22 gennaio 2008

Un Paese che sa di tappo tra politica e televisione


I fatti giornalieri superano la realtà romanzata dai tromboni appollaiati sulle barricate di monnezza eretta dall'opposizione. Meglio gli interessi di privati e/o di partito che nazionali? Non conviene nemmeno dirla la risposta, allora riviviamo la storia, il passato e, impariamo che la storia è unica e, un'esperienza già passata ma difficilmente ripetibile, anzi impossibile. A meno che si è autolesionisti.

Se avessi vent’anni oggi, non verrei particolarmente impressionato dall’ultima uscita domenicale di Berlusconi a difesa delle sue tv,contro ogni accordo sulla legge elettorale,né dalla rettifica alla moviola seguita in qualche modo il lunedì (“…e comunque la Gentiloni è un’aggressione nei miei confronti!”).Magari se fossi di Forza Italia penserei, articolando alla perfezione la lussureggiante grammatica mentale di quei paraggi:”Quanto è figo il Cavaliere,sa come gestire le danze della comunicazione,stop and go,e vai…!”.Oppure se fossi del Partito Democratico osserverei guardingo:”Vediamo come va a finire,speriamo che il nostro Cavaliere in lizza nel torneo,Veltroni, sia più furbo di lui”.Se fossi della Cosa Rossa probabilmente e senza speciale creatività lamenterei il solito “chiagne e fotte” berlusconiano,con una macchinalità pseudoemotiva sub specie politicante neppure così lontana dal disinteresse palese di un ventenne che invece se ne ritraesse inorridito.E senza commenti.

Se avessi avuto vent’anni il 20 novembre del 2002,quando una sentenza della Corte Costituzionale aveva obbligato Mediaset a spedire Rete 4 sul satellite entro il 31 dicembre del 2003 per liberare la concessione delle frequenze occupate da Rete 4 ,avrei opportunamente pensato che Berlusconi non fosse Presidente del Consiglio per la seconda volta per caso.Se invece avessi avuto vent’anni (non c’entra nell’iterazione né Paul Nizan né Gerry Scotti…) nel ’99,quando a Francesco Di Stefano per Europa 7 era stata assegnata la concessione di cui sopra, da osservatore non direttamente coinvolto dagli affari della politica ma solo attento alle libertà costituzionali e alle loro implicazioni sul piano delicatissimo e decisivo dell’informazione mi sarei immaginato finalmente una svolta nel sistema mediatico nazionale.

Come pure,se avessi avuto vent’anni un quinquennio prima,quando nel ’94 una sentenza sempre della Corte Costituzionale ordinava di spegnere la terza rete berlusconiana nell’ambito della legge di settore detta Maccanico,avrei credo ragionato sui cambiamenti epocali che il neonato maggioritario sia pure leggermente straccione,diciamo il Mattarellum,si apprestava a comportare in Italia nell’habitat televisivo.

Ma bypassando all’indietro i fasti dell’altra legge storica,la Mammì,un ventenne quale sarei potuto essere il 20 ottobre 1984,venendo a conoscenza che il presidente del Consiglio di allora,Bettino Craxi, dall’aereo presidenziale sul quale stava tornando da Londra telefonava al suo consiglio dei Ministri un preallarme per un istantaneo provvedimento a favore di Silvio Berlusconi cui il 16 ottobre,dunque solo quattro giorni prima -il decisionismo si vede nei frangenti più importanti,altro che i mollaccioni di ora…- i pretori avevano oscurato le reti, se (pur così giovane) avvertito nel ramo si sarebbe detto forse per la prima volta :”Toh,ma tu dimmi come sono avvinte le edere della politica e della televisione !”.Anche se poi la Camera aveva bocciato il decreto il 28 novembre successivo.Anche se sotto Natale,subito dopo, un nuovo decreto nel merito aveva prorogato la possibilità di trasmettere per l’allora (allora?) Sua Emittenza con tre reti intanto fino al 31 dicembre 1985,decreto convertito in legge grazie al voto decisivo di Almirante

(pro-memoria per i ventenni odierni: trattasi della preistoria di Fini e di alcuni baldi sessantenni di questo gennaio,della Rai,tra gli altri…).

Per maggiori informazioni consultare il libro di Elio Veltri “Da Craxi a craxi”,ed.Laterza, 1993,da cui si può utilmente estrarre anche l’intervento sulla questione da parte di Ugo Intini,sull’Avanti che dirigeva,che sui pretori citati scrisse parole di fuoco contro il “protagonismo” e la politicizzazione di alcuni magistrati.Tu guarda.Dov’è oggi?

E non vorrei qui dover considerare l’aneddoto, eccellente per uno che i vent’anni se li stesse scrostando alla fine degli anni ’70, di quando un Berlusconi ancora piacente e capelluto chiese e ottenne un incontro con Enrico Berlinguer, al Bottegone, per prostrarsi mettendo a disposizione del Pci il suo imberbe impero tv di allora.Il testimone ancora vivo di quella prostrazione racconta che il segretario comunista,che oggi nel pantheon democratico viene sostituito sembra da Craxi (cfr. il Fassino pre-birmano) lo mise alla porta con semplicità:”Scusi,ma qui non facciamo di queste cose”.Silvio imboccò prontamente l’uscio non lontano di Craxi.E chissà che oggi nel Pd (il cui Pantheon dunque ha compiuto la medesima operazione) non pensino che Berlinguer fosse solo un ingenuo senza prospettive….

Detto questo e non essendo ahimé ventenne,oggi dopo le ultime ripetitive esternazioni del Cavaliere sono costretto ad alcune conclusioni destinate ovviamente al silenzio, oppure,nella remota ipotesi che se ne voglia parlare, alla discussione di chiunque mediti di occuparsene con onestà intellettuale anche solo lillipuziana.

1)La questione politico-televisiva condiziona il Paese da quasi trent’anni.C’è un tappo alla bottiglia/Italia,ed è naturalmente Berlusconi,per cui questo Paese sa di tappo in tutte le cose che lo riguardano.Un odoraccio e un saporaccio.Chi osservi la faccenda da fuori,all’estero, se ne rende conto meglio,ma anche da dentro la cosa è chiarissima.Diresti: se stappi l’Italia,puoi ricominciare a coltivare e poi bere vino accettabile o addirittura selezionato,quello che ci sentiamo sventolare sotto il naso da tempo a partire da chi,come Furio Colombo,ne ha fatto una meritoria e ininterrotta campagna (a proposito di campagna,cfr.la sua formula “deformazione del paesaggio”).Già,ma la ricostruzione politico-televisiva di questi trent’anni ci dice che solo Berlinguer,e tanto tempo fa, ha messo alla porta Berlusconi.Quindi,che il tappo prima televisivo-imprenditoriale,poi da quasi tre lustri politico-televisivo-imprenditoriale,viene mantenuto a forza a chiudere la bottiglia dall’intiera classe politica del Paese nelle sue varie evoluzioni.

Anche qui,potrei fare il giochetto della memoria a ritroso,partendo dall’ultima Finanziaria che procrastina astutamente, dopo giochetti da “tre noci/dov’è il pisello?” spuntati dai più strani emendamenti,addirittura al 2012 la traduzione di tutto il sistema televisivo sul digitale terrestre. Fregando quindi in primis chi come il già citato Di Stefano di Europa 7 ha anche a suo favore una sentenza del 18 luglio 2005 del Consiglio di Stato che bollava la legge Gasparri come illegittima nella giurisdizione europea.All’epoca si parlava di “tutto sul digitale” entro il 2006,poi il termine con i soliti sistemi fu fatto slittare in extremis da una proroga-Landolfi al 2008 prima delle ultime elezioni vinte da Prodi (sì,da Prodi).

Va tutto nella stessa direzione di ciò che ho riassunto.Perché?

2)Non c’è dunque alcun ragionevole motivo per pensare che tale questione venga affrontata seriamente per risolverla e non per accroccarla in scambi,baratti,cessioni come fatto finora.In una palude navigata da finte polemiche mediatiche sulla “punitività” di una legge che applica sentenze costituzionali,da reali e a volte addirittura dichiarati urbi et orbi intenti del centrosinistra di non toccare nulla,dalla stanchezza di una pubblica opinione che a forza di decenni vanamente e superfetalmente spesi sulla questione e sulla successiva e collegata dizione “conflitto di interessi” (per Berlusconi come per l’intiera classe dirigente o addirittura l’intiero Paese) non ha più un’opinione,né pubblica né privata.Anzi,solo a sentir evocare il pasticcio per non essere tediata e raggirata mette mano alla pistola,specie se è davanti o dietro una montagna di “mondezza”.

3)Il problema del tappo non è quindi solo Berlusconi,magari lo fosse.Sono un po’ tutti.Al punto di far pensare con raccapriccio politico e letterario sollievo a che cosa accadrà quando prima o poi il tappo salterà malgrado tutte le indicazioni ultramondane del sindaco di Catania,Scapagnini.Che farà quella parte della politica che a parole detesta Berlusconi e nei fatti pare non poterne o volerne fare a meno?Se avessi vent’anni oggi sarei davvero preoccupato,molto preoccupato per questa ineluttabile eventualità.Come faremo con l’Italia stappata e con una sinistra che non l’ha saputa/voluta stappare fino alle estreme conseguenze che abbiamo sotto gli occhi?

Ma non ho vent’anni,e quindi temo “soltanto” per figli e nipoti:che volete che sia,come diceva Totò, quisquillie e pinzillacchere.

fonte: oliviero beha

Nessun commento:

22 gennaio 2008

Un Paese che sa di tappo tra politica e televisione


I fatti giornalieri superano la realtà romanzata dai tromboni appollaiati sulle barricate di monnezza eretta dall'opposizione. Meglio gli interessi di privati e/o di partito che nazionali? Non conviene nemmeno dirla la risposta, allora riviviamo la storia, il passato e, impariamo che la storia è unica e, un'esperienza già passata ma difficilmente ripetibile, anzi impossibile. A meno che si è autolesionisti.

Se avessi vent’anni oggi, non verrei particolarmente impressionato dall’ultima uscita domenicale di Berlusconi a difesa delle sue tv,contro ogni accordo sulla legge elettorale,né dalla rettifica alla moviola seguita in qualche modo il lunedì (“…e comunque la Gentiloni è un’aggressione nei miei confronti!”).Magari se fossi di Forza Italia penserei, articolando alla perfezione la lussureggiante grammatica mentale di quei paraggi:”Quanto è figo il Cavaliere,sa come gestire le danze della comunicazione,stop and go,e vai…!”.Oppure se fossi del Partito Democratico osserverei guardingo:”Vediamo come va a finire,speriamo che il nostro Cavaliere in lizza nel torneo,Veltroni, sia più furbo di lui”.Se fossi della Cosa Rossa probabilmente e senza speciale creatività lamenterei il solito “chiagne e fotte” berlusconiano,con una macchinalità pseudoemotiva sub specie politicante neppure così lontana dal disinteresse palese di un ventenne che invece se ne ritraesse inorridito.E senza commenti.

Se avessi avuto vent’anni il 20 novembre del 2002,quando una sentenza della Corte Costituzionale aveva obbligato Mediaset a spedire Rete 4 sul satellite entro il 31 dicembre del 2003 per liberare la concessione delle frequenze occupate da Rete 4 ,avrei opportunamente pensato che Berlusconi non fosse Presidente del Consiglio per la seconda volta per caso.Se invece avessi avuto vent’anni (non c’entra nell’iterazione né Paul Nizan né Gerry Scotti…) nel ’99,quando a Francesco Di Stefano per Europa 7 era stata assegnata la concessione di cui sopra, da osservatore non direttamente coinvolto dagli affari della politica ma solo attento alle libertà costituzionali e alle loro implicazioni sul piano delicatissimo e decisivo dell’informazione mi sarei immaginato finalmente una svolta nel sistema mediatico nazionale.

Come pure,se avessi avuto vent’anni un quinquennio prima,quando nel ’94 una sentenza sempre della Corte Costituzionale ordinava di spegnere la terza rete berlusconiana nell’ambito della legge di settore detta Maccanico,avrei credo ragionato sui cambiamenti epocali che il neonato maggioritario sia pure leggermente straccione,diciamo il Mattarellum,si apprestava a comportare in Italia nell’habitat televisivo.

Ma bypassando all’indietro i fasti dell’altra legge storica,la Mammì,un ventenne quale sarei potuto essere il 20 ottobre 1984,venendo a conoscenza che il presidente del Consiglio di allora,Bettino Craxi, dall’aereo presidenziale sul quale stava tornando da Londra telefonava al suo consiglio dei Ministri un preallarme per un istantaneo provvedimento a favore di Silvio Berlusconi cui il 16 ottobre,dunque solo quattro giorni prima -il decisionismo si vede nei frangenti più importanti,altro che i mollaccioni di ora…- i pretori avevano oscurato le reti, se (pur così giovane) avvertito nel ramo si sarebbe detto forse per la prima volta :”Toh,ma tu dimmi come sono avvinte le edere della politica e della televisione !”.Anche se poi la Camera aveva bocciato il decreto il 28 novembre successivo.Anche se sotto Natale,subito dopo, un nuovo decreto nel merito aveva prorogato la possibilità di trasmettere per l’allora (allora?) Sua Emittenza con tre reti intanto fino al 31 dicembre 1985,decreto convertito in legge grazie al voto decisivo di Almirante

(pro-memoria per i ventenni odierni: trattasi della preistoria di Fini e di alcuni baldi sessantenni di questo gennaio,della Rai,tra gli altri…).

Per maggiori informazioni consultare il libro di Elio Veltri “Da Craxi a craxi”,ed.Laterza, 1993,da cui si può utilmente estrarre anche l’intervento sulla questione da parte di Ugo Intini,sull’Avanti che dirigeva,che sui pretori citati scrisse parole di fuoco contro il “protagonismo” e la politicizzazione di alcuni magistrati.Tu guarda.Dov’è oggi?

E non vorrei qui dover considerare l’aneddoto, eccellente per uno che i vent’anni se li stesse scrostando alla fine degli anni ’70, di quando un Berlusconi ancora piacente e capelluto chiese e ottenne un incontro con Enrico Berlinguer, al Bottegone, per prostrarsi mettendo a disposizione del Pci il suo imberbe impero tv di allora.Il testimone ancora vivo di quella prostrazione racconta che il segretario comunista,che oggi nel pantheon democratico viene sostituito sembra da Craxi (cfr. il Fassino pre-birmano) lo mise alla porta con semplicità:”Scusi,ma qui non facciamo di queste cose”.Silvio imboccò prontamente l’uscio non lontano di Craxi.E chissà che oggi nel Pd (il cui Pantheon dunque ha compiuto la medesima operazione) non pensino che Berlinguer fosse solo un ingenuo senza prospettive….

Detto questo e non essendo ahimé ventenne,oggi dopo le ultime ripetitive esternazioni del Cavaliere sono costretto ad alcune conclusioni destinate ovviamente al silenzio, oppure,nella remota ipotesi che se ne voglia parlare, alla discussione di chiunque mediti di occuparsene con onestà intellettuale anche solo lillipuziana.

1)La questione politico-televisiva condiziona il Paese da quasi trent’anni.C’è un tappo alla bottiglia/Italia,ed è naturalmente Berlusconi,per cui questo Paese sa di tappo in tutte le cose che lo riguardano.Un odoraccio e un saporaccio.Chi osservi la faccenda da fuori,all’estero, se ne rende conto meglio,ma anche da dentro la cosa è chiarissima.Diresti: se stappi l’Italia,puoi ricominciare a coltivare e poi bere vino accettabile o addirittura selezionato,quello che ci sentiamo sventolare sotto il naso da tempo a partire da chi,come Furio Colombo,ne ha fatto una meritoria e ininterrotta campagna (a proposito di campagna,cfr.la sua formula “deformazione del paesaggio”).Già,ma la ricostruzione politico-televisiva di questi trent’anni ci dice che solo Berlinguer,e tanto tempo fa, ha messo alla porta Berlusconi.Quindi,che il tappo prima televisivo-imprenditoriale,poi da quasi tre lustri politico-televisivo-imprenditoriale,viene mantenuto a forza a chiudere la bottiglia dall’intiera classe politica del Paese nelle sue varie evoluzioni.

Anche qui,potrei fare il giochetto della memoria a ritroso,partendo dall’ultima Finanziaria che procrastina astutamente, dopo giochetti da “tre noci/dov’è il pisello?” spuntati dai più strani emendamenti,addirittura al 2012 la traduzione di tutto il sistema televisivo sul digitale terrestre. Fregando quindi in primis chi come il già citato Di Stefano di Europa 7 ha anche a suo favore una sentenza del 18 luglio 2005 del Consiglio di Stato che bollava la legge Gasparri come illegittima nella giurisdizione europea.All’epoca si parlava di “tutto sul digitale” entro il 2006,poi il termine con i soliti sistemi fu fatto slittare in extremis da una proroga-Landolfi al 2008 prima delle ultime elezioni vinte da Prodi (sì,da Prodi).

Va tutto nella stessa direzione di ciò che ho riassunto.Perché?

2)Non c’è dunque alcun ragionevole motivo per pensare che tale questione venga affrontata seriamente per risolverla e non per accroccarla in scambi,baratti,cessioni come fatto finora.In una palude navigata da finte polemiche mediatiche sulla “punitività” di una legge che applica sentenze costituzionali,da reali e a volte addirittura dichiarati urbi et orbi intenti del centrosinistra di non toccare nulla,dalla stanchezza di una pubblica opinione che a forza di decenni vanamente e superfetalmente spesi sulla questione e sulla successiva e collegata dizione “conflitto di interessi” (per Berlusconi come per l’intiera classe dirigente o addirittura l’intiero Paese) non ha più un’opinione,né pubblica né privata.Anzi,solo a sentir evocare il pasticcio per non essere tediata e raggirata mette mano alla pistola,specie se è davanti o dietro una montagna di “mondezza”.

3)Il problema del tappo non è quindi solo Berlusconi,magari lo fosse.Sono un po’ tutti.Al punto di far pensare con raccapriccio politico e letterario sollievo a che cosa accadrà quando prima o poi il tappo salterà malgrado tutte le indicazioni ultramondane del sindaco di Catania,Scapagnini.Che farà quella parte della politica che a parole detesta Berlusconi e nei fatti pare non poterne o volerne fare a meno?Se avessi vent’anni oggi sarei davvero preoccupato,molto preoccupato per questa ineluttabile eventualità.Come faremo con l’Italia stappata e con una sinistra che non l’ha saputa/voluta stappare fino alle estreme conseguenze che abbiamo sotto gli occhi?

Ma non ho vent’anni,e quindi temo “soltanto” per figli e nipoti:che volete che sia,come diceva Totò, quisquillie e pinzillacchere.

fonte: oliviero beha

Nessun commento: