25 settembre 2010

Basilea 3: un rimedio peggiore del male


Le nuove regole bancarie che vanno sotto il nome di "Basilea 3" ricordano il famoso falegname che, accortosi che il tavolo aveva una gamba più corta, finì col tagliare a zero tutte le gambe nel tentativo di allineare le altre tre. Sarebbe solo un altro capitolo nel manuale delle sciocchezze delle banche centrali, se non ci fosse un processo di disintegrazione finanziaria in corso. Questa decisione accelera la disintegrazione.

In primo luogo, Basilea 3 non risolve il problema centrale, che è quello del debito. Il debito tossico non verrà eliminato. In secondo luogo, le banche vengono sottoposte ad un regime restrittivo lasciando intatto l'intero settore dello "shadow banking". Così, alla City di Londra se ne infischiano perché l'attività finanziaria è prevalentemente di natura non bancaria e quindi le nuove regole non li riguardano. In terzo luogo, Basilea 3 è coerente con la politica di bilancio imposta dall'UE agli stati membri, e avrà effetti deflazionistici perché le banche ridurranno il credito per poter rispettare i requisiti di capitale. E infine, esigendo dalle banche una maggiore provvista di "titoli liquidi di alta qualità", le banche centrali spingono gli istituti di credito ad acquistare più obbligazioni e titoli di stato, forse allo scopo di migliorare i bilanci statali dopo averli appesantiti con i debiti delle banche stesse. Insomma, si finisce come nello sketch del famoso falegname.

Siamo alle ennesime misure monetarie che ambiscono a curare una crisi del debito con maggiore debito. L'unica soluzione, una separazione delle attività bancarie alla Glass-Steagall come preludio per cancellare la bolla speculativa, non è stata nemmeno considerata. Come ha scritto Massimo Mucchetti su Il Corriere della Sera il 14 settembre, "la crisi bancaria internazionale è figlia dell'economia del debito, che gonfia lo sviluppo con i soldi degli altri. Di quest'economia drogata le banche sono state effetto, causa e motore. Il rimedio sarebbe la graduale (e dolorosa) riduzione del debito per tornare a crescere domani, magari meno di prima ma in modo più sano, equo e, diciamolo, onesto. Difficile seguire altre strade… ma il rimedio, proprio perché duro, implicherebbe uno sforzo riformista grande, diffuso in tutte le attività e non solo nella finanza. Negli anni '30, il New Deal non ruppe solo la fratellanza siamese tra banca commerciale e credito finanziario, suscitando le ire di Wall Street, ma cambiò il modo di vivere dell'Occidente. Basilea 3 ha un tale respiro? La risposta è no".

Poiché "di fronte a una vera crisi di liquidità non c'è capitale che tenga", una vera soluzione richiederebbe "dei Roosevelt del nuovo millennio e non banche centrali e governi comunque legati al passato. Che negli USA, il Paese guida, si riassume in due dati: il debito globale americano era di 47 mila miliardi di dollari nel giugno 2007, alla vigilia del disastro, ed è a 52 mila miliardi adesso. Non solo l'Italia, ma l'Occidente sta galleggiando. Nella speranza che i guai si risolvano da soli".

Parallelamente a Basilea 3, il Commissario UE Michel Barnier ha presentato una proposta per "regolare i derivati" che i media hanno presentato come una vera rivoluzione. Barnier propone di mettere tutti i derivati OTC (Over The Counter) in uno sportello ("Under" The Counter), e di permettere ai governi e ai supervisori finanziari di bloccare le vendite allo scoperto e i CDS qualora essi minaccino la stabilità finanziaria di un paese membro dell'UE. La proposta di Barnier, anche se venisse accettata, non funzionerebbe mai. Con i derivati è come con le gravidanze: la ragazza non è mai "un po'" incinta. Barnier ha fatto chiaramente capire le sue intenzioni in un'intervista a Les Echos del 15 settembre. Alla domanda "Perché non vietare semplicemente le vendite allo scoperto di prodotti altamente speculativi?", Barnier ha risposto: "Perché c'è bisogno di vendite allo scoperto! Queste vendite aumentano la liquidità. E' fuori discussione vietare la speculazione, che da tempo immemorabile fa parte della vita economica. Sarebbe come vietare la pioggia!".

by (MoviSol)

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25 settembre 2010

Basilea 3: un rimedio peggiore del male


Le nuove regole bancarie che vanno sotto il nome di "Basilea 3" ricordano il famoso falegname che, accortosi che il tavolo aveva una gamba più corta, finì col tagliare a zero tutte le gambe nel tentativo di allineare le altre tre. Sarebbe solo un altro capitolo nel manuale delle sciocchezze delle banche centrali, se non ci fosse un processo di disintegrazione finanziaria in corso. Questa decisione accelera la disintegrazione.

In primo luogo, Basilea 3 non risolve il problema centrale, che è quello del debito. Il debito tossico non verrà eliminato. In secondo luogo, le banche vengono sottoposte ad un regime restrittivo lasciando intatto l'intero settore dello "shadow banking". Così, alla City di Londra se ne infischiano perché l'attività finanziaria è prevalentemente di natura non bancaria e quindi le nuove regole non li riguardano. In terzo luogo, Basilea 3 è coerente con la politica di bilancio imposta dall'UE agli stati membri, e avrà effetti deflazionistici perché le banche ridurranno il credito per poter rispettare i requisiti di capitale. E infine, esigendo dalle banche una maggiore provvista di "titoli liquidi di alta qualità", le banche centrali spingono gli istituti di credito ad acquistare più obbligazioni e titoli di stato, forse allo scopo di migliorare i bilanci statali dopo averli appesantiti con i debiti delle banche stesse. Insomma, si finisce come nello sketch del famoso falegname.

Siamo alle ennesime misure monetarie che ambiscono a curare una crisi del debito con maggiore debito. L'unica soluzione, una separazione delle attività bancarie alla Glass-Steagall come preludio per cancellare la bolla speculativa, non è stata nemmeno considerata. Come ha scritto Massimo Mucchetti su Il Corriere della Sera il 14 settembre, "la crisi bancaria internazionale è figlia dell'economia del debito, che gonfia lo sviluppo con i soldi degli altri. Di quest'economia drogata le banche sono state effetto, causa e motore. Il rimedio sarebbe la graduale (e dolorosa) riduzione del debito per tornare a crescere domani, magari meno di prima ma in modo più sano, equo e, diciamolo, onesto. Difficile seguire altre strade… ma il rimedio, proprio perché duro, implicherebbe uno sforzo riformista grande, diffuso in tutte le attività e non solo nella finanza. Negli anni '30, il New Deal non ruppe solo la fratellanza siamese tra banca commerciale e credito finanziario, suscitando le ire di Wall Street, ma cambiò il modo di vivere dell'Occidente. Basilea 3 ha un tale respiro? La risposta è no".

Poiché "di fronte a una vera crisi di liquidità non c'è capitale che tenga", una vera soluzione richiederebbe "dei Roosevelt del nuovo millennio e non banche centrali e governi comunque legati al passato. Che negli USA, il Paese guida, si riassume in due dati: il debito globale americano era di 47 mila miliardi di dollari nel giugno 2007, alla vigilia del disastro, ed è a 52 mila miliardi adesso. Non solo l'Italia, ma l'Occidente sta galleggiando. Nella speranza che i guai si risolvano da soli".

Parallelamente a Basilea 3, il Commissario UE Michel Barnier ha presentato una proposta per "regolare i derivati" che i media hanno presentato come una vera rivoluzione. Barnier propone di mettere tutti i derivati OTC (Over The Counter) in uno sportello ("Under" The Counter), e di permettere ai governi e ai supervisori finanziari di bloccare le vendite allo scoperto e i CDS qualora essi minaccino la stabilità finanziaria di un paese membro dell'UE. La proposta di Barnier, anche se venisse accettata, non funzionerebbe mai. Con i derivati è come con le gravidanze: la ragazza non è mai "un po'" incinta. Barnier ha fatto chiaramente capire le sue intenzioni in un'intervista a Les Echos del 15 settembre. Alla domanda "Perché non vietare semplicemente le vendite allo scoperto di prodotti altamente speculativi?", Barnier ha risposto: "Perché c'è bisogno di vendite allo scoperto! Queste vendite aumentano la liquidità. E' fuori discussione vietare la speculazione, che da tempo immemorabile fa parte della vita economica. Sarebbe come vietare la pioggia!".

by (MoviSol)

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