16 ottobre 2010

Denaro finito (da un pezzo).





http://comitatoscuolapubblica.files.wordpress.com/2010/02/soldi-finiti.jpg

Altro che summit, comunicati, e ire nella Maggioranza. Casse vuote, spesa in ascesa. Il resto è fuffa e comunicati ridicoli


Il discorso è di una chiarezza disarmante: non ci sono soldi. Inutile che la Gelmini faccia la stizzita (slitta la sua sedicente riforma) che ci si straccino le vesti all'interno del governo, che vengano fatti ridicoli summit estemporanei tra Berlusconi e Tremonti. Al massimo, in un incontro del genere, si può abbozzare una strategia non tanto per trovare denaro, quanto per trovare il modo di nascondere all'opinione pubblica - anzi, all'opinione popolare - la realtà. Cosa comune, del resto, ultimamente.

Realtà che è la seguente: il debito pubblico italiano cresce e le entrate sono in calo. Sembra di leggere i dati e i trend della Grecia, eppure siamo da noi. Ma la dinamica è quasi la stessa. Inutile sperare nei sacrifici degli italiani per ripianare un debito pubblico in forte, costante e sistemica ascesa nel momento in cui nel nostro paese lavoro e salari scarseggiano e dunque anche gli ingressi delle entrate tributarie. Non solo "la festa è finita", ma è il metodo proprio a non poter funzionare.

Dunque tagli, of course. Che già ci sono, pesanti, nell'istruzione, nella sanità e in tutti gli altri servizi. E che ci saranno sempre di più. Per un motivo semplice - che i lettori del Ribelle hanno messo a fuoco da tempo: questa non è una crisi interna al sistema, ma una crisi del sistema stesso. La cura non può essere variando alcune regole interne - con il classico, e comunque mai messo in pratica, riformismo - quanto quello di cambiare proprio paradigma. Di vita ancora prima che economico.

Se dobbiamo andare a Milano e abbiamo il serbatoio mezzo vuoto, non si può partire comunque e sperare di arrivarci in qualche modo, magari consumando meno. Si deve proprio cambiare mezzo e sistema di propulsione, altrimenti non arriveremo mai. Elementare, Watson.

Tanto elementare da non essere preso in considerazione, perché farlo imporrebbe di ripensare il tutto. Troppo, per una classe politica italiana che in primo luogo è ininfluente riguardo quanto accade a livello sistemico, in secondo luogo è inadeguata a pensare qualsivoglia visione del mondo. Figuariamoci a metterla in atto.

L'aggravante, oltre la situazione attuale, è che se passeranno le regole Ue che vogliono rigidi limiti al rapporto deficit/pil (3%) e alla riduzione del debito pubblico (non oltre il 60%) la cifra annuale - ogni anno fino a obiettivo raggiunto - che il governo italiano dovrà rastrellare per rispettare i parametri è nulla rispetto a quanto fatto da ogni singola Finanziaria. Se così sarà - e sarà: le agenzie di rating e gli speculatori sono già pronti con la bava alla bocca - le misure prese sino a qui in Italia, le una tantum più varie & avariate, sono nulla in confronto a ciò che ci aspetta. Con tutto quello che ne consegue.

E beninteso, nessun governo, nessun politico tra quelli attuali appare in grado di poter offrire una soluzione. Altro che elezioni anticipate: il cerino, in altre parole, brucia.

Una delle cose che ogni cittadino può - e deve - fare tanto per iniziare, è prendere coscienza reale della situazione. Ed evitare nella maniera più assoluta di credere a chi continua imperterrito, malgrado l'evidenza, a sostenere improbabili uscite dalla crisi...
di Valerio Lo Monaco

14 ottobre 2010

I cacciabombardieri italiani già attaccano. Ma non è “guerra”






http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSpb6sXwLe4vrUJPnPffarKWiAdOfm4diL4QH7oqV277lFCDKA&t=1&usg=__EROLoi0ZGb1_j9HDCObSaEPjP3Y=

«In Afghanistan non stiamo facendo nessuna guerra», assicura Piero Fassino, responsabile esteri del Pd (il manifesto, 10 ottobre). Quindi ritiene giusto che il Parlamento valuti il livello di sicurezza dei nostri soldati, mandati là a «difendere le popolazioni civili», spianando così la strada alla proposta del ministro La Russa di armare di bombe i caccia Amx. «Un esercito che porta la pace», spiega Fassino, «spara per secondo e lo fa solo se attaccato». È in base allo stesso criterio che il governo ha autorizzato i piloti degli Amx a usare il cannone di bordo se vengono attaccati, quando vanno all'attacco in supporto delle forze terrestri, indicando gli obiettivi da colpire. Il cannone di bordo è, in Afghanistan, più efficace delle stesse bombe per colpire gruppi di combattenti (o presunti tali) che si muovono a piedi o con veicoli leggeri. I caccia Amx sono armati del cannone M-61 A1 Vulcan della statunitense General Electric: un'arma a 6 canne rotanti con calibro da 20 mm, in grado di sparare fino a 6mila colpi al minuto. Con proiettili di vario tipo: incendiari ad alto esplosivo che, combinando i due effetti, uccidono nel raggio di alcuni metri dal punto d'impatto; penetranti e incendiari che, usati contro camion e veicoli corazzati leggeri, forano la lamiera e dentro esplodono la carica incendiaria. Sicuramente i piloti degli Amx, che hanno già effettuato centinaia di missioni in Afghanistan per oltre 1.500 ore di volo, usano il cannone di bordo, cosa che sono autorizzati a fare. Basta che sparino per secondi.
Nella guerra contro la Jugoslavia, nel 1999, invece spararono e bombardarono per primi. I caccia italiani Amx Ghibli, nel loro «battesimo del fuoco», effettuarono dalla base di Amendola ben 652 sortite per un totale di 667 ore, lanciando centinaia di bombe statunitensi Mk.82 da 500 libbre e Opher israeliane con guida a raggi infrarossi. Fassino assicura che, come in Afghanistan, «nei Balcani non siamo andati a fare la guerra ma a difendere le popolazioni civili». Lo contraddice però D'Alema che, in visita alla base di Amendola in veste di presidente del consiglio, dichiarò il 10 giugno 1999: «Per numero di aerei siamo stati secondi solo agli Usa, l'Italia è un grande paese e non ci si deve stupire dell'impegno dimostrato in questa guerra».

Dieci anni dopo, sotto il governo Berlusconi, i piloti degli Amx sono stati inviati negli Usa, nella base aerea Nellis (Nevada), ad addestrarsi per la nuova guerra prima dell' invio in Afghanistan. Dieci caccia Amx, con un personale di 180 militari, hanno partecipato nell'agosto-settembre 2009 a due esercitazioni, Green Flag e Red Flag. I piloti si sono addestrati in missioni d'attacco e di bombardamento, insieme alla U.S. Air Force. Sono quindi preparati a operare in Afghanistan sotto comando Usa, nel quadro di quello che Fassino definisce «un esercito che porta la pace».

Rovesciando i ruoli, è un generale (v. sopra l'intervista al gen. fabio Mini) a dire come stanno le cose. «Per avere nuove bombe e armi stanno speculando sui soldati morti». Il vero scopo è dimostrare che gli aerei da combattimento servono, così da trovare i soldi per l'acquisizione dei caccia statunitensi F-35. Che, garantisce Fassino, spareranno per secondi, solo se attaccati.

di Manlio Dinucci

13 ottobre 2010

Acqua in bottiglia? No, grazie.

L'acqua potabile che esce dal rubinetto di casa è sottoposta a controlli costanti e in molti casi si rivela di qualità superiore rispetto a quella in bottiglia. Ciononostante il 'belpaese' continua ad essere il maggior produttore al mondo di acqua in bottiglia, e gli italiani i suoi maggiori consumatori, con una spesa annua per famiglia che si aggira attorno ai 300 euro.


acqua rubinetto
Si calcola che una famiglia media italiana spenda circa 300 euro l'anno in acqua minerale. Un quarto di questa cifra sarebbe sufficiente a realizzare tutti i lavori di riparazione e ammodernamento di cui necessita la rete idrica

Ci sono storie che a raccontarle quasi non ci si crede. Sentite questa. È la storia di un paese ricchissimo d'acqua, uno dei più ricchi al mondo. Ci sono fiumi e torrenti, laghi e ghiacciai, falde sotterranee immense che gettano fuori zampilli di acqua cristallina. Questo paese, pensate un po', è stato anche il primo in cui si costruirono acquedotti monumentali che dai monti portavano l'acqua nelle piazze delle città.

Da anni l'acqua arriva nelle case dei cittadini. Qui, la qualità dell'acqua potabile è ottima, ed il suo prezzo, data la grande disponibilità, piuttosto modesto. Ecco, stenterete a crederci, ma questo paese è il più grande consumatore mondiale di acqua in bottiglia. Proprio così, il 98 per cento dei suoi abitanti – quasi tutti insomma – compra abitualmente acqua in bottiglia.

Quest'acqua viene prelevata alla sorgente da imprese private che, nonostante si stiano appropriando di un bene pubblico – le acque sotterranee sono demaniali – non pagano canoni di imbottigliamento, o ne pagano di irrisori. Dopodiché rivendono a prezzi altissimi ai cittadini quella stessa acqua che apparterrebbe loro di diritto.

Il paese in cui è ambientata questa storia è ovviamente l'Italia. Il perché di questo consumo smisurato è presto detto. Si riassume in qualche cifra ed una parola. Le cifre sono i 3,5 miliardi di euro di giro d'affari annuo, le oltre 300 marche, i circa 400 milioni investiti ogni anno in pubblicità. La parola, neanche a dirlo, è proprio quest'ultima: pubblicità.

C'è un bel video che spiega chiaramente come funziona il meccanismo pubblicitario applicato al mercato dell'acqua minerale.

Si tratta di un mercato che ruota attorno ad un bisogno indotto, nel quale la domanda deve sempre essere tenuta alta attraverso una opera pubblicitaria incessante e martellante. Come ebbe a dichiarare un ex-presidente della Perrier, una società produttrice di acqua del gruppo Nestlè, "tutto quello che si deve fare è portare l'acqua in superficie e poi venderla ad un prezzo maggiore del vino, del latte o anche del petrolio".

La pubblicità fa leva sulla sfera più istintiva e irrazionale della mente umana, dunque è difficile da contrastare con un ragionamento razionale. Ci proveremo comunque, sfatando alcuni miti e luoghi comuni e smascherando qualche inganno.

acqua in bottiglia
L'Italia è il maggior produttore d'acqua in bottiglia e noi i maggiori consumatori

Partiamo con la qualità dell'acqua, un argomento sul quale le pubblicità delle acque in bottiglia insistono molto. L'ultimo rapporto di Legambiente, realizzato in collaborazione con Federutility (la federazione delle aziende di servizi pubblici locali che operano nel settore idrico), testimonia come l'acqua che esce dai rubinetti italiani sia molto più controllata, e di qualità spesso superiore, rispetto all'acqua in bottiglia. Secondo i dati del marzo 2010 sono 250mila le analisi effettuate in un anno sull'acqua potabile nella città di Roma, altrettante in Puglia e 350mila in Provincia di Milano.

Inoltre alle acque minerali è consentito di contenere sostanze come l'arsenico, il sodio, il cadmio, in quantità superiori a quelle permesse per l'acqua potabile. Mentre non è permesso all'acqua potabile di avere più di 10µg/l (microgrammi per litro) di arsenico, la maggior parte delle acque minerali contengono 40/50µg/l di arsenico e non hanno neppure l'obbligo di dichiararlo sulle etichette.

E che dire poi dell'inquinamento? L'acqua del rubinetto non produce nessun tipo di rifiuto ed è, per così dire, a chilometro zero. Quella in bottiglia? Si calcola che per la sola produzione siano necessari 350mila tonnellate di pet (polietilene tereftalato) all'anno, il che significa 665 mila tonnellate di petrolio e l'emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di Co2 equivalente. Senza contare la fase del trasporto, che in più dell'80 per cento dei casi avviene su gomma, e dello smaltimento, che vede la raccolta differenziata delle bottiglie attestarsi attorno ad un terzo del totale, mentre i restanti due terzi finiscono negli inceneritori.

E arriviamo all'aspetto più clamoroso: il prezzo. Il costo di un litro di acqua minerale in bottiglia supera fra le duecento e le mille volte quello di un litro di acqua potabile. Sarebbe come se fossimo disposti a pagare 10mila euro un piatto di pasta al ristorante, 3mila un panino, 2mila un chilo di patate. Probabilmente prenderemmo per pazzo chi tentasse di venderci una manciata di zucchine per qualche migliaia di euro; eppure continuiamo a comprare l'acqua in bottiglia.

Si calcola che una famiglia media italiana spenda circa 300 euro l'anno in acqua minerale. Un quarto di questa cifra sarebbe sufficiente a realizzare tutti i lavori di riparazione e ammodernamento di cui necessita la rete idrica italiana.

di Andrea Degl'Innocenti

16 ottobre 2010

Denaro finito (da un pezzo).





http://comitatoscuolapubblica.files.wordpress.com/2010/02/soldi-finiti.jpg

Altro che summit, comunicati, e ire nella Maggioranza. Casse vuote, spesa in ascesa. Il resto è fuffa e comunicati ridicoli


Il discorso è di una chiarezza disarmante: non ci sono soldi. Inutile che la Gelmini faccia la stizzita (slitta la sua sedicente riforma) che ci si straccino le vesti all'interno del governo, che vengano fatti ridicoli summit estemporanei tra Berlusconi e Tremonti. Al massimo, in un incontro del genere, si può abbozzare una strategia non tanto per trovare denaro, quanto per trovare il modo di nascondere all'opinione pubblica - anzi, all'opinione popolare - la realtà. Cosa comune, del resto, ultimamente.

Realtà che è la seguente: il debito pubblico italiano cresce e le entrate sono in calo. Sembra di leggere i dati e i trend della Grecia, eppure siamo da noi. Ma la dinamica è quasi la stessa. Inutile sperare nei sacrifici degli italiani per ripianare un debito pubblico in forte, costante e sistemica ascesa nel momento in cui nel nostro paese lavoro e salari scarseggiano e dunque anche gli ingressi delle entrate tributarie. Non solo "la festa è finita", ma è il metodo proprio a non poter funzionare.

Dunque tagli, of course. Che già ci sono, pesanti, nell'istruzione, nella sanità e in tutti gli altri servizi. E che ci saranno sempre di più. Per un motivo semplice - che i lettori del Ribelle hanno messo a fuoco da tempo: questa non è una crisi interna al sistema, ma una crisi del sistema stesso. La cura non può essere variando alcune regole interne - con il classico, e comunque mai messo in pratica, riformismo - quanto quello di cambiare proprio paradigma. Di vita ancora prima che economico.

Se dobbiamo andare a Milano e abbiamo il serbatoio mezzo vuoto, non si può partire comunque e sperare di arrivarci in qualche modo, magari consumando meno. Si deve proprio cambiare mezzo e sistema di propulsione, altrimenti non arriveremo mai. Elementare, Watson.

Tanto elementare da non essere preso in considerazione, perché farlo imporrebbe di ripensare il tutto. Troppo, per una classe politica italiana che in primo luogo è ininfluente riguardo quanto accade a livello sistemico, in secondo luogo è inadeguata a pensare qualsivoglia visione del mondo. Figuariamoci a metterla in atto.

L'aggravante, oltre la situazione attuale, è che se passeranno le regole Ue che vogliono rigidi limiti al rapporto deficit/pil (3%) e alla riduzione del debito pubblico (non oltre il 60%) la cifra annuale - ogni anno fino a obiettivo raggiunto - che il governo italiano dovrà rastrellare per rispettare i parametri è nulla rispetto a quanto fatto da ogni singola Finanziaria. Se così sarà - e sarà: le agenzie di rating e gli speculatori sono già pronti con la bava alla bocca - le misure prese sino a qui in Italia, le una tantum più varie & avariate, sono nulla in confronto a ciò che ci aspetta. Con tutto quello che ne consegue.

E beninteso, nessun governo, nessun politico tra quelli attuali appare in grado di poter offrire una soluzione. Altro che elezioni anticipate: il cerino, in altre parole, brucia.

Una delle cose che ogni cittadino può - e deve - fare tanto per iniziare, è prendere coscienza reale della situazione. Ed evitare nella maniera più assoluta di credere a chi continua imperterrito, malgrado l'evidenza, a sostenere improbabili uscite dalla crisi...
di Valerio Lo Monaco

14 ottobre 2010

I cacciabombardieri italiani già attaccano. Ma non è “guerra”






http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSpb6sXwLe4vrUJPnPffarKWiAdOfm4diL4QH7oqV277lFCDKA&t=1&usg=__EROLoi0ZGb1_j9HDCObSaEPjP3Y=

«In Afghanistan non stiamo facendo nessuna guerra», assicura Piero Fassino, responsabile esteri del Pd (il manifesto, 10 ottobre). Quindi ritiene giusto che il Parlamento valuti il livello di sicurezza dei nostri soldati, mandati là a «difendere le popolazioni civili», spianando così la strada alla proposta del ministro La Russa di armare di bombe i caccia Amx. «Un esercito che porta la pace», spiega Fassino, «spara per secondo e lo fa solo se attaccato». È in base allo stesso criterio che il governo ha autorizzato i piloti degli Amx a usare il cannone di bordo se vengono attaccati, quando vanno all'attacco in supporto delle forze terrestri, indicando gli obiettivi da colpire. Il cannone di bordo è, in Afghanistan, più efficace delle stesse bombe per colpire gruppi di combattenti (o presunti tali) che si muovono a piedi o con veicoli leggeri. I caccia Amx sono armati del cannone M-61 A1 Vulcan della statunitense General Electric: un'arma a 6 canne rotanti con calibro da 20 mm, in grado di sparare fino a 6mila colpi al minuto. Con proiettili di vario tipo: incendiari ad alto esplosivo che, combinando i due effetti, uccidono nel raggio di alcuni metri dal punto d'impatto; penetranti e incendiari che, usati contro camion e veicoli corazzati leggeri, forano la lamiera e dentro esplodono la carica incendiaria. Sicuramente i piloti degli Amx, che hanno già effettuato centinaia di missioni in Afghanistan per oltre 1.500 ore di volo, usano il cannone di bordo, cosa che sono autorizzati a fare. Basta che sparino per secondi.
Nella guerra contro la Jugoslavia, nel 1999, invece spararono e bombardarono per primi. I caccia italiani Amx Ghibli, nel loro «battesimo del fuoco», effettuarono dalla base di Amendola ben 652 sortite per un totale di 667 ore, lanciando centinaia di bombe statunitensi Mk.82 da 500 libbre e Opher israeliane con guida a raggi infrarossi. Fassino assicura che, come in Afghanistan, «nei Balcani non siamo andati a fare la guerra ma a difendere le popolazioni civili». Lo contraddice però D'Alema che, in visita alla base di Amendola in veste di presidente del consiglio, dichiarò il 10 giugno 1999: «Per numero di aerei siamo stati secondi solo agli Usa, l'Italia è un grande paese e non ci si deve stupire dell'impegno dimostrato in questa guerra».

Dieci anni dopo, sotto il governo Berlusconi, i piloti degli Amx sono stati inviati negli Usa, nella base aerea Nellis (Nevada), ad addestrarsi per la nuova guerra prima dell' invio in Afghanistan. Dieci caccia Amx, con un personale di 180 militari, hanno partecipato nell'agosto-settembre 2009 a due esercitazioni, Green Flag e Red Flag. I piloti si sono addestrati in missioni d'attacco e di bombardamento, insieme alla U.S. Air Force. Sono quindi preparati a operare in Afghanistan sotto comando Usa, nel quadro di quello che Fassino definisce «un esercito che porta la pace».

Rovesciando i ruoli, è un generale (v. sopra l'intervista al gen. fabio Mini) a dire come stanno le cose. «Per avere nuove bombe e armi stanno speculando sui soldati morti». Il vero scopo è dimostrare che gli aerei da combattimento servono, così da trovare i soldi per l'acquisizione dei caccia statunitensi F-35. Che, garantisce Fassino, spareranno per secondi, solo se attaccati.

di Manlio Dinucci

13 ottobre 2010

Acqua in bottiglia? No, grazie.

L'acqua potabile che esce dal rubinetto di casa è sottoposta a controlli costanti e in molti casi si rivela di qualità superiore rispetto a quella in bottiglia. Ciononostante il 'belpaese' continua ad essere il maggior produttore al mondo di acqua in bottiglia, e gli italiani i suoi maggiori consumatori, con una spesa annua per famiglia che si aggira attorno ai 300 euro.


acqua rubinetto
Si calcola che una famiglia media italiana spenda circa 300 euro l'anno in acqua minerale. Un quarto di questa cifra sarebbe sufficiente a realizzare tutti i lavori di riparazione e ammodernamento di cui necessita la rete idrica

Ci sono storie che a raccontarle quasi non ci si crede. Sentite questa. È la storia di un paese ricchissimo d'acqua, uno dei più ricchi al mondo. Ci sono fiumi e torrenti, laghi e ghiacciai, falde sotterranee immense che gettano fuori zampilli di acqua cristallina. Questo paese, pensate un po', è stato anche il primo in cui si costruirono acquedotti monumentali che dai monti portavano l'acqua nelle piazze delle città.

Da anni l'acqua arriva nelle case dei cittadini. Qui, la qualità dell'acqua potabile è ottima, ed il suo prezzo, data la grande disponibilità, piuttosto modesto. Ecco, stenterete a crederci, ma questo paese è il più grande consumatore mondiale di acqua in bottiglia. Proprio così, il 98 per cento dei suoi abitanti – quasi tutti insomma – compra abitualmente acqua in bottiglia.

Quest'acqua viene prelevata alla sorgente da imprese private che, nonostante si stiano appropriando di un bene pubblico – le acque sotterranee sono demaniali – non pagano canoni di imbottigliamento, o ne pagano di irrisori. Dopodiché rivendono a prezzi altissimi ai cittadini quella stessa acqua che apparterrebbe loro di diritto.

Il paese in cui è ambientata questa storia è ovviamente l'Italia. Il perché di questo consumo smisurato è presto detto. Si riassume in qualche cifra ed una parola. Le cifre sono i 3,5 miliardi di euro di giro d'affari annuo, le oltre 300 marche, i circa 400 milioni investiti ogni anno in pubblicità. La parola, neanche a dirlo, è proprio quest'ultima: pubblicità.

C'è un bel video che spiega chiaramente come funziona il meccanismo pubblicitario applicato al mercato dell'acqua minerale.

Si tratta di un mercato che ruota attorno ad un bisogno indotto, nel quale la domanda deve sempre essere tenuta alta attraverso una opera pubblicitaria incessante e martellante. Come ebbe a dichiarare un ex-presidente della Perrier, una società produttrice di acqua del gruppo Nestlè, "tutto quello che si deve fare è portare l'acqua in superficie e poi venderla ad un prezzo maggiore del vino, del latte o anche del petrolio".

La pubblicità fa leva sulla sfera più istintiva e irrazionale della mente umana, dunque è difficile da contrastare con un ragionamento razionale. Ci proveremo comunque, sfatando alcuni miti e luoghi comuni e smascherando qualche inganno.

acqua in bottiglia
L'Italia è il maggior produttore d'acqua in bottiglia e noi i maggiori consumatori

Partiamo con la qualità dell'acqua, un argomento sul quale le pubblicità delle acque in bottiglia insistono molto. L'ultimo rapporto di Legambiente, realizzato in collaborazione con Federutility (la federazione delle aziende di servizi pubblici locali che operano nel settore idrico), testimonia come l'acqua che esce dai rubinetti italiani sia molto più controllata, e di qualità spesso superiore, rispetto all'acqua in bottiglia. Secondo i dati del marzo 2010 sono 250mila le analisi effettuate in un anno sull'acqua potabile nella città di Roma, altrettante in Puglia e 350mila in Provincia di Milano.

Inoltre alle acque minerali è consentito di contenere sostanze come l'arsenico, il sodio, il cadmio, in quantità superiori a quelle permesse per l'acqua potabile. Mentre non è permesso all'acqua potabile di avere più di 10µg/l (microgrammi per litro) di arsenico, la maggior parte delle acque minerali contengono 40/50µg/l di arsenico e non hanno neppure l'obbligo di dichiararlo sulle etichette.

E che dire poi dell'inquinamento? L'acqua del rubinetto non produce nessun tipo di rifiuto ed è, per così dire, a chilometro zero. Quella in bottiglia? Si calcola che per la sola produzione siano necessari 350mila tonnellate di pet (polietilene tereftalato) all'anno, il che significa 665 mila tonnellate di petrolio e l'emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di Co2 equivalente. Senza contare la fase del trasporto, che in più dell'80 per cento dei casi avviene su gomma, e dello smaltimento, che vede la raccolta differenziata delle bottiglie attestarsi attorno ad un terzo del totale, mentre i restanti due terzi finiscono negli inceneritori.

E arriviamo all'aspetto più clamoroso: il prezzo. Il costo di un litro di acqua minerale in bottiglia supera fra le duecento e le mille volte quello di un litro di acqua potabile. Sarebbe come se fossimo disposti a pagare 10mila euro un piatto di pasta al ristorante, 3mila un panino, 2mila un chilo di patate. Probabilmente prenderemmo per pazzo chi tentasse di venderci una manciata di zucchine per qualche migliaia di euro; eppure continuiamo a comprare l'acqua in bottiglia.

Si calcola che una famiglia media italiana spenda circa 300 euro l'anno in acqua minerale. Un quarto di questa cifra sarebbe sufficiente a realizzare tutti i lavori di riparazione e ammodernamento di cui necessita la rete idrica italiana.

di Andrea Degl'Innocenti