Nel mondo della finanza internazionale, c'è chi dirige gli eventi e chi reagisce agli eventi. Mentre si conoscono meglio i secondi, più numerosi, e apparentemente più potenti, il vero potere rimane ai primi. Al centro del sistema finanziario globale c'è l’oligarchia finanziaria oggi rappresentata dal gruppo Bilderberg. L’organizzazione del gruppo Bilderberg è dinamica, si adatta ai tempi, assorbe e crea nuove parti mentre espelle quelle che decadono. I suoi membri vanno e vengono ma il sistema non è mai cambiato. È un sistema che si perpetua, una ragnatela virtuale di interessi finanziari, politici, economici e industriali intrecciati con il modello di fondo veneziano ultramontano al suo centro. Ora, il Bilderberg non è una società segreta. Non è un occhio maligno che tutto vede, nè una cospirazione giudaico-massonica. Non c'è alcuna cospirazione anche se tanta gente con fantasia infantile la ritiene tale. Non c'è nessun gruppo di persone, per quanto potenti possano essere, che si siedono intorno a un tavolo in una stanza scura tenendosi le mani, con gli occhi fissi sulla sfera di cristallo, che pianificano il futuro del mondo. Il Bilderberg non è un mondo cartesiano di fantasia, nel quale le intenzioni isolate di alcuni individui, piuttosto che le dinamiche di processi sociali, determinano il corso della storia come movimento di idee e tematiche che si sviluppano per le generazioni a venire. È scientificamente significativo che le più svariate teorie cspirazioniste popolari riflettano lo stile peculiarmente patologico della fantasia infantile associata ai culti di The Lord of the Rings, Star Wars e Harry Potter. La caratteristica forma di azione mentale che questi culti esprimono è il potere magico della volontà, che agisce fuori dalla dimensione spazio-temporale. Invece, è l’incontro di persone che rappresentano una certa ideologia. Il Bilderberg è un mezzo per far incontrare le istituzioni finanziarie che costituiscono i più potenti e predatori interessi finanziari del mondo. E in questo momento, questa combinazione è il peggior nemico dell’umanità. Non il Governo Unico Mondiale nè il Nuovo Ordine Mondiale come tanti erroneamente credono. Piuttosto, l’ideologia di una S.P.A. MONDIALE. Nel 1968, George Ball, l’allora sottosegretario per gli affari economici di JFK e Johnson, in un meeting di Bilderberg in Canada dichiarò: “Dove è possibile trovare una base legittima per il potere della dirigenza delle corporazioni così da poter prendere decisioni che possono influire profondamente sulla vita economica delle nazioni presso i cui governi esse hanno solo responsabilità limitate?” L’idea dietro ogni meeting del Bilderberg è quella di creare quella che loro stessi chiamano l’ARISTOCRAZIA DEI PROPOSITI tra l’élite europea e quella nordamericana, sul miglior modo di dirigere il pianeta. In altre parole, la creazione di una rete globale di cartelli giganti, più potente di qualunque nazione sulla faccia della terra, destinata a controllare le esigenze vitali del resto dell’umanità. ***** Iraq Uno dei punti chiave dell’argomento Iraq ha riguardato il futuro della missione statunitense in considerazione del fatto che l’occupazione di 8 anni sta volgendo al termine. Sotto il titolo “Quali diritti abbiamo in Iraq?” i delegati del gruppo Bilderberg hanno discusso della possibilità per il governo statunitense di esercitare una forma di “diritto degli occupanti”. Per ora è un tema con poca visibilità, ma è prevedibile che in un futuro la storia sarà al centro dell’attenzione mediatica. Ciò che preoccupa tutti è il capitolo finale, la fine dell’occupazione. Se gli Stati Uniti lasciano l’Iraq, cosa che la maggior parte dei delegati del Bilderberg vede poco plausibile, a quali condizioni e dietro quali accordi sarà possibile? Come ricordato da un delegato americano ai colleghi, dal primo ottobre di quest’anno, l’intera responsabilità della presenza statunitense in Iraq dovrebbe essere trasferita dai militari al Dipartimento di Stato. Traduzione: La grande stampa potrebbe raccontarci quache falsa storiella su come vanno le cose. Il governo statunitense non ha alcuna intenzione di lasciare l’Iraq, anche se si dovesse cambiare la gestione. L’affermazione di un delegato americano può riassumere la posizione degli Stati Uniti sull’Iraq:”Quando pensiamo all’Iraq, pensiamo in grande.” In effetti, per capire la posizione americana nel paese, bisogna ricordare che la missione degli Stati Uniti a Bagdad occupa l’ambasciata più grande a livello mondiale, costata poco meno di un miliardo di dollari e comparabile per dimensioni al Vaticano e visibile dallo spazio. Un delegato europeo ha domandato seccamente se dopo 8 anni di guerra sia possibile dire che ne è valsa la pena. Al costo impressionante di migliaia di miliardi di dollari, oltre cinque mila vite americane perse e oltre un milione di iracheni innocenti uccisi, più di uno deve ammettere lo spettacolare fallimento della missione. Con il prossimo passaggio di consegne dal Dipartamento della Difesa a quello di Stato, ci si domanda cosa sarà della missione americana in Iraq all’inizio del 2012. “È quello che si domandano tutti”, ha aggiunto un altro membro europeo del Bilderberg. Un delegato americano ha fatto presente che ora c'è un governo stabile nel paese come risultato di “elezioni democratiche”. Gli è stato ricordato che la ragione iniziale dell’invasione riguardava la necessità di trovare ed eliminare armi di distruzione di massa. “La preoccupazione per la loro libertà è stata aggiunta in un secondo momento”, ha aggiunto un europeo. Si parlava anche di enormi investimenti finanziari in Iraq per rilanciare la debole economia. Tuttavia, molti partecipanti sono stati d’accordo sul fatto che l’investimento è stato del tutto autoreferenziale, centrato sull’ambasciata americana per giustificarne l’esistenza e i costi. Medio Oriente Iniziamo dalla conclusione: Con l’elargizione di miliardi per la contro rivoluzione, il futuro delle grandi rivolte arabe del 2011 diventa sempre più cupo. Il gruppo Bilderberg sostiene del tutto la repressione draconiana e la guerra perpetua attraverso tutto il golfo persico e utilizza volentieri il suo leale alleato, l’Arabia Saudita, per far eseguire i suoi ordini. Questa guerra coinvolgerà tutti nel Medio Oriente, tranne Israele. L’Arabia Saudita è un partner strategico, non solo perché è una monarchia repressiva e una dittatura, quindi non deve rispondere a un elettorato, ma anche per la sua strategica riserva petrolifera. L’instabilità lungo l’intero Medio Oriente fornisce al Bilderberg una scusa per portare il prezzo del crudo a 150-180 dollari al barile. La conseguenza è quella di mettere la Germania e la UE sotto forte pressione politica da un lato, e di esercitare la stessa pressione sulla Cina e le sue aspirazioni economiche e politiche dall’altro. Non si deve dimenticare che al di là di come gira la ruota, il Bilderberg vince comunque. Nell’estate del 2008 il prezzo del petrolio schizzò a 147 dollari al barile, come avevo previsto a maggio del 2005, dopo la conferenza del Bilderberg a Rottach-Egern, dove si decise di portare i prezzi a quei livelli proprio per l’estate del 2008. Jp Morgan allora consigliava al governo cinese di acquistare tutto il crudo perché il prezzo sarebbe salito a 200 dollari al barile. Ciò che quasi nessuno sa è che circa tre quarti del prezzo del petrolio è pura speculazione, manipolato dal Goldman Sachs Commodity Index. Quindi, Wall Street controlla il prezzo del petrolio senza alcuna considerazione della domanda e dell’offerta. Non c'è dubbio che l’obiettivo è di ampia portata e mira non solo a controllare il prezzo del petrolio ma anche i mercati finanziari mondiali. A ben vedere, l'Arabia Saudita ha le mani dapertutto nella torta mediorientale. Consideriamo l’Egitto. La casa saudita ha appena dato 4 miliardi di dollari in contanti al leader del Consiglio Supremo Militare, feldmaresciallo Tantawi. Nello Yemen, i sauditi stanno comprando le tribù yemenite con denaro, nel nome della stabilità nella regione. Nel Bahrain stanno sostenendo apertamente la National Human Rights Organization, il cui presidente è stato nominato da Re Hamad bin Isa al-Khalifa nel 2010. Quindi, la scorsa settimana alla Casa Bianca, il presidente americano Barack Obama ha ricevuto il principe della casa del Bahrain Salman al-Khalifa. Per motivi strategici, il Bahrain, ricco di petrolio è un alleato chiave degli Stati Uniti nella regione del golfo e ospita il quartier generale della Quinta Flotta americana. Infine, c'è la Fratellanza Musulmana da essere compresa nel contesto della contro-rivoluzione attentamente orchestrata dagli USA/ Arabia Saudita. Dalla Siria all’Egitto, la Fratellanza lavora insieme al Consiglio militare egiziano come compenso per il buon comportamento. Cina Il Bilderberg appare parecchio preoccupato per l’ingresso della Cina nella politica africana a livello sovranazionale così come per il suo protagonismo nei più disparati angoli del continente africano. Per anni la Cina ha rastrellato le risorse naturali del continente praticamente senza contendenti. Ora la China State Construction Engineering Corporation (CSCEC) sta costruendo un enorme complesso dell’Unione Africana ad Addis Abeba. Se Bruxelles è la capitale europea, così Addis Abeba è stata incoronata come nuova capitale dell’Africa. Il Bilderberg ha riconosciuto che le proprie corporazioni non sono state in grado di competere con le compagnie in mano allo stato cinese perché “il prezzo è giusto...cioè gratis”. Inoltre, come il Bilderberg ha prontamente ammesso, la Cina non ha il tratto coloniale che ancora contraddistingue i rapporti tra Europa e Africa, e questo conferisce alla Cina un sicuro vantaggio nell’area. Un’altra area che preoccupa il Bilderberg è l’abile diplomazia cinese in Africa. Fuori dall’occhio del radar, la Cina riesce a manovrare gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali. Per esempio, la visita del ministro degli esteri libico Abdelati Obeidi a Pechino fornisce alla Cina un’enorme opportunità per contrastare l’influenza americana nell’arena internazionale e migliora la sua immagine di amica del mondo musulmano. Inoltre, la Cina non si è fatta sfuggire l’opportunità di migliorare le relazioni con i nuovi governi in Egitto e Tunisia dopo la caduta dei loro leader durante le recenti rivolte. Il potere economico della Cina Secondo le più recenti previsioni del FMI, l’economia cinese sarà la più estesa in termini reali nel 2016 – solo 5 anni a partire da ora. In termini reali significa “parità di potere d'acquisto” (PPA). Questo termine mette in relazione ciò che la gente guadagna e spende in termini reali nelle economie interne. Contro lo sfondo del conflitto mediorientale, Iraq, Afghanistan, Iran e la distruzione dell’economia mondiale, enormi dubbi sono sorti sul dollaro americano e l’enorme mercato del Tesoro, che sono stati foraggiati per decenni da uno status privilegiato come le liabilities del potere egemonico mondiale. Secondo il Bilderberg, chiunque diventi presidente americano l’anno prossimo sarà sicuramente l’ultimo a dirigere l’economia più grande del mondo. Con il PPA, l’economia cinese si espanderà da 11.2 migliaia di miliardi di dollari di quest’anno ai 19 del 2016. Intanto le dimensioni dell’economia americana passeranno da 15.2 migliaia di miliardi a 18.8. Significa che l’indice della produttività americano scenderebbe al 17.7%, il peggiore degli ultimi tempi. La Cina raggiungerebbe il 18% e sarebbe comunque in crescita. Facendo un paragone, appena 10 anni fa, l’economia americana era tre volte quella cinese. Come già ammesso dal Bilderberg, questa è più di una prospettiva finanziaria. È la fine dell’epoca dell’egemonia economica americana. L’America prese il posto di potenza economica leader che era della Gran Bretagna negli anni ’90 dell’800 e non si è mai fermata. C'è però un aspetto positivo per gli Stati Uniti. Per controbilanciare l’avanzamento economico della Cina, cresce costantemente il numero di paesi asiatici che cercano il sostegno degli USA. Come ammesso da un membro di Bilderberg, la crescita della Cina e il relativo declino dell’America, il cosiddetto cambiamento di paradigma, o i cambi rivoluzionari in ambito geopolitico, è la storia più importante del nostro tempo. di Daniel Estulin |
20 giugno 2011
Bilderberg report 2011. MedioOriente e Cina
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Bilderberg report 2011. MedioOriente e Cina
Nel mondo della finanza internazionale, c'è chi dirige gli eventi e chi reagisce agli eventi. Mentre si conoscono meglio i secondi, più numerosi, e apparentemente più potenti, il vero potere rimane ai primi. Al centro del sistema finanziario globale c'è l’oligarchia finanziaria oggi rappresentata dal gruppo Bilderberg. L’organizzazione del gruppo Bilderberg è dinamica, si adatta ai tempi, assorbe e crea nuove parti mentre espelle quelle che decadono. I suoi membri vanno e vengono ma il sistema non è mai cambiato. È un sistema che si perpetua, una ragnatela virtuale di interessi finanziari, politici, economici e industriali intrecciati con il modello di fondo veneziano ultramontano al suo centro. Ora, il Bilderberg non è una società segreta. Non è un occhio maligno che tutto vede, nè una cospirazione giudaico-massonica. Non c'è alcuna cospirazione anche se tanta gente con fantasia infantile la ritiene tale. Non c'è nessun gruppo di persone, per quanto potenti possano essere, che si siedono intorno a un tavolo in una stanza scura tenendosi le mani, con gli occhi fissi sulla sfera di cristallo, che pianificano il futuro del mondo. Il Bilderberg non è un mondo cartesiano di fantasia, nel quale le intenzioni isolate di alcuni individui, piuttosto che le dinamiche di processi sociali, determinano il corso della storia come movimento di idee e tematiche che si sviluppano per le generazioni a venire. È scientificamente significativo che le più svariate teorie cspirazioniste popolari riflettano lo stile peculiarmente patologico della fantasia infantile associata ai culti di The Lord of the Rings, Star Wars e Harry Potter. La caratteristica forma di azione mentale che questi culti esprimono è il potere magico della volontà, che agisce fuori dalla dimensione spazio-temporale. Invece, è l’incontro di persone che rappresentano una certa ideologia. Il Bilderberg è un mezzo per far incontrare le istituzioni finanziarie che costituiscono i più potenti e predatori interessi finanziari del mondo. E in questo momento, questa combinazione è il peggior nemico dell’umanità. Non il Governo Unico Mondiale nè il Nuovo Ordine Mondiale come tanti erroneamente credono. Piuttosto, l’ideologia di una S.P.A. MONDIALE. Nel 1968, George Ball, l’allora sottosegretario per gli affari economici di JFK e Johnson, in un meeting di Bilderberg in Canada dichiarò: “Dove è possibile trovare una base legittima per il potere della dirigenza delle corporazioni così da poter prendere decisioni che possono influire profondamente sulla vita economica delle nazioni presso i cui governi esse hanno solo responsabilità limitate?” L’idea dietro ogni meeting del Bilderberg è quella di creare quella che loro stessi chiamano l’ARISTOCRAZIA DEI PROPOSITI tra l’élite europea e quella nordamericana, sul miglior modo di dirigere il pianeta. In altre parole, la creazione di una rete globale di cartelli giganti, più potente di qualunque nazione sulla faccia della terra, destinata a controllare le esigenze vitali del resto dell’umanità. ***** Iraq Uno dei punti chiave dell’argomento Iraq ha riguardato il futuro della missione statunitense in considerazione del fatto che l’occupazione di 8 anni sta volgendo al termine. Sotto il titolo “Quali diritti abbiamo in Iraq?” i delegati del gruppo Bilderberg hanno discusso della possibilità per il governo statunitense di esercitare una forma di “diritto degli occupanti”. Per ora è un tema con poca visibilità, ma è prevedibile che in un futuro la storia sarà al centro dell’attenzione mediatica. Ciò che preoccupa tutti è il capitolo finale, la fine dell’occupazione. Se gli Stati Uniti lasciano l’Iraq, cosa che la maggior parte dei delegati del Bilderberg vede poco plausibile, a quali condizioni e dietro quali accordi sarà possibile? Come ricordato da un delegato americano ai colleghi, dal primo ottobre di quest’anno, l’intera responsabilità della presenza statunitense in Iraq dovrebbe essere trasferita dai militari al Dipartimento di Stato. Traduzione: La grande stampa potrebbe raccontarci quache falsa storiella su come vanno le cose. Il governo statunitense non ha alcuna intenzione di lasciare l’Iraq, anche se si dovesse cambiare la gestione. L’affermazione di un delegato americano può riassumere la posizione degli Stati Uniti sull’Iraq:”Quando pensiamo all’Iraq, pensiamo in grande.” In effetti, per capire la posizione americana nel paese, bisogna ricordare che la missione degli Stati Uniti a Bagdad occupa l’ambasciata più grande a livello mondiale, costata poco meno di un miliardo di dollari e comparabile per dimensioni al Vaticano e visibile dallo spazio. Un delegato europeo ha domandato seccamente se dopo 8 anni di guerra sia possibile dire che ne è valsa la pena. Al costo impressionante di migliaia di miliardi di dollari, oltre cinque mila vite americane perse e oltre un milione di iracheni innocenti uccisi, più di uno deve ammettere lo spettacolare fallimento della missione. Con il prossimo passaggio di consegne dal Dipartamento della Difesa a quello di Stato, ci si domanda cosa sarà della missione americana in Iraq all’inizio del 2012. “È quello che si domandano tutti”, ha aggiunto un altro membro europeo del Bilderberg. Un delegato americano ha fatto presente che ora c'è un governo stabile nel paese come risultato di “elezioni democratiche”. Gli è stato ricordato che la ragione iniziale dell’invasione riguardava la necessità di trovare ed eliminare armi di distruzione di massa. “La preoccupazione per la loro libertà è stata aggiunta in un secondo momento”, ha aggiunto un europeo. Si parlava anche di enormi investimenti finanziari in Iraq per rilanciare la debole economia. Tuttavia, molti partecipanti sono stati d’accordo sul fatto che l’investimento è stato del tutto autoreferenziale, centrato sull’ambasciata americana per giustificarne l’esistenza e i costi. Medio Oriente Iniziamo dalla conclusione: Con l’elargizione di miliardi per la contro rivoluzione, il futuro delle grandi rivolte arabe del 2011 diventa sempre più cupo. Il gruppo Bilderberg sostiene del tutto la repressione draconiana e la guerra perpetua attraverso tutto il golfo persico e utilizza volentieri il suo leale alleato, l’Arabia Saudita, per far eseguire i suoi ordini. Questa guerra coinvolgerà tutti nel Medio Oriente, tranne Israele. L’Arabia Saudita è un partner strategico, non solo perché è una monarchia repressiva e una dittatura, quindi non deve rispondere a un elettorato, ma anche per la sua strategica riserva petrolifera. L’instabilità lungo l’intero Medio Oriente fornisce al Bilderberg una scusa per portare il prezzo del crudo a 150-180 dollari al barile. La conseguenza è quella di mettere la Germania e la UE sotto forte pressione politica da un lato, e di esercitare la stessa pressione sulla Cina e le sue aspirazioni economiche e politiche dall’altro. Non si deve dimenticare che al di là di come gira la ruota, il Bilderberg vince comunque. Nell’estate del 2008 il prezzo del petrolio schizzò a 147 dollari al barile, come avevo previsto a maggio del 2005, dopo la conferenza del Bilderberg a Rottach-Egern, dove si decise di portare i prezzi a quei livelli proprio per l’estate del 2008. Jp Morgan allora consigliava al governo cinese di acquistare tutto il crudo perché il prezzo sarebbe salito a 200 dollari al barile. Ciò che quasi nessuno sa è che circa tre quarti del prezzo del petrolio è pura speculazione, manipolato dal Goldman Sachs Commodity Index. Quindi, Wall Street controlla il prezzo del petrolio senza alcuna considerazione della domanda e dell’offerta. Non c'è dubbio che l’obiettivo è di ampia portata e mira non solo a controllare il prezzo del petrolio ma anche i mercati finanziari mondiali. A ben vedere, l'Arabia Saudita ha le mani dapertutto nella torta mediorientale. Consideriamo l’Egitto. La casa saudita ha appena dato 4 miliardi di dollari in contanti al leader del Consiglio Supremo Militare, feldmaresciallo Tantawi. Nello Yemen, i sauditi stanno comprando le tribù yemenite con denaro, nel nome della stabilità nella regione. Nel Bahrain stanno sostenendo apertamente la National Human Rights Organization, il cui presidente è stato nominato da Re Hamad bin Isa al-Khalifa nel 2010. Quindi, la scorsa settimana alla Casa Bianca, il presidente americano Barack Obama ha ricevuto il principe della casa del Bahrain Salman al-Khalifa. Per motivi strategici, il Bahrain, ricco di petrolio è un alleato chiave degli Stati Uniti nella regione del golfo e ospita il quartier generale della Quinta Flotta americana. Infine, c'è la Fratellanza Musulmana da essere compresa nel contesto della contro-rivoluzione attentamente orchestrata dagli USA/ Arabia Saudita. Dalla Siria all’Egitto, la Fratellanza lavora insieme al Consiglio militare egiziano come compenso per il buon comportamento. Cina Il Bilderberg appare parecchio preoccupato per l’ingresso della Cina nella politica africana a livello sovranazionale così come per il suo protagonismo nei più disparati angoli del continente africano. Per anni la Cina ha rastrellato le risorse naturali del continente praticamente senza contendenti. Ora la China State Construction Engineering Corporation (CSCEC) sta costruendo un enorme complesso dell’Unione Africana ad Addis Abeba. Se Bruxelles è la capitale europea, così Addis Abeba è stata incoronata come nuova capitale dell’Africa. Il Bilderberg ha riconosciuto che le proprie corporazioni non sono state in grado di competere con le compagnie in mano allo stato cinese perché “il prezzo è giusto...cioè gratis”. Inoltre, come il Bilderberg ha prontamente ammesso, la Cina non ha il tratto coloniale che ancora contraddistingue i rapporti tra Europa e Africa, e questo conferisce alla Cina un sicuro vantaggio nell’area. Un’altra area che preoccupa il Bilderberg è l’abile diplomazia cinese in Africa. Fuori dall’occhio del radar, la Cina riesce a manovrare gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali. Per esempio, la visita del ministro degli esteri libico Abdelati Obeidi a Pechino fornisce alla Cina un’enorme opportunità per contrastare l’influenza americana nell’arena internazionale e migliora la sua immagine di amica del mondo musulmano. Inoltre, la Cina non si è fatta sfuggire l’opportunità di migliorare le relazioni con i nuovi governi in Egitto e Tunisia dopo la caduta dei loro leader durante le recenti rivolte. Il potere economico della Cina Secondo le più recenti previsioni del FMI, l’economia cinese sarà la più estesa in termini reali nel 2016 – solo 5 anni a partire da ora. In termini reali significa “parità di potere d'acquisto” (PPA). Questo termine mette in relazione ciò che la gente guadagna e spende in termini reali nelle economie interne. Contro lo sfondo del conflitto mediorientale, Iraq, Afghanistan, Iran e la distruzione dell’economia mondiale, enormi dubbi sono sorti sul dollaro americano e l’enorme mercato del Tesoro, che sono stati foraggiati per decenni da uno status privilegiato come le liabilities del potere egemonico mondiale. Secondo il Bilderberg, chiunque diventi presidente americano l’anno prossimo sarà sicuramente l’ultimo a dirigere l’economia più grande del mondo. Con il PPA, l’economia cinese si espanderà da 11.2 migliaia di miliardi di dollari di quest’anno ai 19 del 2016. Intanto le dimensioni dell’economia americana passeranno da 15.2 migliaia di miliardi a 18.8. Significa che l’indice della produttività americano scenderebbe al 17.7%, il peggiore degli ultimi tempi. La Cina raggiungerebbe il 18% e sarebbe comunque in crescita. Facendo un paragone, appena 10 anni fa, l’economia americana era tre volte quella cinese. Come già ammesso dal Bilderberg, questa è più di una prospettiva finanziaria. È la fine dell’epoca dell’egemonia economica americana. L’America prese il posto di potenza economica leader che era della Gran Bretagna negli anni ’90 dell’800 e non si è mai fermata. C'è però un aspetto positivo per gli Stati Uniti. Per controbilanciare l’avanzamento economico della Cina, cresce costantemente il numero di paesi asiatici che cercano il sostegno degli USA. Come ammesso da un membro di Bilderberg, la crescita della Cina e il relativo declino dell’America, il cosiddetto cambiamento di paradigma, o i cambi rivoluzionari in ambito geopolitico, è la storia più importante del nostro tempo. di Daniel Estulin |
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