06 febbraio 2009

Sedotti e bidonati

volavola
E così hanno varato la nuova “grande riforma”. Anni e anni di lacrime, sudore e sangue - di stangate e di svendite del patrimonio pubblico - sono dunque serviti a qualcosa: finalmente, d’ora in poi, in Italia qualunque rappresentanza del popolo sarà frutto di grazia divina.
Il lavoro è stato ostico, è stato duro. Ma, passo dopo passo, grazie ad un tetragono sforzo congiunto, la destra-sinistra liberaldemocratica è riuscita a chiudere il cerchio.
Sono riusciti a ristrutturare anche le modalità d’ingresso nel “cimitero degli elefanti”. Anche il Parlamento europeo diventa una “riserva di caccia alle prebende ed agli stipendi d’oro” del tutto riservata al bipartito veltrusconiano.
A rappresentare il popolo italiano saranno dunque soltanto “gli eletti”, ma liberaldemocratici. Nessun neo-comunista, neofascista, liberale, repubblicano, monarchico, ecologista, radicale, sarà accettato nel convivio.
Una misura di “razionalizzazione”, dicono loro. Misura tirannica, di rapina delle idee e della volontà dei cittadini, diciamo noi.
L’Italia è tornata quella voluta dagli inglesi nell’Ottocento. Una fedele colonia governata da oligarchie destra-sinistra elette per il loro potere clientelare o di denaro.
E dire che, sconfitto il fascismo, al popolo italiano era rimasta comunque una cassaforte sicura, lo Stato.
Pieno di debiti, sì, ma anche capace di un’amministrazione che, a volte bene e altre male, cercava comunque di temperare l’utile economico dei partiti messi al governo della colonia-Italia dagli anglo-americani con iniziative di benessere diffuso.
Sono stati, quelli, i tempi del grande programma di edilizia pubblica diffusa, di direzione statale delle aziende strategiche, dai trasporti all’energia, alle telecomunicazioni, di incentivi alla prosperità economica delle famiglie e di tutela del lavoro.
Quello Stato non c’è proprio più. Ora c’è un’oligarchia che fa i propri interessi e, al massimo, elemosina una “card sociale” al popolo bue.
Chissà se, batti e ribatti, tolta un po’ di libertà qui e un po’ di libertà là, gli italiani, quelli sopravvissuti alla crisi sociale - immigrazione, precarietà del lavoro, sradicamento culturale - e a quella economica, coltivata dal modello di vita usuraio e consumistico imposto alla nostra colonia, la finiranno una buona volta di votare per una ristretta cerchia di signori il cui unico obiettivo è imbonire il popolo e arraffare le sinecure e le prebende connesse ai posti di sub-governo disponibili...
Chissà se, rialzando la testa dall’ennesima bastonata, gli italiani utilizzeranno mai quell’istituto democratico del non voto, dell’astensione di massa, provocando il crollo della pseudo-democrazia che ci governa...
Chissà.

di Ugo Crescenzi

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06 febbraio 2009

Sedotti e bidonati

volavola
E così hanno varato la nuova “grande riforma”. Anni e anni di lacrime, sudore e sangue - di stangate e di svendite del patrimonio pubblico - sono dunque serviti a qualcosa: finalmente, d’ora in poi, in Italia qualunque rappresentanza del popolo sarà frutto di grazia divina.
Il lavoro è stato ostico, è stato duro. Ma, passo dopo passo, grazie ad un tetragono sforzo congiunto, la destra-sinistra liberaldemocratica è riuscita a chiudere il cerchio.
Sono riusciti a ristrutturare anche le modalità d’ingresso nel “cimitero degli elefanti”. Anche il Parlamento europeo diventa una “riserva di caccia alle prebende ed agli stipendi d’oro” del tutto riservata al bipartito veltrusconiano.
A rappresentare il popolo italiano saranno dunque soltanto “gli eletti”, ma liberaldemocratici. Nessun neo-comunista, neofascista, liberale, repubblicano, monarchico, ecologista, radicale, sarà accettato nel convivio.
Una misura di “razionalizzazione”, dicono loro. Misura tirannica, di rapina delle idee e della volontà dei cittadini, diciamo noi.
L’Italia è tornata quella voluta dagli inglesi nell’Ottocento. Una fedele colonia governata da oligarchie destra-sinistra elette per il loro potere clientelare o di denaro.
E dire che, sconfitto il fascismo, al popolo italiano era rimasta comunque una cassaforte sicura, lo Stato.
Pieno di debiti, sì, ma anche capace di un’amministrazione che, a volte bene e altre male, cercava comunque di temperare l’utile economico dei partiti messi al governo della colonia-Italia dagli anglo-americani con iniziative di benessere diffuso.
Sono stati, quelli, i tempi del grande programma di edilizia pubblica diffusa, di direzione statale delle aziende strategiche, dai trasporti all’energia, alle telecomunicazioni, di incentivi alla prosperità economica delle famiglie e di tutela del lavoro.
Quello Stato non c’è proprio più. Ora c’è un’oligarchia che fa i propri interessi e, al massimo, elemosina una “card sociale” al popolo bue.
Chissà se, batti e ribatti, tolta un po’ di libertà qui e un po’ di libertà là, gli italiani, quelli sopravvissuti alla crisi sociale - immigrazione, precarietà del lavoro, sradicamento culturale - e a quella economica, coltivata dal modello di vita usuraio e consumistico imposto alla nostra colonia, la finiranno una buona volta di votare per una ristretta cerchia di signori il cui unico obiettivo è imbonire il popolo e arraffare le sinecure e le prebende connesse ai posti di sub-governo disponibili...
Chissà se, rialzando la testa dall’ennesima bastonata, gli italiani utilizzeranno mai quell’istituto democratico del non voto, dell’astensione di massa, provocando il crollo della pseudo-democrazia che ci governa...
Chissà.

di Ugo Crescenzi

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