04 agosto 2012
Com'e' cattiva la Merkel!
"I tedeschi non sono disposti a fare da bancomat per la classe politica italiana, non sono disposti a coprire i debiti che gli italiani hanno contratto. La storia degli eurobond è qualcosa per cui ci si indebita insieme e poi si paga insieme, peccato che chi si indebita di più, in questi casi, sarebbe l’Italia. I tedeschi sanno bene come funziona la politica in Italia, sanno bene che se diventassero un rubinetto che "se si apre ecco i soldi", questi finirebbero sì in Italia, ma finirebbero di nuovo ai vari Penati, Formigoni, Belsito e simili e ai loro compari." Beppe Scienza
Il bancomat dei politici italiani
Saluti agli amici del blog di Beppe Grillo, sono Beppe Scienza, insegno al dipartimento di matematica dell’Università di Torino, mi occupo di risparmio. Argomento caldo perché i risparmiatori italiani sono molto preoccupati di cosa capita ai loro soldi e ai loro titoli di Stato. Si sta assistendo da qualche mese a una recita da parte di politici e degli economisti di regime secondo un canovaccio abbastanza classico, per nascondere le magagne di casa propria si dà la colpa allo straniero, ora per fortuna non si fanno le guerre, almeno in Europa, ma qualcosa ricorda il nazionalismo di decenni passati.
La colpa sarebbe di entità estere come le società di rating, gli speculatori internazionali, ovvero le colpe sono degli stranieri e si sentono alti richiami all’amor di patria finanziaria per cui emettono titoli come i Btp Italia che devono essere sottoscritti con tutta la stampa che li pompa. Diciamo le cose come stanno, se alcuni Btp sono scesi a 60 rispetto a 100 e parecchi a 80/70, se c’è sfiducia nel debito pubblico italiano, i tassi di interesse che l’Italia paga sono più alti di quelli che pagano altri Stati o di quelli che l’Italia stessa pagava fino a un anno fa in una situazione effettivamente molto tranquilla, anche troppo tranquilla, le colpe sono tutte italiane. Un debito pubblico che nel 2007 era sceso a 102%, 103% adesso è risalito a 120% e quest’anno addirittura a 123%. Se il debito pubblico tra l’altro è salito in Italia in parallelo a un taglio della spesa sociale, è salito grazie ai vari Penati, Formigoni, Belsito etc., non è salito perché sono stati regalati soldi ai cittadini. Uno dei nemici sarebbe la Germania, in particolare Angela Merkel accusata di cecità, stupidità. I tedeschi non sono disposti a fare da bancomat per la classe politica italiana, non sono disposti a coprire i debiti che gli italiani hanno contratto e soprattutto che sono ancora disposti a contrarre. La storia degli eurobond sarebbe qualcosa per cui ci si indebita insieme e poi si paga insieme, peccato che chi si indebita di più, in questi casi, sarebbe l’Italia.
I tedeschi sanno bene come funziona la politica in Italia, sanno bene che se loro diventassero un rubinetto che "se si apre ecco i soldi", questi finirebbero di nuovo ai vari Penati, Formigoni, Belsito e simili e loro compari. L’idea, non infondata, è che una garanzia europea, sui debiti degli italiani servirebbe a riassumere a tutto spiano nuovi dipendenti pubblici, inutili, a elargire nuovi soldi a strane fondazioni. Adesso è per esempio in discussione il meccanismo europeo di stabilità noto anche come ESM European Stability Meccanism, deciso per aiutare gli Stati in difficoltà.
Fatti di costume
Ora la posizione della Germania è che va bene aiutare gli Stati in difficoltà, ma bisogna porre un qualche limite a questo, mentre invece l’ultima trovata è che questo ESM dovrebbe avere lo status di banca. Cosa vuole dire avere lo status di banca? Vuole dire che può comperare i titoli di stato italiani e spagnoli, sicuramente anche altri, darli in garanzia alla BCE, e farsi prestare soldi all’1%, con questi comprare di nuovo i titoli di stato italiani e spagnoli e portoghesi, darli in garanzia ancora alla BCE e così via fino al crack finale.
Ora è chiaro che nè Monti, nè Hollande vogliono il crack finale. Certo, il meccanismo è molto pericoloso, perché se i soldi per aiutare gli Stati malconci sono limitati, c’è il rischio di esaurirli e trovarsi in situazione di grave crisi, se sono illimitati c’è il rischio di tirare giù tutta la baracca. Il punto è che dare lo status di banca al meccanismo europeo di stabilità apre un varco a questo rischio. La banca centrale tedesca, la famigerata Bundesbank è molto attenta ai soldi dei risparmiatori tedeschi. Il sindacato tedesco a differenza di qualche industria per prendere i soldi dai Tfr dei lavoratori ha protestato per il rischio associato ai risparmi dei cittadini tedeschi.
In Germania c’è qualche aneddoto per capire com’è diverso lo stile. Sembrano fatti di costume e non sono fatti di costume. L’ultimo scandalo è stato quello cosiddetto del "tappeto volante", del tappeto di un certo Dirk Niebel, Ministro della cooperazione tedesca, che è andato con una delegazione del governo tedesco in Afghanistan, ha comperato con i suoi soldi un tappeto pagandolo circa 1.000 Euro, sono tornati in Germania con la delegazione e il tappeto. Uno scandalo a non finire. "Come? Ti porti il tappeto sull’aereo dell’aviazione pubblica e non paghi il trasporto? Non paghi l’Iva, la dogana?" Un grosso scandalo. Per fortuna il suo avvocato ha scoperto che una normativa europea esenta dall’Iva alcuni Stati come l’Afghanistan, quindi la cosa si è risolta. Christian Wulff, il presidente della Repubblica, si è dimesso per avere avuto un mutuo a tassi agevolati, in Italia tutti i parlamentari hanno di base mutui a tassi bassissimi. Ernst Welteke, il governatore della Banca centrale tedesca, nel 2004 si è dimesso perché a Berlino hanno pagato la stanza d’albergo al figlio che era lì con la fidanzata, per tenere il bambino dello stesso Welteke, cosette! Da noi Fazio per dimettersi ha dovuto aspettare che arrivassero per arrestarlo o quasi! Altre cose, la Margot Kaessmann, l’equivalente per i luterani, parlo per i cattolici, si è dimessa dalla sua carica perché l’hanno fermata mentre guidava tornando a casa la sera, hanno scoperto che aveva un tasso alcolico un po’ più alto, senza nessun incidente!
Sfiducia nei titoli di Stato
I tedeschi hanno questo stile nella politica, conoscono gli stili italiani, è comprensibile che abbiano forti esitazioni a mettere la foro firma per garantire debiti che verrebbero poi gestiti da una classe politica che noi italiani conosciamo bene, e quindi l’idea di diventare il nostro bancomat . A questo punto si capisce perché di fronte a queste cose gli italiani abbiano loro stessi sfiducia nei titoli del proprio Stato, loro stessi arrivano a venderli spaventati, si domandino cosa fare. Il problema in Italia resta quello grosso dell’enorme debito pubblico, poi le società di rating possono avere fatto qualche carta falsa, ma il problema non parte dalla speculazione, anche la teoria del contagio, il contagio viene non perché uno Stato è in difficoltà, ma perché tanti Stati sono in difficoltà. L’Italia è messa male perché comunque ha un debito pubblico molto alto e non si vede come riuscirà a tornare in una condizione di equilibrio.
Quindi uno può trovare antipatica la lingua tedesca perché ha molte consonanti, è difficile, uno può non amare la cucina tedesca, può trovare i tedeschi un po’ rigidi e sicuramente lo sono, ma in questo caso le colpe sono in Italia, e sono nella classe politica italiana. Bisogna però chiarire un punto: la Germania, i politici tedeschi, non vuole assolutamente il fallimento dell’Italia, per questo non c’è contraddizione tra tante preoccupazioni che ho elencato prima e vedere prima invece Angela Merkel e Mario Monti d’amore e d’accordo, collaborare insieme. La Germania vuole evitare altri fallimenti nell’area dell’Euro dopo quella della Grecia che addirittura viene camuffato perché appaia meno grave. C’è il timore semplicemente da parte del Parlamento tedesco, che un crack, un'insolvenza dell’Italia avvenga trascinando anche la Germania. Il primo fine sicuramente della politica tedesca è evitare altre insolvenze nell’area dell’Euro.
di Beppe Scienza
01 agosto 2012
La BCE difende l'Euro, le banche, ma non gli europei
Paradossalmente, l’agonia dell’Euro, del debito pubblico, dello spread, con tutti i sacrifici, la recessione e le tasse che ad essa conseguono, è voluta e mantenuta dai poteri europei: infatti dipende dalla scelta di proibire alla BCE di comperare le emissioni di debito pubblico sul mercato primario, alle aste, cioè da fare da vera banca centrale di emissione, così da impedire alla radice la speculazione. I Brics, gli USA, il Giappone, hanno banche centrali che fanno le banche centrali; perciò, sebbene gravati da debiti pubblici anche molto più alti dell’Italia, non hanno problemi con la speculazione, perché le loro banche centrali garantiscono l’acquisto.
La pseudo-banca centrale detta BCE è voluta in quanto fa gioco agli speculatori finanziari, per ragioni di profitto; agli USA, per ragioni geostrategiche; alla Germania, perché ne trae benefici finanziari, competitivi, egemonici; al capitalismo in generale, perché gli consente di minacciare le nazioni con lo spauracchio dei tassi e del default per costringerle ad abbattere lo stato sociale, i diritti dei lavoratori e dei risparmiatori; a smantellare il ruolo economico del settore pubblico; e in generale a affidare definitivamente la politica ai banchieri. Questo dato di fatto sarebbe la prima cosa da dire nell’informazione economica, ma i mass media ne parlano con molta cautela.
La linea della BCE è quanto di meno trasparente e di meno democratico si possa concepire: interviene comperando sul mercato secondario, in deroga al proprio statuto, ogniqualvolta i tassi sui bond di un paese eurodebole salgono tanto che il paese colpito potrebbe uscire dall’Eurosistema, ma niente fa per rimediare alle cause strutturali delle impennate dei tassi, né dei crescenti squilibri delle bilance commerciali intracomunitarie, né del costante peggioramento del pil, dell’occupazione, dell’economia reale, di molti Stati membri.
Una difesa sostanziale, la BCE la fa solo in favore delle banche europee, finanziandole a bassi tassi (1%), molto largamente, e senza curarsi che almeno una quota degli oltre 1000 miliardi prestati loro vada a finanziare l’economia reale anziché attività speculative, magari rivolte contro Stati eurodeboli.
Pare proprio che l’obiettivo della BCE sia di trattenere le rane nella casseruola finché non siano cotte, dispensando loro una boccata di ossigeno e generose rassicurazioni quando si sentono scottare e pensano di saltar fuori, come è avvenuto ad esempio oggi, allorché nella mattinata lo spread btp/Bund è schizzato oltre 530 p.b., e Draghi ha reagito dichiarando che uscire dall’Eurosistema è impensabile, che recentemente si sono fatti molti passi avanti, e che la BCE farà tutto ciò che occorre per impedirlo – al che lo spread è presto sceso a 470 p.b., e la borsa italiana ha recuperato il 5%, mentre l’Euro è risalito a 1,23 sul Dollaro.
Pare, insomma, che si voglia tenere i paesi eurodeboli in un meccanismo che aggrava i loro problemi e svuota le loro economie reali, ma al contempo li mantiene artificialmente in vita con una fleboclisi monetaria, aumentando la loro dipendenza da organismi autocratici giuridicamente irresponsabili e di tipo bancario, come la BCE e il nascente MES, Meccanismo Europeo di Stabilità. Da simili fatti traspare un disegno superiore, oligarchico, dirigistico, che non viene dichiarato, ma viene portato avanti senza interesse per le condizioni di vita delle nazioni, bensì con interesse centrato sul piano finanziario: espressione del fatto che, per l’odierna strutturazione del potere reale, l’economia della produzione e dei consumi, quindi gli stessi popoli, che di quell’economia costituiscono gli attori, sono divenuti superflui – ed è questa la vera rivoluzione che introduce il nuovo millennio.
di Marco Della Luna
31 luglio 2012
Italia sotto tutela bancaria
Una recentissima indagine commissionata da Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre 2012 ci dice che nel periodo luglio-settembre i contratti a tempo indeterminato in Italia saranno solo il 19,8% su quasi 159 mila. L’Istat invece ai primi di giugno di quest’anno forniva i dati inquietanti sulla disoccupazione, che nel primo trimestre si sarebbe attestata al 10,9% con un aumento su base annua del 2,3 %, con una disoccupazione giovanile che è oramai oltre il 35 %, mentre i posti di lavoro persi tra marzo e aprile sono ben trentotto mila.
Ebbene di fronte a dati di questo genere qualsiasi governo con un minimo di decenza si sarebbe dimesso e il Parlamento, luogo oramai deputato in Italia solo a fornire agi e privilegi a degli incompetenti nulla facenti, sarebbe sciolto da un Capo dello Stato serio e credibile.
E invece c’è stato imposto il “ Fiscal Compact” (già il termine inglese suona meglio nel continuo scimmiottare Londra da parte dei peones della politica nostrana), ad eccezione della Gran Bretagna e Repubblica Ceca che non l’hanno accettato, che ci impone rigorosamente, per chi ha un debito pubblico superiore al 60% del Pil, di restare sotto tale soglia (a oggi il rapporto tra debito pubblico e Pil ammonta al 123,3%), con l’obbligo per chi sfora tale percentuale di rientrarvi nell’arco di 20 anni per un ventesimo della quota che sfora il 60 % da versare ogni anno. Questo significa che gli italiani dovranno per i prossimi 20 anni subire tagli alla spesa pubblica per ben 45 miliardi di euro l’anno! Una cifra colossale, che colpirà soprattutto i ceti medio bassi, anche paragonata all’altra stangata infertaci dal governo delle banche, lo “Spending Review” (anche qui l’inglese è d’obbligo perché fa tanto british e bocconiano) che ammonta a 29 miliardi in tre anni. Un vero salasso in barba alle ridicolaggini sulla crescita e altre amenità che escono ogni giorno dalla bocca del senile professore che siede a Palazzo Chigi.
A ciò si deve aggiungere l’altro mostro partorito dalla burocrazia di Bruxelles e Francoforte, il MES - Meccanismo Europeo di Stabilità - che obbliga l’Italia a versare 15 miliardi in 5 anni a sostegno del fondo salva banche. Non c’è che dire, una fine davvero ingloriosa per la nostra penisola, che dopo essere “stata liberata” nel 1945 dalle armate degli invasori anglo-americani, e da allora sempre occupata militarmente, oggi si avvia alla totale estinzione anche economica e sociale per opera degli stessi di allora. Adattando la celebre frase di Von Clausewitz, che vedeva nella guerra il proseguimento della politica con altri mezzi, verrebbe da dire che qui si tratta dell’economia che prosegue la guerra con altri mezzi.
Non contenta la BCE, che non risponde a nessun governo eletto, alla faccia di chi vuole esportare nel mondo a suon di bombe questo modello Occidentale, e che muove le fila al governo Monti, si diletta quotidianamente a darci consigli su come ridurre la disoccupazione con le solite soluzioni lacrime e sangue: “Salari più bassi e maggior flessibilità”, peccato però che i prezzi di prima necessità aumentino costantemente, e prosegue… “in vari Paesi la correzione al ribasso dei salari è stata modesta e ciò nonostante l’aumento della disoccupazione; solo la moderazione salariale e la flessibilità possono riallocare i lavoratori in esubero”. Più chiari di così!
A fronte di simili esternazioni, che lasciano il tempo che trovano e aspettano sempre una conferma sul campo mai arrivata, che hanno come unico obiettivo distruggere ogni certezza contrattuale e salariale e ridurre ancor di più quello che resta di Stato Sociale in Italia e in Europa, nessun politico italiano e sindacalista ha sentito il dovere di dire in modo chiaro come stanno realmente le cose e dichiarare apertamente che il “Re è nudo” e che in Italia vi è in atto tutt’ora un vero e proprio colpo di Stato finanziario: finiti i tempi delle divise che sapevano tanto di America Latina, ora si vestono in giacca e cravatta.
La BCE, il FMI, l’Ue e i loro camerieri inseriti a vari livelli nei governi europei, stanno operando una sistematica distruzione di tutte le conquiste sociali fatte dal lontano 1930 a oggi, con la Fornero come “Cavallo di Troia” inserito nella cittadella del lavoro, mentre il governo di Mr. Monti, quello che durante il recente viaggio a Mosca, incurante del ridicolo e della nullità del suo governo in campo internazionale, si è addirittura paragonato a uno statista nell’intervista concessa a Itar Tass e diffusa dalla tv “Russia 24”. Sta solo eseguendo i compiti affidatigli dall’oligarchia anglosassone e mondialista.
Con la scusa dello spread, a colpi di machete si taglia tutto quello che c’è da tagliare di sociale, scuola, università, sanità, pensioni, salari, servizi sociali, trasporti pubblici, senza però toccare le banche e i loro interessi, nella speranza di spremere tutto quello che si può ora e subito, finché è ancora possibile, non per cercare un impossibile pareggio di bilancio, pia illusione poiché paghiamo interessi su interessi usurai, ma di far affluire nuovi capitali nelle casse degli istituti di credito in nome di quel debito pubblico che non è altro che il signoraggio operato dalla BCE che stampa e presta a usura il denaro, poi che vada tutto al diavolo.
Una Fornero saccente e prepotente, che uscita dal cilindro del mondo bancario, come gran parte degli accoliti di Mr Monti, predica le solite ricette fasulle e portatrici di miseria in salsa liberista, “facilità di licenziamento, flessibilità-precarietà, moderazione salariale, tagli occupazionali, meno diritti”. Tutte cose già viste fuori Europa, dove sono state applicate a man bassa nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo e in America Latina in passato e dove hanno solo portato un abbassamento drastico del tenore di vita della popolazione, ma al tempo stesso, guarda caso, a un aumento dei profitti delle multinazionali e del sistema bancario internazionale e all’oligarchia di quelle nazioni. E ora questa economista da quattro soldi, ben piazzata ovunque con tutta la famiglia, che ripete a memoria la lezioncina contro il posto fisso, sta dettando legge nella più completa libertà d’azione, incurante dei danni sociali che sta arrecando, ringraziando ogni giorni gli ex sindacati oramai solo di nome come Cigl Cisl Uil e Ugl, che erano pronti a mobilitarsi in un non lontano passato, un giorno sì e l’altro pure contro Berlusconi. Ora tutti costoro, invece di far scendere in strada i lavoratori in uno sciopero generale ad oltranza, fanno spallucce e lanciano solo flebili proclami degni del Ferragosto contro il governo e la “professoressa” ministra.
Però la coppia dei distruttori dell’Italia nulla sarebbe se non avesse alle spalle quel Mario Draghi, mentore del potere finanziario e bancario, che sta dettando le regole agli ignavi governi dell’Ue (tranne i britannici ovviamente, che di quel potere fanno parte integrante da sempre e che dopo essersi tenuti saldamente la loro sterlina, non accettano “Fiscal Compact” di sorta e imposizioni da Bruxelles e Francoforte; loro sono uno Stato sovrano non una colonia come l’Italietta del neoresistenziale Napolitano). Proprio il saccente Draghi, che oramai si sente un piccolo dio in terra, ci dice che “l’euro è irreversibile”, come se nella storia ci fosse mai stato un qualcosa d’irreversibile, e che quindi, “forte del sostegno dei governi, nulla cambierà in futuro”.
Si dovrò proseguire sulla stessa strada intrapresa per l’Italia, la Spagna e la Grecia, in altre parole dopo che le solite note agenzie di rating hanno declassato gli Stati ecco arrivare i prestiti usurai in cambio però delle cosiddette riforme strutturali, così le chiama il banchiere di Francoforte, non lo chiamiamo statista per non indispettire l’altro, quello vero, il bocconiano di casa nostra, che sono anche queste sempre le solite e arcinote e con il classico obiettivo.
Totale deregolamentazione del mondo del lavoro, che significa globalizzazione e quindi peggioramento del livello di vita dei lavoratori a vantaggio dei grandi gruppi internazionali e della concorrenza al ribasso dei Paesi che non hanno alcuna garanzia sociale e salariale. Si produrranno le stesse cose a costi inferiori e con maggiori profitti per gli investitori esteri che verranno in Italia o in Europa. Marchionne ne è il tipico esempio: dopo avere la Fiat succhiato per decenni contributi statali, ora apre fabbriche all’estero, come in Serbia, dove la mano d’opera costa meno della metà che in Italia, per poi rivendere il prodotto finito a prezzo pieno con ricavi ben superiori a quelli che si avrebbero con i lavoratori italiani.
Via poi ogni forma di protezionismo economico sia pur minimo, che sempre secondo Draghi inibisce la competitività, certo lui sa bene cosa significhi tutto questo per la nostra economia, perché dall’altra parte dell’Oceano, da dove gli arrivano i compitini ogni giorno, gli Stati Uniti praticano da sempre il più stretto protezionismo, invocando invece l’apertura dei mercati per tutti gli altri popoli in nome del “dio mercato”.
Liberalizzazioni, invoca Draghi, che fa rima con privatizzazioni, che a loro volta fanno rima con svendite del patrimonio pubblico nazionale, che così può facilmente entrare nel mirino dei “datori di lavoro” del presidente della BCE, i quali potranno completare la campagna acquisti già iniziata sotto i precedenti imbelli governi di centro sinistra e destra. E, infatti, Mr. Monti è già sulla buona strada visto che ha già dichiarato che “non solo non escludiamo quote dell’attivo del settore pubblico, ma stiamo preparando e presto seguiranno degli atti concreti”, riferendosi questa volta ai patrimoni di Comuni e Regioni, che come quelli dello Stato sono di tutti gli italiani e non certo di un Presidente del Consiglio da nessuno eletto, costruiti nel corso degli anni con i nostri sacrifici e delle generazioni precedenti, ma che ora rischiano di essere spazzati via e ceduti al migliore offerente.
E per finire ecco l’affondo finale dell’ex governatore di Bankitalia, con l’invocazione, ma meglio sarebbe dire l’ordine, vista la spocchia da banchiere che si ritrova, a varare al più presto l’Unione di Bilancio, al fine di creare un’entità sovranazionale. Sappiamo bene da chi e in che modo sarebbe poi guidata questa entità, lo stiamo già vedendo e subendo ogni giorno proprio in Italia, dove la politica ha da tempo lasciato il passo al mondo della finanza apolide, la Costituzione è oramai carta straccia, buona solo per i gonzi che ancora credono nella democrazia, mentre tutte le decisioni che contano sono prese altrove, tranne che in Parlamento aula sorda e grigia.
di Federico Dal Cortivo
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04 agosto 2012
Com'e' cattiva la Merkel!
"I tedeschi non sono disposti a fare da bancomat per la classe politica italiana, non sono disposti a coprire i debiti che gli italiani hanno contratto. La storia degli eurobond è qualcosa per cui ci si indebita insieme e poi si paga insieme, peccato che chi si indebita di più, in questi casi, sarebbe l’Italia. I tedeschi sanno bene come funziona la politica in Italia, sanno bene che se diventassero un rubinetto che "se si apre ecco i soldi", questi finirebbero sì in Italia, ma finirebbero di nuovo ai vari Penati, Formigoni, Belsito e simili e ai loro compari." Beppe Scienza
Il bancomat dei politici italiani
Saluti agli amici del blog di Beppe Grillo, sono Beppe Scienza, insegno al dipartimento di matematica dell’Università di Torino, mi occupo di risparmio. Argomento caldo perché i risparmiatori italiani sono molto preoccupati di cosa capita ai loro soldi e ai loro titoli di Stato. Si sta assistendo da qualche mese a una recita da parte di politici e degli economisti di regime secondo un canovaccio abbastanza classico, per nascondere le magagne di casa propria si dà la colpa allo straniero, ora per fortuna non si fanno le guerre, almeno in Europa, ma qualcosa ricorda il nazionalismo di decenni passati.
La colpa sarebbe di entità estere come le società di rating, gli speculatori internazionali, ovvero le colpe sono degli stranieri e si sentono alti richiami all’amor di patria finanziaria per cui emettono titoli come i Btp Italia che devono essere sottoscritti con tutta la stampa che li pompa. Diciamo le cose come stanno, se alcuni Btp sono scesi a 60 rispetto a 100 e parecchi a 80/70, se c’è sfiducia nel debito pubblico italiano, i tassi di interesse che l’Italia paga sono più alti di quelli che pagano altri Stati o di quelli che l’Italia stessa pagava fino a un anno fa in una situazione effettivamente molto tranquilla, anche troppo tranquilla, le colpe sono tutte italiane. Un debito pubblico che nel 2007 era sceso a 102%, 103% adesso è risalito a 120% e quest’anno addirittura a 123%. Se il debito pubblico tra l’altro è salito in Italia in parallelo a un taglio della spesa sociale, è salito grazie ai vari Penati, Formigoni, Belsito etc., non è salito perché sono stati regalati soldi ai cittadini. Uno dei nemici sarebbe la Germania, in particolare Angela Merkel accusata di cecità, stupidità. I tedeschi non sono disposti a fare da bancomat per la classe politica italiana, non sono disposti a coprire i debiti che gli italiani hanno contratto e soprattutto che sono ancora disposti a contrarre. La storia degli eurobond sarebbe qualcosa per cui ci si indebita insieme e poi si paga insieme, peccato che chi si indebita di più, in questi casi, sarebbe l’Italia.
I tedeschi sanno bene come funziona la politica in Italia, sanno bene che se loro diventassero un rubinetto che "se si apre ecco i soldi", questi finirebbero di nuovo ai vari Penati, Formigoni, Belsito e simili e loro compari. L’idea, non infondata, è che una garanzia europea, sui debiti degli italiani servirebbe a riassumere a tutto spiano nuovi dipendenti pubblici, inutili, a elargire nuovi soldi a strane fondazioni. Adesso è per esempio in discussione il meccanismo europeo di stabilità noto anche come ESM European Stability Meccanism, deciso per aiutare gli Stati in difficoltà.
Fatti di costume
Ora la posizione della Germania è che va bene aiutare gli Stati in difficoltà, ma bisogna porre un qualche limite a questo, mentre invece l’ultima trovata è che questo ESM dovrebbe avere lo status di banca. Cosa vuole dire avere lo status di banca? Vuole dire che può comperare i titoli di stato italiani e spagnoli, sicuramente anche altri, darli in garanzia alla BCE, e farsi prestare soldi all’1%, con questi comprare di nuovo i titoli di stato italiani e spagnoli e portoghesi, darli in garanzia ancora alla BCE e così via fino al crack finale.
Ora è chiaro che nè Monti, nè Hollande vogliono il crack finale. Certo, il meccanismo è molto pericoloso, perché se i soldi per aiutare gli Stati malconci sono limitati, c’è il rischio di esaurirli e trovarsi in situazione di grave crisi, se sono illimitati c’è il rischio di tirare giù tutta la baracca. Il punto è che dare lo status di banca al meccanismo europeo di stabilità apre un varco a questo rischio. La banca centrale tedesca, la famigerata Bundesbank è molto attenta ai soldi dei risparmiatori tedeschi. Il sindacato tedesco a differenza di qualche industria per prendere i soldi dai Tfr dei lavoratori ha protestato per il rischio associato ai risparmi dei cittadini tedeschi.
In Germania c’è qualche aneddoto per capire com’è diverso lo stile. Sembrano fatti di costume e non sono fatti di costume. L’ultimo scandalo è stato quello cosiddetto del "tappeto volante", del tappeto di un certo Dirk Niebel, Ministro della cooperazione tedesca, che è andato con una delegazione del governo tedesco in Afghanistan, ha comperato con i suoi soldi un tappeto pagandolo circa 1.000 Euro, sono tornati in Germania con la delegazione e il tappeto. Uno scandalo a non finire. "Come? Ti porti il tappeto sull’aereo dell’aviazione pubblica e non paghi il trasporto? Non paghi l’Iva, la dogana?" Un grosso scandalo. Per fortuna il suo avvocato ha scoperto che una normativa europea esenta dall’Iva alcuni Stati come l’Afghanistan, quindi la cosa si è risolta. Christian Wulff, il presidente della Repubblica, si è dimesso per avere avuto un mutuo a tassi agevolati, in Italia tutti i parlamentari hanno di base mutui a tassi bassissimi. Ernst Welteke, il governatore della Banca centrale tedesca, nel 2004 si è dimesso perché a Berlino hanno pagato la stanza d’albergo al figlio che era lì con la fidanzata, per tenere il bambino dello stesso Welteke, cosette! Da noi Fazio per dimettersi ha dovuto aspettare che arrivassero per arrestarlo o quasi! Altre cose, la Margot Kaessmann, l’equivalente per i luterani, parlo per i cattolici, si è dimessa dalla sua carica perché l’hanno fermata mentre guidava tornando a casa la sera, hanno scoperto che aveva un tasso alcolico un po’ più alto, senza nessun incidente!
Sfiducia nei titoli di Stato
I tedeschi hanno questo stile nella politica, conoscono gli stili italiani, è comprensibile che abbiano forti esitazioni a mettere la foro firma per garantire debiti che verrebbero poi gestiti da una classe politica che noi italiani conosciamo bene, e quindi l’idea di diventare il nostro bancomat . A questo punto si capisce perché di fronte a queste cose gli italiani abbiano loro stessi sfiducia nei titoli del proprio Stato, loro stessi arrivano a venderli spaventati, si domandino cosa fare. Il problema in Italia resta quello grosso dell’enorme debito pubblico, poi le società di rating possono avere fatto qualche carta falsa, ma il problema non parte dalla speculazione, anche la teoria del contagio, il contagio viene non perché uno Stato è in difficoltà, ma perché tanti Stati sono in difficoltà. L’Italia è messa male perché comunque ha un debito pubblico molto alto e non si vede come riuscirà a tornare in una condizione di equilibrio.
Quindi uno può trovare antipatica la lingua tedesca perché ha molte consonanti, è difficile, uno può non amare la cucina tedesca, può trovare i tedeschi un po’ rigidi e sicuramente lo sono, ma in questo caso le colpe sono in Italia, e sono nella classe politica italiana. Bisogna però chiarire un punto: la Germania, i politici tedeschi, non vuole assolutamente il fallimento dell’Italia, per questo non c’è contraddizione tra tante preoccupazioni che ho elencato prima e vedere prima invece Angela Merkel e Mario Monti d’amore e d’accordo, collaborare insieme. La Germania vuole evitare altri fallimenti nell’area dell’Euro dopo quella della Grecia che addirittura viene camuffato perché appaia meno grave. C’è il timore semplicemente da parte del Parlamento tedesco, che un crack, un'insolvenza dell’Italia avvenga trascinando anche la Germania. Il primo fine sicuramente della politica tedesca è evitare altre insolvenze nell’area dell’Euro.
di Beppe Scienza
01 agosto 2012
La BCE difende l'Euro, le banche, ma non gli europei
Paradossalmente, l’agonia dell’Euro, del debito pubblico, dello spread, con tutti i sacrifici, la recessione e le tasse che ad essa conseguono, è voluta e mantenuta dai poteri europei: infatti dipende dalla scelta di proibire alla BCE di comperare le emissioni di debito pubblico sul mercato primario, alle aste, cioè da fare da vera banca centrale di emissione, così da impedire alla radice la speculazione. I Brics, gli USA, il Giappone, hanno banche centrali che fanno le banche centrali; perciò, sebbene gravati da debiti pubblici anche molto più alti dell’Italia, non hanno problemi con la speculazione, perché le loro banche centrali garantiscono l’acquisto.
La pseudo-banca centrale detta BCE è voluta in quanto fa gioco agli speculatori finanziari, per ragioni di profitto; agli USA, per ragioni geostrategiche; alla Germania, perché ne trae benefici finanziari, competitivi, egemonici; al capitalismo in generale, perché gli consente di minacciare le nazioni con lo spauracchio dei tassi e del default per costringerle ad abbattere lo stato sociale, i diritti dei lavoratori e dei risparmiatori; a smantellare il ruolo economico del settore pubblico; e in generale a affidare definitivamente la politica ai banchieri. Questo dato di fatto sarebbe la prima cosa da dire nell’informazione economica, ma i mass media ne parlano con molta cautela.
La linea della BCE è quanto di meno trasparente e di meno democratico si possa concepire: interviene comperando sul mercato secondario, in deroga al proprio statuto, ogniqualvolta i tassi sui bond di un paese eurodebole salgono tanto che il paese colpito potrebbe uscire dall’Eurosistema, ma niente fa per rimediare alle cause strutturali delle impennate dei tassi, né dei crescenti squilibri delle bilance commerciali intracomunitarie, né del costante peggioramento del pil, dell’occupazione, dell’economia reale, di molti Stati membri.
Una difesa sostanziale, la BCE la fa solo in favore delle banche europee, finanziandole a bassi tassi (1%), molto largamente, e senza curarsi che almeno una quota degli oltre 1000 miliardi prestati loro vada a finanziare l’economia reale anziché attività speculative, magari rivolte contro Stati eurodeboli.
Pare proprio che l’obiettivo della BCE sia di trattenere le rane nella casseruola finché non siano cotte, dispensando loro una boccata di ossigeno e generose rassicurazioni quando si sentono scottare e pensano di saltar fuori, come è avvenuto ad esempio oggi, allorché nella mattinata lo spread btp/Bund è schizzato oltre 530 p.b., e Draghi ha reagito dichiarando che uscire dall’Eurosistema è impensabile, che recentemente si sono fatti molti passi avanti, e che la BCE farà tutto ciò che occorre per impedirlo – al che lo spread è presto sceso a 470 p.b., e la borsa italiana ha recuperato il 5%, mentre l’Euro è risalito a 1,23 sul Dollaro.
Pare, insomma, che si voglia tenere i paesi eurodeboli in un meccanismo che aggrava i loro problemi e svuota le loro economie reali, ma al contempo li mantiene artificialmente in vita con una fleboclisi monetaria, aumentando la loro dipendenza da organismi autocratici giuridicamente irresponsabili e di tipo bancario, come la BCE e il nascente MES, Meccanismo Europeo di Stabilità. Da simili fatti traspare un disegno superiore, oligarchico, dirigistico, che non viene dichiarato, ma viene portato avanti senza interesse per le condizioni di vita delle nazioni, bensì con interesse centrato sul piano finanziario: espressione del fatto che, per l’odierna strutturazione del potere reale, l’economia della produzione e dei consumi, quindi gli stessi popoli, che di quell’economia costituiscono gli attori, sono divenuti superflui – ed è questa la vera rivoluzione che introduce il nuovo millennio.
di Marco Della Luna
31 luglio 2012
Italia sotto tutela bancaria
Una recentissima indagine commissionata da Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre 2012 ci dice che nel periodo luglio-settembre i contratti a tempo indeterminato in Italia saranno solo il 19,8% su quasi 159 mila. L’Istat invece ai primi di giugno di quest’anno forniva i dati inquietanti sulla disoccupazione, che nel primo trimestre si sarebbe attestata al 10,9% con un aumento su base annua del 2,3 %, con una disoccupazione giovanile che è oramai oltre il 35 %, mentre i posti di lavoro persi tra marzo e aprile sono ben trentotto mila.
Ebbene di fronte a dati di questo genere qualsiasi governo con un minimo di decenza si sarebbe dimesso e il Parlamento, luogo oramai deputato in Italia solo a fornire agi e privilegi a degli incompetenti nulla facenti, sarebbe sciolto da un Capo dello Stato serio e credibile.
E invece c’è stato imposto il “ Fiscal Compact” (già il termine inglese suona meglio nel continuo scimmiottare Londra da parte dei peones della politica nostrana), ad eccezione della Gran Bretagna e Repubblica Ceca che non l’hanno accettato, che ci impone rigorosamente, per chi ha un debito pubblico superiore al 60% del Pil, di restare sotto tale soglia (a oggi il rapporto tra debito pubblico e Pil ammonta al 123,3%), con l’obbligo per chi sfora tale percentuale di rientrarvi nell’arco di 20 anni per un ventesimo della quota che sfora il 60 % da versare ogni anno. Questo significa che gli italiani dovranno per i prossimi 20 anni subire tagli alla spesa pubblica per ben 45 miliardi di euro l’anno! Una cifra colossale, che colpirà soprattutto i ceti medio bassi, anche paragonata all’altra stangata infertaci dal governo delle banche, lo “Spending Review” (anche qui l’inglese è d’obbligo perché fa tanto british e bocconiano) che ammonta a 29 miliardi in tre anni. Un vero salasso in barba alle ridicolaggini sulla crescita e altre amenità che escono ogni giorno dalla bocca del senile professore che siede a Palazzo Chigi.
A ciò si deve aggiungere l’altro mostro partorito dalla burocrazia di Bruxelles e Francoforte, il MES - Meccanismo Europeo di Stabilità - che obbliga l’Italia a versare 15 miliardi in 5 anni a sostegno del fondo salva banche. Non c’è che dire, una fine davvero ingloriosa per la nostra penisola, che dopo essere “stata liberata” nel 1945 dalle armate degli invasori anglo-americani, e da allora sempre occupata militarmente, oggi si avvia alla totale estinzione anche economica e sociale per opera degli stessi di allora. Adattando la celebre frase di Von Clausewitz, che vedeva nella guerra il proseguimento della politica con altri mezzi, verrebbe da dire che qui si tratta dell’economia che prosegue la guerra con altri mezzi.
Non contenta la BCE, che non risponde a nessun governo eletto, alla faccia di chi vuole esportare nel mondo a suon di bombe questo modello Occidentale, e che muove le fila al governo Monti, si diletta quotidianamente a darci consigli su come ridurre la disoccupazione con le solite soluzioni lacrime e sangue: “Salari più bassi e maggior flessibilità”, peccato però che i prezzi di prima necessità aumentino costantemente, e prosegue… “in vari Paesi la correzione al ribasso dei salari è stata modesta e ciò nonostante l’aumento della disoccupazione; solo la moderazione salariale e la flessibilità possono riallocare i lavoratori in esubero”. Più chiari di così!
A fronte di simili esternazioni, che lasciano il tempo che trovano e aspettano sempre una conferma sul campo mai arrivata, che hanno come unico obiettivo distruggere ogni certezza contrattuale e salariale e ridurre ancor di più quello che resta di Stato Sociale in Italia e in Europa, nessun politico italiano e sindacalista ha sentito il dovere di dire in modo chiaro come stanno realmente le cose e dichiarare apertamente che il “Re è nudo” e che in Italia vi è in atto tutt’ora un vero e proprio colpo di Stato finanziario: finiti i tempi delle divise che sapevano tanto di America Latina, ora si vestono in giacca e cravatta.
La BCE, il FMI, l’Ue e i loro camerieri inseriti a vari livelli nei governi europei, stanno operando una sistematica distruzione di tutte le conquiste sociali fatte dal lontano 1930 a oggi, con la Fornero come “Cavallo di Troia” inserito nella cittadella del lavoro, mentre il governo di Mr. Monti, quello che durante il recente viaggio a Mosca, incurante del ridicolo e della nullità del suo governo in campo internazionale, si è addirittura paragonato a uno statista nell’intervista concessa a Itar Tass e diffusa dalla tv “Russia 24”. Sta solo eseguendo i compiti affidatigli dall’oligarchia anglosassone e mondialista.
Con la scusa dello spread, a colpi di machete si taglia tutto quello che c’è da tagliare di sociale, scuola, università, sanità, pensioni, salari, servizi sociali, trasporti pubblici, senza però toccare le banche e i loro interessi, nella speranza di spremere tutto quello che si può ora e subito, finché è ancora possibile, non per cercare un impossibile pareggio di bilancio, pia illusione poiché paghiamo interessi su interessi usurai, ma di far affluire nuovi capitali nelle casse degli istituti di credito in nome di quel debito pubblico che non è altro che il signoraggio operato dalla BCE che stampa e presta a usura il denaro, poi che vada tutto al diavolo.
Una Fornero saccente e prepotente, che uscita dal cilindro del mondo bancario, come gran parte degli accoliti di Mr Monti, predica le solite ricette fasulle e portatrici di miseria in salsa liberista, “facilità di licenziamento, flessibilità-precarietà, moderazione salariale, tagli occupazionali, meno diritti”. Tutte cose già viste fuori Europa, dove sono state applicate a man bassa nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo e in America Latina in passato e dove hanno solo portato un abbassamento drastico del tenore di vita della popolazione, ma al tempo stesso, guarda caso, a un aumento dei profitti delle multinazionali e del sistema bancario internazionale e all’oligarchia di quelle nazioni. E ora questa economista da quattro soldi, ben piazzata ovunque con tutta la famiglia, che ripete a memoria la lezioncina contro il posto fisso, sta dettando legge nella più completa libertà d’azione, incurante dei danni sociali che sta arrecando, ringraziando ogni giorni gli ex sindacati oramai solo di nome come Cigl Cisl Uil e Ugl, che erano pronti a mobilitarsi in un non lontano passato, un giorno sì e l’altro pure contro Berlusconi. Ora tutti costoro, invece di far scendere in strada i lavoratori in uno sciopero generale ad oltranza, fanno spallucce e lanciano solo flebili proclami degni del Ferragosto contro il governo e la “professoressa” ministra.
Però la coppia dei distruttori dell’Italia nulla sarebbe se non avesse alle spalle quel Mario Draghi, mentore del potere finanziario e bancario, che sta dettando le regole agli ignavi governi dell’Ue (tranne i britannici ovviamente, che di quel potere fanno parte integrante da sempre e che dopo essersi tenuti saldamente la loro sterlina, non accettano “Fiscal Compact” di sorta e imposizioni da Bruxelles e Francoforte; loro sono uno Stato sovrano non una colonia come l’Italietta del neoresistenziale Napolitano). Proprio il saccente Draghi, che oramai si sente un piccolo dio in terra, ci dice che “l’euro è irreversibile”, come se nella storia ci fosse mai stato un qualcosa d’irreversibile, e che quindi, “forte del sostegno dei governi, nulla cambierà in futuro”.
Si dovrò proseguire sulla stessa strada intrapresa per l’Italia, la Spagna e la Grecia, in altre parole dopo che le solite note agenzie di rating hanno declassato gli Stati ecco arrivare i prestiti usurai in cambio però delle cosiddette riforme strutturali, così le chiama il banchiere di Francoforte, non lo chiamiamo statista per non indispettire l’altro, quello vero, il bocconiano di casa nostra, che sono anche queste sempre le solite e arcinote e con il classico obiettivo.
Totale deregolamentazione del mondo del lavoro, che significa globalizzazione e quindi peggioramento del livello di vita dei lavoratori a vantaggio dei grandi gruppi internazionali e della concorrenza al ribasso dei Paesi che non hanno alcuna garanzia sociale e salariale. Si produrranno le stesse cose a costi inferiori e con maggiori profitti per gli investitori esteri che verranno in Italia o in Europa. Marchionne ne è il tipico esempio: dopo avere la Fiat succhiato per decenni contributi statali, ora apre fabbriche all’estero, come in Serbia, dove la mano d’opera costa meno della metà che in Italia, per poi rivendere il prodotto finito a prezzo pieno con ricavi ben superiori a quelli che si avrebbero con i lavoratori italiani.
Via poi ogni forma di protezionismo economico sia pur minimo, che sempre secondo Draghi inibisce la competitività, certo lui sa bene cosa significhi tutto questo per la nostra economia, perché dall’altra parte dell’Oceano, da dove gli arrivano i compitini ogni giorno, gli Stati Uniti praticano da sempre il più stretto protezionismo, invocando invece l’apertura dei mercati per tutti gli altri popoli in nome del “dio mercato”.
Liberalizzazioni, invoca Draghi, che fa rima con privatizzazioni, che a loro volta fanno rima con svendite del patrimonio pubblico nazionale, che così può facilmente entrare nel mirino dei “datori di lavoro” del presidente della BCE, i quali potranno completare la campagna acquisti già iniziata sotto i precedenti imbelli governi di centro sinistra e destra. E, infatti, Mr. Monti è già sulla buona strada visto che ha già dichiarato che “non solo non escludiamo quote dell’attivo del settore pubblico, ma stiamo preparando e presto seguiranno degli atti concreti”, riferendosi questa volta ai patrimoni di Comuni e Regioni, che come quelli dello Stato sono di tutti gli italiani e non certo di un Presidente del Consiglio da nessuno eletto, costruiti nel corso degli anni con i nostri sacrifici e delle generazioni precedenti, ma che ora rischiano di essere spazzati via e ceduti al migliore offerente.
E per finire ecco l’affondo finale dell’ex governatore di Bankitalia, con l’invocazione, ma meglio sarebbe dire l’ordine, vista la spocchia da banchiere che si ritrova, a varare al più presto l’Unione di Bilancio, al fine di creare un’entità sovranazionale. Sappiamo bene da chi e in che modo sarebbe poi guidata questa entità, lo stiamo già vedendo e subendo ogni giorno proprio in Italia, dove la politica ha da tempo lasciato il passo al mondo della finanza apolide, la Costituzione è oramai carta straccia, buona solo per i gonzi che ancora credono nella democrazia, mentre tutte le decisioni che contano sono prese altrove, tranne che in Parlamento aula sorda e grigia.
di Federico Dal Cortivo
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