20 gennaio 2013

quando torneremo come eravamo?

... Ah regà, famo a capisse, ce stanno a pijà pper culo, mortacci sua... Così introduceva i suoi spettacoli il grande Ettore Petrolini che, pur sotto la severissima censura fascista, riusciva a fare filtrare i suoi "messaggi" per gli italiani che volevano "capire"... Oggi non c'è più (almeno ufficialmente) il Minculpop (Ministero della cultura popolare) e, quindi, la "censura" non opera direttamente "tagliando" l'informazione sgradita al regime, ma sono gli stessi "giornalisti" (ammesso che così si possano ancora chiamare) che, "imponendo" i temi del dibattito elettorale (graditi ai loro partiti di riferimento), oscurano completamente le questioni che, invece, di quel dibattito dovrebbero essere i temi centrali. Osservate la tabellina seguente:

 

1999

2012

Differenza

Produzione industriale

106

82

-23%

Saldo esportaz.- importaz.

+33 miliardi

-45 miliardi

-78 miliardi

Disoccupazione

7.9%

11.0%

+ 1.4 milioni di disoccupati

Pressione fiscale

41.3%

45.4%

+ 60 miliardi anno di tasse

Debito pubblico/Pil

109%

127%

+270 miliardi di debito

Crescita Pil

+2.0%

-2.5%

-80 miliardi anno di Pil

In essa, come vedete, sono riportati i numeri chiave dell'economia italiana nel 1999, all'entrata nell'euro, e 13 dopo, nel 2012, quando gli effetti di quella "maestosa minchiata" si erano già manifestati in pieno. E dunque, ah regà, famo a capisse, non dovrebbe essere questo il vero dibattito elettorale... ovverosia chiederci e chiedere ai nostri politici: ma che cazzo di vantaggio abbiamo avuto ad entrare nell'euro e per quale cazzo di motivo ci restiamo ancora? Non c'è un solo risultato economico positivo... la situazione di questo paese, dall'ingresso nell'euro ad oggi, è peggiorata in modo drammatico... e nessuno di quei saltafossi in giacca e cravatta o loden, sente l'obbligo di spiegarci perché ci siamo entrati e perché ci restiamo nonostante l'evidenza del disastro che esso ci ha causato? Volete fare un favore all'Italia? ... Fate circolare la tabellina sopra tra i vostri conoscenti e ponetegli la stessa domanda (... perché siamo entrati nell'euro e perché ci restiamo...?)... Se, come credo, nessuno sarà in grado di dare una risposta (... e come potrebbe, se anche un bambino scimunito capirebbe che è stata un'evidentissima cazzata?), allora chiedetegli perché ha accettato ed accetta ancora di farsi "spogliare ed impoverire" (così come la tabellina sopra dimostra inequivocabilmente) senza neanche protestare, e perché, soprattutto, non pretende una risposta chiara e documentata (alla domanda "perché siamo entrati e perché restiamo nell'euro") dai candidati del partito che intende votare? Cosa cazzo ce ne frega delle frecciatine (... del tipo di quelli che oggi fanno finta di litigare, mentre fino ad ieri si sostenevano l'un l'altro, tutti insieme appassionatamente...) di Monti verso Bersani e Berlusconi (o delle risposte piccate di quest'ultimi)... quando ciò che brucia sulla pelle di tutti noi è la devastazione che l'euro ha prodotto e continua a produrre nel nostro paese? Ciò che ci interessa è: che previsione fanno Monti, Bersani e Berlusconi per tutte le sei grandezze economiche della tabellina sopra nei prossimi cinque anni... Ciò che devono dirci è: quando ritorneremo alla stessa situazione economica di prima dell'euro? Cazzo, non dico meglio (come sarei autorizzato a pretendere)... ma almeno uguale... Il resto, è evidente, sono favole per bambini scimuniti e, giustamente, Ettore Petrolini, entrando in scena, avrebbe detto: .. Ah regà, famo a capisse, ce stanno a pijà pper culo, mortacci sua... L'euro ci costa (a noi italiani) almeno 80 miliardi l'anno... e, visto che siamo in 60 milioni, fate voi il conto di quanto costa alla vostra famiglia... e, siccome non tutti i 60 milioni di italiani subiscono lo stesso danno (ricordate la media del pollo di Trilussa?) e ci sono quelli che invece ne hanno un vantaggio (circa il 21% della popolazione), significa che quelli che "pagano" (il restante 79%)... se la pijano doppiamente nder culo... Ora, è noto che agli italiani, fino all'anno scorso, quell'articolo (... pijarla nder culo...) piaceva di molto... ... Tuttavia, sul finire di quel terribile 2012, qualcosa è cambiato... pertanto, mi permetto di azzardare un pronostico elettorale molto nefasto per i nuovi cattocomunisti e per i sedicenti liberali alla Berlusconi & company che, predicando amorevolmente la necessità di ridurre le tasse, sono riusciti ad "infilarcene" altre... with no vaseline... Secondo me, gli ex Pci (Pd e Sel) staranno tra il 29% ed il 34%, mentre l'armata neo-democrista che sostiene il bocconiano che, finalmente, ha gettato la maschera (Mario Monti), non supererà il 12%... ... Insieme, i neo catto-comunisti non supereranno il 46%. Avranno (grazie al porcellum) la maggioranza alla Camera, e (sempre grazie allo stesso porcellum) potrebbero avere una maggioranza molto ristretta al Senato... ma non potranno governare... a meno che non facciano una proposta (di quelle che non si possono rifiutare) a Berlusconi: i voti dell'armata Brancaleone che segue il cavaliere, in cambio di "protezione" (finanziaria e giudiziaria) per la "mummia di Arcore"... ... E Silvio ed i suoi "banditori a gettone", si farebbero certamente convincere (...tengono famiglia...). ... Ma anche "quest'alleanza" durerebbe poco: con un milione di disoccupati in più nel 2013-2014... i catto-comunisti al governo comincerebbero ad avere davvero paura (esattamente come i governanti greci e spagnoli che, in giro, mandano le "controfigure"): a tirare troppo la corda, gli italiani potrebbero scendere in piazza pronti a menare la mani... Se (Monti, Bersani e Berlusconi) facessero quel patto scellerato, rischierebbero di essere travolti da "moti popolari" di gente davvero incazzata che sarebbe pronta a tutto... Coraggio, fratelli d'Italia, il peggio è passato... ed ai Monti, Bersani, Berlusconi, etc... glie tocca de stà 'n campana, perché un sacco di gente, in questo paese... s'è rotta li coijoni... ... Non so se mi ho capito...??

19 gennaio 2013

Deutsche Bank non è più intoccabile

Una volta la Deutsche Bank era rispettata come pilastro dell'economia tedesca basata sull'industria, ma oggi essa è un attore della bisca finanziaria internazionale come tutte le altre megabanche. Negli ultimi due anni essa è stata colpita da scandali e denunce che hanno inferto duri colpi alla sua immagine. Attualmente la banca è sotto inchiesta per falso in bilancio allo scopo di nascondere pesanti perdite sui derivati del ramo statunitense. Secondo Eric Ben-Artzi, ex funzionario della DB che ora è testimone della procura di New York, le perdite si aggiravano attorno ai 10 miliardi di dollari nel 2008. Oltre a queste accuse, c'è l'inchiesta sulla manipolazione del Libor compiuta assieme a numerose altre banche, che avrebbe fruttato alla DB "almeno 500 milioni di euro di profitti nel 2008 da scambi agganciati al tasso d'interesse", secondo il Wall Street Journal. Queste transazioni riguardavano l'8,5% dei profitti di DB nel 2008 (5,9 miliardi di euro). La DB ha respinto le accuse definendole "categoricamente false", ma questa è una difesa scontata. La manipolazione del Libor ha comportato pesanti oneri per enti locali, famiglie e imprese che avevano contratto prestiti e mutui con le banche, legati all'andamento del tasso interbancario e spesso agganciati a contratti swaps. Perciò ci si attende che la DB dovrà pagare ingenti multe e forse, come è accaduto per l'UBS, ci saranno conseguenze penali per i suoi dirigenti. L'azione di polizia era stata attivata nel contesto di una presunta complicità della banca in un caso di frode e ostruzione della giustizia che riguarda il traffico di certificati di emissione CO2. Quello dei certificati di emissione è un mercato già finito nel mirino degli inquirenti per casi di evasione dell'IVA e riciclaggio di denaro sporco. La lista dei guai giudiziari in cui è incappata la Deutsche Bank nel 2011-2012 comprende circa 20 casi, a partire dal divieto di negoziare derivati per sei mesi imposto nel febbraio 2011 in Sud Corea e dalla sentenza costituzionale sull'accordo swap con la ditta Ille nel marzo dello stesso anno. Per menzionarne alcuni: La Commissione UE sta indagando su casi di CDS fraudolenti che coinvolgono la DB assieme ad altre banche; La città di Los Angeles ha denunciato la banca per casi di esproprio illegale: La Federal Housing Financial Administration degli Stati Uniti ha aperto un'inchiesta su frodi immobiliari; Il Serious Fraud Office del Regno Unito sta indagando su cartolarizzazioni emesse dalla DB; Numerosi fondi pensione USA e enti locali in Italia hanno promosso azioni legali contro DB per i famigerati contratti derivati; Le recenti sentenze emesse contro la Deutsche Bank – nel caso del Comune di Milano e del gruppo Kirch nel dicembre 2012 – e un cambiato atteggiamento dei media, specialmente in Germania, mostrano che l'aura di intoccabilità che circondava finora la banca è svanita, e che è arrivato il "momento di Pecora". by (MoviSol)

18 gennaio 2013

Una campagna elettorale senza "futuro"

E' davvero possibile abolire l'IMU? E, soprattutto, può il Professor Monti, dopo averla introdotta, dichiararsi pronto a ridiscuterla? Ma se Berlusconi dovesse fare il Ministro dell'Economia chi sarà Premier? Cosa dire di quelle "giudichesse comuniste" che hanno condannato il Cavaliere a versare, ogni giorno, alla sua ex moglie più di quanto un italiano medio incassa in cinque anni? La lotta all'evasione è sufficiente a risanare le casse dell'Erario? Sono questi e tanti altri - ma non molti di più - gli argomenti attorno ai quali, da settimane sono - e ci resteranno ancora per settimane - al centro di dibattiti televisivi, talk show e tribune elettorali.

Pressione fiscale, lotta all'evasione, legalità, questione morale e mercato del lavoro sono le principali questioni - per non dire tutte - attorno alle quali i leader di tutti i piccoli e grandi schieramenti, vecchi o nuovi che siano nell'agone politico, si giocheranno la campagna elettorale, cercando di accaparrarsi più poltrone possibili in Parlamento.

E sono, naturalmente, gli stessi i temi sui quali i mezzi busti più famosi della scena televisiva italiana e le penne più in vista della nostra carta stampata amano intervistare veterani ed esordienti nella campagna elettorale.

Nessuno appare curioso di sapere cosa il Professor Monti, il Cavalier Berlusconi, il favorito Bersani o uno qualsiasi dei tanti sfidanti pensano di Internet e, più in generale, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione come volano per la crescita culturale, democratica ed economica del Paese?

E, naturalmente, nessuno dei contendenti, aspiranti parlamentari - ivi incluso, per la verità, il Comico della Rete per antonomasia, Beppe Grillo - appare ansioso di dire la sua sull'argomento.

Eppure la Commissione Europea - e non un qualsiasi smanettone fanatico di Internet o un esponente del Partito Pirata - non ha alcun dubbio nel dire che "La crescita sostenibile e la competitività future dell'Europa dipendono in larga misura dalla sua capacità di accettare la trasformazione digitale in tutta la sua complessità" ed a stimare "che la metà della crescita complessiva della produttività dipenda dagli investimenti nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione".

Sono le parole con le quali si apre la Comunicazione della Commissione europea al Consiglio ed al Parlamento dello scorso 18 dicembre.

Ci sarà almeno un aspirante parlamentare o un giornalista politico che l'abbia letta? "In Europa i lavoratori impiegati nel settore delle TIC sono più di 4 milioni, ripartiti in diversi settori, e crescono del 3% l'anno malgrado la crisi" ma - sono sempre parole della Commissione - "entro il 2015, in Europa non saranno coperti tra i 700 000 e 1 milione di posti di lavoro nelle TIC a causa della mancanza di personale competente."

Possibile che a nessuno, neppure in campagna elettorale, interessi la possibilità di combattere la piaga della disoccupazione giovanile stimolando - come suggerito dalla Commissione "il numero complessivo degli esperti in materia di TIC [Tecnologie dell'informazione e della comunicazione], nonché la loro occupabilità e mobilità"?
Non è più facile, più serio e costruttivo proporre ricette per consentire ai giovani di occupare posti di lavoro già esistenti in Europa piuttosto che continuare a raccontare favole sulla creazione di nuove centinaia di migliaia di posti di lavoro?

"La piena attuazione dell'agenda digitale potrebbe aumentare il PIL europeo del 5% o di 1 500 EUR a persona nei prossimi otto anni, potenziando gli investimenti nelle TIC, migliorando il livello delle competenze digitali della forza lavoro e riformando le condizioni quadro dell'economia di internet. In tal modo, inoltre, a breve termine si creerebbero 1,2 milioni di posti di lavoro nella costruzione di infrastrutture e 3,8 milioni di posti di lavoro in tutti i settori dell'economia nel lungo termine."

Neppure numeri e previsioni di questo genere bastano per porre Internet ed il digitale al centro della campagna elettorale?

"Se il commercio elettronico crescesse fino a rappresentare il 15% del totale del settore del commercio al dettaglio e gli ostacoli al mercato unico fossero eliminati, si stima che i vantaggi complessivi in termini di benessere dei consumatori ammonterebbero a circa 204 miliardi di EUR, pari all'1,7% del PIL dell'UE", si legge nella Comunicazione della Commissione.

Ha senso davanti a certe prospettive concrete spendere tempo ed energie a confrontarsi sui cento mila euro al giorno che il Cavalier Berlusconi deve a Donna Lario? "Soltanto gli appalti elettronici consentono un risparmio di 100 miliardi di EUR all'anno e l'eGovernment può ridurre i costi amministrativi del 15-20%" senza contare che "il riutilizzo dei dati del settore pubblico...creerà un valore economico pari a 140 miliardi di EUR".

Eccola la più importante riforma della pubblica amministrazione della quale abbiamo bisogno.

Ce n'è abbastanza per scommetterci un'intera campagna elettorale senza neppure il bisogno di promettere agli elettori qualcosa che non si sarà poi in condizione di mantenere.

"La connettività internet ad alta velocità è il fondamento dell'economia digitale, senza il quale servizi essenziali come il cloud computing, la sanità online (eHealth), le città intelligenti, i servizi audiovisivi, nonché i benefici da essi derivati, semplicemente non potrebbero essere attuati. Un aumento del 10% della penetrazione della banda larga potrebbe determinare un aumento pari all'1-1,5% del PIL annuale30 o potrebbe aumentare la produttività del lavoro dell'1,5% nei prossimi cinque anni."

Come si fa dinanzi a certi dati a lasciare alzare un politico da una qualsiasi poltrona televisiva senza avergli domandato come pensa di garantire a tutte le imprese ed a tutti i cittadini italiani l'accesso ad un'infrastruttura di connettività efficiente e neutrale?

"La società e l'economia dell'UE devono trasformarsi in un'Europa digitale, in cui l'intera popolazione possa sfruttare le tecnologie, i mezzi di comunicazione e i contenuti digitali", scrive la Commissione, che, poi aggiunge come "la crescita incontenibile dell'utilizzo delle TIC nella vita quotidiana contribuisce più di qualunque altra innovazione tecnologica a mutare radicalmente l'economia e la società nel loro complesso. Nel prossimo decennio, le TIC potranno contribuire a un radicale cambiamento della società e dei sistemi di produzione, consentendo una crescita e un benessere maggiori grazie a un incremento dell'efficienza, a nuovi prodotti, a nuovi servizi e a servizi pubblici più sviluppati".

Come è possibile candidarsi alla guida del Paese senza aver chiaro in testa che questi sono gli argomenti, i problemi e le opportunità che fanno la differenza e che senza il Paese non ha futuro.

Ma non sarebbe giusto prendersela solo con i candidati.

La colpa è anche - e, forse, soprattutto - nostra e dei tanti giornalisti televisivi e della carta stampata che per pigrizia, accondiscendenza o arretratezza culturale non spingono Lorsignori a confrontarsi anche e soprattutto sul "futuro", raccontando al Paese come lo pensano di regalargliene uno anche e, soprattutto, in digitale.

Non lasciamo che, anche questa volta, la campagna elettorale sia senza "futuro".

20 gennaio 2013

quando torneremo come eravamo?

... Ah regà, famo a capisse, ce stanno a pijà pper culo, mortacci sua... Così introduceva i suoi spettacoli il grande Ettore Petrolini che, pur sotto la severissima censura fascista, riusciva a fare filtrare i suoi "messaggi" per gli italiani che volevano "capire"... Oggi non c'è più (almeno ufficialmente) il Minculpop (Ministero della cultura popolare) e, quindi, la "censura" non opera direttamente "tagliando" l'informazione sgradita al regime, ma sono gli stessi "giornalisti" (ammesso che così si possano ancora chiamare) che, "imponendo" i temi del dibattito elettorale (graditi ai loro partiti di riferimento), oscurano completamente le questioni che, invece, di quel dibattito dovrebbero essere i temi centrali. Osservate la tabellina seguente:

 

1999

2012

Differenza

Produzione industriale

106

82

-23%

Saldo esportaz.- importaz.

+33 miliardi

-45 miliardi

-78 miliardi

Disoccupazione

7.9%

11.0%

+ 1.4 milioni di disoccupati

Pressione fiscale

41.3%

45.4%

+ 60 miliardi anno di tasse

Debito pubblico/Pil

109%

127%

+270 miliardi di debito

Crescita Pil

+2.0%

-2.5%

-80 miliardi anno di Pil

In essa, come vedete, sono riportati i numeri chiave dell'economia italiana nel 1999, all'entrata nell'euro, e 13 dopo, nel 2012, quando gli effetti di quella "maestosa minchiata" si erano già manifestati in pieno. E dunque, ah regà, famo a capisse, non dovrebbe essere questo il vero dibattito elettorale... ovverosia chiederci e chiedere ai nostri politici: ma che cazzo di vantaggio abbiamo avuto ad entrare nell'euro e per quale cazzo di motivo ci restiamo ancora? Non c'è un solo risultato economico positivo... la situazione di questo paese, dall'ingresso nell'euro ad oggi, è peggiorata in modo drammatico... e nessuno di quei saltafossi in giacca e cravatta o loden, sente l'obbligo di spiegarci perché ci siamo entrati e perché ci restiamo nonostante l'evidenza del disastro che esso ci ha causato? Volete fare un favore all'Italia? ... Fate circolare la tabellina sopra tra i vostri conoscenti e ponetegli la stessa domanda (... perché siamo entrati nell'euro e perché ci restiamo...?)... Se, come credo, nessuno sarà in grado di dare una risposta (... e come potrebbe, se anche un bambino scimunito capirebbe che è stata un'evidentissima cazzata?), allora chiedetegli perché ha accettato ed accetta ancora di farsi "spogliare ed impoverire" (così come la tabellina sopra dimostra inequivocabilmente) senza neanche protestare, e perché, soprattutto, non pretende una risposta chiara e documentata (alla domanda "perché siamo entrati e perché restiamo nell'euro") dai candidati del partito che intende votare? Cosa cazzo ce ne frega delle frecciatine (... del tipo di quelli che oggi fanno finta di litigare, mentre fino ad ieri si sostenevano l'un l'altro, tutti insieme appassionatamente...) di Monti verso Bersani e Berlusconi (o delle risposte piccate di quest'ultimi)... quando ciò che brucia sulla pelle di tutti noi è la devastazione che l'euro ha prodotto e continua a produrre nel nostro paese? Ciò che ci interessa è: che previsione fanno Monti, Bersani e Berlusconi per tutte le sei grandezze economiche della tabellina sopra nei prossimi cinque anni... Ciò che devono dirci è: quando ritorneremo alla stessa situazione economica di prima dell'euro? Cazzo, non dico meglio (come sarei autorizzato a pretendere)... ma almeno uguale... Il resto, è evidente, sono favole per bambini scimuniti e, giustamente, Ettore Petrolini, entrando in scena, avrebbe detto: .. Ah regà, famo a capisse, ce stanno a pijà pper culo, mortacci sua... L'euro ci costa (a noi italiani) almeno 80 miliardi l'anno... e, visto che siamo in 60 milioni, fate voi il conto di quanto costa alla vostra famiglia... e, siccome non tutti i 60 milioni di italiani subiscono lo stesso danno (ricordate la media del pollo di Trilussa?) e ci sono quelli che invece ne hanno un vantaggio (circa il 21% della popolazione), significa che quelli che "pagano" (il restante 79%)... se la pijano doppiamente nder culo... Ora, è noto che agli italiani, fino all'anno scorso, quell'articolo (... pijarla nder culo...) piaceva di molto... ... Tuttavia, sul finire di quel terribile 2012, qualcosa è cambiato... pertanto, mi permetto di azzardare un pronostico elettorale molto nefasto per i nuovi cattocomunisti e per i sedicenti liberali alla Berlusconi & company che, predicando amorevolmente la necessità di ridurre le tasse, sono riusciti ad "infilarcene" altre... with no vaseline... Secondo me, gli ex Pci (Pd e Sel) staranno tra il 29% ed il 34%, mentre l'armata neo-democrista che sostiene il bocconiano che, finalmente, ha gettato la maschera (Mario Monti), non supererà il 12%... ... Insieme, i neo catto-comunisti non supereranno il 46%. Avranno (grazie al porcellum) la maggioranza alla Camera, e (sempre grazie allo stesso porcellum) potrebbero avere una maggioranza molto ristretta al Senato... ma non potranno governare... a meno che non facciano una proposta (di quelle che non si possono rifiutare) a Berlusconi: i voti dell'armata Brancaleone che segue il cavaliere, in cambio di "protezione" (finanziaria e giudiziaria) per la "mummia di Arcore"... ... E Silvio ed i suoi "banditori a gettone", si farebbero certamente convincere (...tengono famiglia...). ... Ma anche "quest'alleanza" durerebbe poco: con un milione di disoccupati in più nel 2013-2014... i catto-comunisti al governo comincerebbero ad avere davvero paura (esattamente come i governanti greci e spagnoli che, in giro, mandano le "controfigure"): a tirare troppo la corda, gli italiani potrebbero scendere in piazza pronti a menare la mani... Se (Monti, Bersani e Berlusconi) facessero quel patto scellerato, rischierebbero di essere travolti da "moti popolari" di gente davvero incazzata che sarebbe pronta a tutto... Coraggio, fratelli d'Italia, il peggio è passato... ed ai Monti, Bersani, Berlusconi, etc... glie tocca de stà 'n campana, perché un sacco di gente, in questo paese... s'è rotta li coijoni... ... Non so se mi ho capito...??

19 gennaio 2013

Deutsche Bank non è più intoccabile

Una volta la Deutsche Bank era rispettata come pilastro dell'economia tedesca basata sull'industria, ma oggi essa è un attore della bisca finanziaria internazionale come tutte le altre megabanche. Negli ultimi due anni essa è stata colpita da scandali e denunce che hanno inferto duri colpi alla sua immagine. Attualmente la banca è sotto inchiesta per falso in bilancio allo scopo di nascondere pesanti perdite sui derivati del ramo statunitense. Secondo Eric Ben-Artzi, ex funzionario della DB che ora è testimone della procura di New York, le perdite si aggiravano attorno ai 10 miliardi di dollari nel 2008. Oltre a queste accuse, c'è l'inchiesta sulla manipolazione del Libor compiuta assieme a numerose altre banche, che avrebbe fruttato alla DB "almeno 500 milioni di euro di profitti nel 2008 da scambi agganciati al tasso d'interesse", secondo il Wall Street Journal. Queste transazioni riguardavano l'8,5% dei profitti di DB nel 2008 (5,9 miliardi di euro). La DB ha respinto le accuse definendole "categoricamente false", ma questa è una difesa scontata. La manipolazione del Libor ha comportato pesanti oneri per enti locali, famiglie e imprese che avevano contratto prestiti e mutui con le banche, legati all'andamento del tasso interbancario e spesso agganciati a contratti swaps. Perciò ci si attende che la DB dovrà pagare ingenti multe e forse, come è accaduto per l'UBS, ci saranno conseguenze penali per i suoi dirigenti. L'azione di polizia era stata attivata nel contesto di una presunta complicità della banca in un caso di frode e ostruzione della giustizia che riguarda il traffico di certificati di emissione CO2. Quello dei certificati di emissione è un mercato già finito nel mirino degli inquirenti per casi di evasione dell'IVA e riciclaggio di denaro sporco. La lista dei guai giudiziari in cui è incappata la Deutsche Bank nel 2011-2012 comprende circa 20 casi, a partire dal divieto di negoziare derivati per sei mesi imposto nel febbraio 2011 in Sud Corea e dalla sentenza costituzionale sull'accordo swap con la ditta Ille nel marzo dello stesso anno. Per menzionarne alcuni: La Commissione UE sta indagando su casi di CDS fraudolenti che coinvolgono la DB assieme ad altre banche; La città di Los Angeles ha denunciato la banca per casi di esproprio illegale: La Federal Housing Financial Administration degli Stati Uniti ha aperto un'inchiesta su frodi immobiliari; Il Serious Fraud Office del Regno Unito sta indagando su cartolarizzazioni emesse dalla DB; Numerosi fondi pensione USA e enti locali in Italia hanno promosso azioni legali contro DB per i famigerati contratti derivati; Le recenti sentenze emesse contro la Deutsche Bank – nel caso del Comune di Milano e del gruppo Kirch nel dicembre 2012 – e un cambiato atteggiamento dei media, specialmente in Germania, mostrano che l'aura di intoccabilità che circondava finora la banca è svanita, e che è arrivato il "momento di Pecora". by (MoviSol)

18 gennaio 2013

Una campagna elettorale senza "futuro"

E' davvero possibile abolire l'IMU? E, soprattutto, può il Professor Monti, dopo averla introdotta, dichiararsi pronto a ridiscuterla? Ma se Berlusconi dovesse fare il Ministro dell'Economia chi sarà Premier? Cosa dire di quelle "giudichesse comuniste" che hanno condannato il Cavaliere a versare, ogni giorno, alla sua ex moglie più di quanto un italiano medio incassa in cinque anni? La lotta all'evasione è sufficiente a risanare le casse dell'Erario? Sono questi e tanti altri - ma non molti di più - gli argomenti attorno ai quali, da settimane sono - e ci resteranno ancora per settimane - al centro di dibattiti televisivi, talk show e tribune elettorali.

Pressione fiscale, lotta all'evasione, legalità, questione morale e mercato del lavoro sono le principali questioni - per non dire tutte - attorno alle quali i leader di tutti i piccoli e grandi schieramenti, vecchi o nuovi che siano nell'agone politico, si giocheranno la campagna elettorale, cercando di accaparrarsi più poltrone possibili in Parlamento.

E sono, naturalmente, gli stessi i temi sui quali i mezzi busti più famosi della scena televisiva italiana e le penne più in vista della nostra carta stampata amano intervistare veterani ed esordienti nella campagna elettorale.

Nessuno appare curioso di sapere cosa il Professor Monti, il Cavalier Berlusconi, il favorito Bersani o uno qualsiasi dei tanti sfidanti pensano di Internet e, più in generale, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione come volano per la crescita culturale, democratica ed economica del Paese?

E, naturalmente, nessuno dei contendenti, aspiranti parlamentari - ivi incluso, per la verità, il Comico della Rete per antonomasia, Beppe Grillo - appare ansioso di dire la sua sull'argomento.

Eppure la Commissione Europea - e non un qualsiasi smanettone fanatico di Internet o un esponente del Partito Pirata - non ha alcun dubbio nel dire che "La crescita sostenibile e la competitività future dell'Europa dipendono in larga misura dalla sua capacità di accettare la trasformazione digitale in tutta la sua complessità" ed a stimare "che la metà della crescita complessiva della produttività dipenda dagli investimenti nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione".

Sono le parole con le quali si apre la Comunicazione della Commissione europea al Consiglio ed al Parlamento dello scorso 18 dicembre.

Ci sarà almeno un aspirante parlamentare o un giornalista politico che l'abbia letta? "In Europa i lavoratori impiegati nel settore delle TIC sono più di 4 milioni, ripartiti in diversi settori, e crescono del 3% l'anno malgrado la crisi" ma - sono sempre parole della Commissione - "entro il 2015, in Europa non saranno coperti tra i 700 000 e 1 milione di posti di lavoro nelle TIC a causa della mancanza di personale competente."

Possibile che a nessuno, neppure in campagna elettorale, interessi la possibilità di combattere la piaga della disoccupazione giovanile stimolando - come suggerito dalla Commissione "il numero complessivo degli esperti in materia di TIC [Tecnologie dell'informazione e della comunicazione], nonché la loro occupabilità e mobilità"?
Non è più facile, più serio e costruttivo proporre ricette per consentire ai giovani di occupare posti di lavoro già esistenti in Europa piuttosto che continuare a raccontare favole sulla creazione di nuove centinaia di migliaia di posti di lavoro?

"La piena attuazione dell'agenda digitale potrebbe aumentare il PIL europeo del 5% o di 1 500 EUR a persona nei prossimi otto anni, potenziando gli investimenti nelle TIC, migliorando il livello delle competenze digitali della forza lavoro e riformando le condizioni quadro dell'economia di internet. In tal modo, inoltre, a breve termine si creerebbero 1,2 milioni di posti di lavoro nella costruzione di infrastrutture e 3,8 milioni di posti di lavoro in tutti i settori dell'economia nel lungo termine."

Neppure numeri e previsioni di questo genere bastano per porre Internet ed il digitale al centro della campagna elettorale?

"Se il commercio elettronico crescesse fino a rappresentare il 15% del totale del settore del commercio al dettaglio e gli ostacoli al mercato unico fossero eliminati, si stima che i vantaggi complessivi in termini di benessere dei consumatori ammonterebbero a circa 204 miliardi di EUR, pari all'1,7% del PIL dell'UE", si legge nella Comunicazione della Commissione.

Ha senso davanti a certe prospettive concrete spendere tempo ed energie a confrontarsi sui cento mila euro al giorno che il Cavalier Berlusconi deve a Donna Lario? "Soltanto gli appalti elettronici consentono un risparmio di 100 miliardi di EUR all'anno e l'eGovernment può ridurre i costi amministrativi del 15-20%" senza contare che "il riutilizzo dei dati del settore pubblico...creerà un valore economico pari a 140 miliardi di EUR".

Eccola la più importante riforma della pubblica amministrazione della quale abbiamo bisogno.

Ce n'è abbastanza per scommetterci un'intera campagna elettorale senza neppure il bisogno di promettere agli elettori qualcosa che non si sarà poi in condizione di mantenere.

"La connettività internet ad alta velocità è il fondamento dell'economia digitale, senza il quale servizi essenziali come il cloud computing, la sanità online (eHealth), le città intelligenti, i servizi audiovisivi, nonché i benefici da essi derivati, semplicemente non potrebbero essere attuati. Un aumento del 10% della penetrazione della banda larga potrebbe determinare un aumento pari all'1-1,5% del PIL annuale30 o potrebbe aumentare la produttività del lavoro dell'1,5% nei prossimi cinque anni."

Come si fa dinanzi a certi dati a lasciare alzare un politico da una qualsiasi poltrona televisiva senza avergli domandato come pensa di garantire a tutte le imprese ed a tutti i cittadini italiani l'accesso ad un'infrastruttura di connettività efficiente e neutrale?

"La società e l'economia dell'UE devono trasformarsi in un'Europa digitale, in cui l'intera popolazione possa sfruttare le tecnologie, i mezzi di comunicazione e i contenuti digitali", scrive la Commissione, che, poi aggiunge come "la crescita incontenibile dell'utilizzo delle TIC nella vita quotidiana contribuisce più di qualunque altra innovazione tecnologica a mutare radicalmente l'economia e la società nel loro complesso. Nel prossimo decennio, le TIC potranno contribuire a un radicale cambiamento della società e dei sistemi di produzione, consentendo una crescita e un benessere maggiori grazie a un incremento dell'efficienza, a nuovi prodotti, a nuovi servizi e a servizi pubblici più sviluppati".

Come è possibile candidarsi alla guida del Paese senza aver chiaro in testa che questi sono gli argomenti, i problemi e le opportunità che fanno la differenza e che senza il Paese non ha futuro.

Ma non sarebbe giusto prendersela solo con i candidati.

La colpa è anche - e, forse, soprattutto - nostra e dei tanti giornalisti televisivi e della carta stampata che per pigrizia, accondiscendenza o arretratezza culturale non spingono Lorsignori a confrontarsi anche e soprattutto sul "futuro", raccontando al Paese come lo pensano di regalargliene uno anche e, soprattutto, in digitale.

Non lasciamo che, anche questa volta, la campagna elettorale sia senza "futuro".