17 dicembre 2007

Operazioni segrete o extraterrestri?


Ciò che state per vedere è davvero notevole. Sembra che alcune delle stelle sopra di noi non siano stelle. Un giovane, John Lenard Walson, ha scoperto un modo per aumentare le prestazioni di piccoli telescopi ed è stato in grado di ottenere risoluzioni ottiche, quasi ai limiti della diffrazione, non facilmente ottenibili. Con questo sistema ha girato immagini sia notturne sia diurne molto singolari e di sinora mai visti oggetti in orbita. Il filmato realizzato da Lenard mostra moltissimi satelliti, navi spaziali, strutture che altrimenti appaiono come astri. In realtà, esistono centinaia di satelliti in orbita attorno alla Terra.

Che cosa sono questi ordigni ripresi da Lenard?

Bisogna, in primo luogo, ricordare che esistono più di 800 satelliti attivi in orbita attorno al nostro pianeta. Sorprendentemente essi rappresentano solo il 4 per cento del numero totale di oggetti catalogati dalla rete di sorveglianza spaziale degli Stati Uniti. Il resto include satelliti abbandonati, propulsori di razzi già lanciati ed altri rottami spaziali. I satelliti civili impiegati per compiti commerciali, scientifici e governativi sono la maggior parte. I satelliti russi adempiono funzioni civili e militari. Solo una piccola parte dei satelliti di altri paesi è costituita da apparecchiature militari, almeno ufficialmente.

I detriti spaziali appartengono ad oggetti ormai inservibili che comprendono satelliti abbandonati, attrezzature scartate, rottami risultato di esplosioni o collisioni.

Dunque che cosa ha immortalato Lenard? Satelliti e spazzatura cosmica oppure, per la prima volta, un'enorme ed avveniristica nave spaziale che non pensavano mai di poter vedere? Nei suoi video, alcuni fotogrammi evidenziano una nave spaziale illuminata dal sole; un altro fotogramma mostra un oggetto velocissimo.

Lenard ha ricevuto un messaggio il cui autore si è espresso in questo modo: "Le mie congratulazioni per la tua superba astrofotografia: il Lincoln laboratory del M.I.T. è l'equipe che ha costruito alcuni di questi oggetti che hai immortalato. Molti sono usati all'interno del programma Guerre stellari."

Forse alcune delle immagini di Lenard riguardano progetti militari segreti: forse concernono piattaforme spaziali ed armi che si dice l'esercito statunitense abbia collocato già venti anni fa. Non dimentichiamo che il giovane britannico Gary Mc Kinnon che, alcuni anni addietro, violò gli archivi informatici del Pentagono, trovò un documento segreto denominato "Funzionari non terrestri".

Qualcosa di poco piacevole sta accadendo a Lenard Walson. E' evidente che Lenard si è avventurato in un territorio che alcune agenzie governative ed i militari non vogliono sia conosciuto. Il risultato dell'impertinente attività di Lenard Walson è l'inizio di regolari visite per opera di elicotteri privi di contrassegni. I velivoli hanno enormi rotori doppi. Il messaggio intimidatorio è chiaro.

Lenard ha anche scoperto come udire e registrare i suoni delle astronavi da lui riprese. Allineando con precisione un ricevitore satellitare con il telescopio, egli è stato in grado di registrare alcuni suoni inusuali e conturbanti di navi galattiche.

Infine ciò che Lenard ha rilevato è un insieme di astronavi in orbita attorno alla Terra. E' indubbio che i governi sono molto più interessati allo spazio di quanto siano disposti ad ammettere. Ne sono testimonianza le recenti allusioni ad armi anti-satellite di cui si vogliono dotare alcuni paesi per "proteggersi" da eventuali attacchi. La Cina ha ventilato di discutere un suo piano anti-satellite ed ha anche minacciato di distruggere o disabilitare i satelliti G.P.S. che sorvolano il territorio cinese.

Qualcuno immagina quanti miliardi di dollari il governo statunitense ha speso in operazioni segrete, in programmi per lo spionaggio e la sorveglianza, per armamenti spaziali negli ultimi decenni? Lenard ha probabilmente filmato alcune di queste armi spaziali, ma è pure possibile che certi ordigni siano non terrestri. Naturalmente le persone che potrebbero sapere tacciono.

Tutti i diritti su fotografie e filmati sono riservati.

13 dicembre 2007

La banca d'Inghilterra riduce i tassi, ma il panico aumenta...


Il 6 dicembre la Banca d'Inghilterra ha portato i tassi d'interesse dal 5,75 al 5,50 percento, come da tempo stavano aspettanto tutti coloro che credono che ridurre il costo del denaro possa resuscitare un sistema finanziario morto. I risultati sono stati però deludenti: i tassi del denaro sul mercato sono saliti e le borse sono calate. Sul quotidiano londinese Telegraph sono apparsi titoli come “I mercati temono che la banca abbia 'perso il controllo'”, “Il taglio dei tassi ... non riesce a dissipare i timori”, “un mercato del denaro fuori controllo”, “non basta un taglio dei tassi...”.
Sul Times l'esperto finanziario di turno sentenzia che gli inglesi dovrebbero seguire l'esempio della Fed e continuare a tagliare i tassi: “Il sistema bancario britannico è sull'orlo del tracollo e la catastrofe completa si evita soltanto con la più grande operazione di sostegno mai fornita ad un'impresa privata da qualsiasi governo in qualsiasi parte del mondo”. “La commissione per la politica monetaria della Banca d'Inghiterra impara presto che tutto ciò che può fare è buttare dalla finestra i libri di testo”, ha scritto Edmond Conway sul Daily Telegraph il 7 dicembre in un articolo che spiega che - almeno per il momento - le banche centrali “hanno perso il controllo sulla politica monetaria”. I mercati monetari fanno quello che vogliono e non quello che dice la Commissione, e “i mercati del credito sono rosi dalla paura”.
Dire che nella City di Londra regna il panico sarebbe un understatement. Inevitabilmente i guai finanziari ed economici in Inghilterra si manifestano in anticipo rispetto agli USA. Dalla metà d'agosto il totale degli assets denominati in sterline ha perso circa 500 mila miliardi di sterline, passando da 3.244 miliardi a 2.876 miliardi, come riferisce l'Office for National Statistics. Il volume dei prestiti sul mercato del sistema bancario era a 640 miliardi di sterline ad agosto e si è ridotto a 249 miliardi alla fine di settembre, mostrando come le banche inglesi siano state colpite più duramente di quelle americane, sebbene si voglia far credere che quello dei subprime sia un problema americano.
In Inghilterra c'è anche una fazione impegnata a staccare la spina al dollaro credendo così che questo si trasformi in un “vantaggio relativo” per il sistema britannico, quando tutto va a fondo. I paesi del Medio Oriente e dell'Asia dovrebbero recidere i propri legami con il dollaro, sfruttando l'attuale debolezza del biglietto verde, ha spiegato Gerard Lyons, capo economista della Standard Chartered, una delle banche storiche dell'Impero Britannico. In un commento sul Financial Times Lynos ha scritto che sebbene il recente vertice degli stati del Golfo a Doha non abbia risolto la questione monetaria, su questo fronte sta maturando una svolta epocale della politica mediorientale. Sebbene il mondo sia stato in grado di cavarsela di fronte alla caduta del dollaro grazie a condizioni economiche favorevoli, “adesso il dollaro è vulnerabile e il clima economico è più ostile”, gongola Lyons. I politici asiatici e mediorientali non possono perdere l'opportunità di allentare i rispettivi vincoli con il dollaro, né dovrebbe farlo il settore privato, conclude il portavoce della City di Londra.
Negli USA invece c'è chi comincia a rendersi conto che il sistema non può essere salvato. “Il sistema è un castello di carte ... e sta per venir giù”, ha scritto Steven Pearlstein sul Washington Post. Nonostante “lo scoppio della più grande bolla creditizia mai vista al mondo, fatevelo dire: non avete ancora visto niente”, scrive Perlstein. “Non si tratta semplicemente di una crisi dei mutui o dell'edilizia. I giganti finanziari hanno prodotto, cartolarizzato, quotato e assicurato i titoli emessi sui mutui, crediti immobiliari commerciali, crediti delle carte di credito e credito per le acquisizioni delle attività. È molto improbabile che, in questi settori, siano riuscite a fare meglio di ciò che hanno fatto con i mutui”.
Pearlstein tratta anche il ruolo dei CDO (Obbligazioni di debito collateralizzato) “in questo disastro che si sta ancora svolgendo” della creazione di bonds ad alto rating sulla base di spazzatura. “Si è trattato di una grande operazione di alchimia finanziaria che ha fruttato alle banche di Wall Street ed alle agenzie di rating miliardi di dollari. Vista la grande quantità di denaro preso a prestito nell'acquisto dei mutui originali, le tranches per i CDO e poi le tranches degli stessi CDO, l'intera operazione aveva un rapporto di indebitamento tale da far apparire dei rendimenti che, almeno sulla carta, erano decisamente allettanti”. Adesso l'intero “castello di carte”, sta per “venir giù, con gravi consegeunze non solo per le banche e gli investitori ma per l'economia nel suo complesso”.

fonte: movisol.org

11 dicembre 2007

Clementina e le penne all’insabbiata


Quando funziona, l’informazione aiuta tutti a vivere e a lavorare meglio. I cittadini, i politici, gli imprenditori, i magistrati. Tutti. Quando non funziona, tutto peggiora. Il peggioramento della politica e dell’impresa e di una parte della cittadinanza non sono una novità. Quella della magistratura, anche quella perbene, incorrotta, insomma la migliore, è invece una novità degli ultimi mesi. Escono sentenze sempre più strane, ma sempre nella stessa direzione: a favore del potere. Si pensi soltanto all’incredibile assoluzione di Berlusconi nel processo Sme-Ariosto, praticamente per aver commesso il fatto. Se l’informazione l’avesse raccontata per quella che era, mettendone alla berlina l’illogicità e l’impermeabilità ai fatti accertati, altri giudici si sarebbero ben guardati dal riprovarci. Ma l’informazione non ne ha proprio parlato. Così la scomparsa dei fatti, dalle pagine dei giornali e dai teleschermi, si trasferisce nelle sentenze. L’altro giorno i giudici di Roma, tanto per cambiare, hanno archiviato l’inchiesta – nata dal lavoro dei loro colleghi di Potenza – a carico di Fabrizio Corona per la presunta estorsione ai danni di Francesco Totti. Se l’informazione fosse una cosa seria, avrebbe ricordato che per Corona hanno chiesto il rinvio a giudizio per una decina di estorsioni le Procure di Torino e di Milano, mentre il reuccio dei paparazzi resta indagato a Potenza per associazione per delinquere. E per questo reato, non per il caso Totti, era stato arrestato. Invece quel sapientone di Francesco Merlo, che vive a Parigi e ammira molto Giuliano Ferrara, scrive su Repubblica che Corona, a causa del pm Woodcock, subì “una galera che non gli spettava” (Merlo ignora che gli arresti li dispongono i gip, non i pm), ragion per cui ora il Csm dovrebbe “riflettere in seduta pubblica su come la sofferenza della galera e l’abuso del diritto riescano a vestire di buon gusto anche il cattivo gusto”. Parole in libertà di un giornalista disinformato sui fatti, che non potranno non condizionare i magistrati (altro che le fiction sulla mafia!) quando dovranno pronunciarsi sulle altre accuse a Corona: se archivieranno, verranno elogiati dal Merlo di turno come “molto saggi”; se rinvieranno a giudizio o condanneranno, saranno complici dei pm manettari che abusano della galera per “vestire di buon gusto anche il cattivo gusto”.

Da Woodcock a Clementina Forleo. Per mesi e mesi l’informazione che conta, salvo rarissime eccezioni, ha avallato le balle assolute che i politici di destra e di sinistra coinvolti nello scandalo delle scalate han raccontato per tutta l’estate e l’autunno su quel gip che “abusa del suo potere”, “calunnia” D’Alema e Latorre, “usurpa il potere della Procura” accusandoli di “complicità nel disegno criminoso” dei furbetti quando i pm non li hanno nemmeno indagati dunque li ritengono innocenti, e via delirando. Solo pochi esperti, come Franco Cordero e Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, Michele Ainis sulla Stampa e Francesco Saverio Borrelli spiegarono l’assoluta correttezza dell’operato del gip in base alla demenziale (ora anche incostituzionale) legge Boato. Così ora le stesse bizzarrie si sono trasformate in un “capo di incolpazione” firmato dal Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, che ha avviato l’azione disciplinare contro la Forleo perché il Csm la sanzioni adeguatamente, oltre a esaminare (da lunedì) il suo eventuale trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, avendo osato andare addirittura in tv senza mai parlare dei suoi processi (il procuratore di Bari, invece, ha tenuto una conferenza stampa sull’arresto del padre dei bambini di Gravina, il procuratore di Arezzo ne ha tenuta un’altra sulla morte del tifoso della Lazio, ma nessuno ha ricordato loro che i magistrati non devono parlare dei loro processi, né tantomeno li ha proposti per il trasferimento). L’aspetto più stupefacente dell’azione intrapresa dal solerte Pg, sulla scia delle decine di iniziative assunte dai suoi predecessori contro l’intero pool di Milano, è che si basa su convincimenti errati e smentiti dai fatti che, però, sono diventati vulgata comune grazie alla disinfgormatija politico mediatica organizzata intorno allo scandalo delle scalate. Qualche esempio.

1) La Forleo avrebbe commesso una “negligenza grave e inescusabile” chiedendo alla Camera l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni del caso Unipol-Bnl non solo a carico di Giovanni Consorte, ma anche a carico di Massimo D’Alema e Nicola Latorre, sebbene “estranei al procedimento penale in quanto nessuna iniziativa era stata adottata dal pm” nei loro confronti. Ma il Pg forse non sa che il pm, cioè Francesco Greco, dichiarò subito che i politici non erano stati indagati in base alle intercettazioni perché la legge Boato impedisce di utilizzarle come prove finchè il Parlamento non ne abbia autorizzato l’uso. E il pm titolare dell’inchiesta, Luigi Orsi, aveva chiesto al Gip di chiedere il permesso al Parlamento per procedere non solo a carico dei furbetti (già indagati in base ad altri elementi di prova), ma anche nei confronti di “altri da identificare”: cioè gli interlocutori telefonici dei furbetti, cioè i parlamentari. Quindi il gip non è affatto andato al di là della richiesta della Procura, ma s’è limitato a recepirla e a inoltrarla al Parlamento, con le trascrizioni delle telefonate di cui si chiedeva il permesso all’uso e con una nota che spiegava la loro rilevanza penale anche a carico di due parlamentari. I quali appaiono – da quanto emerge dalle loro parole, non dalle congetture del giudice - “complici consapevoli del disegno criminoso”, cioè dell’aggiotaggio di Consorte & C.

2) Secondo il Pg, quello della Forleo su D’Alema e Latorre fu “un abnorme, non richiesto e ultroneo giudizio anticipato, espresso in termini perentori, fortemente connotati da accenti suggestivi e stigmatizzatorii”. Ma quella nota era “richiesta” dalla Procura e dalle legge, oltrechè da un dovere di lealtà nei confronti del Parlamento, che doveva ben sapere quale uso si sarebbe fatto delle telefonate, se autorizzate, e nei confronti di chi, e per quale reato. Il giudizio era tutt’altro che “abnorme”, ma perfettamente aderente alla realtà emersa dalle intercettazioni, come può desumere chiunque legga le parole di D’Alema e Latorre, che trafficano con Consorte, per procurargli le alleanze auspicate in vista dell’acquisizione occulta del 51% di Bnl (con Vito Bonsignore e Francesco Gaetano Caltagirone, entrambi soci di Bnl).

3) Scrive ancora sorprendentemente il Pg che la Forleo ha arrecato ai parlamentari, “arbitrariamente coinvolti, un ingiusto danno… con espressioni che hanno leso i diritti personali (la reputazione, il prestigio, l’immagine) di uomini politici”. Ma i parlamentari in questione si sono coinvolti da soli, partecipando attivamente a una scalata occulta e illegale, in pessima compagnia, e poi mentendo spudoratamente quando hanno negato di aver fatto nient’altro che un semplice, innocuo “tifo” per Unipol. E sono gli stessi parlamentari ad avere pregiudicato la propria reputazione, prestigio e immagine mettendosi in combutta con personaggi del calibro di Consorte, Sacchetti, Bonsignore, Caltagirone, alleati di altre preclare figure come Gnutti, Fiorani, Ricucci, Coppola, tre dei quali poi finiti in galera. Che doveva fare, il gip? Scrivere che quelle telefonate di grande rilevanza penale non avevano rilevanza penale solo per evitare di offendere i politici che le avevano fatte? Se lo specchio riflette una brutta faccia, la colpa è del titolare della faccia medesima, non dello specchio. Che queste cose fingano di non capirle i politici interessati, è comprensibile. Fanno propaganda e sollevano polveroni per nascondere le proprie vergogne. Ma che non lo capisca un alto magistrato come il Pg Delli Piscoli, è davvero allarmante.

4) Clementina Forleo, a suo avviso, va pure punita perché un giorno, avendo visto due poliziotti che pestavano un immigrato reo di non aver pagato il biglietto sulla metropolitana, intervenne a farli smettere gridando “è ora di finirla”, salvando il malcapitato dal pestaggio e poi dichiarando ai giornali che i due agenti “l’hanno sbattuto brutalmente per terra”. Che c’è che non va? Così facendo, secondo il Pg, la Forleo “dapprima offendeva l’onore e il decoro degli agenti” e addirittura “la reputazione dell’intero corpo di Polizia dello Stato”, venendo così meno “ai doveri di correttezza e di equilibrio”. Ecco: doveva lasciare che i due completassero l’opera, e magari venissero promossi dirigenti della Polizia o dei servizi segreti, come i loro colleghi del G8 di Genova. Peccato che il magistrato abbia l’obbligo di denunciare i reati di cui è a conoscenza e, se può, di impedire che vengano commessi. Sembra una macabra barzelletta, ma è anche per aver salvato un magrebino da un pestaggio che Clementina Forleo rischia di essere punita dal Csm (lo stesso Csm che ha reintegrato in Cassazione Corrado Carnevale, quello che cassava le condanne dei mafiosi perché mancava un timbro, che riceveva gli avvocati dei mafiosi in casa sua prima delle camere di consiglio, che insultava Falcone e Borsellino anche appena morti ammazzati). Il fatto che si stesse occupando anche dei possibili reati di Massimo D’Alema è puramente casuale.
M.Travaglio

17 dicembre 2007

Operazioni segrete o extraterrestri?


Ciò che state per vedere è davvero notevole. Sembra che alcune delle stelle sopra di noi non siano stelle. Un giovane, John Lenard Walson, ha scoperto un modo per aumentare le prestazioni di piccoli telescopi ed è stato in grado di ottenere risoluzioni ottiche, quasi ai limiti della diffrazione, non facilmente ottenibili. Con questo sistema ha girato immagini sia notturne sia diurne molto singolari e di sinora mai visti oggetti in orbita. Il filmato realizzato da Lenard mostra moltissimi satelliti, navi spaziali, strutture che altrimenti appaiono come astri. In realtà, esistono centinaia di satelliti in orbita attorno alla Terra.

Che cosa sono questi ordigni ripresi da Lenard?

Bisogna, in primo luogo, ricordare che esistono più di 800 satelliti attivi in orbita attorno al nostro pianeta. Sorprendentemente essi rappresentano solo il 4 per cento del numero totale di oggetti catalogati dalla rete di sorveglianza spaziale degli Stati Uniti. Il resto include satelliti abbandonati, propulsori di razzi già lanciati ed altri rottami spaziali. I satelliti civili impiegati per compiti commerciali, scientifici e governativi sono la maggior parte. I satelliti russi adempiono funzioni civili e militari. Solo una piccola parte dei satelliti di altri paesi è costituita da apparecchiature militari, almeno ufficialmente.

I detriti spaziali appartengono ad oggetti ormai inservibili che comprendono satelliti abbandonati, attrezzature scartate, rottami risultato di esplosioni o collisioni.

Dunque che cosa ha immortalato Lenard? Satelliti e spazzatura cosmica oppure, per la prima volta, un'enorme ed avveniristica nave spaziale che non pensavano mai di poter vedere? Nei suoi video, alcuni fotogrammi evidenziano una nave spaziale illuminata dal sole; un altro fotogramma mostra un oggetto velocissimo.

Lenard ha ricevuto un messaggio il cui autore si è espresso in questo modo: "Le mie congratulazioni per la tua superba astrofotografia: il Lincoln laboratory del M.I.T. è l'equipe che ha costruito alcuni di questi oggetti che hai immortalato. Molti sono usati all'interno del programma Guerre stellari."

Forse alcune delle immagini di Lenard riguardano progetti militari segreti: forse concernono piattaforme spaziali ed armi che si dice l'esercito statunitense abbia collocato già venti anni fa. Non dimentichiamo che il giovane britannico Gary Mc Kinnon che, alcuni anni addietro, violò gli archivi informatici del Pentagono, trovò un documento segreto denominato "Funzionari non terrestri".

Qualcosa di poco piacevole sta accadendo a Lenard Walson. E' evidente che Lenard si è avventurato in un territorio che alcune agenzie governative ed i militari non vogliono sia conosciuto. Il risultato dell'impertinente attività di Lenard Walson è l'inizio di regolari visite per opera di elicotteri privi di contrassegni. I velivoli hanno enormi rotori doppi. Il messaggio intimidatorio è chiaro.

Lenard ha anche scoperto come udire e registrare i suoni delle astronavi da lui riprese. Allineando con precisione un ricevitore satellitare con il telescopio, egli è stato in grado di registrare alcuni suoni inusuali e conturbanti di navi galattiche.

Infine ciò che Lenard ha rilevato è un insieme di astronavi in orbita attorno alla Terra. E' indubbio che i governi sono molto più interessati allo spazio di quanto siano disposti ad ammettere. Ne sono testimonianza le recenti allusioni ad armi anti-satellite di cui si vogliono dotare alcuni paesi per "proteggersi" da eventuali attacchi. La Cina ha ventilato di discutere un suo piano anti-satellite ed ha anche minacciato di distruggere o disabilitare i satelliti G.P.S. che sorvolano il territorio cinese.

Qualcuno immagina quanti miliardi di dollari il governo statunitense ha speso in operazioni segrete, in programmi per lo spionaggio e la sorveglianza, per armamenti spaziali negli ultimi decenni? Lenard ha probabilmente filmato alcune di queste armi spaziali, ma è pure possibile che certi ordigni siano non terrestri. Naturalmente le persone che potrebbero sapere tacciono.

Tutti i diritti su fotografie e filmati sono riservati.

13 dicembre 2007

La banca d'Inghilterra riduce i tassi, ma il panico aumenta...


Il 6 dicembre la Banca d'Inghilterra ha portato i tassi d'interesse dal 5,75 al 5,50 percento, come da tempo stavano aspettanto tutti coloro che credono che ridurre il costo del denaro possa resuscitare un sistema finanziario morto. I risultati sono stati però deludenti: i tassi del denaro sul mercato sono saliti e le borse sono calate. Sul quotidiano londinese Telegraph sono apparsi titoli come “I mercati temono che la banca abbia 'perso il controllo'”, “Il taglio dei tassi ... non riesce a dissipare i timori”, “un mercato del denaro fuori controllo”, “non basta un taglio dei tassi...”.
Sul Times l'esperto finanziario di turno sentenzia che gli inglesi dovrebbero seguire l'esempio della Fed e continuare a tagliare i tassi: “Il sistema bancario britannico è sull'orlo del tracollo e la catastrofe completa si evita soltanto con la più grande operazione di sostegno mai fornita ad un'impresa privata da qualsiasi governo in qualsiasi parte del mondo”. “La commissione per la politica monetaria della Banca d'Inghiterra impara presto che tutto ciò che può fare è buttare dalla finestra i libri di testo”, ha scritto Edmond Conway sul Daily Telegraph il 7 dicembre in un articolo che spiega che - almeno per il momento - le banche centrali “hanno perso il controllo sulla politica monetaria”. I mercati monetari fanno quello che vogliono e non quello che dice la Commissione, e “i mercati del credito sono rosi dalla paura”.
Dire che nella City di Londra regna il panico sarebbe un understatement. Inevitabilmente i guai finanziari ed economici in Inghilterra si manifestano in anticipo rispetto agli USA. Dalla metà d'agosto il totale degli assets denominati in sterline ha perso circa 500 mila miliardi di sterline, passando da 3.244 miliardi a 2.876 miliardi, come riferisce l'Office for National Statistics. Il volume dei prestiti sul mercato del sistema bancario era a 640 miliardi di sterline ad agosto e si è ridotto a 249 miliardi alla fine di settembre, mostrando come le banche inglesi siano state colpite più duramente di quelle americane, sebbene si voglia far credere che quello dei subprime sia un problema americano.
In Inghilterra c'è anche una fazione impegnata a staccare la spina al dollaro credendo così che questo si trasformi in un “vantaggio relativo” per il sistema britannico, quando tutto va a fondo. I paesi del Medio Oriente e dell'Asia dovrebbero recidere i propri legami con il dollaro, sfruttando l'attuale debolezza del biglietto verde, ha spiegato Gerard Lyons, capo economista della Standard Chartered, una delle banche storiche dell'Impero Britannico. In un commento sul Financial Times Lynos ha scritto che sebbene il recente vertice degli stati del Golfo a Doha non abbia risolto la questione monetaria, su questo fronte sta maturando una svolta epocale della politica mediorientale. Sebbene il mondo sia stato in grado di cavarsela di fronte alla caduta del dollaro grazie a condizioni economiche favorevoli, “adesso il dollaro è vulnerabile e il clima economico è più ostile”, gongola Lyons. I politici asiatici e mediorientali non possono perdere l'opportunità di allentare i rispettivi vincoli con il dollaro, né dovrebbe farlo il settore privato, conclude il portavoce della City di Londra.
Negli USA invece c'è chi comincia a rendersi conto che il sistema non può essere salvato. “Il sistema è un castello di carte ... e sta per venir giù”, ha scritto Steven Pearlstein sul Washington Post. Nonostante “lo scoppio della più grande bolla creditizia mai vista al mondo, fatevelo dire: non avete ancora visto niente”, scrive Perlstein. “Non si tratta semplicemente di una crisi dei mutui o dell'edilizia. I giganti finanziari hanno prodotto, cartolarizzato, quotato e assicurato i titoli emessi sui mutui, crediti immobiliari commerciali, crediti delle carte di credito e credito per le acquisizioni delle attività. È molto improbabile che, in questi settori, siano riuscite a fare meglio di ciò che hanno fatto con i mutui”.
Pearlstein tratta anche il ruolo dei CDO (Obbligazioni di debito collateralizzato) “in questo disastro che si sta ancora svolgendo” della creazione di bonds ad alto rating sulla base di spazzatura. “Si è trattato di una grande operazione di alchimia finanziaria che ha fruttato alle banche di Wall Street ed alle agenzie di rating miliardi di dollari. Vista la grande quantità di denaro preso a prestito nell'acquisto dei mutui originali, le tranches per i CDO e poi le tranches degli stessi CDO, l'intera operazione aveva un rapporto di indebitamento tale da far apparire dei rendimenti che, almeno sulla carta, erano decisamente allettanti”. Adesso l'intero “castello di carte”, sta per “venir giù, con gravi consegeunze non solo per le banche e gli investitori ma per l'economia nel suo complesso”.

fonte: movisol.org

11 dicembre 2007

Clementina e le penne all’insabbiata


Quando funziona, l’informazione aiuta tutti a vivere e a lavorare meglio. I cittadini, i politici, gli imprenditori, i magistrati. Tutti. Quando non funziona, tutto peggiora. Il peggioramento della politica e dell’impresa e di una parte della cittadinanza non sono una novità. Quella della magistratura, anche quella perbene, incorrotta, insomma la migliore, è invece una novità degli ultimi mesi. Escono sentenze sempre più strane, ma sempre nella stessa direzione: a favore del potere. Si pensi soltanto all’incredibile assoluzione di Berlusconi nel processo Sme-Ariosto, praticamente per aver commesso il fatto. Se l’informazione l’avesse raccontata per quella che era, mettendone alla berlina l’illogicità e l’impermeabilità ai fatti accertati, altri giudici si sarebbero ben guardati dal riprovarci. Ma l’informazione non ne ha proprio parlato. Così la scomparsa dei fatti, dalle pagine dei giornali e dai teleschermi, si trasferisce nelle sentenze. L’altro giorno i giudici di Roma, tanto per cambiare, hanno archiviato l’inchiesta – nata dal lavoro dei loro colleghi di Potenza – a carico di Fabrizio Corona per la presunta estorsione ai danni di Francesco Totti. Se l’informazione fosse una cosa seria, avrebbe ricordato che per Corona hanno chiesto il rinvio a giudizio per una decina di estorsioni le Procure di Torino e di Milano, mentre il reuccio dei paparazzi resta indagato a Potenza per associazione per delinquere. E per questo reato, non per il caso Totti, era stato arrestato. Invece quel sapientone di Francesco Merlo, che vive a Parigi e ammira molto Giuliano Ferrara, scrive su Repubblica che Corona, a causa del pm Woodcock, subì “una galera che non gli spettava” (Merlo ignora che gli arresti li dispongono i gip, non i pm), ragion per cui ora il Csm dovrebbe “riflettere in seduta pubblica su come la sofferenza della galera e l’abuso del diritto riescano a vestire di buon gusto anche il cattivo gusto”. Parole in libertà di un giornalista disinformato sui fatti, che non potranno non condizionare i magistrati (altro che le fiction sulla mafia!) quando dovranno pronunciarsi sulle altre accuse a Corona: se archivieranno, verranno elogiati dal Merlo di turno come “molto saggi”; se rinvieranno a giudizio o condanneranno, saranno complici dei pm manettari che abusano della galera per “vestire di buon gusto anche il cattivo gusto”.

Da Woodcock a Clementina Forleo. Per mesi e mesi l’informazione che conta, salvo rarissime eccezioni, ha avallato le balle assolute che i politici di destra e di sinistra coinvolti nello scandalo delle scalate han raccontato per tutta l’estate e l’autunno su quel gip che “abusa del suo potere”, “calunnia” D’Alema e Latorre, “usurpa il potere della Procura” accusandoli di “complicità nel disegno criminoso” dei furbetti quando i pm non li hanno nemmeno indagati dunque li ritengono innocenti, e via delirando. Solo pochi esperti, come Franco Cordero e Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, Michele Ainis sulla Stampa e Francesco Saverio Borrelli spiegarono l’assoluta correttezza dell’operato del gip in base alla demenziale (ora anche incostituzionale) legge Boato. Così ora le stesse bizzarrie si sono trasformate in un “capo di incolpazione” firmato dal Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, che ha avviato l’azione disciplinare contro la Forleo perché il Csm la sanzioni adeguatamente, oltre a esaminare (da lunedì) il suo eventuale trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, avendo osato andare addirittura in tv senza mai parlare dei suoi processi (il procuratore di Bari, invece, ha tenuto una conferenza stampa sull’arresto del padre dei bambini di Gravina, il procuratore di Arezzo ne ha tenuta un’altra sulla morte del tifoso della Lazio, ma nessuno ha ricordato loro che i magistrati non devono parlare dei loro processi, né tantomeno li ha proposti per il trasferimento). L’aspetto più stupefacente dell’azione intrapresa dal solerte Pg, sulla scia delle decine di iniziative assunte dai suoi predecessori contro l’intero pool di Milano, è che si basa su convincimenti errati e smentiti dai fatti che, però, sono diventati vulgata comune grazie alla disinfgormatija politico mediatica organizzata intorno allo scandalo delle scalate. Qualche esempio.

1) La Forleo avrebbe commesso una “negligenza grave e inescusabile” chiedendo alla Camera l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni del caso Unipol-Bnl non solo a carico di Giovanni Consorte, ma anche a carico di Massimo D’Alema e Nicola Latorre, sebbene “estranei al procedimento penale in quanto nessuna iniziativa era stata adottata dal pm” nei loro confronti. Ma il Pg forse non sa che il pm, cioè Francesco Greco, dichiarò subito che i politici non erano stati indagati in base alle intercettazioni perché la legge Boato impedisce di utilizzarle come prove finchè il Parlamento non ne abbia autorizzato l’uso. E il pm titolare dell’inchiesta, Luigi Orsi, aveva chiesto al Gip di chiedere il permesso al Parlamento per procedere non solo a carico dei furbetti (già indagati in base ad altri elementi di prova), ma anche nei confronti di “altri da identificare”: cioè gli interlocutori telefonici dei furbetti, cioè i parlamentari. Quindi il gip non è affatto andato al di là della richiesta della Procura, ma s’è limitato a recepirla e a inoltrarla al Parlamento, con le trascrizioni delle telefonate di cui si chiedeva il permesso all’uso e con una nota che spiegava la loro rilevanza penale anche a carico di due parlamentari. I quali appaiono – da quanto emerge dalle loro parole, non dalle congetture del giudice - “complici consapevoli del disegno criminoso”, cioè dell’aggiotaggio di Consorte & C.

2) Secondo il Pg, quello della Forleo su D’Alema e Latorre fu “un abnorme, non richiesto e ultroneo giudizio anticipato, espresso in termini perentori, fortemente connotati da accenti suggestivi e stigmatizzatorii”. Ma quella nota era “richiesta” dalla Procura e dalle legge, oltrechè da un dovere di lealtà nei confronti del Parlamento, che doveva ben sapere quale uso si sarebbe fatto delle telefonate, se autorizzate, e nei confronti di chi, e per quale reato. Il giudizio era tutt’altro che “abnorme”, ma perfettamente aderente alla realtà emersa dalle intercettazioni, come può desumere chiunque legga le parole di D’Alema e Latorre, che trafficano con Consorte, per procurargli le alleanze auspicate in vista dell’acquisizione occulta del 51% di Bnl (con Vito Bonsignore e Francesco Gaetano Caltagirone, entrambi soci di Bnl).

3) Scrive ancora sorprendentemente il Pg che la Forleo ha arrecato ai parlamentari, “arbitrariamente coinvolti, un ingiusto danno… con espressioni che hanno leso i diritti personali (la reputazione, il prestigio, l’immagine) di uomini politici”. Ma i parlamentari in questione si sono coinvolti da soli, partecipando attivamente a una scalata occulta e illegale, in pessima compagnia, e poi mentendo spudoratamente quando hanno negato di aver fatto nient’altro che un semplice, innocuo “tifo” per Unipol. E sono gli stessi parlamentari ad avere pregiudicato la propria reputazione, prestigio e immagine mettendosi in combutta con personaggi del calibro di Consorte, Sacchetti, Bonsignore, Caltagirone, alleati di altre preclare figure come Gnutti, Fiorani, Ricucci, Coppola, tre dei quali poi finiti in galera. Che doveva fare, il gip? Scrivere che quelle telefonate di grande rilevanza penale non avevano rilevanza penale solo per evitare di offendere i politici che le avevano fatte? Se lo specchio riflette una brutta faccia, la colpa è del titolare della faccia medesima, non dello specchio. Che queste cose fingano di non capirle i politici interessati, è comprensibile. Fanno propaganda e sollevano polveroni per nascondere le proprie vergogne. Ma che non lo capisca un alto magistrato come il Pg Delli Piscoli, è davvero allarmante.

4) Clementina Forleo, a suo avviso, va pure punita perché un giorno, avendo visto due poliziotti che pestavano un immigrato reo di non aver pagato il biglietto sulla metropolitana, intervenne a farli smettere gridando “è ora di finirla”, salvando il malcapitato dal pestaggio e poi dichiarando ai giornali che i due agenti “l’hanno sbattuto brutalmente per terra”. Che c’è che non va? Così facendo, secondo il Pg, la Forleo “dapprima offendeva l’onore e il decoro degli agenti” e addirittura “la reputazione dell’intero corpo di Polizia dello Stato”, venendo così meno “ai doveri di correttezza e di equilibrio”. Ecco: doveva lasciare che i due completassero l’opera, e magari venissero promossi dirigenti della Polizia o dei servizi segreti, come i loro colleghi del G8 di Genova. Peccato che il magistrato abbia l’obbligo di denunciare i reati di cui è a conoscenza e, se può, di impedire che vengano commessi. Sembra una macabra barzelletta, ma è anche per aver salvato un magrebino da un pestaggio che Clementina Forleo rischia di essere punita dal Csm (lo stesso Csm che ha reintegrato in Cassazione Corrado Carnevale, quello che cassava le condanne dei mafiosi perché mancava un timbro, che riceveva gli avvocati dei mafiosi in casa sua prima delle camere di consiglio, che insultava Falcone e Borsellino anche appena morti ammazzati). Il fatto che si stesse occupando anche dei possibili reati di Massimo D’Alema è puramente casuale.
M.Travaglio