15 febbraio 2009

Massa monetaria parallela e invisibile

blackhole
Le banche si prestano con grandissima difficoltà denaro tra di loro: il termometro è il tasso interbancario che rimane anomalo rispetto ai tassi guida tradizionali.
La causa della crisi finanziaria: necessario comprenderla per poter porvi rimedio, se si vuole, ed evitare che si ripeta in futuro in maniera ancora più virulenta e devastante.

La causa profonda è stato il massiccio utilizzo dei CDO (collateralized debt obbligations).
In pratica, le banche hanno suddiviso il proprio portafoglio prestiti in pacchetti di crediti nei confronti di varie categorie di debitori con diversi gradi di affidabilità sul piano della capacità di restituzione del prestito.
A fronte di ognuno di questi pacchetti di crediti, è stato emesso un titolo, il CDO, che da diritto a riscuotere gli interessi residui sulla quota dei prestiti che rappresenta.
Ma chi acquista il CDO si accolla anche una percentuale del rischio di insolvenza.

Il CDO quindi permette a una banca di redistribuire in giro per il mondo tra innumerevoli investitori che hanno acquistato questo prodotto, il rischio di credito nei confronti dei clienti debitori.

Questi titoli, i CDO, possono a loro volta essere dati in garanzia per ottenere liquidità.
La circolazione di un CDO quindi può essere teoricamente infinita come una catena di Sant’Antonio, circolare e a spirale. Ad ogni passaggio, infatti, si ottiene nuova liquidità e contemporaneamente si gira rischio di insolvenza.

Per emettere il CDO, la Banca si avvale di una istituzione finanziaria privata indipendente: Agenzia di Rating. In tal modo i CDO non rientrano nel bilancio della Banca e quindi eludono il monitoraggio degli organi di vigilanza e della Banca Centrale (FED).

Si è in tal modo permesso di generare massa monetaria estranea al meccanismo depositi/prestiti controllabile dalla Banca Centrale. Una massa monetaria parallela alla massa monetaria ufficiale monitorata e tenuta costantemente sotto controllo dalla FED.

Il CDO genera quindi liquidità ma trasferisce in giro per il mondo il “virus” dell’insolvenza.

Il valore del CDO non è il risultato dell’incontro tra domanda e offerta, non essendoci un mercato secondario dedicato ai CDO, ma il valore/prezzo è basato sulla valutazione fatta dall’Agenzia di Rating sul grado di affidabilità e qualità di ciascun pacchetto di clienti debitori.

Mentre se si acquista una obbligazione tradizionale si può analizzare il rischio sulla base del prospetto di emissione e del bilancio della società emittente, se si acquista un CDO ci si deve fidare esclusivamente dell’Agenzia di Rating che ha fatto da filtro.

La ricchezza accumulata negli anni ’90, in presenza di tassi di interesse sui mutui molto bassi e convenienti, ha indotto molte famiglie americane ad acquistare la casa. Il valore degli immobili, a seguito di una fortissima ed estesa richiesta, è cresciuto molto permettendo anche l’accensione di un secondo mutuo sul medesimo immobile per ottenere liquidità da dedicare al consumo “indotto” di beni di vario genere.
Sono stati finanziati anche lavoratori con redditi bassi e saltuari e quindi con un grado elevato di rischio di insolvenza, emettendo anche per questo tipo di debitori i relativi CDO e girandone il relativo rischio.
Ma questa è la logica del consumo esasperato e indotto per sostenere il sistema produttivo e commerciale a qualsiasi costo facendo inebitare persone e famiglie ben oltre le proprie possibilità, presenti e future.

Dal 2005 in poi, il rialzo dei tassi d’interesse decisi dalla FED ha reso le rate dei mutui più onerose e di conseguienza ha aumenteto le insolvenze.

La mancanza totale di trasparenza e di un mercato secondario ufficiale dei CDO hanno impedito che il loro valore/prezzo si adeguasse progressivamente alle nuove condizioni del mercato finanziario e quindi di rischio, riducendo lentamente il valore di scambio.
Quando si è manifestata con estrema rapidità e violenza l’insolvenza, il CDO è diventato invendibile, praticamente carta straccia, non più circolabile.

Le conseguenti svalutazioni degli asset dei maggiori operatori finanziari del mondo che detenevano ingenti quantità di CDO in portafoglio hanno bloccato il sistema di circolazione finanziaria nel suo complesso perché nessuno è stato più disponibile ad accollarsi il rischio di insolvenza della controparte bancaria “infettata” dai CDO.

Ogni Banca ha incominciato a trattenere la propria liquidità senza prestarla ad altre Banche, di fatto bloccando la circolazione del danaro.

L’offerta dei CDO in seguito al panico di insolvenze ha azzerato bruscamente il valore dei CDO.
Si è creata così una enorme massa di liquidità fuori da ogni controllo che come un virus telematico ha infettato e bloccato la finanza internazionale perché nessuna istituzione finanziaria si è più fidata di una altra istituzione finanziaria così venendosi a produrre una epidemia virale.

Con il tempo, si creata una massa monetaria parallela, incontrollata e incontrollabile, fantasma per gli organi di vigilanza ma assolutamente concreta e reale per il sistema del credito internazionale, banche commerciali di deposito, banche d’affari (anche se spesso è molto difficile distinguerle), fondi speculativi, fondi comuni di inevestimento, compagnie di assicurazione, fondi pensioni aziendali, enti privati e pubblici (regioni e comuni), i cui manager e responsabili hanno speculato su tutta la gamma di prodotti finanziari più o meno strutturati.

Attualmente in Europa la situazione è la seguente:

TIER 1 = equity -dividendi -azioni proprie -riserve di rivalutazione (se positive, se negative si lasciano) -goodwill -altri intangibili +minoranze -strumenti ibridi (i cosiddetti quasi equity, bond a 30 anni ecc.)
CORE TIER 1 = Tier 1 -strumenti ibridi
IL CORE TIER 1 rappresenta il rapporto tra capitale solido e disponibile della banca e le attività ponderate in base al rischio.
L’indice di riferimento è stato indicato nel 6% ma c’è la volontà di portarlo al 7% : quindi, se ciò accadesse, sarà richiesta una maggiore patrimonializzazione della banca.

Questo indice sta a significare che il patrimonio/capitale proprio della banca in proporzione al rischio ponderato deve essere in grado di assorbire perdite per continuare ad operare.

Le Banche faranno in modo di ricorrere il meno possibile agli aiuti della Banca d’Italia per non “autodenunciare” una propria situazione di fragilità patrimoniale e quindi, in particolare:

cercheranno di trattenere la maggiore liquidità possibile e di ridurre l’esposizione verso i clienti limitando i relativi rischi;
richiederanno ulteriori garanzie ai debitori pena la chiusura dei fidi senza adeguato preavviso.
di Sergio Cusani

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15 febbraio 2009

Massa monetaria parallela e invisibile

blackhole
Le banche si prestano con grandissima difficoltà denaro tra di loro: il termometro è il tasso interbancario che rimane anomalo rispetto ai tassi guida tradizionali.
La causa della crisi finanziaria: necessario comprenderla per poter porvi rimedio, se si vuole, ed evitare che si ripeta in futuro in maniera ancora più virulenta e devastante.

La causa profonda è stato il massiccio utilizzo dei CDO (collateralized debt obbligations).
In pratica, le banche hanno suddiviso il proprio portafoglio prestiti in pacchetti di crediti nei confronti di varie categorie di debitori con diversi gradi di affidabilità sul piano della capacità di restituzione del prestito.
A fronte di ognuno di questi pacchetti di crediti, è stato emesso un titolo, il CDO, che da diritto a riscuotere gli interessi residui sulla quota dei prestiti che rappresenta.
Ma chi acquista il CDO si accolla anche una percentuale del rischio di insolvenza.

Il CDO quindi permette a una banca di redistribuire in giro per il mondo tra innumerevoli investitori che hanno acquistato questo prodotto, il rischio di credito nei confronti dei clienti debitori.

Questi titoli, i CDO, possono a loro volta essere dati in garanzia per ottenere liquidità.
La circolazione di un CDO quindi può essere teoricamente infinita come una catena di Sant’Antonio, circolare e a spirale. Ad ogni passaggio, infatti, si ottiene nuova liquidità e contemporaneamente si gira rischio di insolvenza.

Per emettere il CDO, la Banca si avvale di una istituzione finanziaria privata indipendente: Agenzia di Rating. In tal modo i CDO non rientrano nel bilancio della Banca e quindi eludono il monitoraggio degli organi di vigilanza e della Banca Centrale (FED).

Si è in tal modo permesso di generare massa monetaria estranea al meccanismo depositi/prestiti controllabile dalla Banca Centrale. Una massa monetaria parallela alla massa monetaria ufficiale monitorata e tenuta costantemente sotto controllo dalla FED.

Il CDO genera quindi liquidità ma trasferisce in giro per il mondo il “virus” dell’insolvenza.

Il valore del CDO non è il risultato dell’incontro tra domanda e offerta, non essendoci un mercato secondario dedicato ai CDO, ma il valore/prezzo è basato sulla valutazione fatta dall’Agenzia di Rating sul grado di affidabilità e qualità di ciascun pacchetto di clienti debitori.

Mentre se si acquista una obbligazione tradizionale si può analizzare il rischio sulla base del prospetto di emissione e del bilancio della società emittente, se si acquista un CDO ci si deve fidare esclusivamente dell’Agenzia di Rating che ha fatto da filtro.

La ricchezza accumulata negli anni ’90, in presenza di tassi di interesse sui mutui molto bassi e convenienti, ha indotto molte famiglie americane ad acquistare la casa. Il valore degli immobili, a seguito di una fortissima ed estesa richiesta, è cresciuto molto permettendo anche l’accensione di un secondo mutuo sul medesimo immobile per ottenere liquidità da dedicare al consumo “indotto” di beni di vario genere.
Sono stati finanziati anche lavoratori con redditi bassi e saltuari e quindi con un grado elevato di rischio di insolvenza, emettendo anche per questo tipo di debitori i relativi CDO e girandone il relativo rischio.
Ma questa è la logica del consumo esasperato e indotto per sostenere il sistema produttivo e commerciale a qualsiasi costo facendo inebitare persone e famiglie ben oltre le proprie possibilità, presenti e future.

Dal 2005 in poi, il rialzo dei tassi d’interesse decisi dalla FED ha reso le rate dei mutui più onerose e di conseguienza ha aumenteto le insolvenze.

La mancanza totale di trasparenza e di un mercato secondario ufficiale dei CDO hanno impedito che il loro valore/prezzo si adeguasse progressivamente alle nuove condizioni del mercato finanziario e quindi di rischio, riducendo lentamente il valore di scambio.
Quando si è manifestata con estrema rapidità e violenza l’insolvenza, il CDO è diventato invendibile, praticamente carta straccia, non più circolabile.

Le conseguenti svalutazioni degli asset dei maggiori operatori finanziari del mondo che detenevano ingenti quantità di CDO in portafoglio hanno bloccato il sistema di circolazione finanziaria nel suo complesso perché nessuno è stato più disponibile ad accollarsi il rischio di insolvenza della controparte bancaria “infettata” dai CDO.

Ogni Banca ha incominciato a trattenere la propria liquidità senza prestarla ad altre Banche, di fatto bloccando la circolazione del danaro.

L’offerta dei CDO in seguito al panico di insolvenze ha azzerato bruscamente il valore dei CDO.
Si è creata così una enorme massa di liquidità fuori da ogni controllo che come un virus telematico ha infettato e bloccato la finanza internazionale perché nessuna istituzione finanziaria si è più fidata di una altra istituzione finanziaria così venendosi a produrre una epidemia virale.

Con il tempo, si creata una massa monetaria parallela, incontrollata e incontrollabile, fantasma per gli organi di vigilanza ma assolutamente concreta e reale per il sistema del credito internazionale, banche commerciali di deposito, banche d’affari (anche se spesso è molto difficile distinguerle), fondi speculativi, fondi comuni di inevestimento, compagnie di assicurazione, fondi pensioni aziendali, enti privati e pubblici (regioni e comuni), i cui manager e responsabili hanno speculato su tutta la gamma di prodotti finanziari più o meno strutturati.

Attualmente in Europa la situazione è la seguente:

TIER 1 = equity -dividendi -azioni proprie -riserve di rivalutazione (se positive, se negative si lasciano) -goodwill -altri intangibili +minoranze -strumenti ibridi (i cosiddetti quasi equity, bond a 30 anni ecc.)
CORE TIER 1 = Tier 1 -strumenti ibridi
IL CORE TIER 1 rappresenta il rapporto tra capitale solido e disponibile della banca e le attività ponderate in base al rischio.
L’indice di riferimento è stato indicato nel 6% ma c’è la volontà di portarlo al 7% : quindi, se ciò accadesse, sarà richiesta una maggiore patrimonializzazione della banca.

Questo indice sta a significare che il patrimonio/capitale proprio della banca in proporzione al rischio ponderato deve essere in grado di assorbire perdite per continuare ad operare.

Le Banche faranno in modo di ricorrere il meno possibile agli aiuti della Banca d’Italia per non “autodenunciare” una propria situazione di fragilità patrimoniale e quindi, in particolare:

cercheranno di trattenere la maggiore liquidità possibile e di ridurre l’esposizione verso i clienti limitando i relativi rischi;
richiederanno ulteriori garanzie ai debitori pena la chiusura dei fidi senza adeguato preavviso.
di Sergio Cusani

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