03 settembre 2011

Zygmunt Bauman: il muro israeliano a Gerusalemme come quello del ghetto di Varsavia


Com'è malmessa, la Terra Promessa. E bellicosa. E senza pace, perché timorosa della pace. E quanto specula sulla Shoah. E quel muro che divide Israele e la Cisgiordania, poi: roba da nazisti, altroché, niente da invidiare alla muraglia che chiuse il Ghetto di Varsavia... Quante volte li avete sentiti, questi argomenti? Cose già dette, già lette. Già proclamate, già contestate. Così ripetute che nemmeno ci finiscono più, sui giornali israeliani, quando arrivano da chi se l'aspettano.
Diverso, però, se a dirle è Zygmunt Bauman, uno dei più grandi sociologi viventi, ebreo di Poznan che da bimbo visse le persecuzioni hitleriane e da adulto le purghe comuniste, che trovò rifugio a Tel Aviv per preferire poi l'Inghilterra. E che in un'intervista a un settimanale polacco, Politika, ha rovesciato sui politici di Gerusalemme la più urticante delle accuse: di fare ai palestinesi quel che fecero le Ss. «Parole inaccettabili — ha protestato formalmente il governo Netanyahu, in una lettera al giornale del suo ambasciatore in Polonia —. Sgradevoli, ingiuste e senza alcuna base di verità».
Il muro di Betlemme come il muro di Varsavia: si può paragonare l'orribile barriera antiterrorismo all'orrore che fece morire mezzo milione d'ebrei? Bauman, premio Adorno, critico dei totalitarismi e del negazionismo, a 85 anni si permette di rompere il tabù: «Israele sta traendo vantaggio dall'Olocausto per legittimare azioni inconcepibili». Pugno, ergo sum: combatto, quindi esisto? Bauman ne è stracerto: «I politici israeliani sono terrorizzati dalla pace. Tremano, col terrore della possibilità d'una pace. Perché senza guerra e senza una mobilitazione generale, non sanno come vivere. Israele non vede come un male i missili che cadono sulle cittadine lungo i confini. Al contrario: i politici sarebbero preoccupati, perfino allarmati, se non piovesse questo fuoco». E ancora, citando un suo articolo pubblicato su Haaretz, lo stesso giornale israeliano che giorni fa ha ospitato lo scrittore Günter Grass e il suo parallelo fra le vittime della Shoah e le vittime tedesche della Seconda guerra mondiale: «Sono preoccupato — dice il sociologo polacco — del fatto che gl'israeliani più giovani crescano nella convinzione che lo stato di guerra e l'allerta militare siano naturali e inevitabili».
Vite di scarto: sulle opinioni di Bauman, l'opinione pubblica israeliana ha meno certezze della classe politica. Basta leggere i commenti Web all'intervista: «Sono d'accordo, questa destra ci porta alla rovina», scrive Linda, ebrea newyorkese; «è come paragonare le mele alle arance», è perplesso Bobin, di Tel Aviv; «dategli una casa gratis a Sderot — boccia Moshe — e vada là a prendersi i missili da Gaza». Il dibattito finisce anche in tv: un po' perché è di questi giorni la storia delle scuole francesi che cancellano la Shoah dai libri di testo, e questi veleni qui fanno sempre impressione; un po' perché Bauman, atteso da oggi a Sarzana per la sua lectio al Festival della Mente, è molto conosciuto (per tre anni insegnò all'università, i suoi libri sono tradotti in ebraico) e ha posizioni che a molti ricordano un'altra bestia nera della destra, lo storico israeliano Ilan Pappé.
«Io ammiro molto il professor Bauman e la sua storia — dice al Corriere l'ambasciatore israeliano a Varsavia, Zvi Rav-Ner, 61 anni, origini polacche —. Lui è stato un esempio: dovette andarsene dalla Polonia nel '68, per i pogrom contro gli ebrei. Perciò siamo molto stupiti che abbia detto cose d'un odio così cieco. Dal '71, il professore è tornato in Israele solo tre volte: forse non sa bene che oggi è uno Stato democratico, dov'è ammessa qualsiasi critica, anche la più aspra. Ma dove queste parole sono considerate da antisemita. Le stesse che dicevano i comunisti polacchi dopo la guerra dei Sei giorni: quelli che cacciarono Bauman».

di Francesco Battistini

02 settembre 2011

L'UE sceglie l'iperinflazione ma la Germania potrebbe ribaltarsi


Come in una tragedia shakespeariana, l'uragano Irene che ha colpito New York sembrava premonitore di ben più gravi sciagure. Mentre l'economia fisica si arresta in tutto il mondo, la situazione del sistema finanziario globale è peggio che nel 2008, alla vigilia della bancarotta di Lehman. Il sistema finanziario è oggi insolvente come allora, con la differenza che i governi hanno esaurito i margini di indebitamento per nuovi salvataggi sistemici. Rimane solo la liquidità (iper)inflazionistica delle banche centrali. A Jackson Hole, Ben Bernanke ha dichiarato di essere pronto ad attivare il ciclostile. La Fed puntella già la BCE con una linea swap illimitata, per interventi di emergenza sul sistema bancario dell'Eurozona in attesa che il "Mostro del Lussemburgo", e cioè il fondo salva-banche EFSF, entri in azione.

L'EFSF è uno "special vehicle" che, secondo le decisioni del vertice UE del 21 luglio, dovrebbe diventare una gigantesca "bad bank" che acquista titoli spazzatura dalle banche, pagandoli in parte con debiti statali e in futuro con liquidità creata ad hoc. Su di esso, tuttavia, pende la spada di Damocle della sentenza costituzionale attesa in Germania per il 7 settembre.

Alla vigilia di quella data, è scoppiato un furibondo scontro politico in Germania, che ha visto scendere in campo la Bundesbank e lo stesso Presidente tedesco Christian Wulff. Nel suo rapporto mensile, la Bundesbank nota che le decisioni prese al vertice UE del 21 luglio minacciano di "indebolire la struttura istituzionale dell'Unione Economica e Monetaria". La tendenza all'indebitamento aumenterà tra gli stati dell'UME e la politica monetaria comune sarà esposta a maggiori pressioni per un atteggiamento lassista. Le decisioni prese "trasferiscono rischi più ampi a quei paesi che forniscono aiuto e ai loro contribuenti, e rappresentano un grande passo verso la concentrazione di rischi nel caso di finanze pubbliche dissestate e aberrazioni economiche in certi stati membri".

La Bundesbank ammonisce: "Se non ci saranno fondamentali cambiamenti di regime con un ampio abbandono della sovranità fiscale nazionale, è cruciale che la regola del 'no bailout' contenuta nei trattati e la relativa disciplina di mercato non siano completamente rimosse ma piuttosto rafforzate".

Il Daily Telegraph ha giustamente notato la somiglianza tra le formulazioni del rapporto della Bundesbank e gli argomenti giuridici usati nei ricorsi costituzionali dai cinque Professori e dal parlamentare Peter Gauweiler. La Corte ha ora una formidabile pezza d'appoggio, nel caso volesse accogliere le ragioni dei ricorrenti.

Inaugurando una conferenza di economisti a Landau il 24 agosto, Wulff ha sparato a zero contro i governi dell'UE per aver autorizzato la BCE a violare il proprio mandato acquistando titoli di stato sul mercato secondario in grande stile. Ciò è "giuridicamente discutibile".

Quello stesso giorno, è stata rivelata l'esistenza di un rapporto segreto del ministro del Tesoro Wolfgang Schaeuble su come scavalcare il parlamento per trasformare in legge le decisioni del 21 luglio. Secondo il rapporto, il Bundestag dovrebbe concedere all'EFSF una procura generale per tutte le azioni necessarie a salvare non solo l'Euro ma anche, direttamente, le banche. Il parlamento tedesco non potrà mettere bocca sull'uso dei fondi (che tra poco saranno quasi raddoppiati) del veicolo speciale del Lussemburgo. La notizia ha suscitato un vespaio, costringendo il ministero a giustificarsi dicendo che lo scritto non era che una spiegazione delle direttive di Bruxelles, stilato per alcuni parlamentari. Ma se è così, si tratta di direttive che valgono per tutti gli stati dell'UE, compresa l'Italia. I parlamenti, i partiti e l'opinione pubblica dovrebbero allertarsi.

Benché il capogruppo CDU/CSU Norbert Lammert abbia espresso indignazione per il contenuto e la forma del promemoria di Schaeuble, rivendicando al parlamento la sovranità sulle decisioni di bilancio e dicendosi fiducioso che questa prerogativa sarà confermata dalla sentenza costituzionale attesa per il 7 settembre, non è garantito che da Karlsruhe verrà una sentenza patriottica.

La preoccupazione in tal senso ha spinto un gruppo di 55 imprenditori tedeschi a chiedere la ricusazione del relatore del processo costituzionale sugli euro salvataggi, Udo di Fabio, giudicato non imparziale. Il gruppo, guidato dal prof. Markus Kerber, porta molti esempi di discorsi e interventi pubblici di Di Fabio, comprese delle citazioni pubblicate dalla rivista Focus, in cui si parla dei "limiti concettuali" dell'eurosalvataggio, limiti "che potrebbero essere superati solo da un passo coraggioso verso uno stato federale". Se un giudice costituzionale, che si presume debba giudicare nella piena indipendenza sulla salvaguardia dei diritti sovrani, ha già proposto di abdicare a quei diritti nell'ambito di un superstato federale, egli evidentemente non è imparziale.

Il gruppo ha anche citato la corte costituzionale in giudizio, alla Corte Europea dei Diritti Umani, accusandola di "erodere la legge" sia a livello nazionale che internazionale.

Helga Zepp-LaRouche, il cui partito presenta un candidato alle elezioni per il sindaco di Berlino, ha denunciato il "crollo completo delle fondamenta della società", rivelato dal fatto che, a causa dell'estraniazione totale del governo da vasti settori della popolazione, i rappresentanti della società sono costretti a denunciare la propria corte costituzionale a un tribunale straniero. Ella ha ricordato che l'alternativa esiste: una riforma finanziaria lungo le linee della legge Glass-Steagall, che permetterà di uscire dal tunnel dei salvataggi bancari e imboccare la via dello sviluppo, non solo per l'Europa ma per il mondo intero.

"Tutto dipende da se un numero sufficientemente grande di cittadini negli USA e nelle nazioni d'Europa si ricorderà in tempo degli ideali di libertà, sovranità e della dignità dell'uomo, e se sarà disposto a scrollarsi di dosso il giogo della dittatura oligarchica che gli viene messo al collo da governi che hanno perso ogni contatto con la realtà".

by (MoviSol) -

29 agosto 2011

Modello di sviluppo avviato verso l’apocalisse finanziaria

http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQRAshgi9YUyIABAf9vLJjDi5EAHVHRB9GMQvdDoIEbA7K7somnWQ

Tutto sembra come al solito. Guardo dalla finestra le macchine che sfrecciano sul largo viale della Liberazione, poche perché fa un caldo becco e a Milano c’è rimasto solo chi non può fare altrimenti. In quest’atmosfera rovente gli operai, in slip, continuano a lavorare al grattacielo che si innalzerà per 35 piani davanti a casa mia. La Cgil ha proclamato uno sciopero. Nei rari bar aperti, la gente fa progetti. Il campionato di calcio sta per cominciare. Nessuno sembra rendersi conto che fra non molto si troverà di fronte al seguente siparietto.
Un elegante signore percorre di notte una superstrada nel sud del Paese. Ha assoluto bisogno di fare benzina. Ha trovato tutti gli autogrill chiusi. È normale, è una superstrada ed è notte. Finalmente le luci di un distributore, si avvicina il benzinaio, un giovane sui trent’anni.
"100 euro di verde":
"Euro? Mi dia piuttosto una gallina, un coniglio, delle uova o anche degli attrezzi".
"Gallina... attrezzi. Mi sta prendendo in giro?"
"Nient’affatto".
"Cos’è? Una nuova forma di proposta?"
"Ma allora non sa nulla?"
"No, non ho letto i giornali. Il chiosco era chiuso".
"Per forza. I giornali non escono".
"Scioperano anche loro?"
"No"
"E allora cosa sta succedendo?"
"Senta, lei mi sembra una persona colta. Lo ero anch’io. Mi sono laureato in Scienza delle comunicazioni. Poi, non trovando lavoro mi son messo a fare il benzinaio".
"Ebbene?"
"Ha presente Weimar?"
"Certo, la grande inflazione tedesca del 1922. Quando un francobollo costava 4 miliardi di marchi".
"Ecco, siamo a quel punto lì. Solo che non riguarda la Germania, ma tutto il mondo industrializzato. È crollato il sistema del denaro".
"Senta, io sono una persona previdente, avevo comprato dell’oro, il classico bene-rifugio. Ho dei Luigi del ’700. Mi sembra un buon affare per un mezzo pieno di benzina".
"Ah, ah. Ma allora non ha capito niente. Ricorda il mito di Re Mida? Si può mangiare l’oro? Comunque è inutile che prosegua. Intorno alle città troverà mostruosi ingorghi di macchine. Vuote. I passeggeri sono scesi e si sono diretti verso le campagne. È in atto una sanguinosa guerra civile fra urbanizzati e contadini che li respingono a colpi di kalashnikov. Qui, per ora, ci salviamo perché è una terra povera e tutti hanno conservato un piccolo pezzo di terra da coltivare".
"E io?"
"Che lavoro faceva?"
"Il manager".
"Non ci servono manager. Ma chi sa dare di zappa o anche maniscalchi, idraulici, falegnami. Mi spiace".
La gente non si rende conto che questa crisi, che sussegue ad altre degli ultimi anni (bancarotta del Messico del 1996; tracollo delle "piccole tigri" del ’97, "subrime" del 2008 con continui rimbalzi e controrimbalzi fra Stati Uniti, Europa e Asia), segna il punto di arrivo di un modello di sviluppo basato sulle crescite esponenziali. Lo si sapeva da tempo.
Ma le leadership mondiali si sono ostinate ad "andare avanti", nella stessa direzione. Si sono comportate come chi, arrivato con una potente macchina davanti a un muro invalicabile, si intestardisca a forzare il motore rimanendo inesorabilmente fermo, invece di fare una prudente retromarcia per vedere se si poteva imboccare qualche via alternativa. E così la fusione del motore avverrà di colpo. Apocalipse dixit.
di Massimo Fini

03 settembre 2011

Zygmunt Bauman: il muro israeliano a Gerusalemme come quello del ghetto di Varsavia


Com'è malmessa, la Terra Promessa. E bellicosa. E senza pace, perché timorosa della pace. E quanto specula sulla Shoah. E quel muro che divide Israele e la Cisgiordania, poi: roba da nazisti, altroché, niente da invidiare alla muraglia che chiuse il Ghetto di Varsavia... Quante volte li avete sentiti, questi argomenti? Cose già dette, già lette. Già proclamate, già contestate. Così ripetute che nemmeno ci finiscono più, sui giornali israeliani, quando arrivano da chi se l'aspettano.
Diverso, però, se a dirle è Zygmunt Bauman, uno dei più grandi sociologi viventi, ebreo di Poznan che da bimbo visse le persecuzioni hitleriane e da adulto le purghe comuniste, che trovò rifugio a Tel Aviv per preferire poi l'Inghilterra. E che in un'intervista a un settimanale polacco, Politika, ha rovesciato sui politici di Gerusalemme la più urticante delle accuse: di fare ai palestinesi quel che fecero le Ss. «Parole inaccettabili — ha protestato formalmente il governo Netanyahu, in una lettera al giornale del suo ambasciatore in Polonia —. Sgradevoli, ingiuste e senza alcuna base di verità».
Il muro di Betlemme come il muro di Varsavia: si può paragonare l'orribile barriera antiterrorismo all'orrore che fece morire mezzo milione d'ebrei? Bauman, premio Adorno, critico dei totalitarismi e del negazionismo, a 85 anni si permette di rompere il tabù: «Israele sta traendo vantaggio dall'Olocausto per legittimare azioni inconcepibili». Pugno, ergo sum: combatto, quindi esisto? Bauman ne è stracerto: «I politici israeliani sono terrorizzati dalla pace. Tremano, col terrore della possibilità d'una pace. Perché senza guerra e senza una mobilitazione generale, non sanno come vivere. Israele non vede come un male i missili che cadono sulle cittadine lungo i confini. Al contrario: i politici sarebbero preoccupati, perfino allarmati, se non piovesse questo fuoco». E ancora, citando un suo articolo pubblicato su Haaretz, lo stesso giornale israeliano che giorni fa ha ospitato lo scrittore Günter Grass e il suo parallelo fra le vittime della Shoah e le vittime tedesche della Seconda guerra mondiale: «Sono preoccupato — dice il sociologo polacco — del fatto che gl'israeliani più giovani crescano nella convinzione che lo stato di guerra e l'allerta militare siano naturali e inevitabili».
Vite di scarto: sulle opinioni di Bauman, l'opinione pubblica israeliana ha meno certezze della classe politica. Basta leggere i commenti Web all'intervista: «Sono d'accordo, questa destra ci porta alla rovina», scrive Linda, ebrea newyorkese; «è come paragonare le mele alle arance», è perplesso Bobin, di Tel Aviv; «dategli una casa gratis a Sderot — boccia Moshe — e vada là a prendersi i missili da Gaza». Il dibattito finisce anche in tv: un po' perché è di questi giorni la storia delle scuole francesi che cancellano la Shoah dai libri di testo, e questi veleni qui fanno sempre impressione; un po' perché Bauman, atteso da oggi a Sarzana per la sua lectio al Festival della Mente, è molto conosciuto (per tre anni insegnò all'università, i suoi libri sono tradotti in ebraico) e ha posizioni che a molti ricordano un'altra bestia nera della destra, lo storico israeliano Ilan Pappé.
«Io ammiro molto il professor Bauman e la sua storia — dice al Corriere l'ambasciatore israeliano a Varsavia, Zvi Rav-Ner, 61 anni, origini polacche —. Lui è stato un esempio: dovette andarsene dalla Polonia nel '68, per i pogrom contro gli ebrei. Perciò siamo molto stupiti che abbia detto cose d'un odio così cieco. Dal '71, il professore è tornato in Israele solo tre volte: forse non sa bene che oggi è uno Stato democratico, dov'è ammessa qualsiasi critica, anche la più aspra. Ma dove queste parole sono considerate da antisemita. Le stesse che dicevano i comunisti polacchi dopo la guerra dei Sei giorni: quelli che cacciarono Bauman».

di Francesco Battistini

02 settembre 2011

L'UE sceglie l'iperinflazione ma la Germania potrebbe ribaltarsi


Come in una tragedia shakespeariana, l'uragano Irene che ha colpito New York sembrava premonitore di ben più gravi sciagure. Mentre l'economia fisica si arresta in tutto il mondo, la situazione del sistema finanziario globale è peggio che nel 2008, alla vigilia della bancarotta di Lehman. Il sistema finanziario è oggi insolvente come allora, con la differenza che i governi hanno esaurito i margini di indebitamento per nuovi salvataggi sistemici. Rimane solo la liquidità (iper)inflazionistica delle banche centrali. A Jackson Hole, Ben Bernanke ha dichiarato di essere pronto ad attivare il ciclostile. La Fed puntella già la BCE con una linea swap illimitata, per interventi di emergenza sul sistema bancario dell'Eurozona in attesa che il "Mostro del Lussemburgo", e cioè il fondo salva-banche EFSF, entri in azione.

L'EFSF è uno "special vehicle" che, secondo le decisioni del vertice UE del 21 luglio, dovrebbe diventare una gigantesca "bad bank" che acquista titoli spazzatura dalle banche, pagandoli in parte con debiti statali e in futuro con liquidità creata ad hoc. Su di esso, tuttavia, pende la spada di Damocle della sentenza costituzionale attesa in Germania per il 7 settembre.

Alla vigilia di quella data, è scoppiato un furibondo scontro politico in Germania, che ha visto scendere in campo la Bundesbank e lo stesso Presidente tedesco Christian Wulff. Nel suo rapporto mensile, la Bundesbank nota che le decisioni prese al vertice UE del 21 luglio minacciano di "indebolire la struttura istituzionale dell'Unione Economica e Monetaria". La tendenza all'indebitamento aumenterà tra gli stati dell'UME e la politica monetaria comune sarà esposta a maggiori pressioni per un atteggiamento lassista. Le decisioni prese "trasferiscono rischi più ampi a quei paesi che forniscono aiuto e ai loro contribuenti, e rappresentano un grande passo verso la concentrazione di rischi nel caso di finanze pubbliche dissestate e aberrazioni economiche in certi stati membri".

La Bundesbank ammonisce: "Se non ci saranno fondamentali cambiamenti di regime con un ampio abbandono della sovranità fiscale nazionale, è cruciale che la regola del 'no bailout' contenuta nei trattati e la relativa disciplina di mercato non siano completamente rimosse ma piuttosto rafforzate".

Il Daily Telegraph ha giustamente notato la somiglianza tra le formulazioni del rapporto della Bundesbank e gli argomenti giuridici usati nei ricorsi costituzionali dai cinque Professori e dal parlamentare Peter Gauweiler. La Corte ha ora una formidabile pezza d'appoggio, nel caso volesse accogliere le ragioni dei ricorrenti.

Inaugurando una conferenza di economisti a Landau il 24 agosto, Wulff ha sparato a zero contro i governi dell'UE per aver autorizzato la BCE a violare il proprio mandato acquistando titoli di stato sul mercato secondario in grande stile. Ciò è "giuridicamente discutibile".

Quello stesso giorno, è stata rivelata l'esistenza di un rapporto segreto del ministro del Tesoro Wolfgang Schaeuble su come scavalcare il parlamento per trasformare in legge le decisioni del 21 luglio. Secondo il rapporto, il Bundestag dovrebbe concedere all'EFSF una procura generale per tutte le azioni necessarie a salvare non solo l'Euro ma anche, direttamente, le banche. Il parlamento tedesco non potrà mettere bocca sull'uso dei fondi (che tra poco saranno quasi raddoppiati) del veicolo speciale del Lussemburgo. La notizia ha suscitato un vespaio, costringendo il ministero a giustificarsi dicendo che lo scritto non era che una spiegazione delle direttive di Bruxelles, stilato per alcuni parlamentari. Ma se è così, si tratta di direttive che valgono per tutti gli stati dell'UE, compresa l'Italia. I parlamenti, i partiti e l'opinione pubblica dovrebbero allertarsi.

Benché il capogruppo CDU/CSU Norbert Lammert abbia espresso indignazione per il contenuto e la forma del promemoria di Schaeuble, rivendicando al parlamento la sovranità sulle decisioni di bilancio e dicendosi fiducioso che questa prerogativa sarà confermata dalla sentenza costituzionale attesa per il 7 settembre, non è garantito che da Karlsruhe verrà una sentenza patriottica.

La preoccupazione in tal senso ha spinto un gruppo di 55 imprenditori tedeschi a chiedere la ricusazione del relatore del processo costituzionale sugli euro salvataggi, Udo di Fabio, giudicato non imparziale. Il gruppo, guidato dal prof. Markus Kerber, porta molti esempi di discorsi e interventi pubblici di Di Fabio, comprese delle citazioni pubblicate dalla rivista Focus, in cui si parla dei "limiti concettuali" dell'eurosalvataggio, limiti "che potrebbero essere superati solo da un passo coraggioso verso uno stato federale". Se un giudice costituzionale, che si presume debba giudicare nella piena indipendenza sulla salvaguardia dei diritti sovrani, ha già proposto di abdicare a quei diritti nell'ambito di un superstato federale, egli evidentemente non è imparziale.

Il gruppo ha anche citato la corte costituzionale in giudizio, alla Corte Europea dei Diritti Umani, accusandola di "erodere la legge" sia a livello nazionale che internazionale.

Helga Zepp-LaRouche, il cui partito presenta un candidato alle elezioni per il sindaco di Berlino, ha denunciato il "crollo completo delle fondamenta della società", rivelato dal fatto che, a causa dell'estraniazione totale del governo da vasti settori della popolazione, i rappresentanti della società sono costretti a denunciare la propria corte costituzionale a un tribunale straniero. Ella ha ricordato che l'alternativa esiste: una riforma finanziaria lungo le linee della legge Glass-Steagall, che permetterà di uscire dal tunnel dei salvataggi bancari e imboccare la via dello sviluppo, non solo per l'Europa ma per il mondo intero.

"Tutto dipende da se un numero sufficientemente grande di cittadini negli USA e nelle nazioni d'Europa si ricorderà in tempo degli ideali di libertà, sovranità e della dignità dell'uomo, e se sarà disposto a scrollarsi di dosso il giogo della dittatura oligarchica che gli viene messo al collo da governi che hanno perso ogni contatto con la realtà".

by (MoviSol) -

29 agosto 2011

Modello di sviluppo avviato verso l’apocalisse finanziaria

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Tutto sembra come al solito. Guardo dalla finestra le macchine che sfrecciano sul largo viale della Liberazione, poche perché fa un caldo becco e a Milano c’è rimasto solo chi non può fare altrimenti. In quest’atmosfera rovente gli operai, in slip, continuano a lavorare al grattacielo che si innalzerà per 35 piani davanti a casa mia. La Cgil ha proclamato uno sciopero. Nei rari bar aperti, la gente fa progetti. Il campionato di calcio sta per cominciare. Nessuno sembra rendersi conto che fra non molto si troverà di fronte al seguente siparietto.
Un elegante signore percorre di notte una superstrada nel sud del Paese. Ha assoluto bisogno di fare benzina. Ha trovato tutti gli autogrill chiusi. È normale, è una superstrada ed è notte. Finalmente le luci di un distributore, si avvicina il benzinaio, un giovane sui trent’anni.
"100 euro di verde":
"Euro? Mi dia piuttosto una gallina, un coniglio, delle uova o anche degli attrezzi".
"Gallina... attrezzi. Mi sta prendendo in giro?"
"Nient’affatto".
"Cos’è? Una nuova forma di proposta?"
"Ma allora non sa nulla?"
"No, non ho letto i giornali. Il chiosco era chiuso".
"Per forza. I giornali non escono".
"Scioperano anche loro?"
"No"
"E allora cosa sta succedendo?"
"Senta, lei mi sembra una persona colta. Lo ero anch’io. Mi sono laureato in Scienza delle comunicazioni. Poi, non trovando lavoro mi son messo a fare il benzinaio".
"Ebbene?"
"Ha presente Weimar?"
"Certo, la grande inflazione tedesca del 1922. Quando un francobollo costava 4 miliardi di marchi".
"Ecco, siamo a quel punto lì. Solo che non riguarda la Germania, ma tutto il mondo industrializzato. È crollato il sistema del denaro".
"Senta, io sono una persona previdente, avevo comprato dell’oro, il classico bene-rifugio. Ho dei Luigi del ’700. Mi sembra un buon affare per un mezzo pieno di benzina".
"Ah, ah. Ma allora non ha capito niente. Ricorda il mito di Re Mida? Si può mangiare l’oro? Comunque è inutile che prosegua. Intorno alle città troverà mostruosi ingorghi di macchine. Vuote. I passeggeri sono scesi e si sono diretti verso le campagne. È in atto una sanguinosa guerra civile fra urbanizzati e contadini che li respingono a colpi di kalashnikov. Qui, per ora, ci salviamo perché è una terra povera e tutti hanno conservato un piccolo pezzo di terra da coltivare".
"E io?"
"Che lavoro faceva?"
"Il manager".
"Non ci servono manager. Ma chi sa dare di zappa o anche maniscalchi, idraulici, falegnami. Mi spiace".
La gente non si rende conto che questa crisi, che sussegue ad altre degli ultimi anni (bancarotta del Messico del 1996; tracollo delle "piccole tigri" del ’97, "subrime" del 2008 con continui rimbalzi e controrimbalzi fra Stati Uniti, Europa e Asia), segna il punto di arrivo di un modello di sviluppo basato sulle crescite esponenziali. Lo si sapeva da tempo.
Ma le leadership mondiali si sono ostinate ad "andare avanti", nella stessa direzione. Si sono comportate come chi, arrivato con una potente macchina davanti a un muro invalicabile, si intestardisca a forzare il motore rimanendo inesorabilmente fermo, invece di fare una prudente retromarcia per vedere se si poteva imboccare qualche via alternativa. E così la fusione del motore avverrà di colpo. Apocalipse dixit.
di Massimo Fini