 107 del Trattato di Maastricht in favore della Banca Centrale Europea (dei suoi padroni), che fa di questa una sorta di stato estero e sovrano rispetto alla UE, il quale a quest’ultima impone le proprie decisioni.
Se venisse nazionalizzata la proprietà della moneta e la facoltà di emetterla, lo Stato non sarebbe più a debito, ma emetterebbe la moneta che gli serve senza pagare interessi. Non vi è alcun senso nel tenere una Banca Centrale, per giunta privata, a cui lo Stato regala il monopolio per l'emissione del denaro, e in cambio riceve... debito di capitale e interesse, e per giunta, permettendo quel sistematico, colossale trucco di bilancio (consistente nell’indicare come perdita ciò che è, al contrario, guadagno netto), perde un enorme gettito fiscale, che va invece a moltiplicare la ricchezza dei padroni delle banche, ossia il loro potere di acquistare i beni della collettività e di condizionare la sua politica.
Perchè lo Stato regala a un gruppo di azionisti privati il diritto di arricchirsi unilateralmente, senza niente dare, a spese della comunità e indebitando lo Stato stesso? Lo Stato lo fa non per beneficienza, ma perchè lo Stato, in realtà, è solo uno strumento, una facciata costruita da quei potentati privati con ben poca sostanziale democrazia, e che essenzialmente serve per aumentare la loro ricchezza, potenza, dominio sulla gente, per indebitarla verso di loro e per portarla docilmente a lavorare e vivere al loro servizio, camuffando la realtà. In fin dei conti, è a loro che paghiamo la maggior parte delle tasse.
In questo sistema, i politici (definiti da Ezra Pound “camerieri dei banchieri”), gli amministratori e i pubblici funzionari lavorano strutturalmente al servizio del capitale bancario (se non ci stanno, vengono boicottati e sostituiti), con la funzione di inscenare una finta dialettica democratica e una finta legalità (smentita dai continui scandali politico-bancari) al fine di ottenere consenso e obbedienza dei cittadini-contribuenti al sistema che li defrauda. Dato che sono impegnati in siffatto ruolo, basato sulla frode verso la gente comune, è inevitabile che tendano alla corruzione e all’abuso, ossia che cerchino di approfittare anche per sè stessi, oltre che per i loro mandanti - così come è inevitabile che le banche, anche le banche di credito, abbiano diritto di far quel che vogliono, strangolino piccoli e grandi imprenditori, assumano il controllo dell’economia.
Se qualcuno obietta che, qualora lo Stato potesse emettere denaro in proprio e non dovesse prenderlo a prestito da una Banca Privata, tenderebbe a emetterne troppo, producendo così una svalutazione, è facile replicare:
a) già così come stanno le cose, lo Stato tende a indebitarsi troppo, (quindi a indebitare troppo i cittadini) - il che è ancora peggio;
b) così come stanno le cose, la spesa dello Stato e le tasse dei cittadini vanno ad arricchire società private extranazionali, quindi impoveriscono i cittadini in favore di esse e li sottomettono al potere di esse (non può esistere sovranità politica senza sovranità monetaria);
c) se lo Stato emettesse moneta in proprio, si potrebbe limitare l'emissione con una norma costituzionale rigida;
d) anche se lo stato sovraemettesse, il valore di ogni emissione sarebbe accreditato, per legge, ai cittadini, come indennità o reddito sociale, secondo il disegno di legge del prof. Giacinto Auriti, già da anni depositato in Parlamento, che aspetta parlamentari abbastanza liberi dal potere e dagli interessi bancari, da portarlo in discussione.

Marco Della Luna

01 giugno 2007

Orwell docet e, qualcuno esegue con la testa china


Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un bombardamento mass-mediatico su fatti di cronaca che riempiono i telegiornali, le radio e i quotidiani. Se è pur vero che questi fatti accadono, perché gli viene dato così ampio risalto, rispetto ad accadimenti globali di più profondo orrore ed impatto mediatico?

Mi sono preso "l'autorità" di fare un'analisi, per quanto possibile più vicina al reale, sul tempo dedicato dai TG nazionali alle informazioni trasmesse, con questo risultato:

1) Cronaca nera italiana 35%

2) Politica italiana 15%

3) Cronaca nera internazionale 10%

4) Politica internazionale 5%

5) Attualità 5%

6) Gossip 10%

7) Moda 8%

8) Cultura 4%

9) Cibo & Vino 7%

10) Altro 1%

Pur con varie differenze (come su Studio Aperto e il TG4 di Mediaset dove il pettegolezzo e l'omicidio la fanno da sovrani) la fa di gran lunga da padrone la cronaca di fatti orribili successi nelle "famiglie" italiane e straniere. Se è pur vero che questi fatti suscitano raccapriccio ed un senso dell'incomprensibile, dall'altro essi propongono una nuova visione del cittadino ordinario come di un "mostro" latente a fianco a noi, pronto a sbranarci per i più futili e irrisori motivi, con metodologie tipiche del criminale incallito.

Il governo e la politica vengono così spronati ad imporre controlli e leggi sempre più severe per "controllare" i cittadini (anche quelli onesti e bravi) per prevenire e reprimere atti contrari alla vita ordinaria dello stato di diritto. Pur condannando espressamente gli atti violenti e l'omicidio, rimane purtroppo una larga fetta di altri comportamenti che vengono inglobati da queste nuove leggi e normative come atti criminali verso lo stato.

Tutto questo sta portando ad una deriva inquietante del Diritto penale. Parecchie nuove leggi mirano ad uno stesso scopo: condannare il cittadino ordinario alle pene di imprigionamento, anche quando non ha commesso nessun crimine "vero".

La criminalizzazione della vita quotidiana

Mentre il "mondo in alto" beneficia di un'impunità senza limiti per i suoi crimini finanziari, economici, ecologici o sociali, il "mondo di in basso" è sottomesso ad un controllo incessante ed ad una repressione sproporzionata in rapporto agli atti compiuti.

Da due anni, delle leggi nuove sono state promulgate simultaneamente nei paesi occidentali: il loro scopo è che il cittadino ordinario diventi condannabile alla prigionia per atti della vita quotidiana.

Prigione per i genitori i cui i bambini non sono andati a scuola.

Prigione per quelli che non hanno acquistato il loro biglietto del treno.

Prigione per gli esclusi dal sistema economico, come mendicanti od occupanti abusivi.

Prigione per eccesso di velocità. Un automobilista è stato condannato a 2 anni di prigione, per un semplice eccesso di velocità, senza avere causato nessun incidente.

Prigione, se uno dei vostri familiari o amici che viaggiavano con voi è morto, perché non indossava la cintura di sicurezza o per un vostro errore nella condotta di guida.

Prigione, se uno dei vostri amici ha causato un incidente automobilistico, dopo essere partito ubriaco da casa vostra. Nel dicembre 2003, una coppia è stata incolpata per questo motivo in Francia.

Prigione, se causate la morte di un terzo in un incidente stradale.

Causare la morte di una persona in un incidente stradale è un dramma, ma non è un crimine intenzionale e ciò non deve essere punito come tale. Volere eliminare ogni rischio di incidente è uno scopo illusorio, perché i rischi di incidente esisteranno, finché ci saranno delle automobili. Una società deve essere capace di accettare una parte di rischio, poiché il rischio è inerente alla vita. Dal momento che si è viventi, si rischia "sempre" di morire.

Quando non ci sono più di rischi? Quando si è morti!

Così è parimenti per una società. Una società che ha eliminato ogni rischio è una società morta.

Nell'ordine nuovo che si sta instaurando senza suscitare attualmente nessuna opposizione reale, il cittadino ordinario del mondo "in basso" sarà sottomesso ad un'oppressione permanente, una sorveglianza elettronica costante ed una paura onnipresente. Perché chi semina la paura, raccoglie la sottomissione.

L'invenzione del concetto di "pericolosità"

Da una decina di anni, i media hanno introdotto progressivamente una parola ed un concetto che non esistevano precedentemente: la "pericolosità". Come George Orwell aveva previsto in 1984, l'introduzione di parole nuove o la soppressione di parole vecchie nel linguaggio è un potente potere mediatico di manipolazione degli spiriti.

Piuttosto che parlare semplicemente di "pericolo", i media hanno inventato dunque, o "sostituito" piuttosto questo concetto con "pericolosità". L'idea è che, anche se qualche cosa o qualcuno non sono realmente ed obiettivamente pericolosi, potrebbero esserlo potenzialmente. La valutazione del pericolo potenziale che è di ordine soggettivo, anche se tutto di principio è innocente, diventa potenzialmente colpevole.

Una deriva inquietante del Diritto

Una volta che i media hanno preparato il campo ed hanno introdotto questo nuovo concetto, i governi hanno creato delle nuove leggi e dei nuovi reati basati su sfumature relative alle nozioni giuridiche. Si sono create così delle pene di prigionia per il "collocamento in pericolo di altri". In virtù di questa legge, una persona può essere incarcerata, anche se non ha causato nessun danno reale ad altri. Come ad esempio succede con i limiti di velocità in cui, anche se viaggiate a 250 Kmh per 1000 Kilometri e non causate nessun incidente, ma un autovelox vi “fotografa” dove il limite è 50 Kmh, non solo c'è il ritiro del “vostro diritto di guida”, ma vi si accusa di essere potenzialmente “criminali” e, quindi, come tali, soggetti all'arresto.

Grazie al pretesto degli autoattentati del giorno 11 settembre 2001, una tappa supplementare è stata superata negli Stati Uniti, col principio degli "arresti preventivi". In materia di terrorismo, potete essere incarcerati oramai per una durata illimitata, senza giudizio e senza limite di termine per il vostro giudizio, se si “pensa” che potreste “potenzialmente” commettere un atto di terrorismo (questo anche in Italia grazie alla rogatoria internazionale firmata dal governo). Quindi attenzione a ciò che leggete, dite o pensate.

Per esempio, possedere dei libri sull'ecologia può fare supporre che potreste commettere degli atti di terrorismo ecologico. Leggere giornali, articoli e libri che trattano argomenti relativi ad informazioni che possono essere riconducibili alla divulgazione di segreti militari o di stato (leggere: scie chimiche, armi a raggi, controllo delle masse, operazioni dei S.S., progetti informatici, politici, economici, militari etc. etc.) può far supporre che siate “potenzialmente” pericolosi terroristi e prelevati di notte dalla vostra abitazione, senza che nessuno possa aiutarvi, prima di non meno 6 mesi (se vi va bene) e senza alcun avvocato o giudice ordinario che possa interrogarvi sui fatti reali.

La nozione di atto terroristico può così essere estesa a tutti ed a fatti che non hanno niente a che vedere col “vero” terrorismo (che invece è proprio usato dagli stessi S.S. dei poteri in alto).

Questa deriva inquietante del Diritto consiste nella penalizzazione delle “intenzioni” e non degli “atti”.

È assolutamente contrario allo stato di diritto, alla democrazia ed ai diritti dell'uomo più elementari. La penalizzazione degli atti o delle intenzioni è esattamente quella che fa la differenza tra la democrazia e la dittatura.

La penalizzazione delle intenzioni è lo strumento giuridico che permette ai Padroni del Mondo di passare alla prossima tappa del loro piano:

INCARCERARE LE PERSONE PER LE LORO OPINIONI.


B O J S

26 maggio 2007

Velivoli senza piloti: basi segrete in Italia


I Global Hawk sono i velivoli teleguidati protagonisti delle operazioni di guerra più efferate in Afghanistan e Iraq. L’US Air Force sta installando in gran segreto il maggiore Centro operativo di questi strumenti di morte in una base europea. Alcuni indizi lasciano pensare che potrebbe essere l’Italia il paese prescelto. A Sigonella arriveranno di sicuro i Global Hawk della Marina Usa. E forse pure il Comando del nuovo sistema di sorveglianza terrestre (AGS) della Nato. Ma il governo italiano non ne sa nulla?
In Italia la base dei velivoli senza pilota delle forze armate Usa?

Sono l’emblema di quanto siano disumane le guerre contemporanee. Spiano il fronte “nemico”, individuano gli obiettivi e infine dirigono l’attacco. Gli aerei senza pilota a bordo, teleguidati, sono strumenti di morte supersofisticati, l’ultima frontiera di una tecnologia che ha reso l’uomo-militare del tutto virtuale. Di orribilmente reale solo le vittime, quasi sempre civili, donne, vecchi, bambini, meri “effetti collaterali” per la terminologia degli strateghi.

Uno di questi “Unmanned Aerial Vehicle - UAV” (aerei senza pilota) è il Global Hawk, progettato e prodotto dalla Northrop Grumman, tra le principali aziende del complesso militare industriale statunitense. Dal 2001, l’US Air Force, l’aeronautica militare degli Stati Uniti, lo ha impiegato per oltre 6.000 ore di volo in decine e decine di missioni in Afghanistan e Iraq. Il suo apporto alle strategie di guerra permanente è determinante. Al punto che il “Defense Authorization Bill” approvato dal Congresso degli Stati Uniti nel 2001, ha posto l’obiettivo prioritario che entro un decennio un terzo della flotta da combattimento del Pentagono venga costituito da velivoli teleguidati.

Con un peso di 13 tonnellate, il Global Hawk può volare a circa 600 chilometri all’ora a quote di oltre 20.000 metri; preposto alla “sorveglianza, alla perlustrazione di vaste aree geografiche a all’attacco”, il velivolo è in grado di scannare un'area di 103,600 chilometri quadrati grazie ad un potentissimo radar e all’utilizzo di telecamere sintonizzate a bande infrarosse e visuali. Le immagini registrate vengono poi trasmesse per via satellitare ai comandi terrestri. L’autonomia di volo di questo aereo senza pilota è invidiabile: può operare per 36 ore consecutive con un solo pieno di carburante. La sua rotta è fissata da mappe predeterminate, un po’ come accade con i missili da crociera Cruise, ma gli operatori da terra possono cambiare le missioni in qualsiasi momento.

Il 2007 è un anno chiave per la localizzazione geostrategica delle principali basi operative dei Global Hawk. Tanto che il Dipartimento della Difesa dedica al tema uno dei pochi capitoli “classificati” del bilancio annuale. Tra i principali progetti d’investimento di Eucom, il Comando degli Stati Uniti che sovrintende a tutte le operazioni militari in un’area che si estende dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico (Africa compresa), c’è una voce dedicata al “Global Hawk Aircraft Maintenance & Operations Complex”, il centro operativo e di manutenzione dei nuovi velivoli senza pilota. Per Washington il programma è così rilevante che ne viene mantenuto segreto il costo come segretissimo il paese europeo prescelto per l’installazione del complesso. Di certo è solo il coordinamento del progetto, attribuito direttamente all’ACC - Air Combat Command, il Comando per la guerra aerea dell’aeronautica. Il Global Hawk Aircraft Maintenance Complex compare nella lista dei “progetti di edilizia militare” consegnata alla Commissione difesa del Senato Usa dal Comandante supremo di Eucom, generale James L. Jones, il 7 marzo 2006. Nella stessa lista fanno bella mostra di sé il programma di raddoppio della base di Vicenza (aeroporto Dal Molin) e quello di ampliamento dei sistemi C4 di Sigonella.

Per le caratteristiche e le funzioni del Global Hawh e per il fatto che proprio di recente questo velivolo teleguidato è stato scelto dalla Marina statunitense per integrare i sistemi di sorveglianza marittima è possibile supporre che potrebbe essere proprio una delle basi Usa presenti sul territorio italiano ad ospitare il supersegreto centro operativo UAV. In “pole position” la stazione aeronavale di Sigonella in Sicilia. Vediamo perché.

Washington: “Sono 5 le basi destinate ai Global Hawk della US Navy”

L’utilizzo nei teatri di guerra dei velivoli teleguidati è ritenuto insostituibile non solo nei piani dell’Aeronautica ma anche in quelli della Marina degli Stati Uniti. Dopo l’11 settembre i comandi militari hanno dato priorità allo sviluppo degli aerei senza pilota per le operazioni di intelligence, sorveglianza e riconoscimento “specie nelle regioni marittime”, come specificato dal Dipartimento della Difesa. In particolare la Us Navy e la Coast Guard hanno richiesto un maggiore contributo di mezzi per il pattugliamento delle coste degli Stati Uniti, del Golfo Persico e di altre regioni marittime (principalmente l’Africa Occidentale e il Golfo di Guinea). Nel 2004 uno speciale comitato tecnico della Marina ha deciso di avviare il programma di acquisizione del sistema UAV; la pressione esercitata dai vertici dell’US Air Force ha poi convinto la US Navy ad affidarsi ai Global Hawk della Northrop Grumman già operativi con le forze aeree. L’anno successivo sono stati effettuati i primi test di volo presso la Patuxent River Naval Air Station di due velivoli RQ-4A Global Hawk in funzione di pattugliamento delle coste e dell’oceano aperto. Nell’agosto 2005 la Marina ha schierato l’aereo senza pilota a supporto delle esercitazioni “JASEZ” condotte dall’USS Kitty Hawk (CV 63) Carrier Strike Group nel Pacifico occidentale. Quattro mesi dopo il secondo impegno operativo dei micidiali strumenti di guerra con l’esercitazione “Trident Warrior” svoltasi nelle coste della Virginia. Da quel momento il Global Hawk è entrato a far parte dei reparti di volo della US Navy.

“Circa 40 velivoli UAV saranno dislocati in cinque siti: Kaneohe, Hawaii; Jacksonville, Florida; Sigonella, Italia; Diego Garcia, Oceano Indiano, e Kadena, Okinawa per assicurare la sorveglianza marittima in qualsiasi parte del mondo”, è quanto dichiarato nell’ottobre 2005 da Dyke Weatherington (sottosegretario alla difesa con delega all’acquisizione di nuove tecnologie ed alla logistica) al National Defense Magazine, tra le più accreditate riviste militari Usa. L’aereo teleguidato dovrà supportare in una prima fase il pattugliatore P-3C Orion e successivamente il P-8 Maritime Multi-Mission Aircraft (MMA), il nuovo velivolo 737 della McDonnell Douglas- Boeing Co. destinato a sostituire entro un decennio l’Orion nella guerra contro i sottomarini e le unità navali di superficie e nelle attività di intelligence, sorveglianza e riconoscimento. Ovviamente anche i nuovi P-8 MMA sono destinati alle basi Usa in cui proliferano le richieste d’intervento aeronavale. È sempre il dipartimento della marina a fornire un primo elenco: Souda Bay, Grecia; Masirah, Oman; Diego Garcia (Oceano indiano); Keflavik, Islanda; Roosevelt Roads, P.R. e l’immancabile Sigonella, vera e propria base “hub” per i reparti di volo della US Navy e dell’Air Force nel Mediterraneo. Del resto Sigonella è la sede fissa del 25° Squadrone Antisommergibile VP-25 dotato di 12 aerei P-3 Orion e del “Tactical Support Center” il Centro di Supporto tattico che coordina le operazioni di pattugliamento della marina Usa e dei velivoli Nato.

Qualche difficoltà ai piani del Pentagono è però a causa del costo spropositato del Global Hawk. Secondo il Government Accountability Office (GAO), il ramo del congresso che svolge funzioni assimilabili alla Corte dei conti italiana, il programma UAV sarebbe passato dai 5,4 miliardi di dollari stimati nel 2001 agli attuali 6,6. Ciò ha comportato un certo dilazionamento dei tempi d’installazione dei velivoli ordinati dalla Marina: dall’anno 2008 si è finiti al 2013. La stessa Aeronautica è stata costretta a ridimensionare il primo lotto di produzione a soli cinque esemplari contro i venti previsti inizialmente.

Per ridurre le spese del sistema UAV, la Marina ha pensato bene di promuovere il velivolo teleguidato presso i propri alleati internazionali. L’ufficio di servizio ai programmi internazionali diretto dall’ammiraglio Mark R. Milliken, ha sottoscritto ad oggi ben otto accordi bilaterali con altrettanti partner Nato per lo sviluppo congiunto dei Global Hawk. I nomi dei paesi non sono stati forniti. E se ci fosse ancora di mezzo l’Italia?

Sigonella in gara per il Comando del sistema di sorveglianza terrestre della Nato

In Spagna è uno dei temi che più divide le forze politiche che sostengono il governo Zapatero. Si tratta della possibilità che l’aeroporto della città di Zaragoza venga prescelto per ospitare il Centro di comando e controllo del costituendo sistema di vigilanza AGS - Alliance Ground Surveillance (sorveglianza alleata terrestre), costo stimato quattro milioni di euro, il più alto mai previsto per i programmi dell’Alleanza Atlantica.

L’ipotesi di realizzare in Spagna il centro che dovrà processare tutte le informazioni raccolte dai velivoli radar Nato fu rivelata il 26 giugno 2006 dal quotidiano “El Paìs”. Citando “fonti del ministero della difesa spagnolo”, il quotidiano aggiungeva che per sponsorizzare in ambito alleato la candidatura di Zaragoza per il centro AGS, il ministro José Antonio Alonso si era recato a Parigi per incontrare l’allora responsabile francese della difesa Michèle Alliot-Marie. Sempre secondo “El Paìs”, un’accreditata competitrice rischiava di privare la Spagna del comando AGS: la base siciliana di Sigonella. La notizia – mai ripresa da nessuna testata italiana, né confermata e né smentita dal governo Prodi – dava invece fuoco alle proteste del movimento pacifista, delle organizzazioni politiche di estrema sinistra e della stessa Cortes d’Aragona (regione di cui Zaragoza è capoluogo) che il 29 giugno 2006 respingeva a maggioranza il progetto militare.

Della localizzazione del comando AGS si sarebbe pure parlato al vertice alleato di Riga (Lettonia) del novembre 2006 e stando alla Nato la decisione potrebbe essere formalizzata già nel luglio 2007. La stampa tedesca ha recentemente pubblicato una lista delle opzioni in gioco che conferma le anticipazioni di “El Paìs”: Zaragoza e Sigonella le basi più accreditate, con a ruota Geilenkirchen (Germania) e Powidz (Polonia).

Il nucleo vitale del sistema AGS che avrà come target qualsiasi paese considerato un nemico “reale” o “potenziale”, sarà costituito anche stavolta dall’uso di aerei radar con e senza pilota, satelliti e sofisticati sistemi di telecomunicazione. Fonti Nato hanno confermato che si prevede di utilizzare gli aerei europei Airbus 321 e gli statunitensi Global Hawk. Essi affiancheranno la flotta AWACS entrata in funzione nel 1984 per l’allerta e il controllo aerotrasportato, la stessa che ha tra le proprie “principali basi operative” un altro scalo aeroportuale siciliano, quello di Trapani-Birgi.

“L’inclusione dei velivoli UAV – afferma l’alto Comando Nato di Bruxelles in una nota dello scorso 12 aprile – darà maggiore flessibilità ai sistemi AGS in ogni scenario che potrà verificarsi durante le operazioni di pre-crisi e di crisi vera e propria. Sia i velivoli con equipaggio che quelli senza, saranno dotati di un sensore radar Transatlantic Cooperative AGS (TCAR)”. Il nuovo sistema di vigilanza è così destinato a divenire lo strumento fondamentale d’intelligence per gli interventi della Forza di Risposta Nato (NRF) già attivata per intervenire in qualsiasi teatro internazionale. Sino a quando non sarà del tutto pronto l’AGS, sarà il sistema “Joint Surveillance and Target Attack Radar System (JSTARS)” dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti a supportare le operazioni della NRF. L’enorme business del sistema AGS sarà appannaggio del consorzio internazionale “Transatlantic Industrial Partnership for Surveillance (TIPS)”, costituito ad hoc da European Aeronautic Defence and Space Company (EADS), Galileo Avionica, General Dynamics Canada, Indra, Northrop Grumman e Thales.

Anche stavolta, come già accaduto con Vicenza e lo Scudo stellare, il governo Prodi ha omesso di comunicare al parlamento la sottoscrizione di progetti che impegnano economicamente il nostro paese, dando un’ulteriore accelerazione ai processi di militarizzazione del territorio. Al peggio, si sa, non c’è mai fine.
Antonio Mazzeo

04 giugno 2007

Tasse, corruzione, debito pubblico


Lavoriamo sei o sette mesi l’anno solo per pagare le tasse a uno Stato inefficiente e corrotto, e la maggior parte delle tasse va a pagare interessi sul debito pubblico, mentre per ricerca scientifica, servizi, politiche sociali rimangono solo le briciole; e mentre leggiamo che pubblici amministratori, che si dichiarano sociali, cristiani, di sinistra, democratici, senza passare per un dibattito popolare, pianificano la shoà per inquinamento e cancro dei loro stessi elettori a beneficio di interessi economici non si sa bene di chi (mi riferisco al caso del Turbogas, o meglio Turbocancro, cui è dedicato il fondo della Voce del 5 u.s. a firma di Giulio Cuccolini).
Questa situazione può sembrare pazzesca, assurda, ma non lo è: essa è stata creata e viene mantenuta per interessi ben precisi e riconoscibili.
Le Banche Centrali, come la Banca Centrale Europea (ossia, quelle che emettono il denaro e fanno credito alle altre banche e allo Stato), sono società per azioni di proprietà privata le cui proprietarie-azioniste sono complessivamente banche e società o soggetti privati, spesso assai ben mascherati. Esse emettono in un anno denaro - supponiamo, per un valore 100 miliardi di Euro - per prestarlo allo Stato e alle banche di credito (all’emettere denaro equivale, a questi effetti, il far credito allo Stato e alle banche di credito).
Ciò facendo, la Banca Centrale, unilateralmente, senza nulla dare, si 'dona' un valore (potere di acquisto) pari a 100 miliardi: si arricchisce di 100 miliardi, incrementa gratis il proprio patrimonio. Perciò dovrebbe segnare 100 miliardi nell'attivo del suo bilancio, e pagare su 100 le tasse - cioè dovrebbe pagare circa 30 miliardi. E, siccome emette denaro che presta anche alle banche di credito, diciamo altri 100 miliardi, dovrebbe pagare le tasse anche su questa autocreazione di ricchezza. Totale tasse: circa 60 miliardi. Oltre alle tasse dovute sugli interessi percepiti a seguito dei prestiti.
Non sto suggerendo che la Banca Centrale dovrebbe pagare le tasse sul denaro che emette -se lo facesse, scaricherebbe a valle il costo- ma sto affermando che essa dovrebbe essere proprietà del popolo. Però, se pagasse queste tasse, e se pagasse le tasse sul suo principale asset patrimoniale, che è lo stesso potere monopolistico di emettere soldi e credito, donatole dallo Stato - se pagasse le tasse su questi elementi attivi, rapidamente il debito pubblico degli Stati si azzererebbe. E, siccome, nei Paesi occidentali, il 30-60% delle tasse viene pagato in conto di interessi sul debito pubblico, la nostra vita pratica cambierebbe rapidamente: lo Stato avrebbe i soldi per fare tutte le opere sociali, la ricerca scientifica, le infrastrutture, etc.
Invece, la Banca Centrale non segna quell’aumento della sua ricchezza nel passivo: - 100 miliardi (come ai tempi in cui l’emissione era coperta dal valore aureo -la c.d. riserva-, sicchè si metteva all'attivo patrimoniale la riserva, e al passivo il valore nominale dell'emissione - ma ora la riserva non c’è più e il denaro non è più convertibile in oro, dal 1929 circa, è solo pezzi di carta stampati). Così, non solo non paga tasse su questo importo attivo, ma, per giunta, lo detrae dagli altri ricavi (interessi), evitando di pagare le tasse pure su questi.
Quanto sopra spiega il fatto, altrimenti assurdo, che la Banca Centrale e (talora) le altre banche prestano soldi a un tasso di interesse pari o inferiore al tasso di svalutazione reale: esse guadagnano il 100% sull'emissione - è questo il grande, fraudolento guadagno.
Inoltre, se la Banca Centrale emette e presta 100, le dovrà essere ritornato, alla fine, mediamente 200, considerati gli interessi. Ma quel 100 in più dovrà a sua volta provenire, ultimamente, dalla Banca Centrale, ossia dovrà essere preso a prestito -producendo un ulteriore guadagno del 100% in favore della Banca Centrale, ossia dei suoi proprietari. E su di esso dovranno essere pagati gli interessi - e via così, fino alla follia collettiva del vivere per pagare tasse e debiti. Debiti che, dovendo essere rimborsati con interessi, quindi con ulteriore indebitamento, non potranno mai essere rimborsati: il debito a interesse non si può, logicamente, estinguere con moneta presa essa stessa a debito. Il debito complessivo in moneta-debito non può che aumentare e i debitori possono rimborsarlo solo cedendo il loro lavoro e il loro patrimonio.
Questo è il quarto Potere, il Potere Bancario, quello reale, mondiale, sovranazionale, indipendente dal controllo della politica, come sancisce l’art. 107 del Trattato di Maastricht in favore della Banca Centrale Europea (dei suoi padroni), che fa di questa una sorta di stato estero e sovrano rispetto alla UE, il quale a quest’ultima impone le proprie decisioni.
Se venisse nazionalizzata la proprietà della moneta e la facoltà di emetterla, lo Stato non sarebbe più a debito, ma emetterebbe la moneta che gli serve senza pagare interessi. Non vi è alcun senso nel tenere una Banca Centrale, per giunta privata, a cui lo Stato regala il monopolio per l'emissione del denaro, e in cambio riceve... debito di capitale e interesse, e per giunta, permettendo quel sistematico, colossale trucco di bilancio (consistente nell’indicare come perdita ciò che è, al contrario, guadagno netto), perde un enorme gettito fiscale, che va invece a moltiplicare la ricchezza dei padroni delle banche, ossia il loro potere di acquistare i beni della collettività e di condizionare la sua politica.
Perchè lo Stato regala a un gruppo di azionisti privati il diritto di arricchirsi unilateralmente, senza niente dare, a spese della comunità e indebitando lo Stato stesso? Lo Stato lo fa non per beneficienza, ma perchè lo Stato, in realtà, è solo uno strumento, una facciata costruita da quei potentati privati con ben poca sostanziale democrazia, e che essenzialmente serve per aumentare la loro ricchezza, potenza, dominio sulla gente, per indebitarla verso di loro e per portarla docilmente a lavorare e vivere al loro servizio, camuffando la realtà. In fin dei conti, è a loro che paghiamo la maggior parte delle tasse.
In questo sistema, i politici (definiti da Ezra Pound “camerieri dei banchieri”), gli amministratori e i pubblici funzionari lavorano strutturalmente al servizio del capitale bancario (se non ci stanno, vengono boicottati e sostituiti), con la funzione di inscenare una finta dialettica democratica e una finta legalità (smentita dai continui scandali politico-bancari) al fine di ottenere consenso e obbedienza dei cittadini-contribuenti al sistema che li defrauda. Dato che sono impegnati in siffatto ruolo, basato sulla frode verso la gente comune, è inevitabile che tendano alla corruzione e all’abuso, ossia che cerchino di approfittare anche per sè stessi, oltre che per i loro mandanti - così come è inevitabile che le banche, anche le banche di credito, abbiano diritto di far quel che vogliono, strangolino piccoli e grandi imprenditori, assumano il controllo dell’economia.
Se qualcuno obietta che, qualora lo Stato potesse emettere denaro in proprio e non dovesse prenderlo a prestito da una Banca Privata, tenderebbe a emetterne troppo, producendo così una svalutazione, è facile replicare:
a) già così come stanno le cose, lo Stato tende a indebitarsi troppo, (quindi a indebitare troppo i cittadini) - il che è ancora peggio;
b) così come stanno le cose, la spesa dello Stato e le tasse dei cittadini vanno ad arricchire società private extranazionali, quindi impoveriscono i cittadini in favore di esse e li sottomettono al potere di esse (non può esistere sovranità politica senza sovranità monetaria);
c) se lo Stato emettesse moneta in proprio, si potrebbe limitare l'emissione con una norma costituzionale rigida;
d) anche se lo stato sovraemettesse, il valore di ogni emissione sarebbe accreditato, per legge, ai cittadini, come indennità o reddito sociale, secondo il disegno di legge del prof. Giacinto Auriti, già da anni depositato in Parlamento, che aspetta parlamentari abbastanza liberi dal potere e dagli interessi bancari, da portarlo in discussione.

Marco Della Luna

01 giugno 2007

Orwell docet e, qualcuno esegue con la testa china


Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un bombardamento mass-mediatico su fatti di cronaca che riempiono i telegiornali, le radio e i quotidiani. Se è pur vero che questi fatti accadono, perché gli viene dato così ampio risalto, rispetto ad accadimenti globali di più profondo orrore ed impatto mediatico?

Mi sono preso "l'autorità" di fare un'analisi, per quanto possibile più vicina al reale, sul tempo dedicato dai TG nazionali alle informazioni trasmesse, con questo risultato:

1) Cronaca nera italiana 35%

2) Politica italiana 15%

3) Cronaca nera internazionale 10%

4) Politica internazionale 5%

5) Attualità 5%

6) Gossip 10%

7) Moda 8%

8) Cultura 4%

9) Cibo & Vino 7%

10) Altro 1%

Pur con varie differenze (come su Studio Aperto e il TG4 di Mediaset dove il pettegolezzo e l'omicidio la fanno da sovrani) la fa di gran lunga da padrone la cronaca di fatti orribili successi nelle "famiglie" italiane e straniere. Se è pur vero che questi fatti suscitano raccapriccio ed un senso dell'incomprensibile, dall'altro essi propongono una nuova visione del cittadino ordinario come di un "mostro" latente a fianco a noi, pronto a sbranarci per i più futili e irrisori motivi, con metodologie tipiche del criminale incallito.

Il governo e la politica vengono così spronati ad imporre controlli e leggi sempre più severe per "controllare" i cittadini (anche quelli onesti e bravi) per prevenire e reprimere atti contrari alla vita ordinaria dello stato di diritto. Pur condannando espressamente gli atti violenti e l'omicidio, rimane purtroppo una larga fetta di altri comportamenti che vengono inglobati da queste nuove leggi e normative come atti criminali verso lo stato.

Tutto questo sta portando ad una deriva inquietante del Diritto penale. Parecchie nuove leggi mirano ad uno stesso scopo: condannare il cittadino ordinario alle pene di imprigionamento, anche quando non ha commesso nessun crimine "vero".

La criminalizzazione della vita quotidiana

Mentre il "mondo in alto" beneficia di un'impunità senza limiti per i suoi crimini finanziari, economici, ecologici o sociali, il "mondo di in basso" è sottomesso ad un controllo incessante ed ad una repressione sproporzionata in rapporto agli atti compiuti.

Da due anni, delle leggi nuove sono state promulgate simultaneamente nei paesi occidentali: il loro scopo è che il cittadino ordinario diventi condannabile alla prigionia per atti della vita quotidiana.

Prigione per i genitori i cui i bambini non sono andati a scuola.

Prigione per quelli che non hanno acquistato il loro biglietto del treno.

Prigione per gli esclusi dal sistema economico, come mendicanti od occupanti abusivi.

Prigione per eccesso di velocità. Un automobilista è stato condannato a 2 anni di prigione, per un semplice eccesso di velocità, senza avere causato nessun incidente.

Prigione, se uno dei vostri familiari o amici che viaggiavano con voi è morto, perché non indossava la cintura di sicurezza o per un vostro errore nella condotta di guida.

Prigione, se uno dei vostri amici ha causato un incidente automobilistico, dopo essere partito ubriaco da casa vostra. Nel dicembre 2003, una coppia è stata incolpata per questo motivo in Francia.

Prigione, se causate la morte di un terzo in un incidente stradale.

Causare la morte di una persona in un incidente stradale è un dramma, ma non è un crimine intenzionale e ciò non deve essere punito come tale. Volere eliminare ogni rischio di incidente è uno scopo illusorio, perché i rischi di incidente esisteranno, finché ci saranno delle automobili. Una società deve essere capace di accettare una parte di rischio, poiché il rischio è inerente alla vita. Dal momento che si è viventi, si rischia "sempre" di morire.

Quando non ci sono più di rischi? Quando si è morti!

Così è parimenti per una società. Una società che ha eliminato ogni rischio è una società morta.

Nell'ordine nuovo che si sta instaurando senza suscitare attualmente nessuna opposizione reale, il cittadino ordinario del mondo "in basso" sarà sottomesso ad un'oppressione permanente, una sorveglianza elettronica costante ed una paura onnipresente. Perché chi semina la paura, raccoglie la sottomissione.

L'invenzione del concetto di "pericolosità"

Da una decina di anni, i media hanno introdotto progressivamente una parola ed un concetto che non esistevano precedentemente: la "pericolosità". Come George Orwell aveva previsto in 1984, l'introduzione di parole nuove o la soppressione di parole vecchie nel linguaggio è un potente potere mediatico di manipolazione degli spiriti.

Piuttosto che parlare semplicemente di "pericolo", i media hanno inventato dunque, o "sostituito" piuttosto questo concetto con "pericolosità". L'idea è che, anche se qualche cosa o qualcuno non sono realmente ed obiettivamente pericolosi, potrebbero esserlo potenzialmente. La valutazione del pericolo potenziale che è di ordine soggettivo, anche se tutto di principio è innocente, diventa potenzialmente colpevole.

Una deriva inquietante del Diritto

Una volta che i media hanno preparato il campo ed hanno introdotto questo nuovo concetto, i governi hanno creato delle nuove leggi e dei nuovi reati basati su sfumature relative alle nozioni giuridiche. Si sono create così delle pene di prigionia per il "collocamento in pericolo di altri". In virtù di questa legge, una persona può essere incarcerata, anche se non ha causato nessun danno reale ad altri. Come ad esempio succede con i limiti di velocità in cui, anche se viaggiate a 250 Kmh per 1000 Kilometri e non causate nessun incidente, ma un autovelox vi “fotografa” dove il limite è 50 Kmh, non solo c'è il ritiro del “vostro diritto di guida”, ma vi si accusa di essere potenzialmente “criminali” e, quindi, come tali, soggetti all'arresto.

Grazie al pretesto degli autoattentati del giorno 11 settembre 2001, una tappa supplementare è stata superata negli Stati Uniti, col principio degli "arresti preventivi". In materia di terrorismo, potete essere incarcerati oramai per una durata illimitata, senza giudizio e senza limite di termine per il vostro giudizio, se si “pensa” che potreste “potenzialmente” commettere un atto di terrorismo (questo anche in Italia grazie alla rogatoria internazionale firmata dal governo). Quindi attenzione a ciò che leggete, dite o pensate.

Per esempio, possedere dei libri sull'ecologia può fare supporre che potreste commettere degli atti di terrorismo ecologico. Leggere giornali, articoli e libri che trattano argomenti relativi ad informazioni che possono essere riconducibili alla divulgazione di segreti militari o di stato (leggere: scie chimiche, armi a raggi, controllo delle masse, operazioni dei S.S., progetti informatici, politici, economici, militari etc. etc.) può far supporre che siate “potenzialmente” pericolosi terroristi e prelevati di notte dalla vostra abitazione, senza che nessuno possa aiutarvi, prima di non meno 6 mesi (se vi va bene) e senza alcun avvocato o giudice ordinario che possa interrogarvi sui fatti reali.

La nozione di atto terroristico può così essere estesa a tutti ed a fatti che non hanno niente a che vedere col “vero” terrorismo (che invece è proprio usato dagli stessi S.S. dei poteri in alto).

Questa deriva inquietante del Diritto consiste nella penalizzazione delle “intenzioni” e non degli “atti”.

È assolutamente contrario allo stato di diritto, alla democrazia ed ai diritti dell'uomo più elementari. La penalizzazione degli atti o delle intenzioni è esattamente quella che fa la differenza tra la democrazia e la dittatura.

La penalizzazione delle intenzioni è lo strumento giuridico che permette ai Padroni del Mondo di passare alla prossima tappa del loro piano:

INCARCERARE LE PERSONE PER LE LORO OPINIONI.


B O J S

26 maggio 2007

Velivoli senza piloti: basi segrete in Italia


I Global Hawk sono i velivoli teleguidati protagonisti delle operazioni di guerra più efferate in Afghanistan e Iraq. L’US Air Force sta installando in gran segreto il maggiore Centro operativo di questi strumenti di morte in una base europea. Alcuni indizi lasciano pensare che potrebbe essere l’Italia il paese prescelto. A Sigonella arriveranno di sicuro i Global Hawk della Marina Usa. E forse pure il Comando del nuovo sistema di sorveglianza terrestre (AGS) della Nato. Ma il governo italiano non ne sa nulla?
In Italia la base dei velivoli senza pilota delle forze armate Usa?

Sono l’emblema di quanto siano disumane le guerre contemporanee. Spiano il fronte “nemico”, individuano gli obiettivi e infine dirigono l’attacco. Gli aerei senza pilota a bordo, teleguidati, sono strumenti di morte supersofisticati, l’ultima frontiera di una tecnologia che ha reso l’uomo-militare del tutto virtuale. Di orribilmente reale solo le vittime, quasi sempre civili, donne, vecchi, bambini, meri “effetti collaterali” per la terminologia degli strateghi.

Uno di questi “Unmanned Aerial Vehicle - UAV” (aerei senza pilota) è il Global Hawk, progettato e prodotto dalla Northrop Grumman, tra le principali aziende del complesso militare industriale statunitense. Dal 2001, l’US Air Force, l’aeronautica militare degli Stati Uniti, lo ha impiegato per oltre 6.000 ore di volo in decine e decine di missioni in Afghanistan e Iraq. Il suo apporto alle strategie di guerra permanente è determinante. Al punto che il “Defense Authorization Bill” approvato dal Congresso degli Stati Uniti nel 2001, ha posto l’obiettivo prioritario che entro un decennio un terzo della flotta da combattimento del Pentagono venga costituito da velivoli teleguidati.

Con un peso di 13 tonnellate, il Global Hawk può volare a circa 600 chilometri all’ora a quote di oltre 20.000 metri; preposto alla “sorveglianza, alla perlustrazione di vaste aree geografiche a all’attacco”, il velivolo è in grado di scannare un'area di 103,600 chilometri quadrati grazie ad un potentissimo radar e all’utilizzo di telecamere sintonizzate a bande infrarosse e visuali. Le immagini registrate vengono poi trasmesse per via satellitare ai comandi terrestri. L’autonomia di volo di questo aereo senza pilota è invidiabile: può operare per 36 ore consecutive con un solo pieno di carburante. La sua rotta è fissata da mappe predeterminate, un po’ come accade con i missili da crociera Cruise, ma gli operatori da terra possono cambiare le missioni in qualsiasi momento.

Il 2007 è un anno chiave per la localizzazione geostrategica delle principali basi operative dei Global Hawk. Tanto che il Dipartimento della Difesa dedica al tema uno dei pochi capitoli “classificati” del bilancio annuale. Tra i principali progetti d’investimento di Eucom, il Comando degli Stati Uniti che sovrintende a tutte le operazioni militari in un’area che si estende dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico (Africa compresa), c’è una voce dedicata al “Global Hawk Aircraft Maintenance & Operations Complex”, il centro operativo e di manutenzione dei nuovi velivoli senza pilota. Per Washington il programma è così rilevante che ne viene mantenuto segreto il costo come segretissimo il paese europeo prescelto per l’installazione del complesso. Di certo è solo il coordinamento del progetto, attribuito direttamente all’ACC - Air Combat Command, il Comando per la guerra aerea dell’aeronautica. Il Global Hawk Aircraft Maintenance Complex compare nella lista dei “progetti di edilizia militare” consegnata alla Commissione difesa del Senato Usa dal Comandante supremo di Eucom, generale James L. Jones, il 7 marzo 2006. Nella stessa lista fanno bella mostra di sé il programma di raddoppio della base di Vicenza (aeroporto Dal Molin) e quello di ampliamento dei sistemi C4 di Sigonella.

Per le caratteristiche e le funzioni del Global Hawh e per il fatto che proprio di recente questo velivolo teleguidato è stato scelto dalla Marina statunitense per integrare i sistemi di sorveglianza marittima è possibile supporre che potrebbe essere proprio una delle basi Usa presenti sul territorio italiano ad ospitare il supersegreto centro operativo UAV. In “pole position” la stazione aeronavale di Sigonella in Sicilia. Vediamo perché.

Washington: “Sono 5 le basi destinate ai Global Hawk della US Navy”

L’utilizzo nei teatri di guerra dei velivoli teleguidati è ritenuto insostituibile non solo nei piani dell’Aeronautica ma anche in quelli della Marina degli Stati Uniti. Dopo l’11 settembre i comandi militari hanno dato priorità allo sviluppo degli aerei senza pilota per le operazioni di intelligence, sorveglianza e riconoscimento “specie nelle regioni marittime”, come specificato dal Dipartimento della Difesa. In particolare la Us Navy e la Coast Guard hanno richiesto un maggiore contributo di mezzi per il pattugliamento delle coste degli Stati Uniti, del Golfo Persico e di altre regioni marittime (principalmente l’Africa Occidentale e il Golfo di Guinea). Nel 2004 uno speciale comitato tecnico della Marina ha deciso di avviare il programma di acquisizione del sistema UAV; la pressione esercitata dai vertici dell’US Air Force ha poi convinto la US Navy ad affidarsi ai Global Hawk della Northrop Grumman già operativi con le forze aeree. L’anno successivo sono stati effettuati i primi test di volo presso la Patuxent River Naval Air Station di due velivoli RQ-4A Global Hawk in funzione di pattugliamento delle coste e dell’oceano aperto. Nell’agosto 2005 la Marina ha schierato l’aereo senza pilota a supporto delle esercitazioni “JASEZ” condotte dall’USS Kitty Hawk (CV 63) Carrier Strike Group nel Pacifico occidentale. Quattro mesi dopo il secondo impegno operativo dei micidiali strumenti di guerra con l’esercitazione “Trident Warrior” svoltasi nelle coste della Virginia. Da quel momento il Global Hawk è entrato a far parte dei reparti di volo della US Navy.

“Circa 40 velivoli UAV saranno dislocati in cinque siti: Kaneohe, Hawaii; Jacksonville, Florida; Sigonella, Italia; Diego Garcia, Oceano Indiano, e Kadena, Okinawa per assicurare la sorveglianza marittima in qualsiasi parte del mondo”, è quanto dichiarato nell’ottobre 2005 da Dyke Weatherington (sottosegretario alla difesa con delega all’acquisizione di nuove tecnologie ed alla logistica) al National Defense Magazine, tra le più accreditate riviste militari Usa. L’aereo teleguidato dovrà supportare in una prima fase il pattugliatore P-3C Orion e successivamente il P-8 Maritime Multi-Mission Aircraft (MMA), il nuovo velivolo 737 della McDonnell Douglas- Boeing Co. destinato a sostituire entro un decennio l’Orion nella guerra contro i sottomarini e le unità navali di superficie e nelle attività di intelligence, sorveglianza e riconoscimento. Ovviamente anche i nuovi P-8 MMA sono destinati alle basi Usa in cui proliferano le richieste d’intervento aeronavale. È sempre il dipartimento della marina a fornire un primo elenco: Souda Bay, Grecia; Masirah, Oman; Diego Garcia (Oceano indiano); Keflavik, Islanda; Roosevelt Roads, P.R. e l’immancabile Sigonella, vera e propria base “hub” per i reparti di volo della US Navy e dell’Air Force nel Mediterraneo. Del resto Sigonella è la sede fissa del 25° Squadrone Antisommergibile VP-25 dotato di 12 aerei P-3 Orion e del “Tactical Support Center” il Centro di Supporto tattico che coordina le operazioni di pattugliamento della marina Usa e dei velivoli Nato.

Qualche difficoltà ai piani del Pentagono è però a causa del costo spropositato del Global Hawk. Secondo il Government Accountability Office (GAO), il ramo del congresso che svolge funzioni assimilabili alla Corte dei conti italiana, il programma UAV sarebbe passato dai 5,4 miliardi di dollari stimati nel 2001 agli attuali 6,6. Ciò ha comportato un certo dilazionamento dei tempi d’installazione dei velivoli ordinati dalla Marina: dall’anno 2008 si è finiti al 2013. La stessa Aeronautica è stata costretta a ridimensionare il primo lotto di produzione a soli cinque esemplari contro i venti previsti inizialmente.

Per ridurre le spese del sistema UAV, la Marina ha pensato bene di promuovere il velivolo teleguidato presso i propri alleati internazionali. L’ufficio di servizio ai programmi internazionali diretto dall’ammiraglio Mark R. Milliken, ha sottoscritto ad oggi ben otto accordi bilaterali con altrettanti partner Nato per lo sviluppo congiunto dei Global Hawk. I nomi dei paesi non sono stati forniti. E se ci fosse ancora di mezzo l’Italia?

Sigonella in gara per il Comando del sistema di sorveglianza terrestre della Nato

In Spagna è uno dei temi che più divide le forze politiche che sostengono il governo Zapatero. Si tratta della possibilità che l’aeroporto della città di Zaragoza venga prescelto per ospitare il Centro di comando e controllo del costituendo sistema di vigilanza AGS - Alliance Ground Surveillance (sorveglianza alleata terrestre), costo stimato quattro milioni di euro, il più alto mai previsto per i programmi dell’Alleanza Atlantica.

L’ipotesi di realizzare in Spagna il centro che dovrà processare tutte le informazioni raccolte dai velivoli radar Nato fu rivelata il 26 giugno 2006 dal quotidiano “El Paìs”. Citando “fonti del ministero della difesa spagnolo”, il quotidiano aggiungeva che per sponsorizzare in ambito alleato la candidatura di Zaragoza per il centro AGS, il ministro José Antonio Alonso si era recato a Parigi per incontrare l’allora responsabile francese della difesa Michèle Alliot-Marie. Sempre secondo “El Paìs”, un’accreditata competitrice rischiava di privare la Spagna del comando AGS: la base siciliana di Sigonella. La notizia – mai ripresa da nessuna testata italiana, né confermata e né smentita dal governo Prodi – dava invece fuoco alle proteste del movimento pacifista, delle organizzazioni politiche di estrema sinistra e della stessa Cortes d’Aragona (regione di cui Zaragoza è capoluogo) che il 29 giugno 2006 respingeva a maggioranza il progetto militare.

Della localizzazione del comando AGS si sarebbe pure parlato al vertice alleato di Riga (Lettonia) del novembre 2006 e stando alla Nato la decisione potrebbe essere formalizzata già nel luglio 2007. La stampa tedesca ha recentemente pubblicato una lista delle opzioni in gioco che conferma le anticipazioni di “El Paìs”: Zaragoza e Sigonella le basi più accreditate, con a ruota Geilenkirchen (Germania) e Powidz (Polonia).

Il nucleo vitale del sistema AGS che avrà come target qualsiasi paese considerato un nemico “reale” o “potenziale”, sarà costituito anche stavolta dall’uso di aerei radar con e senza pilota, satelliti e sofisticati sistemi di telecomunicazione. Fonti Nato hanno confermato che si prevede di utilizzare gli aerei europei Airbus 321 e gli statunitensi Global Hawk. Essi affiancheranno la flotta AWACS entrata in funzione nel 1984 per l’allerta e il controllo aerotrasportato, la stessa che ha tra le proprie “principali basi operative” un altro scalo aeroportuale siciliano, quello di Trapani-Birgi.

“L’inclusione dei velivoli UAV – afferma l’alto Comando Nato di Bruxelles in una nota dello scorso 12 aprile – darà maggiore flessibilità ai sistemi AGS in ogni scenario che potrà verificarsi durante le operazioni di pre-crisi e di crisi vera e propria. Sia i velivoli con equipaggio che quelli senza, saranno dotati di un sensore radar Transatlantic Cooperative AGS (TCAR)”. Il nuovo sistema di vigilanza è così destinato a divenire lo strumento fondamentale d’intelligence per gli interventi della Forza di Risposta Nato (NRF) già attivata per intervenire in qualsiasi teatro internazionale. Sino a quando non sarà del tutto pronto l’AGS, sarà il sistema “Joint Surveillance and Target Attack Radar System (JSTARS)” dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti a supportare le operazioni della NRF. L’enorme business del sistema AGS sarà appannaggio del consorzio internazionale “Transatlantic Industrial Partnership for Surveillance (TIPS)”, costituito ad hoc da European Aeronautic Defence and Space Company (EADS), Galileo Avionica, General Dynamics Canada, Indra, Northrop Grumman e Thales.

Anche stavolta, come già accaduto con Vicenza e lo Scudo stellare, il governo Prodi ha omesso di comunicare al parlamento la sottoscrizione di progetti che impegnano economicamente il nostro paese, dando un’ulteriore accelerazione ai processi di militarizzazione del territorio. Al peggio, si sa, non c’è mai fine.
Antonio Mazzeo