18 ottobre 2007

Marion, facci vedere i soldi!


E’ difficile da credere che tu sia riuscita a buttare via tutti quei sudati soldi provenienti dalle sponsorizzazioni. Immagino che ora non ti possa affidare ad avvocati “ostruzionisti” perchè sei andata a dire tutte quelle balle ai federali.

Gli atleti dell’atletica leggera sono proprio come i monaci birmani –completamente dipendenti dalle elemosine. Non c’è affatto da meravigliarsi che il doping sia comparso insieme alle promozioni televisive.

Mi ricordo di quando le università non facevano affari con le aziende produttrici di calzature sportive. È forse un’altra coincidenza che il denaro abbia iniziato a scorrere quando le aziende di scarpe spostarono la produzione da luoghi “semplicemente con bassi salari” tipo Taiwan e la Corea del sud a paesi da super sfruttamento come la Cina e l’Indonesia?

E’ difficile criticare questa strategia da un punto di vista del business; una volta contai 37 pubblicità fotografiche in un unico supplemento sportivo di USA Today. Un funzionario sportivo universitario una volta definì “quasi incomprensibile” che la Adidas desse $ 7,5 milioni l’anno alla Università del Michigan (sottraendola alla Nike). Ciò era in realtà parte di un enorme gara al rialzo iniziata dalla Nike quando offrì centotré milioni di dollari all’anno alla nazionale tedesca di calcio. Ma loro si tennero la Adidas e i soli suoi $ 70 milioni all’anno.

L’Adidas si sente potente dopo essersi divorata la Reebok lo scorso anno–rendendo miliardario l’esibizionista dei “diritti umani” Paul Fireman. Il gigante tedesco delle scarpe si è recentemente vantato che l’acquisizione ha fatto aumentare l’influenza dell’azienda presso i fornitori. In parole povere ciò vuol dire prezzi più bassi pagati alle fabbriche e più sofferenza per i lavoratori.

Quanto la Nike aveva offerto alla squadra tedesca era quasi l’intero budget per il “marketing internazionale” a disposizione del gigante delle scarpe appena 15 anni fa. È un grande aiuto quando dittatori compiacenti (disperati?) congelano per 10 anni il salario minimo, come è successo in Vietnam tra il 1996 e il 2006. L’80% delle scarpe sportive di marca sono oggi prodotte in paesi con il partito unico.

Per tornare a Marion Jones: alla Nike piacciono le donne forti, vero? Dipende. Le donne coraggiose, che si oppongono ai brutali appaltatori di queste aziende, vengono distrutte, sono solo detriti ai bordi della catena di montaggio dei beni globali.

C’è una parola per descrivere questo modello di commercio “avido di steroidi”: spietato. La parola è stata usata per descrivere nel 2003, nel suo necrologio, il padre degli agenti di marketing sportivo. Egli era “spietato” quando si trattava di far ottenere a Tiger Woods o Derek Jeter tutto ciò che potevano ottenere dalla Nike (gli agenti sportivi ottengono il 20% degli accordi di sponsorizzazione, ma solo circa il 3% dei contratti dei giocatori con i club sportivi).

“Fatemi vedere i soldi!”

Jeff Ballinger

Articolo originale
Show Me da Money, Marion!

Hard to believe that you could burn through all that sweat-stained endorsement cash. I guess that you really can’t scrimp on “stonewalling” lawyers when you’ve been fibbing to the feds.

Track and field athletes used to be like Burmese monks–dependent on alms. Is it really any wonder that performance-enhancing drugs appeared about the same time as image-enhancing TV ads?

I can also remember when universities did no deals with sports shoe companies. Is it another coincidence that the money really started to flow when shoe companies shifted production from ‘merely low-wage’ locales like S. Korea and Taiwan to super-exploitation sites in China and Indonesia? Hard to argue with the strategy from a business point of view; I once counted 37 swooshes in photos in a single USA Today sports section. One university sports official called it “almost unfathomable” that Adidas is giving $7.5 million a year to the University of Michigan (snatching it from Nike). This was actually part of a macho bidding war started by Nike when it offered $103 million per year to Germany’s national soccer team. They retained Adidas for a mere $70 mil./yr.

Adidas is feeling flush after gobbling up Reebok last year - making that “human rights” poseur, Paul Fireman, a billionaire. The German shoe giant bragged recently that the acquisition increased the company’s leverage with suppliers. In plain language, that means lower prices paid to factories and more pain for workers.

What Nike offered the German team was nearly the entire “international marketing” budget for the shoe giant just 15 years ago. It helps when compliant (desperate?) dictators will freeze the minimum wage for 10 years, as happened in Vietnam (1996-2006). Eighty percent of expensive sport shoes are now made in one-party states.

Back to Marion Jones: Nike likes strong women , right? That depends. Brave women who’ll stand up to brutal shoe contractors get sacked, just detritus along the global commodity chain roadside.

There is a word for this ‘greed-on-steroids’ business model: ruthless. The word was used to describe the father of the sports agent business in his 2003 obituary. He was “ruthless” in getting Tiger Woods or Derek Jeter all that they could get from Nike (sports agents get 20% of endorsement deals, but only around 3% of player’s contracts with sports clubs).

“Show me da money!”

ESSI vivono


L‘élite di potenti che governa il mondo sono alieni travestiti: il loro scopo è mantenere gli esseri umani in una condizione di schiavitù e consumismo irragionevole. Tabelloni per le affissioni, copertine di giornali, televisione sono tutti veicoli di trasmissione di messaggi subliminali che inducono la razza umana a consumare, a obbedire e a non avere un proprio pensiero indipendente. Persino il denaro sembra voler dire: “Io sono il tuo Dio”. Ma c’è un difetto in tutto questo. Attraverso un paio d’occhiali scuri il protagonista di “Essi Vivono“, 1988 di John Carpenter, riesce a scoprire l’inganno. Questo ovviamente piace davvero poco alla razza aliena che sta pian piano sostituendo gli esseri umani, uno ad uno attraverso un piano di colonizzazione ben studiato. Vi svelo un piccolo segreto che nel film non viene rivelato: gli alieni sono tutti Repubblicani!
Scherzi a parte, nonostante il colossale fallimento che è stato al botteghino, questo film è un vero piacere per coloro che s’interessano di politica ed exopolitica. Un classico esempio della vera natura del capitalismo che come scopo ultimo ha quello di mettere gli esseri umani gli uni contro gli altri, e controllare le masse con il consumismo, abbindolandole con l’apparenza e l’adorazione per la materia. Probabilmente proprio questo è il motivo del suo fallimento: perché questo film remava contro al sistema e agli esseri umani, grazie a determinati “blocchi emozionali” installati nelle loro menti fin dal giorno della loro nascita, non piace sentirsi dire che il modo in cui vivono è sbagliato.

Una delle scene che ritengo davvero potenti in questo film, è quella in cui si vede una semplice atenna rotante, che notte e giorno spedisce alle menti degli ignari cittadini lo stesso messaggio: “Dormite…Dormite…” ed è proprio quello che la maggior parte della popolazione mondiale sembra fare per davvero al giorno d’oggi! Infatti l’idea delle antenne che comunicano direttamente con il nostro subconscio non solo non è una fantasia malata residente nella mente di Carpenter, ma gli studi del Progetto Pandora, rivelato in un’altro precedente articolo su questo blog dal titolo “Cambia Frequenza, è ora!”, mostrano quanto questa ricerca sia stata portata avanti fin dagli anni ‘40.

I messaggi subliminali esistono eccome. La sperimentazione di queste tecniche ha raggiunto molti settori della nostra vita quotidiana in modo talmente invasivo che solamente per questo bisognerebbe cominciare una sorta di “training difensivo”, per abilitare una maggiore conoscenza ed espansione della nostra coscienza.

In alcuni supermercati, ad esempio, i messaggi subliminali vengono usati per ridurre il numero di furti. Assieme alla musica di sottofondo, una voce, bassissima di volume, ripete in continuazione cose del tipo: “Io non rubo. Io sono una brava persona. Io queste cose non le faccio…” ecc. ecc. Bene, indovinate un pò, i furti si riducono davvero drasticamente nei periodi di sperimentazione, come riporta questo articolo del Time Magazine del 1979 intitolato “Voci Segrete”:

“…approssimativamente sono 50 i supermercati negli Stati Uniti e nel Canada che utilizzano messaggi subliminali nell’impianto musicale per ridurre i furti commessi dai clienti e quelli commessi dagli impiegati. Una catena di supermercati della East Coast ha confermato una riduzione dei furti pari al 37%, salvando così dalle proprie casse più di $600.000 in nove mesi di sperimentazione.”

Una altro articolo del Wall Street Journal del 1980, riporta un articolo davvero similare, accennando a un supermarket di New Orleans che grazie ad un sistema di messaggi subliminali ridusse la perdita da $50.000 a $13.000 in soli sei mesi. Gli ammanchi dei cassieri invece, che ammontavano a circa $125 dollari la settimana, nello stesso periodo di sperimentazione si ridussero a soli $10 dollari!

Ora che lo sai, quando andrai al supermercato per fare la spesa, sarai ancora sicuro/a che ciò che comprerai sarà frutto della tua volontà? Pensaci poiché a quanto pare, non è così.
A. Doria

15 ottobre 2007

Il progetto del canale Sicilia-Tunisia


Pubblichiamo l'intervento dell'economista Antonino Galloni alla conferenza internazionale di Kiedrich "Il Ponte Eurasiatico diventa realtà", 15-16 settembre 2007.

L'ENEA e la Regione Sicilia hanno recentemente presentato un progetto di fattibilità riguardante la costruzione di un tunnel sotterraneo tra la cittadina di Pizzolato (provincia di Trapani in Sicilia) e Capo Bon nella Tunisia Nord-orientale, di 147 Km quasi tutti anche sottomarini; le attuali tecnologie sono arrivate a garantire risultati certi per tratte sottomarino-sotterranee fino a 60 Km, sicchè - nel caso in specie - i ricercatori hanno suggerito la formazione di 4 isole di passaggio che saranno costruite col ricavato dello scavo stesso; in tal modo, fra l'altro, economizzando il costo dello smaltimento dei detriti. D'altra parte, le 4 isole rappresenteranno un attivo finanziario dell'operazione perché potranno venir utilizzate per il ripopolamento della fauna marina locale e la pesca selettiva nonché per il turismo di qualità.
Il progetto acquista maggior valore se viene meglio inserito nella rete delle infrastrutture planetarie che vanno dallo stretto di Bering (che collega le Americhe all'Asia e, quindi, all'Europa) al Mediterraneo e all'Africa; infrastrutture comprendenti anche il ponte sullo stretto di Messina ed il tunnel di Gibilterra tra Spagna e Marocco (circa 37,8 Km). In tal modo si avrebbe una circolazione di mezzi, merci e passeggeri ininterrotta lungo la costa mediterranea che passa per l'Italia, la Francia, la Spagna, il Marocco, l'Algeria, la Libia, la Tunisia e, ovviamente, tutti i Paesi confinanti.
Il progetto finanziario che segue parte dalla stima di costo dei ricercatori dell'ENEA, 20 miliardi di euro, e propone di reperire tale somma mediante la prevendita dei biglietti ovvero dei pedaggi che, al momento dell'ultimazione del progetto, potranno essere rivenduti, utilizzati o trasformati in azioni della società governativa o mista che gestisce/detiene l'opera. Secondo gli stessi ricercatori, proprio la presenza delle 4 isole consentirà di ridurre i tempi di ultimazione anche al di sotto dei previsti dieci anni perché ciascuna tratta potrà esser ridotta a soli 30 Km.
Ogni “azione” ovvero ciascun biglietto/pedaggio viene emesso al prezzo di 100 euro (dovrebbe raddoppiare in dieci anni) e riguarda l'equivalente di un camion di media stazza. Considerando un transito di uno di essi ogni 5 secondi, in un senso e nell'altro, per 20 ore al giorno, si arriva a 20 miliardi di euro che saranno ammortizzati in 40 anni a valori costanti, ma nella metà del tempo indicato, se i valori - o prezzi - dei pedaggi raddoppiano ogni dieci anni; di cui i primi coincideranno con il completamento dell'opera ed i secondi con gli iniziali 10 anni di attività.
Il progetto appare, quindi, sostenibile e i governi possono chiedere denaro ai privati ovvero emettere moneta che non creerà inflazione proprio perché comincerà a dare un reddito dieci anni dopo (pertanto si potrebbe anche scegliere la via di consolidare mezzi finanziari speculativi a breve/medio termine oggi in circolazione e a forte rischio insolvenza per spalmarli, invece, su un progetto reale e redditivo a lungo termine.
Gli Stati o i governi potranno detenere i pacchetti di controllo e reperire fondi attraverso le varie modalità sopra descritte non dimenticando che una congrua porzione di reddito deriverà dalla gestione delle isole per pesca e turismo, attività, comunque, per le quali esiste già - sia dal lato siciliano, sia da quello tunisino - un'antica e radicata vocazione.

18 ottobre 2007

Marion, facci vedere i soldi!


E’ difficile da credere che tu sia riuscita a buttare via tutti quei sudati soldi provenienti dalle sponsorizzazioni. Immagino che ora non ti possa affidare ad avvocati “ostruzionisti” perchè sei andata a dire tutte quelle balle ai federali.

Gli atleti dell’atletica leggera sono proprio come i monaci birmani –completamente dipendenti dalle elemosine. Non c’è affatto da meravigliarsi che il doping sia comparso insieme alle promozioni televisive.

Mi ricordo di quando le università non facevano affari con le aziende produttrici di calzature sportive. È forse un’altra coincidenza che il denaro abbia iniziato a scorrere quando le aziende di scarpe spostarono la produzione da luoghi “semplicemente con bassi salari” tipo Taiwan e la Corea del sud a paesi da super sfruttamento come la Cina e l’Indonesia?

E’ difficile criticare questa strategia da un punto di vista del business; una volta contai 37 pubblicità fotografiche in un unico supplemento sportivo di USA Today. Un funzionario sportivo universitario una volta definì “quasi incomprensibile” che la Adidas desse $ 7,5 milioni l’anno alla Università del Michigan (sottraendola alla Nike). Ciò era in realtà parte di un enorme gara al rialzo iniziata dalla Nike quando offrì centotré milioni di dollari all’anno alla nazionale tedesca di calcio. Ma loro si tennero la Adidas e i soli suoi $ 70 milioni all’anno.

L’Adidas si sente potente dopo essersi divorata la Reebok lo scorso anno–rendendo miliardario l’esibizionista dei “diritti umani” Paul Fireman. Il gigante tedesco delle scarpe si è recentemente vantato che l’acquisizione ha fatto aumentare l’influenza dell’azienda presso i fornitori. In parole povere ciò vuol dire prezzi più bassi pagati alle fabbriche e più sofferenza per i lavoratori.

Quanto la Nike aveva offerto alla squadra tedesca era quasi l’intero budget per il “marketing internazionale” a disposizione del gigante delle scarpe appena 15 anni fa. È un grande aiuto quando dittatori compiacenti (disperati?) congelano per 10 anni il salario minimo, come è successo in Vietnam tra il 1996 e il 2006. L’80% delle scarpe sportive di marca sono oggi prodotte in paesi con il partito unico.

Per tornare a Marion Jones: alla Nike piacciono le donne forti, vero? Dipende. Le donne coraggiose, che si oppongono ai brutali appaltatori di queste aziende, vengono distrutte, sono solo detriti ai bordi della catena di montaggio dei beni globali.

C’è una parola per descrivere questo modello di commercio “avido di steroidi”: spietato. La parola è stata usata per descrivere nel 2003, nel suo necrologio, il padre degli agenti di marketing sportivo. Egli era “spietato” quando si trattava di far ottenere a Tiger Woods o Derek Jeter tutto ciò che potevano ottenere dalla Nike (gli agenti sportivi ottengono il 20% degli accordi di sponsorizzazione, ma solo circa il 3% dei contratti dei giocatori con i club sportivi).

“Fatemi vedere i soldi!”

Jeff Ballinger

Articolo originale
Show Me da Money, Marion!

Hard to believe that you could burn through all that sweat-stained endorsement cash. I guess that you really can’t scrimp on “stonewalling” lawyers when you’ve been fibbing to the feds.

Track and field athletes used to be like Burmese monks–dependent on alms. Is it really any wonder that performance-enhancing drugs appeared about the same time as image-enhancing TV ads?

I can also remember when universities did no deals with sports shoe companies. Is it another coincidence that the money really started to flow when shoe companies shifted production from ‘merely low-wage’ locales like S. Korea and Taiwan to super-exploitation sites in China and Indonesia? Hard to argue with the strategy from a business point of view; I once counted 37 swooshes in photos in a single USA Today sports section. One university sports official called it “almost unfathomable” that Adidas is giving $7.5 million a year to the University of Michigan (snatching it from Nike). This was actually part of a macho bidding war started by Nike when it offered $103 million per year to Germany’s national soccer team. They retained Adidas for a mere $70 mil./yr.

Adidas is feeling flush after gobbling up Reebok last year - making that “human rights” poseur, Paul Fireman, a billionaire. The German shoe giant bragged recently that the acquisition increased the company’s leverage with suppliers. In plain language, that means lower prices paid to factories and more pain for workers.

What Nike offered the German team was nearly the entire “international marketing” budget for the shoe giant just 15 years ago. It helps when compliant (desperate?) dictators will freeze the minimum wage for 10 years, as happened in Vietnam (1996-2006). Eighty percent of expensive sport shoes are now made in one-party states.

Back to Marion Jones: Nike likes strong women , right? That depends. Brave women who’ll stand up to brutal shoe contractors get sacked, just detritus along the global commodity chain roadside.

There is a word for this ‘greed-on-steroids’ business model: ruthless. The word was used to describe the father of the sports agent business in his 2003 obituary. He was “ruthless” in getting Tiger Woods or Derek Jeter all that they could get from Nike (sports agents get 20% of endorsement deals, but only around 3% of player’s contracts with sports clubs).

“Show me da money!”

ESSI vivono


L‘élite di potenti che governa il mondo sono alieni travestiti: il loro scopo è mantenere gli esseri umani in una condizione di schiavitù e consumismo irragionevole. Tabelloni per le affissioni, copertine di giornali, televisione sono tutti veicoli di trasmissione di messaggi subliminali che inducono la razza umana a consumare, a obbedire e a non avere un proprio pensiero indipendente. Persino il denaro sembra voler dire: “Io sono il tuo Dio”. Ma c’è un difetto in tutto questo. Attraverso un paio d’occhiali scuri il protagonista di “Essi Vivono“, 1988 di John Carpenter, riesce a scoprire l’inganno. Questo ovviamente piace davvero poco alla razza aliena che sta pian piano sostituendo gli esseri umani, uno ad uno attraverso un piano di colonizzazione ben studiato. Vi svelo un piccolo segreto che nel film non viene rivelato: gli alieni sono tutti Repubblicani!
Scherzi a parte, nonostante il colossale fallimento che è stato al botteghino, questo film è un vero piacere per coloro che s’interessano di politica ed exopolitica. Un classico esempio della vera natura del capitalismo che come scopo ultimo ha quello di mettere gli esseri umani gli uni contro gli altri, e controllare le masse con il consumismo, abbindolandole con l’apparenza e l’adorazione per la materia. Probabilmente proprio questo è il motivo del suo fallimento: perché questo film remava contro al sistema e agli esseri umani, grazie a determinati “blocchi emozionali” installati nelle loro menti fin dal giorno della loro nascita, non piace sentirsi dire che il modo in cui vivono è sbagliato.

Una delle scene che ritengo davvero potenti in questo film, è quella in cui si vede una semplice atenna rotante, che notte e giorno spedisce alle menti degli ignari cittadini lo stesso messaggio: “Dormite…Dormite…” ed è proprio quello che la maggior parte della popolazione mondiale sembra fare per davvero al giorno d’oggi! Infatti l’idea delle antenne che comunicano direttamente con il nostro subconscio non solo non è una fantasia malata residente nella mente di Carpenter, ma gli studi del Progetto Pandora, rivelato in un’altro precedente articolo su questo blog dal titolo “Cambia Frequenza, è ora!”, mostrano quanto questa ricerca sia stata portata avanti fin dagli anni ‘40.

I messaggi subliminali esistono eccome. La sperimentazione di queste tecniche ha raggiunto molti settori della nostra vita quotidiana in modo talmente invasivo che solamente per questo bisognerebbe cominciare una sorta di “training difensivo”, per abilitare una maggiore conoscenza ed espansione della nostra coscienza.

In alcuni supermercati, ad esempio, i messaggi subliminali vengono usati per ridurre il numero di furti. Assieme alla musica di sottofondo, una voce, bassissima di volume, ripete in continuazione cose del tipo: “Io non rubo. Io sono una brava persona. Io queste cose non le faccio…” ecc. ecc. Bene, indovinate un pò, i furti si riducono davvero drasticamente nei periodi di sperimentazione, come riporta questo articolo del Time Magazine del 1979 intitolato “Voci Segrete”:

“…approssimativamente sono 50 i supermercati negli Stati Uniti e nel Canada che utilizzano messaggi subliminali nell’impianto musicale per ridurre i furti commessi dai clienti e quelli commessi dagli impiegati. Una catena di supermercati della East Coast ha confermato una riduzione dei furti pari al 37%, salvando così dalle proprie casse più di $600.000 in nove mesi di sperimentazione.”

Una altro articolo del Wall Street Journal del 1980, riporta un articolo davvero similare, accennando a un supermarket di New Orleans che grazie ad un sistema di messaggi subliminali ridusse la perdita da $50.000 a $13.000 in soli sei mesi. Gli ammanchi dei cassieri invece, che ammontavano a circa $125 dollari la settimana, nello stesso periodo di sperimentazione si ridussero a soli $10 dollari!

Ora che lo sai, quando andrai al supermercato per fare la spesa, sarai ancora sicuro/a che ciò che comprerai sarà frutto della tua volontà? Pensaci poiché a quanto pare, non è così.
A. Doria

15 ottobre 2007

Il progetto del canale Sicilia-Tunisia


Pubblichiamo l'intervento dell'economista Antonino Galloni alla conferenza internazionale di Kiedrich "Il Ponte Eurasiatico diventa realtà", 15-16 settembre 2007.

L'ENEA e la Regione Sicilia hanno recentemente presentato un progetto di fattibilità riguardante la costruzione di un tunnel sotterraneo tra la cittadina di Pizzolato (provincia di Trapani in Sicilia) e Capo Bon nella Tunisia Nord-orientale, di 147 Km quasi tutti anche sottomarini; le attuali tecnologie sono arrivate a garantire risultati certi per tratte sottomarino-sotterranee fino a 60 Km, sicchè - nel caso in specie - i ricercatori hanno suggerito la formazione di 4 isole di passaggio che saranno costruite col ricavato dello scavo stesso; in tal modo, fra l'altro, economizzando il costo dello smaltimento dei detriti. D'altra parte, le 4 isole rappresenteranno un attivo finanziario dell'operazione perché potranno venir utilizzate per il ripopolamento della fauna marina locale e la pesca selettiva nonché per il turismo di qualità.
Il progetto acquista maggior valore se viene meglio inserito nella rete delle infrastrutture planetarie che vanno dallo stretto di Bering (che collega le Americhe all'Asia e, quindi, all'Europa) al Mediterraneo e all'Africa; infrastrutture comprendenti anche il ponte sullo stretto di Messina ed il tunnel di Gibilterra tra Spagna e Marocco (circa 37,8 Km). In tal modo si avrebbe una circolazione di mezzi, merci e passeggeri ininterrotta lungo la costa mediterranea che passa per l'Italia, la Francia, la Spagna, il Marocco, l'Algeria, la Libia, la Tunisia e, ovviamente, tutti i Paesi confinanti.
Il progetto finanziario che segue parte dalla stima di costo dei ricercatori dell'ENEA, 20 miliardi di euro, e propone di reperire tale somma mediante la prevendita dei biglietti ovvero dei pedaggi che, al momento dell'ultimazione del progetto, potranno essere rivenduti, utilizzati o trasformati in azioni della società governativa o mista che gestisce/detiene l'opera. Secondo gli stessi ricercatori, proprio la presenza delle 4 isole consentirà di ridurre i tempi di ultimazione anche al di sotto dei previsti dieci anni perché ciascuna tratta potrà esser ridotta a soli 30 Km.
Ogni “azione” ovvero ciascun biglietto/pedaggio viene emesso al prezzo di 100 euro (dovrebbe raddoppiare in dieci anni) e riguarda l'equivalente di un camion di media stazza. Considerando un transito di uno di essi ogni 5 secondi, in un senso e nell'altro, per 20 ore al giorno, si arriva a 20 miliardi di euro che saranno ammortizzati in 40 anni a valori costanti, ma nella metà del tempo indicato, se i valori - o prezzi - dei pedaggi raddoppiano ogni dieci anni; di cui i primi coincideranno con il completamento dell'opera ed i secondi con gli iniziali 10 anni di attività.
Il progetto appare, quindi, sostenibile e i governi possono chiedere denaro ai privati ovvero emettere moneta che non creerà inflazione proprio perché comincerà a dare un reddito dieci anni dopo (pertanto si potrebbe anche scegliere la via di consolidare mezzi finanziari speculativi a breve/medio termine oggi in circolazione e a forte rischio insolvenza per spalmarli, invece, su un progetto reale e redditivo a lungo termine.
Gli Stati o i governi potranno detenere i pacchetti di controllo e reperire fondi attraverso le varie modalità sopra descritte non dimenticando che una congrua porzione di reddito deriverà dalla gestione delle isole per pesca e turismo, attività, comunque, per le quali esiste già - sia dal lato siciliano, sia da quello tunisino - un'antica e radicata vocazione.