28 gennaio 2013

Disintossichiamoci o l’ultima dose sarà letale



Che l’agenda Monti sia stata un disastro su tutti i fronti lo hanno capito anche gli stessi sostenitori di tale governo pseudo tecnico. Tutti i parametri, e sottolineo i “loro parametri” sono peggiorati, è un dato storico. Ma allora perché tale “uomo” ha ancora il coraggio di ripresentarsi per continuare la sua “agenda”? Semplice, ubbidisce agli ordini. Il motivo è che il suo operato, per chi lo ha mandato a fare quello che doveva fare, è andato benissimo. Sfasciare l’Italia per favorire la Germania, e far recuperare soldi alle banche internazionali. L’italiota teledipendente non riesce ad avere una visione complessiva sui meccanismi della finanza internazionale e continua a pensare che destra, sinistra e ancor peggio il "centro" possa essere una soluzione politica alla questione.
La crisi indotta dal sistema finanziario non  dipende dal popolo (cattivo evasore) cosi come non dipende dal sistema produttivo (che chiude per mancanza di liquidità), dipende da "meccanismi internazionali" a cui dobbiamo obbedire. ll sistema produttivo certamente si rovinerà continua questa anemia  monetaria forzata. Se si continua a credere che la credibilità italiana dipende da un certo "Monti" che estorce ricchezza al popolo italiano per darla ai mercati speculativi sanguinari, la strada per la catastrofe è segnata. Sempre tardi sarà la benvenuta la divisione tra banche d'affari e banche commerciali, ma gli alieni arriveranno certamente prima.
L’applicazione pedissequa del neoliberismo dove il profitto per il profitto giustifica qualsiasi mezzo con l’imposizione coatta di una "moneta debito" privata non controllabile da una politica unitaria europea assolutamente inesistente, fa succedere che: la "BCE" pensa solo a salvare i suoi azionisti a scapito della popolazione europea, i mercati pensano solo a fare il proprio profitto, gli stati sono solo dei miseri crumiri  a servizio delle lobby bancarie a danno dei popoli. Lo ribadisco da tempo non può esistere una politica economica se non strettamente correlata ad una politica monetaria.
Con l'euro nessuno stato, compresa la Germania, può seriamente fare politiche economiche poiché questo euro vive di autonomia emissiva propria secondo criteri completamente staccati dal tessuto produttivo. Gli interessi sul denaro si dovrebbero calcolare secondo la capacità produttiva del paese ed invece vengono stabiliti da società di rating controllate dagli stessi investitori. Uno stato con propria capacità ed autonomia monetaria può regolare la quantità di liquidità secondo le proprie esigenze produttive senza dover sottostare agli umori degli investitori internazionali. 
Continuare a pensare che un'unica politica monetaria, tra l’altro perversa come quella della BCE, possa essere di aiuto ad economie completamente diverse come quelle delle nazioni europee, è da pazzi, da TSO giornaliero. Ma allora perché si continua per questa strada? Probabilmente perché ormai tutti, soprattutto la Germania è entrata nell’ottica di raccogliere al più presto tutto quello che si può raccogliere e poi abbandonare la "nave euro" piena di drogati, "ognun per se e Dio per tutti". Tra l’altro bisogna anche sbrigarsi a trasformare le liquidità in beni reali prima del crollo.
L’anemia monetaria indotta serve anche a questo, a comprarsi beni e aziende di stato e lasciare il cerino (euro) in mano all’ultimo coglione pensando di aver saldato parte del debito. La svendita del patrimonio come vorrebbe qualche lista (tra le migliaia che stanno sorgendo come funghi) è l’errore più grande che si possa fare, perché è proprio la strada che ci hanno preparato per caderci dentro. I beni e le aziende non devono essere vendute, ma messe a redito, e non farci profitto vendendole, tanto e vero che le caserme non siamo riusciti a venderle mente Finmeccanica ed ENI si.
Allora se queste aziende facevano profitto perché si sono vendute? Vogliamo dire che la politica è complice? Sarebbe da alto tradimento allo stato italiano ma lasciamo stare. Le politiche Keynesiane che sono spesso troppo bistrattate sono l’unica soluzione, certamente vanno rivisitate secondo il nuovo contesto storico e sociale, in una economia sempre più tecnologica che erode posti di lavoro. La piena occupazioni lasciando i modelli vecchi è una utopia come è una utopia realizzarla con la flessibilità se non in minimissima parte. La logica dei servizi deve ritornare, solo per fare un esempio siamo stufi di sentire dischetti registrati, basterebbe una stupida legge che imponesse la risposta obbligatoria di una persona fisica.
E' chiaro che se questa azienda deve rispondere ad un sistema ci competizione sfrenata per produrre profitto di cui oltre il 50% va allo stato ciò non potrà avvenire mai perché si è perso il principio della "natura sociale" dell'impresa.  Che il libero mercato si autoregoli è la più grande barzelletta mai inventa, in quanto i fenomeni di "cartello" la dicono lunga sulla libera concorrenza. Non a caso il neoliberismo predica uno “stato snello”, proprio perché cosi da meno fastidio ai poteri finanziari, alle multinazionali alle banche d’affari. Diversa è la burocrazia statale che certamente va snellita, ma non bisogna confondere le cose, uno stato snello anche di sovranità monetaria non è più uno stato che può occuparsi del suo popolo.
Lo stato compatibilmente alla evoluzione tecnologica deve essere il "motore dell’economia" sia con interventi diretti ossia con "potere di spesa" senza sottostare al vincolo di usura internazionale, sia con interventi indiretti, facilitando settori con detassazioni e sburocratizzazioni. Introdurre le politiche keynesiane senza prevedere una trasformazione della economia e una ridistribuzione reale del redito (C.H. Douglas), significa non voler arrivare al risultato. In tutto questo è fondamentale ragionare fortemente in termini di "autonomia", poiché il primo intoppo che si avrà è proprio sulla bilancia con l’estero.
Ridurre al massimo le dipendenze soprattutto energetiche, oltre che culturali e politiche. In una famiglia prima di compare altre bottiglie di vino si va a vedere se nella dispensa siano rimaste bottiglie e solo dopo avere appurato che non c’è niente si va a comprare e solo se è necessario. Le multinazionali, le compagnie petrolifere, le società finanziarie non vogliono sentire parlare di questi argomenti, tacciandoli come “orrore” poiché ogni nazione deve approvvigionarsi da queste, infatti queste vengono si comprano le nostre industrie e poi ci vendono ciò che era nostro.
Per far si che funzioni quindi il sistema keynesiano (ma anche sistema MATTEI) è importante che ci siamo della premesse chiare: attuare un sistema massimo di ottimizzazione di *risorse locali* (in altri tempi si sarebbe chiamato protezionismo) in termini di  risorse, energia, idee, uomini, tutto quello che si può produrre, fare in Italia va fatto in Italia, con italiani. Poi avere una "moneta sovrana" proprietà del popolo con  la possibilità anche di monete locali, questo per radicare il più possibile la ricchezza al territorio. Piano di riconversione industriale con studi e ricerche (il più possibile italiane) per la bonifica dei territori, mari inquinati, ristrutturazione di tutto il patrimonio immobiliare pubblico e privato con finanziamenti diretti ed indiretti. Sistemazione del sistema idrogeologico e forestale nazionale. Creazione di cooperative di servizi per la sanità e gli anziani visto che la popolazione italiana sta lentamente invecchiando.
Redito minimo di cittadinanza a tutti. Finanziamento della ricerca in ogni settore soprattutto nel settore delle energie rinnovabili. Ristrutturazione e riforma di tutto il sistema d’istruzione, dagli edifici, ai programmi, ai testi, ai corsi, alla valorizzazione dei docenti. Piano di riqualificazione e risparmio energetico di tutti gli edifici pubblici e privati. Piano di consolidamento degli edifici sotto il profilo sismico. Piano di ingegnerizzazione ed infrastruttura per internet sia via cavo che WIFI libero per tutti. Mi sono limitato solo ad alcuni settori tralasciando per esempio il turismo e l’arte che sono un altro immenso settore di lavoro potenziale, solo per dire che la “mancanza di lavoro” è una pura illazione se solo ci fosse una classe dirigente che non ragionasse con le mutande sopra gli occhi del profitto facile e mentalmente drogati di neoliberismo con visione solo dell'oggi.
Se solo si capisse che i signori che odiano il protezionismo sono i primi ad aver creato dei monopoli monetari, energetici, alimentari,ecc super potetti, si invertirebbe subito la tendenza. La strada è lunga tortuosa perché siamo stati drogati di neoliberismo da oltre venti anni dove ci hanno raccontato una storia distorta per farci credere che i buoni erano cattivi e che i cattivi erano
buoni e questo è il risultato, "spogliati di ogni ricchezza". La disintossicazione è lunga e difficile e spesso fallimentare. L’euro è stata l’ultima droga in ordine di tempo che ci hanno somministrato per distruggere la “nazione” e ridurci solo a un “paese” (come un altro). Certo si potrebbero  rinegoziare i trattati di Lisbona,  Maastricht, il MES, nonché il funzionamento della stessa BCE, ma è più facile  che “Israele faccia pace con la Palestina” che questa macchina da guerra civile dell’Europa cambi!!! (e gli hanno dato pure il Nobel).
Restare nell’euro equivale a suicidarsi.
Giuseppe Turrisi

27 gennaio 2013

Astensione o voto di protesta? Breviario per delegittimare il sistema




Come delegittimare in una logica parlamentare l’intera classe politica italiana?
La classe politica italiana: asservita, complice, coesa
Il governo tecnico è stato il culmine della decadenza intellettuale e morale della Seconda Repubblica e dell’intera classe politica italiana. Le ricette “lacrime e sangue” del curatore fallimentare Mario Monti architettate ad arte dalla Troika (Fmi, Bce e Ue) ed inclini a far pagare ai lavoratori italiani i tassi d’interesse sui titoli di Stato al fine di risanare il debito pubblico (che nel frattempo è pure aumentato rispetto agli anni precedenti!) sono state sostenute per un anno intero da tutti i partiti (eccetto qualcuno), Pd, Pdl e Udc in primis. L’attuale campagna elettorale? La dialettica? Santoro vs Berlusconi? Un teatrino tutto democratico, un sistema che si regge su due gambe contrapposte ma che permettono comunque sia al corpo oligarchico di camminare.
La logica parlamentare: l’astensione, la scheda bianca o la scheda annullata come diritto e non come imposizione 
Le elezioni sono la massima espressione di un regime democratico. Sono anche l’unica modalità con cui poter decidere i propri rappresentanti all’interno degli organi legislativi e di fatto intavolare il destino politico del Paese in cui si risiede e vive. Tuttavia il voto è un diritto e non un’imposizione. Il non-voto, che una legge abolita nel 1990 e mai applicata penalizzava, è oggi legittimo né più né meno del voto. Essa corrisponde esattamente a una volontà dell’elettore, così come andare a votare e mettere una croce su un simbolo, o su un sì o un no. Chiunque non sia soddisfatto delle offerte sulla scheda o non sia interessato a fare quella scelta ha l’astensione dal voto come strumento e come diritto. Punto.
Come delegittimare un intero sistema? Che fare?
Pertanto l’astensionismo strategico non è una vera e propria soluzione per scardinare la partitocrazia ed esprimere il dissenso, poiché l’astensione dal voto non ha una proiezione istituzionale. Inoltre dalle esperienze anglo-americane ed europee degli ultimi anni, le classi dirigenti democraticamente “elette” si sono auto-legittimate con delle percentuali ridicole di votanti. Di fatto astenersi dal voto vorrebbe dire concretamente permettere proprio a quella classe politica asservita, complice e coesa di governare il Paese.
È anche vero però che se gli astenuti fossero almeno il 75 per cento dell’elettorato e questi ultimi si rivoltassero (in piazza) contro l’auto-legittimazione degli eletti, l’intera macchina sistemica sarebbe destinata a crollare. Tuttavia il blocco degli astenuti non è un corpo organico, organizzato, omogeneo e per questo, difficilmente, riuscirebbe a spodestare un sistema “democraticamente” eletto il quale, comunque, soffocherebbe la protesta in maniera democratica e subdola come avviene ormai da decenni. Di fatto l’astensione potrebbe essere un’arma utile unicamente per chi ha l’intenzione di partorire un gruppo, un movimento o un’associazione politica con prospettive istituzionali in un’ottica rivoluzionaria o riformista, in poche parole influente e di opinione al livello nazionale.
Mentre per chi desiderasse manifestare il proprio dissenso senza inclinazioni politico-associazionistiche sarebbe meglio concedere il suffragio a quelle formazioni extra-parlamentari che si sono opposte da sempre nella società ad un esecutivo tecnico e antidemocratico ed ai partiti che lo hanno consentito. Senza fornire indicazioni di voto specifiche, è necessario votare per i partiti della protesta. In questo caso “il voto utile”, anche se con i suoi limiti, andrebbe sicuramente al Movimento 5 Stelle, tuttavia il 24 e 25 febbraio Beppe Grillo non sarà il solo portavoce del dissenso nazionale dato che a concorrere ci sono tanti partiti anti-sistema, come ci sono tante liste territoriali prive di ideologia che potrebbero avere soluzioni interessanti.

di Sebastiano Caputo 

26 gennaio 2013

Servi della gleba e debito pubblico

Alessandro II, Zar di tutte le Russie, il 3 marzo del 1861 con il “Manifesto per l’Emancipazione dei Servi” pose fine alla schiavitù della gleba in Russia. Per 23 milioni di Russi, suoi devoti sudditi, resi schiavi per secoli dal feudalesimo della nobiltà russa, tante povere “anime morte”, fu un giorno di grande giubilo. Tuttavia subito dopo ci si accorse che la tanto agognata libertà era ancora molto lontana. Infatti le banche dello Zar, per concedere ai servi della gleba i prestiti per pagare quanto dovuto ai padroni della terra riscattata… Le autorità non erano tanto ben disposte verso la massa dei miserabili contadini, praticamente analfabeti, ignoranti e superstiziosi. I rischi di non essere ripagati in tempo erano molto alti. Non solo. Non si poteva concedere soldi a chi non aveva ancora nulla. Gli interessi sul prestito, si rivelarono assai pesanti: si doveva rimborsare la somma avuta con il 6% anno per anno, per la durata di 49 anni. Ciò significava ancora nuovi pesanti sacrifici, miseria, insicurezza e difficoltà di ogni genere. Parimenti, il contenzioso legale con l’amministrazione centrale dello zar, diventava giorno dopo giorno ingestibile. La nostra situazione – di debito pubblico - oggi ammonta ad oltre 2000 miliardi di euro. Orbene, tale debito è, “mutatis mutandis” praticamente la stesso debito che i contadini russi dovevano allo Zar. Situazione, la nostra, assai peggiorata, rispetto a quella dei sudditi contadini-servi della gleba dello Zar Alessandro II. Infatti, il nostro debito pubblico, di oltre 2000 miliardi di euro, una somma praticamente impossibile da restituire, con tassi d’interessi composti crescenti, che impongono sacrifici , lacrime e sangue, per molte future generazioni. Il nostro futuro è incerto, quello dei nostri nipoti è tutto nero. Tutto questo enorme debito da restituire alle banche estere, rappresenta il conto salato che dobbiamo saldare per ritornare ad essere liberi. Oggi non lo siamo. Siamo tornati ad essere schiavi. Siamo tanti servi della gleba. Il governo, i Partiti, le Liste, come la RAI-Tv e molta stampa ipocrita, corrotta, continuano a mentire. Le elezioni politiche di questo febbraio non faranno che produrre nuovi pesanti debiti. Lo zar Alessandro II venne barbaramente ucciso mentre stava passeggiando in carrozza domenica 13 marzo 1881 a San Pietroburgo, sulla Nevsky Prospekt, da Nikolai Rysakov.e da Ignaty Grinevitsky.

di Michele Sequenzia

 N.B: L’espressione servitù della gleba (dal lat. servus, schiavo) designa la condizione di uomini o donne che non godevano di libertà personali, appartenevano a un signore ed erano vincolati alla gleba, ovvero alla terra che coltivavano (Contadini); l’equivalente franc. servage deriva dal lat., mentre il termine ted. Leibeigenschaft da Leib (corpo) ed Eigenschaft (proprietà).

28 gennaio 2013

Disintossichiamoci o l’ultima dose sarà letale



Che l’agenda Monti sia stata un disastro su tutti i fronti lo hanno capito anche gli stessi sostenitori di tale governo pseudo tecnico. Tutti i parametri, e sottolineo i “loro parametri” sono peggiorati, è un dato storico. Ma allora perché tale “uomo” ha ancora il coraggio di ripresentarsi per continuare la sua “agenda”? Semplice, ubbidisce agli ordini. Il motivo è che il suo operato, per chi lo ha mandato a fare quello che doveva fare, è andato benissimo. Sfasciare l’Italia per favorire la Germania, e far recuperare soldi alle banche internazionali. L’italiota teledipendente non riesce ad avere una visione complessiva sui meccanismi della finanza internazionale e continua a pensare che destra, sinistra e ancor peggio il "centro" possa essere una soluzione politica alla questione.
La crisi indotta dal sistema finanziario non  dipende dal popolo (cattivo evasore) cosi come non dipende dal sistema produttivo (che chiude per mancanza di liquidità), dipende da "meccanismi internazionali" a cui dobbiamo obbedire. ll sistema produttivo certamente si rovinerà continua questa anemia  monetaria forzata. Se si continua a credere che la credibilità italiana dipende da un certo "Monti" che estorce ricchezza al popolo italiano per darla ai mercati speculativi sanguinari, la strada per la catastrofe è segnata. Sempre tardi sarà la benvenuta la divisione tra banche d'affari e banche commerciali, ma gli alieni arriveranno certamente prima.
L’applicazione pedissequa del neoliberismo dove il profitto per il profitto giustifica qualsiasi mezzo con l’imposizione coatta di una "moneta debito" privata non controllabile da una politica unitaria europea assolutamente inesistente, fa succedere che: la "BCE" pensa solo a salvare i suoi azionisti a scapito della popolazione europea, i mercati pensano solo a fare il proprio profitto, gli stati sono solo dei miseri crumiri  a servizio delle lobby bancarie a danno dei popoli. Lo ribadisco da tempo non può esistere una politica economica se non strettamente correlata ad una politica monetaria.
Con l'euro nessuno stato, compresa la Germania, può seriamente fare politiche economiche poiché questo euro vive di autonomia emissiva propria secondo criteri completamente staccati dal tessuto produttivo. Gli interessi sul denaro si dovrebbero calcolare secondo la capacità produttiva del paese ed invece vengono stabiliti da società di rating controllate dagli stessi investitori. Uno stato con propria capacità ed autonomia monetaria può regolare la quantità di liquidità secondo le proprie esigenze produttive senza dover sottostare agli umori degli investitori internazionali. 
Continuare a pensare che un'unica politica monetaria, tra l’altro perversa come quella della BCE, possa essere di aiuto ad economie completamente diverse come quelle delle nazioni europee, è da pazzi, da TSO giornaliero. Ma allora perché si continua per questa strada? Probabilmente perché ormai tutti, soprattutto la Germania è entrata nell’ottica di raccogliere al più presto tutto quello che si può raccogliere e poi abbandonare la "nave euro" piena di drogati, "ognun per se e Dio per tutti". Tra l’altro bisogna anche sbrigarsi a trasformare le liquidità in beni reali prima del crollo.
L’anemia monetaria indotta serve anche a questo, a comprarsi beni e aziende di stato e lasciare il cerino (euro) in mano all’ultimo coglione pensando di aver saldato parte del debito. La svendita del patrimonio come vorrebbe qualche lista (tra le migliaia che stanno sorgendo come funghi) è l’errore più grande che si possa fare, perché è proprio la strada che ci hanno preparato per caderci dentro. I beni e le aziende non devono essere vendute, ma messe a redito, e non farci profitto vendendole, tanto e vero che le caserme non siamo riusciti a venderle mente Finmeccanica ed ENI si.
Allora se queste aziende facevano profitto perché si sono vendute? Vogliamo dire che la politica è complice? Sarebbe da alto tradimento allo stato italiano ma lasciamo stare. Le politiche Keynesiane che sono spesso troppo bistrattate sono l’unica soluzione, certamente vanno rivisitate secondo il nuovo contesto storico e sociale, in una economia sempre più tecnologica che erode posti di lavoro. La piena occupazioni lasciando i modelli vecchi è una utopia come è una utopia realizzarla con la flessibilità se non in minimissima parte. La logica dei servizi deve ritornare, solo per fare un esempio siamo stufi di sentire dischetti registrati, basterebbe una stupida legge che imponesse la risposta obbligatoria di una persona fisica.
E' chiaro che se questa azienda deve rispondere ad un sistema ci competizione sfrenata per produrre profitto di cui oltre il 50% va allo stato ciò non potrà avvenire mai perché si è perso il principio della "natura sociale" dell'impresa.  Che il libero mercato si autoregoli è la più grande barzelletta mai inventa, in quanto i fenomeni di "cartello" la dicono lunga sulla libera concorrenza. Non a caso il neoliberismo predica uno “stato snello”, proprio perché cosi da meno fastidio ai poteri finanziari, alle multinazionali alle banche d’affari. Diversa è la burocrazia statale che certamente va snellita, ma non bisogna confondere le cose, uno stato snello anche di sovranità monetaria non è più uno stato che può occuparsi del suo popolo.
Lo stato compatibilmente alla evoluzione tecnologica deve essere il "motore dell’economia" sia con interventi diretti ossia con "potere di spesa" senza sottostare al vincolo di usura internazionale, sia con interventi indiretti, facilitando settori con detassazioni e sburocratizzazioni. Introdurre le politiche keynesiane senza prevedere una trasformazione della economia e una ridistribuzione reale del redito (C.H. Douglas), significa non voler arrivare al risultato. In tutto questo è fondamentale ragionare fortemente in termini di "autonomia", poiché il primo intoppo che si avrà è proprio sulla bilancia con l’estero.
Ridurre al massimo le dipendenze soprattutto energetiche, oltre che culturali e politiche. In una famiglia prima di compare altre bottiglie di vino si va a vedere se nella dispensa siano rimaste bottiglie e solo dopo avere appurato che non c’è niente si va a comprare e solo se è necessario. Le multinazionali, le compagnie petrolifere, le società finanziarie non vogliono sentire parlare di questi argomenti, tacciandoli come “orrore” poiché ogni nazione deve approvvigionarsi da queste, infatti queste vengono si comprano le nostre industrie e poi ci vendono ciò che era nostro.
Per far si che funzioni quindi il sistema keynesiano (ma anche sistema MATTEI) è importante che ci siamo della premesse chiare: attuare un sistema massimo di ottimizzazione di *risorse locali* (in altri tempi si sarebbe chiamato protezionismo) in termini di  risorse, energia, idee, uomini, tutto quello che si può produrre, fare in Italia va fatto in Italia, con italiani. Poi avere una "moneta sovrana" proprietà del popolo con  la possibilità anche di monete locali, questo per radicare il più possibile la ricchezza al territorio. Piano di riconversione industriale con studi e ricerche (il più possibile italiane) per la bonifica dei territori, mari inquinati, ristrutturazione di tutto il patrimonio immobiliare pubblico e privato con finanziamenti diretti ed indiretti. Sistemazione del sistema idrogeologico e forestale nazionale. Creazione di cooperative di servizi per la sanità e gli anziani visto che la popolazione italiana sta lentamente invecchiando.
Redito minimo di cittadinanza a tutti. Finanziamento della ricerca in ogni settore soprattutto nel settore delle energie rinnovabili. Ristrutturazione e riforma di tutto il sistema d’istruzione, dagli edifici, ai programmi, ai testi, ai corsi, alla valorizzazione dei docenti. Piano di riqualificazione e risparmio energetico di tutti gli edifici pubblici e privati. Piano di consolidamento degli edifici sotto il profilo sismico. Piano di ingegnerizzazione ed infrastruttura per internet sia via cavo che WIFI libero per tutti. Mi sono limitato solo ad alcuni settori tralasciando per esempio il turismo e l’arte che sono un altro immenso settore di lavoro potenziale, solo per dire che la “mancanza di lavoro” è una pura illazione se solo ci fosse una classe dirigente che non ragionasse con le mutande sopra gli occhi del profitto facile e mentalmente drogati di neoliberismo con visione solo dell'oggi.
Se solo si capisse che i signori che odiano il protezionismo sono i primi ad aver creato dei monopoli monetari, energetici, alimentari,ecc super potetti, si invertirebbe subito la tendenza. La strada è lunga tortuosa perché siamo stati drogati di neoliberismo da oltre venti anni dove ci hanno raccontato una storia distorta per farci credere che i buoni erano cattivi e che i cattivi erano
buoni e questo è il risultato, "spogliati di ogni ricchezza". La disintossicazione è lunga e difficile e spesso fallimentare. L’euro è stata l’ultima droga in ordine di tempo che ci hanno somministrato per distruggere la “nazione” e ridurci solo a un “paese” (come un altro). Certo si potrebbero  rinegoziare i trattati di Lisbona,  Maastricht, il MES, nonché il funzionamento della stessa BCE, ma è più facile  che “Israele faccia pace con la Palestina” che questa macchina da guerra civile dell’Europa cambi!!! (e gli hanno dato pure il Nobel).
Restare nell’euro equivale a suicidarsi.
Giuseppe Turrisi

27 gennaio 2013

Astensione o voto di protesta? Breviario per delegittimare il sistema




Come delegittimare in una logica parlamentare l’intera classe politica italiana?
La classe politica italiana: asservita, complice, coesa
Il governo tecnico è stato il culmine della decadenza intellettuale e morale della Seconda Repubblica e dell’intera classe politica italiana. Le ricette “lacrime e sangue” del curatore fallimentare Mario Monti architettate ad arte dalla Troika (Fmi, Bce e Ue) ed inclini a far pagare ai lavoratori italiani i tassi d’interesse sui titoli di Stato al fine di risanare il debito pubblico (che nel frattempo è pure aumentato rispetto agli anni precedenti!) sono state sostenute per un anno intero da tutti i partiti (eccetto qualcuno), Pd, Pdl e Udc in primis. L’attuale campagna elettorale? La dialettica? Santoro vs Berlusconi? Un teatrino tutto democratico, un sistema che si regge su due gambe contrapposte ma che permettono comunque sia al corpo oligarchico di camminare.
La logica parlamentare: l’astensione, la scheda bianca o la scheda annullata come diritto e non come imposizione 
Le elezioni sono la massima espressione di un regime democratico. Sono anche l’unica modalità con cui poter decidere i propri rappresentanti all’interno degli organi legislativi e di fatto intavolare il destino politico del Paese in cui si risiede e vive. Tuttavia il voto è un diritto e non un’imposizione. Il non-voto, che una legge abolita nel 1990 e mai applicata penalizzava, è oggi legittimo né più né meno del voto. Essa corrisponde esattamente a una volontà dell’elettore, così come andare a votare e mettere una croce su un simbolo, o su un sì o un no. Chiunque non sia soddisfatto delle offerte sulla scheda o non sia interessato a fare quella scelta ha l’astensione dal voto come strumento e come diritto. Punto.
Come delegittimare un intero sistema? Che fare?
Pertanto l’astensionismo strategico non è una vera e propria soluzione per scardinare la partitocrazia ed esprimere il dissenso, poiché l’astensione dal voto non ha una proiezione istituzionale. Inoltre dalle esperienze anglo-americane ed europee degli ultimi anni, le classi dirigenti democraticamente “elette” si sono auto-legittimate con delle percentuali ridicole di votanti. Di fatto astenersi dal voto vorrebbe dire concretamente permettere proprio a quella classe politica asservita, complice e coesa di governare il Paese.
È anche vero però che se gli astenuti fossero almeno il 75 per cento dell’elettorato e questi ultimi si rivoltassero (in piazza) contro l’auto-legittimazione degli eletti, l’intera macchina sistemica sarebbe destinata a crollare. Tuttavia il blocco degli astenuti non è un corpo organico, organizzato, omogeneo e per questo, difficilmente, riuscirebbe a spodestare un sistema “democraticamente” eletto il quale, comunque, soffocherebbe la protesta in maniera democratica e subdola come avviene ormai da decenni. Di fatto l’astensione potrebbe essere un’arma utile unicamente per chi ha l’intenzione di partorire un gruppo, un movimento o un’associazione politica con prospettive istituzionali in un’ottica rivoluzionaria o riformista, in poche parole influente e di opinione al livello nazionale.
Mentre per chi desiderasse manifestare il proprio dissenso senza inclinazioni politico-associazionistiche sarebbe meglio concedere il suffragio a quelle formazioni extra-parlamentari che si sono opposte da sempre nella società ad un esecutivo tecnico e antidemocratico ed ai partiti che lo hanno consentito. Senza fornire indicazioni di voto specifiche, è necessario votare per i partiti della protesta. In questo caso “il voto utile”, anche se con i suoi limiti, andrebbe sicuramente al Movimento 5 Stelle, tuttavia il 24 e 25 febbraio Beppe Grillo non sarà il solo portavoce del dissenso nazionale dato che a concorrere ci sono tanti partiti anti-sistema, come ci sono tante liste territoriali prive di ideologia che potrebbero avere soluzioni interessanti.

di Sebastiano Caputo 

26 gennaio 2013

Servi della gleba e debito pubblico

Alessandro II, Zar di tutte le Russie, il 3 marzo del 1861 con il “Manifesto per l’Emancipazione dei Servi” pose fine alla schiavitù della gleba in Russia. Per 23 milioni di Russi, suoi devoti sudditi, resi schiavi per secoli dal feudalesimo della nobiltà russa, tante povere “anime morte”, fu un giorno di grande giubilo. Tuttavia subito dopo ci si accorse che la tanto agognata libertà era ancora molto lontana. Infatti le banche dello Zar, per concedere ai servi della gleba i prestiti per pagare quanto dovuto ai padroni della terra riscattata… Le autorità non erano tanto ben disposte verso la massa dei miserabili contadini, praticamente analfabeti, ignoranti e superstiziosi. I rischi di non essere ripagati in tempo erano molto alti. Non solo. Non si poteva concedere soldi a chi non aveva ancora nulla. Gli interessi sul prestito, si rivelarono assai pesanti: si doveva rimborsare la somma avuta con il 6% anno per anno, per la durata di 49 anni. Ciò significava ancora nuovi pesanti sacrifici, miseria, insicurezza e difficoltà di ogni genere. Parimenti, il contenzioso legale con l’amministrazione centrale dello zar, diventava giorno dopo giorno ingestibile. La nostra situazione – di debito pubblico - oggi ammonta ad oltre 2000 miliardi di euro. Orbene, tale debito è, “mutatis mutandis” praticamente la stesso debito che i contadini russi dovevano allo Zar. Situazione, la nostra, assai peggiorata, rispetto a quella dei sudditi contadini-servi della gleba dello Zar Alessandro II. Infatti, il nostro debito pubblico, di oltre 2000 miliardi di euro, una somma praticamente impossibile da restituire, con tassi d’interessi composti crescenti, che impongono sacrifici , lacrime e sangue, per molte future generazioni. Il nostro futuro è incerto, quello dei nostri nipoti è tutto nero. Tutto questo enorme debito da restituire alle banche estere, rappresenta il conto salato che dobbiamo saldare per ritornare ad essere liberi. Oggi non lo siamo. Siamo tornati ad essere schiavi. Siamo tanti servi della gleba. Il governo, i Partiti, le Liste, come la RAI-Tv e molta stampa ipocrita, corrotta, continuano a mentire. Le elezioni politiche di questo febbraio non faranno che produrre nuovi pesanti debiti. Lo zar Alessandro II venne barbaramente ucciso mentre stava passeggiando in carrozza domenica 13 marzo 1881 a San Pietroburgo, sulla Nevsky Prospekt, da Nikolai Rysakov.e da Ignaty Grinevitsky.

di Michele Sequenzia

 N.B: L’espressione servitù della gleba (dal lat. servus, schiavo) designa la condizione di uomini o donne che non godevano di libertà personali, appartenevano a un signore ed erano vincolati alla gleba, ovvero alla terra che coltivavano (Contadini); l’equivalente franc. servage deriva dal lat., mentre il termine ted. Leibeigenschaft da Leib (corpo) ed Eigenschaft (proprietà).