23 novembre 2007
Quando il Parlamento europeo accusò il “sistema” berlusconiano “Raiset”.
Correva l’anno 2004, era di aprile e il Parlamento europeo, poco prima di chiudere i battenti per le nuove elezioni continentali, approvava a larga maggioranza trasversale una deliberazione sul pluralismo nei media, la libertà di comunicazione e i conflitti di interesse. In Italia era in piena funzione il “regime berlusconiano” nei media e, anche alla luce delle recenti intercettazioni telefoniche, esisteva un sistema di comprimere la realtà ad uso e consumo del Cavaliere di Arcore. L’anomalia italiana, rispetto alla situazione degli altri paesi europei saltò agli occhi dell’intero Parlamento europeo, allertato anche dagli esposti presentati da Articolo 21, dalla FNSI e dalla CGIL. “Parole al vento”, forse? Ma quell’atto di accusa istituzionale ora suona come profetico e anche come un monito a quanti tra gli organi di stampa, opinionisti “terzisti e cerchiobottisti”, preferirono voltarsi dall’altra parte o parlare di eccesso furore antiberlusconiano. Da allora l’Italia venne inserita nella lista degli “osservati speciali” dalle istituzioni internazionali che la retrocessero negli ultimi posti della speciale classifica sulla libertà fondamentali, come quella dell’informazione e del pluralismo. Ci voleva ,come sempre nella recente storia nazionale, l’intervento della magistratura, perché partiti e grande stampa si accorgessero del cancro che si stava insediando nel nostro sistema mediatico, senza che finora ( a 18 mesi dalla vittoria del centrosinistra) venisse cambiato lo stato delle cose. Speriamo che la lezione serva a qualcosa!
Ecco qui di seguito la parte della Risoluzione del Parlamento europeo.
"Situazione in Italia:
55. rileva che il tasso di concentrazione del mercato televisivo in Italia è oggi il più elevato d'Europa e che, nonostante l'offerta televisiva italiana consti di dodici canali nazionali e da dieci a quindici canali regionali e locali, il mercato è caratterizzato dal duopolio tra RAI e Mediaset, che complessivamente detengono quasi il 90% della quota totale di telespettatori e raccolgono il 96,8% delle risorse pubblicitarie, contro l'88% della Germania, l'82% della Gran Bretagna, il 77% della Francia e il 58% della Spagna;
56. rileva che il gruppo Mediaset è il più importante gruppo privato italiano nel settore delle comunicazioni e dei media televisivi e uno dei maggiori a livello mondiale, controllando tra l'altro reti televisive (RTI S.p.A.) e concessionarie di pubblicità (Publitalia '80), entrambe riconosciute formalmente in posizione dominante e in violazione della normativa nazionale (legge 249/97) dall'Autorità per la garanzia delle comunicazioni (delibera 226/03 ;
57. rileva che uno dei settori nel quale più evidente è il conflitto di interessi è quello della pubblicità, tanto che il gruppo Mediaset nel 2001 ha ottenuto i 2/3 delle risorse pubblicitarie televisive, pari ad un ammontare di 2500 milioni di euro, e che le principali società italiane hanno trasferito gran parte degli investimenti pubblicitari dalla carta stampata alle reti Mediaset e dalla Rai a Mediaset ;
58. rileva che il Presidente del Consiglio non ha risolto il suo conflitto di interessi, come si era esplicitamente impegnato, bensì ha incrementato la sua quota di controllo societario della società Mediaset (dal 48,639% al 51,023%): questa ha così ridotto drasticamente il proprio indebitamento netto, attraverso un sensibile incremento degli introiti pubblicitari a scapito delle entrate (e degli indici di ascolto) della concorrenza e, soprattutto, del finanziamento pubblicitario della carta stampata;
59. lamenta le ripetute e documentate ingerenze, pressioni e censure governative nell'organigramma e nella programmazione del servizio televisivo pubblico Rai (perfino nei programmi di satira), a partire dall'allontanamento di tre noti professionisti su clamorosa richiesta pubblica del Presidente del Consiglio nell'aprile 2002 – in un quadro in cui la maggioranza assoluta del consiglio di amministrazione della Rai e dell'apposito organo parlamentare di controllo è composta da membri dei partiti di governo; tali pressioni sono state poi estese anche su altri media non di sua proprietà, che hanno condotto fra l'altro, nel maggio 2003, alle dimissioni del direttore del Corriere della Sera;
60. rileva pertanto che il sistema italiano presenta un'anomalia dovuta a una combinazione unica di poteri economico, politico e mediatico nelle mani di un solo uomo, l'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri italiano e al fatto che il governo italiano è, direttamente o indirettamente, in controllo di tutti i canali televisivi nazionali;
61. prende atto del fatto che in Italia da decenni il sistema radiotelevisivo opera in una situazione di assenza di legalità, accertata ripetutamente dalla Corte costituzionale e di fronte alla quale il concorso del legislatore ordinario e delle istituzioni preposte è risultato incapace del ritorno ad un regime legale; Rai e Mediaset continuano a controllare ciascuna tre emittenti televisive analogiche terrestri, malgrado la Corte costituzionale, con la sentenza n. 420 del 1994, avesse statuito che non è consentito ad uno stesso soggetto di irradiare più del 20% dei programmi televisivi su frequenze terrestri in ambito nazionale (vale a dire più di due programmi), ed avesse definito il regime normativo della legge n. 223/90 contrario alla Costituzione italiana, pur essendo un "regime transitorio"; nemmeno la legge 249/97 (Istituzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo) aveva accolto le prescrizioni della Corte costituzionale che, con la sentenza 466/02, ne dichiarò l'illegittimità costituzionale limitatamente all'articolo 3, comma 7, "nella parte in cui non prevede la fissazione di un termine finale certo, e non prorogabile, che comunque non oltrepassi il 31 dicembre 2003, entro il quale i programmi, irradiati dalle emittenti eccedenti i limiti di cui al comma 6 dello stesso articolo 3, devono essere trasmessi esclusivamente via satellite o via cavo";
62. prende atto del fatto che la Corte costituzionale italiana, nel novembre 2002 (causa 466/2002), ha dichiarato che " ...la formazione dell'esistente sistema televisivo italiano privato in ambito nazionale ed in tecnica analogica trae origine da situazioni di mera occupazione di fatto delle frequenze (esercizio di impianti senza rilascio di concessioni e autorizzazioni), al di fuori di ogni logica di incremento del pluralismo nella distribuzione delle frequenze e di pianificazione effettiva dell'etere ... La descritta situazione di fatto non garantisce, pertanto, l'attuazione del principio del pluralismo informativo esterno, che rappresenta uno degli "imperativi" ineludibili emergenti dalla giurisprudenza costituzionale in materia ... In questo quadro la protrazione della situazione (peraltro aggravata) già ritenuta illegittima dalla sentenza n° 420 del 1994 ed il mantenimento delle reti considerate ancora "eccedenti" dal legislatore del 1997 esigono, ai fini della compatibilità con i principi costituzionali, che sia previsto un termine finale assolutamente certo, definitivo e dunque non eludibile" , e del fatto che ciononostante il termine per la riforma del settore audiovisivo non è stato rispettato e che il Presidente della Repubblica ha rinviato alle Camere la legge per la riforma del settore audiovisivo per un nuovo esame in quanto non conforme ai principi dichiarati dalla Corte costituzionale ;
63. prende atto altresì del fatto che gli indirizzi stabiliti dalla commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la concessionaria unica del servizio pubblico radiotelevisivo, come pure le numerose delibere, che certificano violazioni di legge da parte delle emittenti, adottate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (incaricata di far rispettare le leggi nel settore radiotelevisivo), non vengono rispettati dalle emittenti stesse che continuano a consentire l'accesso ai media televisivi nazionali in modo sostanzialmente arbitrario, persino in campagna elettorale;
64. auspica che la definizione legislativa, contenuta nel progetto di legge per la riforma del settore audiovisivo (Legge Gasparri, articolo 2, lettera G), del "sistema integrato delle comunicazioni" quale unico mercato rilevante non sia in contrasto con le regole comunitarie in materia di concorrenza, ai sensi dell'articolo 82 del trattato CE e di numerose sentenze della Corte di giustizia e non renda impossibile una definizione chiara e certa del mercato di riferimento;
65. auspica altresì che il "sistema di assegnazione delle frequenze", previsto dal progetto di legge Gasparri, non costituisca una mera legittimazione della situazione di fatto e che non si ponga in contrasto in particolare con la direttiva 2002/21/CE, con l'articolo 7 della direttiva 2002/20/CE e con la direttiva 2002/77/CE, le quali prevedono, fra l'altro, che l'attribuzione delle frequenze radio per i servizi di comunicazione elettronica si debba fondare su criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati;
66. sottolinea la sua profonda preoccupazione circa la non applicazione della legge e la non esecuzione delle sentenze della Corte costituzionale, in violazione del principio di legalità e dello Stato di diritto, nonché circa l'incapacità di riformare il settore audiovisivo, in conseguenza delle quali da decenni risulta considerevolmente indebolito il diritto dei cittadini a un'informazione pluralistica, diritto riconosciuto anche nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
67. esprime preoccupazione per il fatto che la situazione vigente in Italia possa insorgere in altri Stati membri e nei paesi in via di adesione qualora un magnate dei media decidesse di entrare in politica;
68. si rammarica che il Parlamento italiano non abbia ancora approvato una normativa per risolvere il conflitto di interessi del Presidente del Consiglio, così come era stato promesso che sarebbe avvenuto entro i primi cento giorni del governo;
69. ritiene che l'adozione di una riforma generale del settore audiovisivo possa essere facilitata qualora contenga salvaguardie specifiche e adeguate volte a prevenire attuali o futuri conflitti di interessi nelle attività dei responsabili locali, regionali o nazionali che detengono interessi sostanziali nel settore audiovisivo privato;
70. auspica inoltre che il disegno di legge Frattini sul conflitto di interessi non si limiti ad un riconoscimento di fatto del conflitto di interessi del Premier, ma preveda dispositivi adeguati per evitare il perdurare di questa situazione;
71. si rammarica del fatto che, se gli obblighi degli Stati membri di assicurare il pluralismo dei media fossero stati definiti dopo il Libro verde sul pluralismo del 1992, probabilmente si sarebbe potuta evitare l'attuale situazione in Italia.
Al monito del Parlamento europeo il governo di Berlusconi rispose a suo modo: da difensore dell'azienda del "padre- padrone". Furono così approvate due leggi "vergogna", la Frattini per il conflitto d'interessi e la Gasparri sulla riforma della Rai ed il sistema dei media. Oggi sappiamo a chi facevano comodo.
Gianni Rossi
21 novembre 2007
La lunga mano di Berlusconi sulla Rai
Un asse segreto tra dirigenti Rai e Mediaset per oscurare la vittoria elettorale dell'Ulivo nelle elezioni regionali del 2005. E' quanto trapela dalla pubblicazione su Repubblica dei brogliacci delle intercettazioni depositate nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento di HDC, la holding dell' ex sondaggista di fiducia di Silvio Berlusconi, Luigi Crespi.
Tra le varie sintesi pubblicate sulla doppia pagina di Repubblica, ve ne è una del dirigente rai ed ex segretaria del cavaliere Debora Bergamini. Alle 15 del 22 aprile "Debbi" afferma, secondo le indagini, "che Cattaneo (all'allora direttore generale rai, ndr) ha chiesto di condividere i loro pareri con quelli di Vespa al quale avrebbe chiesto di non confrontare i voti attuali con quelli delle scorse regionali".
Insomma, un sistematico tentativo di minimizzare la portata della vitoria dell'Ulivo alle regionali, tanto che alle 16 "Debbi" Bergamini avrebbe affermato che Benito (Benassi, vice direttore marketing Rai) ha intuito che il dg ' Cattaneo, " vuole che nella rappresentazione dei risultati elettorali si faccia piu' confusione possibile per camuffare la loro portata".
Debora Bergamini chiama il responsabile della prima rete e secondo gli investigatori che li intercettano "lo informa della programmazione televisiva di Canale 5. Del Noce dice di aver parlato con Rossella (allora direttore del Tg5, ndr). Debora dice di aver parlato con Mauro Crippa di Mediaset".
Il lunedi' 4 aprile, la Bergamini, secondo le intercettazioni, avrebbe parlato al telefono con un responsabile Mediaset dicendo che "loro fanno la prima serata sul Due per le elezioni e gli chiede di mettere una cosa forte in prima serata su Canale 5".
Insomma, il servizio pubblico messo al servizio della disinformatia in una rete fittissima di contatti tra i dirigenti fedeli a Berlusconi sia a Mediaset, della quale è come tutti sappiamo, il "mero proprietario", sia in Rai di cui appare dalle intercettazioni il padrone di fatto. Fatti salvi i non frequentissimi atti di seria resistenza da parte di alcuni dirigenti e giornalisti del servizio pubblico. Secondo Repubblica, vi sarebbero state anche telefonate ad Arcore ma quelle non possono essere trascritte perché riguardano la residenza di un parlamentare.
Il quadro che ne viene fuori è sconfortante. Notisti politici che si raccomandano al Cavaliere e subito dopo approdano in parlamento. Interventi del Tiger Team di Berlusconi in Rai per non far pesare persino la morte del Papa sull'affluenza alle urne e sulla guida del festival di Sanremo. La programmazione soggiogata agli interessi politico mediatici dell'allora presidente del consiglio al punto che il direttore generale Cattaneo, secondo gli investigatori della Finanza, "per Bergamini dice di aver parlato con Bonaiuti che era con Piersilvio, ma lui sta tenendo duro anche con gli altri dicendo che non è il caso di mandare in onda i dati.".
Erano i tempi in cui noi di articolo21 parlavamo di bavaglio mediatico, ma non sapevamo sino a qual punto e con quale intelligente metodica intesa col concorrente Mediaset.
Berlusconi, quello dell'edito contro Biagi, Santoro e Luttazzi, e con la consueta faccia di bronzo, aveva detto che in Rai, non avrebbe spostato una pianta. Già, nessuna pianta, tranne quella organica, a cominciare dal dg per piegarli ai suoi interessi d'intesa con la rete concorrente.
Bene ha fatto l'attuale dg Cappon a preannunciare azioni di tutela legale. Ma quel che vorrebbero i lavoratori rai e gli abbonati è un'autentica tutela politica, etica e morale del pubblico interesse. Perché non tutto quel che è lecito è opportuno.
Certo appaiono poco opportuni, decisamente contrari agli interessi della Rai, i Tiger Team di Supersilvio, i dg oscuratori e i dirigenti imbavagliatori, le infiltrazioni di interessi indicibili nella macchina del servizio pubblico. Mai più asservito. Mai più.
Ulderico Fortezza
20 novembre 2007
Il vuoto � ...pieno. Il pieno � ...vuoto.
Il Giornale Online"Cio' che e' pieno e' incredibilmente vuoto,
cio' che e' vuoto e' incredibilmente pieno"
Sembrerebbe una citazione dalle Upanishad o comunque da qualche trattato esoterico; proviamo invece a vedere tale affermazione, apparentemente paradossale, alla luce della Fisica attuale.Chiunque abbia frequentato una scuola secondaria dovrebbe sapere come e' costituita la materia: ogni oggetto materiale e' costituito da molecole, ogni molecola da atomi, ogni atomo da elettroni e da un nucleo, ogni nucleo da nucleoni [protoni e neutroni].
Fermiamoci pure qui in questa scomposizione verso il sempre piu' piccolo, anche se ora sappiamo che gli stessi nucleoni sono formati da particelle piu' piccole dette Quarks e nessuno sa se questo gioco di scatole cinesi si ferma ad un certo livello o prosegue senza fine [particelle entro particelle entro particelle entro particelle...]. Quello che di solito nelle scuole non viene sottolineato e di cui percio' non si ha una percezione comune, e' che anche nell'oggetto piu' solido, anche nell'oggetto piu' denso, tra molecola e molecola c'e' il vuoto; all'interno della molecola, tra atomo e atomo , c'e' il vuoto; all'interno dell'atomo , tra elettroni e nucleo, c'e' il vuoto; all'interno del nucleo, tra i vari protoni e neutroni, c'e' ancora il vuoto [abbiamo deciso di fermarci a questo livello ma sappiamo che anche all'interno dei nucleoni c'e' ancora vuoto!].
Quanto vuoto? Per rispondere a questa legittima domanda, immaginiamo che la nostra terra, questo pianeta su cui posiamo i piedi e ci appare ben solido e compatto, lo sia ancora di piu': immaginiamo che sia fatto di acciaio, una bella immensa sfera di acciaio con un diametro di 12730 chilometri. Cosa di piu' duro e impenetrabile? Tra l'altro una terra cosi' fatta avrebbe la ragguardevole massa di circa 8 milioni di miliardi di miliardi di chilogrammi [ o se preferite, 'peserebbe' ottomila miliardi di miliardi di tonnellate!].
Un bel po' di materia, non c'e' che dire: eppure se invece di usare i vostri occhi poteste vederla attraverso un supermicroscopio che permetta di vedere i nucleoni, puntando questo strumento verso questa enorme sfera di acciaio cio' che vedreste e' essenzialmente il vuoto!
Certo, un vuoto con tanti piccoli puntini, i nucleoni, un po' come la volta del cielo punteggiata di stelle. Se potessimo raccogliere tutti questi puntini e addensarli uno accanto all'altro per formare una sfera, ovvero, in altre parole, se potessimo eliminare il vuoto dalla originaria sfera di acciaio , otteremmo una sfera piu' piccola di circa diecimila miliardi di volte (una sfera di soli 400 metri di raggio). Se ancora non avete chiara la proporzione che c'e' nella materia tra "pieno" e "vuoto", immaginate che il vostro corpo sia diviso in dieci milioni di milioni di cubetti; ebbene, se riusciste ad riunire tutti i vostri nucleoni [tutta la vostra 'materia'], solo uno di questi dieci milioni di milioni di cubetti sarebbe pieno [e non completamente!].
Spero che a questo punto conveniate che la prima parte dell'affermazione ["cio' che e' pieno e' incredibilmente vuoto"] sia ben dimostrata, nell'ambito della Fisica attuale.
Veniamo quindi alla seconda parte, apparentemente contraddittoria: "cio' che e' vuoto e' incredibilmente pieno".
Purtroppo, la giustificazione di tale affermazione, si trova in una parte della Fisica moderna, che va sotto il nome di Meccanica Quantistica. Questa teoria non solo non viene insegnata nelle scuole secondarie, ma e' anche intrinsecamente "difficile": essa contiene importantissime e rivoluzionarie e sorprendenti affermazioni sull'intima, se volete "ultima", natura delle cose; affermazioni che, pur essendo state ampiamente 'verificate' ed utilizzate nei piu' svariati contesti [il vostro computer, il vostro compact disc, la bomba atomica, si basano sulla Meccanica Quantistica!] tuttavia non possono essere adeguatamente tradotte nel linguaggio comune, se non al prezzo di imprecisioni e/o di paradossali violazioni del senso comune [in altri termini, conosciamo qualcosa sull'intima natura dell'Universo, ma questa conoscenza non puo' essere espressa in parole: non vi sovviene niente, o voi del versante 'esoterico'?].
Saro' dunque costretto a dire in parole cio' che in parole non puo' essere adeguatamente e chiaramente detto. Ebbene, secondo la Meccanica Quantistica, il "vuoto" non e' affatto vuoto, anzi e' incocepibilmente "pieno" dal momento che in esso continuamente si creano tutte le particelle possibili, in esso continuamente nascono elettroni, protoni, neutroni, fotoni [luce!]; esso, il "vuoto", e' percio' il germe di tutte le cose!
Ma se questo e' vero, se e' vero che dal vuoto [onnipresente, come abbiamo visto] emergono, affiorano, vengono all'esistenza continuamente ed incessantemente materia ed energia, in tutte le forme e quantita' concepibili, perche', nella nostra esperienza ordinaria, non ce ne accorgiamo affatto? Anzi, di piu', perche' non siamo sopraffatti da questo rigurgito enorme e senza fine?
Parte della risposta e': perche' tutto questo, come viene incessantemente creato dal "vuoto", altrettanto incessantemente viene distrutto, riassorbito dal "vuoto" stesso. Ogni cosa, letteralmente ogni cosa che possiate immaginare, nasce continuamente dal "vuoto" [intorno a voi, dentro di voi!], vive la sua vita, e muore tornando al "vuoto". E' come un grande ribollire, una grande, vertiginosa danza cosmica, tanto che qualche Fisico l'ha paragonata alla "danza di Shiva".
Eppure noi non ne siamo consapevoli, non possiamo vedere o toccare la bellissima farfalla che proprio in questo istante si e' formata, emergendo dal vuoto, avanti i nostri occhi, non possiamo odorare la profumatissima rosa che sta sbocciando proprio ora avanti a noi... Di nuovo, perche' ? [D'altra parte e' forse un bene che sia cosi': immaginate un proiettile che si materializza proprio adesso nel vostro torace!]
Il punto e' che la vita di queste "creazioni" e' effimera: esse non vivono, di norma, sufficientemente a lungo per essere percepite anche dagli strumenti piu' raffinati; sono veramente forme fuggevoli, fantasmi impalpabili ! A questo punto, qualcuno giustamente potrebbe nutrire seri dubbi sulla loro effettiva esistenza; fugare questi dubbi, spiegare cioe' completamente quali sono le prove che abbiamo della "realta'" dei fenomeni sopra descritti, eccede i limiti di questo scritto.
E' opportuno comunque menzionare due "prove": primo, pur se le singole cose che affiorano e affondano nel'oceano del vuoto generalmente non sono "osservabili", e' tuttavia osservabile, visibile, misurabile l'effetto complessivo di tutto questo ribollire, di questa grande danza (e di fatto e' stato misurato, lo trovate sui 'sacri testi' di Fisica con il nome di "polarizzazione del vuoto"); secondo, dicendo che la vita di queste "creature" (in termini tecnici: "fluttuazioni") e' effimera, non si vuol significare che essa e' necessariamente brevissima, anzi , ci sono "fluttuazioni" che possono durare anni, millenni, miliardi di anni! Di fatto il tempo della loro vita e' legato alla loro energia dal famoso 'Principio di Indeterminazione' di Heisemberg; detto in parole, quanto piu' energetiche, quanto piu' "grosse", massicce [massa e energia, come ha scoperto Einstein, sono essenzialmente la stessa cosa] sono queste creazioni, tanto meno durano, tanto prima muoiono.
Per farci una idea quantitativa, prendiamo in considerazione la particella piu' leggera conosciuta, cioe' l'elettrone [la sua massa e' di appena un centesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di grammo!], e chiediamoci quanto vive un elettrone creatosi spontaneamente dal vuoto: ebbene, il 'Principio di Indeterminazione' ci dice che esso puo' vivere , al massimo!, un centesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo. Per renderci conto di quanto piccolo sia questo intervallo di tempo, consideriamo che:
- l'occhio umano non separa due immagini che si susseguono in meno di un decimo di secondo [cioe' "misura" al massimo un decimo di secondo],
- un buon orologio digitale misura un centesimo di secondo,
- un buon orologio elettronico arriva sul milionesimo di secondo,
- un orologio atomico arriva a un centesimo di miliardesimo di secondo.
E' facile capire dunque che non abbiamo strumenti, ne' naturali ne' artificiali per accorgersi di qualcosa che vive cosi' poco! In realta' nella Fisica delle alte energie, abbiamo "misurato", in condizioni molto eccezionali, tempi anche piu' piccoli [fino ad un decimillesimo del tempo sopra citato]; ricordiamo tuttavia che l'elettrone e' per l'appunto la particella piu' leggera e che, per il 'Principio di Indeterminazione', di quanto e' piu' grande la massa [o meglio l'energia] da creare, di tanto e' piu' piccolo il suo tempo di vita.
Cosi', un protone che nasca spontaneamente dal vuoto, essendo circa duemila volte piu' pesante dell'elettrone, vivra' per un tempo duemila volte piu' piccolo, cioe' al massimo cinque milionesimi di miliardesimo di miliardesimo di secondo; un oggetto che avesse il vostro peso, puo' si' nascere dal vuoto , ma vivrebbe solo 0 , 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 secondi, cioe' un miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo [un tempo cosi' piccolo che molti fisici dubitano perfino che possa esistere].
Abbiamo quindi fatto vedere come nella Fisica moderna "cio' che e' vuoto e' incredibilmente pieno"; eppure, per le ragioni sopra elencate, ci puo' sembrare che questo "pieno" sia in realta' qualcosa di inconsistente, di illusorio, una specie di gioco di prestigio. Ma le sorprese non sono ancora finite, come in tutti gli spettacoli, il numero d'effetto e' stato lasciato per ultimo. Non abbiamo infatti ancora preso in considerazione l'esistenza di energie negative: ad esempio l'energia di un campo gravitazionale che si crea tra le masse e' negativa. Abbiamo cosi' questo effetto paradossale: piu' aumenta la massa, cioe' la quantita' di materia, creata dal vuoto, meno tempo dovrebbe vivere, dato che cresce la sua energia positiva di "massa" [in accordo alla nota formula di Einstein: Energia= massa per velocita' della luce al quadrato]; tuttavia, se la massa creata e' abbastanza consistente, comincia a crearsi anche una considerevole energia negativa, dovuta alla forza di attrazione gravitazionale tra le varie parti di materia creata.
Cosicche', per una massa abbastanza grande, l'energia totale creata puo' essere vicina a zero e quindi, sempre per il 'Principio di Indeterminazione', la massa creata potrebbe durare per un tempo anche lunghissimo [al limite infinito, se l'energia fosse esattamente zero]. Ma quanta massa e' necessaria, perche' l'energia totale sia vicina a zero? La risposta e' [sorpresa?!]: la massa dell'universo!
Si, secondo le nostre attuali conoscenze, l'intero nostro universo ha una energia totale molto vicina a zero e quindi l'intero nostro universo potrebbe non essere altro che una "fluttuazione" del vuoto; noi, la terra, il sole, le stelle, le galassie, tutta questa immensita' che e' nata almeno quindici miliardi di anni fa, potrebbe essere una increspatura del vuoto, una bolla che forse sara' riassorbita [secondo le stime attuali piu' affidabili] tra quaranta, cinquanta miliardi di annni [o forse mai piu', se l'energia fosse esattamente zero].
E si, ci sono piu' cose tra vuoto e vuoto di quante sappia immaginarne ogni filosofia...
Mario Bruschi
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23 novembre 2007
Quando il Parlamento europeo accusò il “sistema” berlusconiano “Raiset”.
Correva l’anno 2004, era di aprile e il Parlamento europeo, poco prima di chiudere i battenti per le nuove elezioni continentali, approvava a larga maggioranza trasversale una deliberazione sul pluralismo nei media, la libertà di comunicazione e i conflitti di interesse. In Italia era in piena funzione il “regime berlusconiano” nei media e, anche alla luce delle recenti intercettazioni telefoniche, esisteva un sistema di comprimere la realtà ad uso e consumo del Cavaliere di Arcore. L’anomalia italiana, rispetto alla situazione degli altri paesi europei saltò agli occhi dell’intero Parlamento europeo, allertato anche dagli esposti presentati da Articolo 21, dalla FNSI e dalla CGIL. “Parole al vento”, forse? Ma quell’atto di accusa istituzionale ora suona come profetico e anche come un monito a quanti tra gli organi di stampa, opinionisti “terzisti e cerchiobottisti”, preferirono voltarsi dall’altra parte o parlare di eccesso furore antiberlusconiano. Da allora l’Italia venne inserita nella lista degli “osservati speciali” dalle istituzioni internazionali che la retrocessero negli ultimi posti della speciale classifica sulla libertà fondamentali, come quella dell’informazione e del pluralismo. Ci voleva ,come sempre nella recente storia nazionale, l’intervento della magistratura, perché partiti e grande stampa si accorgessero del cancro che si stava insediando nel nostro sistema mediatico, senza che finora ( a 18 mesi dalla vittoria del centrosinistra) venisse cambiato lo stato delle cose. Speriamo che la lezione serva a qualcosa!
Ecco qui di seguito la parte della Risoluzione del Parlamento europeo.
"Situazione in Italia:
55. rileva che il tasso di concentrazione del mercato televisivo in Italia è oggi il più elevato d'Europa e che, nonostante l'offerta televisiva italiana consti di dodici canali nazionali e da dieci a quindici canali regionali e locali, il mercato è caratterizzato dal duopolio tra RAI e Mediaset, che complessivamente detengono quasi il 90% della quota totale di telespettatori e raccolgono il 96,8% delle risorse pubblicitarie, contro l'88% della Germania, l'82% della Gran Bretagna, il 77% della Francia e il 58% della Spagna;
56. rileva che il gruppo Mediaset è il più importante gruppo privato italiano nel settore delle comunicazioni e dei media televisivi e uno dei maggiori a livello mondiale, controllando tra l'altro reti televisive (RTI S.p.A.) e concessionarie di pubblicità (Publitalia '80), entrambe riconosciute formalmente in posizione dominante e in violazione della normativa nazionale (legge 249/97) dall'Autorità per la garanzia delle comunicazioni (delibera 226/03 ;
57. rileva che uno dei settori nel quale più evidente è il conflitto di interessi è quello della pubblicità, tanto che il gruppo Mediaset nel 2001 ha ottenuto i 2/3 delle risorse pubblicitarie televisive, pari ad un ammontare di 2500 milioni di euro, e che le principali società italiane hanno trasferito gran parte degli investimenti pubblicitari dalla carta stampata alle reti Mediaset e dalla Rai a Mediaset ;
58. rileva che il Presidente del Consiglio non ha risolto il suo conflitto di interessi, come si era esplicitamente impegnato, bensì ha incrementato la sua quota di controllo societario della società Mediaset (dal 48,639% al 51,023%): questa ha così ridotto drasticamente il proprio indebitamento netto, attraverso un sensibile incremento degli introiti pubblicitari a scapito delle entrate (e degli indici di ascolto) della concorrenza e, soprattutto, del finanziamento pubblicitario della carta stampata;
59. lamenta le ripetute e documentate ingerenze, pressioni e censure governative nell'organigramma e nella programmazione del servizio televisivo pubblico Rai (perfino nei programmi di satira), a partire dall'allontanamento di tre noti professionisti su clamorosa richiesta pubblica del Presidente del Consiglio nell'aprile 2002 – in un quadro in cui la maggioranza assoluta del consiglio di amministrazione della Rai e dell'apposito organo parlamentare di controllo è composta da membri dei partiti di governo; tali pressioni sono state poi estese anche su altri media non di sua proprietà, che hanno condotto fra l'altro, nel maggio 2003, alle dimissioni del direttore del Corriere della Sera;
60. rileva pertanto che il sistema italiano presenta un'anomalia dovuta a una combinazione unica di poteri economico, politico e mediatico nelle mani di un solo uomo, l'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri italiano e al fatto che il governo italiano è, direttamente o indirettamente, in controllo di tutti i canali televisivi nazionali;
61. prende atto del fatto che in Italia da decenni il sistema radiotelevisivo opera in una situazione di assenza di legalità, accertata ripetutamente dalla Corte costituzionale e di fronte alla quale il concorso del legislatore ordinario e delle istituzioni preposte è risultato incapace del ritorno ad un regime legale; Rai e Mediaset continuano a controllare ciascuna tre emittenti televisive analogiche terrestri, malgrado la Corte costituzionale, con la sentenza n. 420 del 1994, avesse statuito che non è consentito ad uno stesso soggetto di irradiare più del 20% dei programmi televisivi su frequenze terrestri in ambito nazionale (vale a dire più di due programmi), ed avesse definito il regime normativo della legge n. 223/90 contrario alla Costituzione italiana, pur essendo un "regime transitorio"; nemmeno la legge 249/97 (Istituzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo) aveva accolto le prescrizioni della Corte costituzionale che, con la sentenza 466/02, ne dichiarò l'illegittimità costituzionale limitatamente all'articolo 3, comma 7, "nella parte in cui non prevede la fissazione di un termine finale certo, e non prorogabile, che comunque non oltrepassi il 31 dicembre 2003, entro il quale i programmi, irradiati dalle emittenti eccedenti i limiti di cui al comma 6 dello stesso articolo 3, devono essere trasmessi esclusivamente via satellite o via cavo";
62. prende atto del fatto che la Corte costituzionale italiana, nel novembre 2002 (causa 466/2002), ha dichiarato che " ...la formazione dell'esistente sistema televisivo italiano privato in ambito nazionale ed in tecnica analogica trae origine da situazioni di mera occupazione di fatto delle frequenze (esercizio di impianti senza rilascio di concessioni e autorizzazioni), al di fuori di ogni logica di incremento del pluralismo nella distribuzione delle frequenze e di pianificazione effettiva dell'etere ... La descritta situazione di fatto non garantisce, pertanto, l'attuazione del principio del pluralismo informativo esterno, che rappresenta uno degli "imperativi" ineludibili emergenti dalla giurisprudenza costituzionale in materia ... In questo quadro la protrazione della situazione (peraltro aggravata) già ritenuta illegittima dalla sentenza n° 420 del 1994 ed il mantenimento delle reti considerate ancora "eccedenti" dal legislatore del 1997 esigono, ai fini della compatibilità con i principi costituzionali, che sia previsto un termine finale assolutamente certo, definitivo e dunque non eludibile" , e del fatto che ciononostante il termine per la riforma del settore audiovisivo non è stato rispettato e che il Presidente della Repubblica ha rinviato alle Camere la legge per la riforma del settore audiovisivo per un nuovo esame in quanto non conforme ai principi dichiarati dalla Corte costituzionale ;
63. prende atto altresì del fatto che gli indirizzi stabiliti dalla commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la concessionaria unica del servizio pubblico radiotelevisivo, come pure le numerose delibere, che certificano violazioni di legge da parte delle emittenti, adottate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (incaricata di far rispettare le leggi nel settore radiotelevisivo), non vengono rispettati dalle emittenti stesse che continuano a consentire l'accesso ai media televisivi nazionali in modo sostanzialmente arbitrario, persino in campagna elettorale;
64. auspica che la definizione legislativa, contenuta nel progetto di legge per la riforma del settore audiovisivo (Legge Gasparri, articolo 2, lettera G), del "sistema integrato delle comunicazioni" quale unico mercato rilevante non sia in contrasto con le regole comunitarie in materia di concorrenza, ai sensi dell'articolo 82 del trattato CE e di numerose sentenze della Corte di giustizia e non renda impossibile una definizione chiara e certa del mercato di riferimento;
65. auspica altresì che il "sistema di assegnazione delle frequenze", previsto dal progetto di legge Gasparri, non costituisca una mera legittimazione della situazione di fatto e che non si ponga in contrasto in particolare con la direttiva 2002/21/CE, con l'articolo 7 della direttiva 2002/20/CE e con la direttiva 2002/77/CE, le quali prevedono, fra l'altro, che l'attribuzione delle frequenze radio per i servizi di comunicazione elettronica si debba fondare su criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati;
66. sottolinea la sua profonda preoccupazione circa la non applicazione della legge e la non esecuzione delle sentenze della Corte costituzionale, in violazione del principio di legalità e dello Stato di diritto, nonché circa l'incapacità di riformare il settore audiovisivo, in conseguenza delle quali da decenni risulta considerevolmente indebolito il diritto dei cittadini a un'informazione pluralistica, diritto riconosciuto anche nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
67. esprime preoccupazione per il fatto che la situazione vigente in Italia possa insorgere in altri Stati membri e nei paesi in via di adesione qualora un magnate dei media decidesse di entrare in politica;
68. si rammarica che il Parlamento italiano non abbia ancora approvato una normativa per risolvere il conflitto di interessi del Presidente del Consiglio, così come era stato promesso che sarebbe avvenuto entro i primi cento giorni del governo;
69. ritiene che l'adozione di una riforma generale del settore audiovisivo possa essere facilitata qualora contenga salvaguardie specifiche e adeguate volte a prevenire attuali o futuri conflitti di interessi nelle attività dei responsabili locali, regionali o nazionali che detengono interessi sostanziali nel settore audiovisivo privato;
70. auspica inoltre che il disegno di legge Frattini sul conflitto di interessi non si limiti ad un riconoscimento di fatto del conflitto di interessi del Premier, ma preveda dispositivi adeguati per evitare il perdurare di questa situazione;
71. si rammarica del fatto che, se gli obblighi degli Stati membri di assicurare il pluralismo dei media fossero stati definiti dopo il Libro verde sul pluralismo del 1992, probabilmente si sarebbe potuta evitare l'attuale situazione in Italia.
Al monito del Parlamento europeo il governo di Berlusconi rispose a suo modo: da difensore dell'azienda del "padre- padrone". Furono così approvate due leggi "vergogna", la Frattini per il conflitto d'interessi e la Gasparri sulla riforma della Rai ed il sistema dei media. Oggi sappiamo a chi facevano comodo.
Gianni Rossi
21 novembre 2007
La lunga mano di Berlusconi sulla Rai
Un asse segreto tra dirigenti Rai e Mediaset per oscurare la vittoria elettorale dell'Ulivo nelle elezioni regionali del 2005. E' quanto trapela dalla pubblicazione su Repubblica dei brogliacci delle intercettazioni depositate nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento di HDC, la holding dell' ex sondaggista di fiducia di Silvio Berlusconi, Luigi Crespi.
Tra le varie sintesi pubblicate sulla doppia pagina di Repubblica, ve ne è una del dirigente rai ed ex segretaria del cavaliere Debora Bergamini. Alle 15 del 22 aprile "Debbi" afferma, secondo le indagini, "che Cattaneo (all'allora direttore generale rai, ndr) ha chiesto di condividere i loro pareri con quelli di Vespa al quale avrebbe chiesto di non confrontare i voti attuali con quelli delle scorse regionali".
Insomma, un sistematico tentativo di minimizzare la portata della vitoria dell'Ulivo alle regionali, tanto che alle 16 "Debbi" Bergamini avrebbe affermato che Benito (Benassi, vice direttore marketing Rai) ha intuito che il dg ' Cattaneo, " vuole che nella rappresentazione dei risultati elettorali si faccia piu' confusione possibile per camuffare la loro portata".
Debora Bergamini chiama il responsabile della prima rete e secondo gli investigatori che li intercettano "lo informa della programmazione televisiva di Canale 5. Del Noce dice di aver parlato con Rossella (allora direttore del Tg5, ndr). Debora dice di aver parlato con Mauro Crippa di Mediaset".
Il lunedi' 4 aprile, la Bergamini, secondo le intercettazioni, avrebbe parlato al telefono con un responsabile Mediaset dicendo che "loro fanno la prima serata sul Due per le elezioni e gli chiede di mettere una cosa forte in prima serata su Canale 5".
Insomma, il servizio pubblico messo al servizio della disinformatia in una rete fittissima di contatti tra i dirigenti fedeli a Berlusconi sia a Mediaset, della quale è come tutti sappiamo, il "mero proprietario", sia in Rai di cui appare dalle intercettazioni il padrone di fatto. Fatti salvi i non frequentissimi atti di seria resistenza da parte di alcuni dirigenti e giornalisti del servizio pubblico. Secondo Repubblica, vi sarebbero state anche telefonate ad Arcore ma quelle non possono essere trascritte perché riguardano la residenza di un parlamentare.
Il quadro che ne viene fuori è sconfortante. Notisti politici che si raccomandano al Cavaliere e subito dopo approdano in parlamento. Interventi del Tiger Team di Berlusconi in Rai per non far pesare persino la morte del Papa sull'affluenza alle urne e sulla guida del festival di Sanremo. La programmazione soggiogata agli interessi politico mediatici dell'allora presidente del consiglio al punto che il direttore generale Cattaneo, secondo gli investigatori della Finanza, "per Bergamini dice di aver parlato con Bonaiuti che era con Piersilvio, ma lui sta tenendo duro anche con gli altri dicendo che non è il caso di mandare in onda i dati.".
Erano i tempi in cui noi di articolo21 parlavamo di bavaglio mediatico, ma non sapevamo sino a qual punto e con quale intelligente metodica intesa col concorrente Mediaset.
Berlusconi, quello dell'edito contro Biagi, Santoro e Luttazzi, e con la consueta faccia di bronzo, aveva detto che in Rai, non avrebbe spostato una pianta. Già, nessuna pianta, tranne quella organica, a cominciare dal dg per piegarli ai suoi interessi d'intesa con la rete concorrente.
Bene ha fatto l'attuale dg Cappon a preannunciare azioni di tutela legale. Ma quel che vorrebbero i lavoratori rai e gli abbonati è un'autentica tutela politica, etica e morale del pubblico interesse. Perché non tutto quel che è lecito è opportuno.
Certo appaiono poco opportuni, decisamente contrari agli interessi della Rai, i Tiger Team di Supersilvio, i dg oscuratori e i dirigenti imbavagliatori, le infiltrazioni di interessi indicibili nella macchina del servizio pubblico. Mai più asservito. Mai più.
Ulderico Fortezza
20 novembre 2007
Il vuoto � ...pieno. Il pieno � ...vuoto.
Il Giornale Online"Cio' che e' pieno e' incredibilmente vuoto,
cio' che e' vuoto e' incredibilmente pieno"
Sembrerebbe una citazione dalle Upanishad o comunque da qualche trattato esoterico; proviamo invece a vedere tale affermazione, apparentemente paradossale, alla luce della Fisica attuale.Chiunque abbia frequentato una scuola secondaria dovrebbe sapere come e' costituita la materia: ogni oggetto materiale e' costituito da molecole, ogni molecola da atomi, ogni atomo da elettroni e da un nucleo, ogni nucleo da nucleoni [protoni e neutroni].
Fermiamoci pure qui in questa scomposizione verso il sempre piu' piccolo, anche se ora sappiamo che gli stessi nucleoni sono formati da particelle piu' piccole dette Quarks e nessuno sa se questo gioco di scatole cinesi si ferma ad un certo livello o prosegue senza fine [particelle entro particelle entro particelle entro particelle...]. Quello che di solito nelle scuole non viene sottolineato e di cui percio' non si ha una percezione comune, e' che anche nell'oggetto piu' solido, anche nell'oggetto piu' denso, tra molecola e molecola c'e' il vuoto; all'interno della molecola, tra atomo e atomo , c'e' il vuoto; all'interno dell'atomo , tra elettroni e nucleo, c'e' il vuoto; all'interno del nucleo, tra i vari protoni e neutroni, c'e' ancora il vuoto [abbiamo deciso di fermarci a questo livello ma sappiamo che anche all'interno dei nucleoni c'e' ancora vuoto!].
Quanto vuoto? Per rispondere a questa legittima domanda, immaginiamo che la nostra terra, questo pianeta su cui posiamo i piedi e ci appare ben solido e compatto, lo sia ancora di piu': immaginiamo che sia fatto di acciaio, una bella immensa sfera di acciaio con un diametro di 12730 chilometri. Cosa di piu' duro e impenetrabile? Tra l'altro una terra cosi' fatta avrebbe la ragguardevole massa di circa 8 milioni di miliardi di miliardi di chilogrammi [ o se preferite, 'peserebbe' ottomila miliardi di miliardi di tonnellate!].
Un bel po' di materia, non c'e' che dire: eppure se invece di usare i vostri occhi poteste vederla attraverso un supermicroscopio che permetta di vedere i nucleoni, puntando questo strumento verso questa enorme sfera di acciaio cio' che vedreste e' essenzialmente il vuoto!
Certo, un vuoto con tanti piccoli puntini, i nucleoni, un po' come la volta del cielo punteggiata di stelle. Se potessimo raccogliere tutti questi puntini e addensarli uno accanto all'altro per formare una sfera, ovvero, in altre parole, se potessimo eliminare il vuoto dalla originaria sfera di acciaio , otteremmo una sfera piu' piccola di circa diecimila miliardi di volte (una sfera di soli 400 metri di raggio). Se ancora non avete chiara la proporzione che c'e' nella materia tra "pieno" e "vuoto", immaginate che il vostro corpo sia diviso in dieci milioni di milioni di cubetti; ebbene, se riusciste ad riunire tutti i vostri nucleoni [tutta la vostra 'materia'], solo uno di questi dieci milioni di milioni di cubetti sarebbe pieno [e non completamente!].
Spero che a questo punto conveniate che la prima parte dell'affermazione ["cio' che e' pieno e' incredibilmente vuoto"] sia ben dimostrata, nell'ambito della Fisica attuale.
Veniamo quindi alla seconda parte, apparentemente contraddittoria: "cio' che e' vuoto e' incredibilmente pieno".
Purtroppo, la giustificazione di tale affermazione, si trova in una parte della Fisica moderna, che va sotto il nome di Meccanica Quantistica. Questa teoria non solo non viene insegnata nelle scuole secondarie, ma e' anche intrinsecamente "difficile": essa contiene importantissime e rivoluzionarie e sorprendenti affermazioni sull'intima, se volete "ultima", natura delle cose; affermazioni che, pur essendo state ampiamente 'verificate' ed utilizzate nei piu' svariati contesti [il vostro computer, il vostro compact disc, la bomba atomica, si basano sulla Meccanica Quantistica!] tuttavia non possono essere adeguatamente tradotte nel linguaggio comune, se non al prezzo di imprecisioni e/o di paradossali violazioni del senso comune [in altri termini, conosciamo qualcosa sull'intima natura dell'Universo, ma questa conoscenza non puo' essere espressa in parole: non vi sovviene niente, o voi del versante 'esoterico'?].
Saro' dunque costretto a dire in parole cio' che in parole non puo' essere adeguatamente e chiaramente detto. Ebbene, secondo la Meccanica Quantistica, il "vuoto" non e' affatto vuoto, anzi e' incocepibilmente "pieno" dal momento che in esso continuamente si creano tutte le particelle possibili, in esso continuamente nascono elettroni, protoni, neutroni, fotoni [luce!]; esso, il "vuoto", e' percio' il germe di tutte le cose!
Ma se questo e' vero, se e' vero che dal vuoto [onnipresente, come abbiamo visto] emergono, affiorano, vengono all'esistenza continuamente ed incessantemente materia ed energia, in tutte le forme e quantita' concepibili, perche', nella nostra esperienza ordinaria, non ce ne accorgiamo affatto? Anzi, di piu', perche' non siamo sopraffatti da questo rigurgito enorme e senza fine?
Parte della risposta e': perche' tutto questo, come viene incessantemente creato dal "vuoto", altrettanto incessantemente viene distrutto, riassorbito dal "vuoto" stesso. Ogni cosa, letteralmente ogni cosa che possiate immaginare, nasce continuamente dal "vuoto" [intorno a voi, dentro di voi!], vive la sua vita, e muore tornando al "vuoto". E' come un grande ribollire, una grande, vertiginosa danza cosmica, tanto che qualche Fisico l'ha paragonata alla "danza di Shiva".
Eppure noi non ne siamo consapevoli, non possiamo vedere o toccare la bellissima farfalla che proprio in questo istante si e' formata, emergendo dal vuoto, avanti i nostri occhi, non possiamo odorare la profumatissima rosa che sta sbocciando proprio ora avanti a noi... Di nuovo, perche' ? [D'altra parte e' forse un bene che sia cosi': immaginate un proiettile che si materializza proprio adesso nel vostro torace!]
Il punto e' che la vita di queste "creazioni" e' effimera: esse non vivono, di norma, sufficientemente a lungo per essere percepite anche dagli strumenti piu' raffinati; sono veramente forme fuggevoli, fantasmi impalpabili ! A questo punto, qualcuno giustamente potrebbe nutrire seri dubbi sulla loro effettiva esistenza; fugare questi dubbi, spiegare cioe' completamente quali sono le prove che abbiamo della "realta'" dei fenomeni sopra descritti, eccede i limiti di questo scritto.
E' opportuno comunque menzionare due "prove": primo, pur se le singole cose che affiorano e affondano nel'oceano del vuoto generalmente non sono "osservabili", e' tuttavia osservabile, visibile, misurabile l'effetto complessivo di tutto questo ribollire, di questa grande danza (e di fatto e' stato misurato, lo trovate sui 'sacri testi' di Fisica con il nome di "polarizzazione del vuoto"); secondo, dicendo che la vita di queste "creature" (in termini tecnici: "fluttuazioni") e' effimera, non si vuol significare che essa e' necessariamente brevissima, anzi , ci sono "fluttuazioni" che possono durare anni, millenni, miliardi di anni! Di fatto il tempo della loro vita e' legato alla loro energia dal famoso 'Principio di Indeterminazione' di Heisemberg; detto in parole, quanto piu' energetiche, quanto piu' "grosse", massicce [massa e energia, come ha scoperto Einstein, sono essenzialmente la stessa cosa] sono queste creazioni, tanto meno durano, tanto prima muoiono.
Per farci una idea quantitativa, prendiamo in considerazione la particella piu' leggera conosciuta, cioe' l'elettrone [la sua massa e' di appena un centesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di grammo!], e chiediamoci quanto vive un elettrone creatosi spontaneamente dal vuoto: ebbene, il 'Principio di Indeterminazione' ci dice che esso puo' vivere , al massimo!, un centesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo. Per renderci conto di quanto piccolo sia questo intervallo di tempo, consideriamo che:
- l'occhio umano non separa due immagini che si susseguono in meno di un decimo di secondo [cioe' "misura" al massimo un decimo di secondo],
- un buon orologio digitale misura un centesimo di secondo,
- un buon orologio elettronico arriva sul milionesimo di secondo,
- un orologio atomico arriva a un centesimo di miliardesimo di secondo.
E' facile capire dunque che non abbiamo strumenti, ne' naturali ne' artificiali per accorgersi di qualcosa che vive cosi' poco! In realta' nella Fisica delle alte energie, abbiamo "misurato", in condizioni molto eccezionali, tempi anche piu' piccoli [fino ad un decimillesimo del tempo sopra citato]; ricordiamo tuttavia che l'elettrone e' per l'appunto la particella piu' leggera e che, per il 'Principio di Indeterminazione', di quanto e' piu' grande la massa [o meglio l'energia] da creare, di tanto e' piu' piccolo il suo tempo di vita.
Cosi', un protone che nasca spontaneamente dal vuoto, essendo circa duemila volte piu' pesante dell'elettrone, vivra' per un tempo duemila volte piu' piccolo, cioe' al massimo cinque milionesimi di miliardesimo di miliardesimo di secondo; un oggetto che avesse il vostro peso, puo' si' nascere dal vuoto , ma vivrebbe solo 0 , 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 secondi, cioe' un miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo [un tempo cosi' piccolo che molti fisici dubitano perfino che possa esistere].
Abbiamo quindi fatto vedere come nella Fisica moderna "cio' che e' vuoto e' incredibilmente pieno"; eppure, per le ragioni sopra elencate, ci puo' sembrare che questo "pieno" sia in realta' qualcosa di inconsistente, di illusorio, una specie di gioco di prestigio. Ma le sorprese non sono ancora finite, come in tutti gli spettacoli, il numero d'effetto e' stato lasciato per ultimo. Non abbiamo infatti ancora preso in considerazione l'esistenza di energie negative: ad esempio l'energia di un campo gravitazionale che si crea tra le masse e' negativa. Abbiamo cosi' questo effetto paradossale: piu' aumenta la massa, cioe' la quantita' di materia, creata dal vuoto, meno tempo dovrebbe vivere, dato che cresce la sua energia positiva di "massa" [in accordo alla nota formula di Einstein: Energia= massa per velocita' della luce al quadrato]; tuttavia, se la massa creata e' abbastanza consistente, comincia a crearsi anche una considerevole energia negativa, dovuta alla forza di attrazione gravitazionale tra le varie parti di materia creata.
Cosicche', per una massa abbastanza grande, l'energia totale creata puo' essere vicina a zero e quindi, sempre per il 'Principio di Indeterminazione', la massa creata potrebbe durare per un tempo anche lunghissimo [al limite infinito, se l'energia fosse esattamente zero]. Ma quanta massa e' necessaria, perche' l'energia totale sia vicina a zero? La risposta e' [sorpresa?!]: la massa dell'universo!
Si, secondo le nostre attuali conoscenze, l'intero nostro universo ha una energia totale molto vicina a zero e quindi l'intero nostro universo potrebbe non essere altro che una "fluttuazione" del vuoto; noi, la terra, il sole, le stelle, le galassie, tutta questa immensita' che e' nata almeno quindici miliardi di anni fa, potrebbe essere una increspatura del vuoto, una bolla che forse sara' riassorbita [secondo le stime attuali piu' affidabili] tra quaranta, cinquanta miliardi di annni [o forse mai piu', se l'energia fosse esattamente zero].
E si, ci sono piu' cose tra vuoto e vuoto di quante sappia immaginarne ogni filosofia...
Mario Bruschi
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