30 luglio 2010

La morte della cartamoneta






Mentre si preparano per la lettura estiva in Toscana, i banchieri della City stanno facendo incetta delle rare copie di un testo oscuro sulla meccanica dell’inflazione durante la Repubblica di Weimar pubblicato nel 1974.

Ebay offre un volume letto e riletto di ‘Dying of Money : Lessons of the Great German and American Inflations’ ad un prezzo d’offerta iniziale di $699 dollari (senza spese di spedizione… grazie tante).

Il punto cruciale arriva al capitolo 17 intitolato ‘Velocity’. Ogni grande inflazione -- sia quella dei primi anni ’20 in Germania, che quella della guerra contro la Corea o il Vietnam negli Stati Uniti -- inizia con un’espansione passiva della quantità denaro. Che rimane inerte per un periodo sorprendentemente lungo. I prezzi delle azioni possono salire, ma l’inflazione latente dei prezzi è camuffata. L’effetto è simile a quello di una ricarica per accendini su un falò prima che sia stato ancora acceso il fiammifero.



La volontà delle persone di detenere il denaro può cambiare improvvisamente per una ‘ragione psicologica e spontanea’, provocando una punta della velocità [di circolazione] monetaria. Invariabilmente, i cambiamenti colgono gli economisti di sorpresa. Aspettano troppo per drenare l’eccesso di denaro.

‘La velocità è salita quasi ad angolo retto nell’estate del 1922’, ha detto il sig. O Parsson. I funzionari della Reichsbank erano perplessi. Non riuscivano a capacitarsi del perché i tedeschi avessero iniziato a comportarsi in modo diverso quasi due anni dopo che la banca aveva già aumentato la fornitura di denaro. Sostiene che la pazienza del pubblico è saltata di colpo nel momento in cui la gente ha perso fiducia ed ha incominciato a ‘sentire puzza di bruciato nel governo’.

Qualcuno sorride di fronte alla ‘sorpresa’ della Banca d’Inghilterra per il recente aumento dell’inflazione in Gran Bretagna. Dall’altra parte dell’Atlantico i critici della Fed dicono che la crescita della base monetaria degli USA da $871 bilioni di dollari a $2024 bilioni di dollari in due soli anni è una pira incendiaria che prenderà fuoco non appena la velocità del denaro negli USA tornerà alla normalità.

La Morgan Stanley si aspetta una carneficina delle obbligazioni quando questa raggiungerà la Fed, predicendo che il rendimenti dei buoni del tesoro americani saliranno al 5,5 per cento. Questo non è mai successo finora. I rendimenti di 10 anni sono scesi al 3 per cento, e la velocità dell’aggregato monetario M2 è rimasta ai minimi storici di 1,72.

Come appartenente alla fazione della deflazione, credo che la Banca e la Fed abbiano ragione a mantenere i nervi saldi e a ritardare la sospensione dello stimolo -- anche se è una tesi più facile da sostenere negli Stati Uniti dove l’inflazione core è scesa al minimo dalla metà degli anni ’60. Ma il fatto che il libro di O Parsson sia improvvisamente richiesto nei circoli elitari dei banchieri è in sé un segno del genere di cambiamento del comportamento che può diventare fine a se stesso[1] .

Per l’appunto, un altro libro degli anni ’70 intitolato ‘When Money Dies : the Nightmare of the Weimar Hyper-Inflation’ è stato appena ristampato. Scritto dall’ex parlamentare europeo conservatore Adam Fergusson -- e consigliato da Warren Buffett come un libro da leggere assolutamente -- si tratta di un vivido resoconto tratto dai diari di coloro che hanno vissuto durante il fermento in Germania, in Austria e in Ungheria mentre gli imperi andavano smembrandosi.

La vicina guerra civile tra città e campagna era un tratto comune in questo crollo dell’ordine sociale. Frotte di cittadini mezzi morti di fame e vendicativi invadevano i villaggi per sottrarre cibo agli allevatori, accusati di accaparrarselo. Il diario di una ragazza ha descritto la scena nella fattoria di suo cugino. Ha scritto: ‘nella carretta ho visto tre maiali macellati. La stalla era tutta bagnata di sangue. Una vacca era stata macellata lì dove si trovava e le era stata strappata la carne dalle ossa. Quei mostri avevano tagliato la mammella della miglior mucca da latte, così che l’abbiamo dovuta sopprimere immediatamente. Nel granaio uno straccio bagnato di benzina bruciava ancora, a dimostrazione di quello che queste bestie avrebbero voluto fare’.

I pianoforti a coda divennero una sorta di moneta di scambio mentre i membri impoveriti delle elite dei funzionari pubblici barattavano i simboli del loro vecchio status con un sacco di patate o con un pezzo di pancetta. C’è un momento straziante in cui ciascuna famiglia borghese inizia a capire che i loro titoli di prim’ordine e il loro ‘war loan’, (il prestito di guerra) non riprenderanno mai più. Li aspetta la rovina irreversibile. Delle coppie di anziani si sono suicidate con il gas nei loro appartamenti. Gli stranieri con i dollari, le sterline, i franchi svizzeri o le corone ceche vivevano nell’opulenza. Venivano odiati. ‘I tempi che corrono ci hanno reso cinici. Tutti vedono il nemico in tutti gli altri’, ha detto Erna von Pustau, figlia di un mercante di pesce di Amburgo.

Un gran numero di persone non hanno intuito quello che sarebbe successo. ‘i miei conoscenti e i miei amici erano degli stupidi. Non capivano cosa volesse dire l’inflazione. E i nostri avvocati non erano di meglio. Il direttore di banca di mia madre le ha dato dei consigli terribili’ ha detto una signora con conoscenze influenti.

‘Si vedeva gradualmente cambiare l’aspetto dei loro appartamenti. Ci si ricordava dove una volta c’era stato un quadro o un tappeto, o un secretaire. Alla fine le loro stanze erano quasi del tutto vuote. Alcuni di loro chiedevano l’elemosina -- non per le strade -- ma facendo visite casuali. Si sapeva fin troppo bene per che cosa erano venuti’.

La corruzione divenne incontrollata. La gente per strada veniva derubata del cappotto e delle scarpe con il coltello puntato. I vincitori erano quelli che -- per sorte o per piano -- avevano ottenuto ingenti prestiti dalle banche per investire su beni concreti, o conglomerati industriali che avevano emesso obbligazioni. Ci fu un grande trasferimento di ricchezza da risparmiatore a debitore, nonostante il Reichstag abbia in seguito approvato una legge che legava i vecchi contratti al prezzo dell’oro. I creditori hanno recuperato qualcosa.

Prese piede una teoria di cospirazione che l’inflazione fosse un complotto degli ebrei per rovinare la Germania. La valuta venne definita ‘Judenfetzen’ (coriandoli – ebrei), accennando alla catena di eventi che avrebbero portato dieci anni dopo alla Kristallnacht.

Se la storia di Weimar è uno studio senza tempo di disintegrazione sociale, non può far molta luce sugli eventi del giorno d’oggi. La causa scatenante finale del crollo del 1923 fu l’occupazione francese della Ruhr, che ha strappato un grosso pezzo dell’industria tedesca, innescando una resistenza di massa.

Lloyd George sospettava che i Francesi stessero cercando di far precipitare la disintegrazione della Germania sostenendo lo stato secessionista della Renania (come effettivamente facevano). Per un breve periodo i ribelli hanno formato un governo separatista a Dusseldorf. Con giustizia poetica, la crisi si è ritorta contro Parigi ed ha distrutto il franco.

La pace cartaginese di Versailles aveva a quel punto già avvelenato tutto. Era un dovere patriottico non pagare le tasse che sarebbero state sequestrate per i pagamenti delle riparazioni di guerra al nemico. Influenzata dai bolsceviti, la Germania era diventata un calderone comunista. Gli spartachisti hanno cercato di prendere il controllo di Berlino. I ‘soviet’ lavoratori proliferavano. Gli scaricatori di porto e i lavoratori marittimi occuparono le centrali di polizia ed eressero barricate ad Amburgo. Centinaia di comunisti rossi combatterono battaglie letali contro le milizie di destra.

I nostalgici complottavano per la ristorazione della monarchia di Baviera dei Wittelsbach e della vecchia valuta, il tallero sostenuto dall’oro. Il senato di Brema emise le proprie banconote legate all’oro. Altri emisero valute legate al prezzo della segale.

Questo non è il quadro dell’America, della Gran Bretagna, né dell’Europa del 2010. Ma dovremmo stare attenti a non abbracciare la teoria opposta e troppo rassicurante che questa non sia altro che una lieve ripetizione della “decade persa” del Giappone, ossia uno scivolamento lento ed ampiamente benevolo nella deflazione, mentre il deleveraging del debito esercita la sua disciplina.

Il Giappone era il maggior creditore esterno del mondo quando la bolla del Nikkei è scoppiata vent’anni fa. Aveva un tasso di risparmio privato pari al 15 per cento del PIL. I Giapponesi hanno gradualmente ridotto questo tasso al 2 per cento, attutendo gli effetti della lunga depressione. Ma gli anglosassoni non hanno questa possibilità.

C’è la chiara tentazione per l’Occidente di districarsi dagli errori della bolla degli asset di Greenspan, della bolla del credito di Brown, e dalla bolla sovrana dell’UME automaticamente attraverso l’inflazione. Ma questo rappresenta un pericolo per gli anni a venire. Per prima cosa abbiamo lo shock della deflazione della vita. Dopo -- e solo a questo punto -- le banche centrali saranno disposte a rischiare di perdere il controllo del loro esperimento di stampa, mentre decolla la velocità. Un problema alla volta per favore.

di Ambrose Evans-Pritchard

Fonte: www.telegraph.co.uk

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30 luglio 2010

La morte della cartamoneta






Mentre si preparano per la lettura estiva in Toscana, i banchieri della City stanno facendo incetta delle rare copie di un testo oscuro sulla meccanica dell’inflazione durante la Repubblica di Weimar pubblicato nel 1974.

Ebay offre un volume letto e riletto di ‘Dying of Money : Lessons of the Great German and American Inflations’ ad un prezzo d’offerta iniziale di $699 dollari (senza spese di spedizione… grazie tante).

Il punto cruciale arriva al capitolo 17 intitolato ‘Velocity’. Ogni grande inflazione -- sia quella dei primi anni ’20 in Germania, che quella della guerra contro la Corea o il Vietnam negli Stati Uniti -- inizia con un’espansione passiva della quantità denaro. Che rimane inerte per un periodo sorprendentemente lungo. I prezzi delle azioni possono salire, ma l’inflazione latente dei prezzi è camuffata. L’effetto è simile a quello di una ricarica per accendini su un falò prima che sia stato ancora acceso il fiammifero.



La volontà delle persone di detenere il denaro può cambiare improvvisamente per una ‘ragione psicologica e spontanea’, provocando una punta della velocità [di circolazione] monetaria. Invariabilmente, i cambiamenti colgono gli economisti di sorpresa. Aspettano troppo per drenare l’eccesso di denaro.

‘La velocità è salita quasi ad angolo retto nell’estate del 1922’, ha detto il sig. O Parsson. I funzionari della Reichsbank erano perplessi. Non riuscivano a capacitarsi del perché i tedeschi avessero iniziato a comportarsi in modo diverso quasi due anni dopo che la banca aveva già aumentato la fornitura di denaro. Sostiene che la pazienza del pubblico è saltata di colpo nel momento in cui la gente ha perso fiducia ed ha incominciato a ‘sentire puzza di bruciato nel governo’.

Qualcuno sorride di fronte alla ‘sorpresa’ della Banca d’Inghilterra per il recente aumento dell’inflazione in Gran Bretagna. Dall’altra parte dell’Atlantico i critici della Fed dicono che la crescita della base monetaria degli USA da $871 bilioni di dollari a $2024 bilioni di dollari in due soli anni è una pira incendiaria che prenderà fuoco non appena la velocità del denaro negli USA tornerà alla normalità.

La Morgan Stanley si aspetta una carneficina delle obbligazioni quando questa raggiungerà la Fed, predicendo che il rendimenti dei buoni del tesoro americani saliranno al 5,5 per cento. Questo non è mai successo finora. I rendimenti di 10 anni sono scesi al 3 per cento, e la velocità dell’aggregato monetario M2 è rimasta ai minimi storici di 1,72.

Come appartenente alla fazione della deflazione, credo che la Banca e la Fed abbiano ragione a mantenere i nervi saldi e a ritardare la sospensione dello stimolo -- anche se è una tesi più facile da sostenere negli Stati Uniti dove l’inflazione core è scesa al minimo dalla metà degli anni ’60. Ma il fatto che il libro di O Parsson sia improvvisamente richiesto nei circoli elitari dei banchieri è in sé un segno del genere di cambiamento del comportamento che può diventare fine a se stesso[1] .

Per l’appunto, un altro libro degli anni ’70 intitolato ‘When Money Dies : the Nightmare of the Weimar Hyper-Inflation’ è stato appena ristampato. Scritto dall’ex parlamentare europeo conservatore Adam Fergusson -- e consigliato da Warren Buffett come un libro da leggere assolutamente -- si tratta di un vivido resoconto tratto dai diari di coloro che hanno vissuto durante il fermento in Germania, in Austria e in Ungheria mentre gli imperi andavano smembrandosi.

La vicina guerra civile tra città e campagna era un tratto comune in questo crollo dell’ordine sociale. Frotte di cittadini mezzi morti di fame e vendicativi invadevano i villaggi per sottrarre cibo agli allevatori, accusati di accaparrarselo. Il diario di una ragazza ha descritto la scena nella fattoria di suo cugino. Ha scritto: ‘nella carretta ho visto tre maiali macellati. La stalla era tutta bagnata di sangue. Una vacca era stata macellata lì dove si trovava e le era stata strappata la carne dalle ossa. Quei mostri avevano tagliato la mammella della miglior mucca da latte, così che l’abbiamo dovuta sopprimere immediatamente. Nel granaio uno straccio bagnato di benzina bruciava ancora, a dimostrazione di quello che queste bestie avrebbero voluto fare’.

I pianoforti a coda divennero una sorta di moneta di scambio mentre i membri impoveriti delle elite dei funzionari pubblici barattavano i simboli del loro vecchio status con un sacco di patate o con un pezzo di pancetta. C’è un momento straziante in cui ciascuna famiglia borghese inizia a capire che i loro titoli di prim’ordine e il loro ‘war loan’, (il prestito di guerra) non riprenderanno mai più. Li aspetta la rovina irreversibile. Delle coppie di anziani si sono suicidate con il gas nei loro appartamenti. Gli stranieri con i dollari, le sterline, i franchi svizzeri o le corone ceche vivevano nell’opulenza. Venivano odiati. ‘I tempi che corrono ci hanno reso cinici. Tutti vedono il nemico in tutti gli altri’, ha detto Erna von Pustau, figlia di un mercante di pesce di Amburgo.

Un gran numero di persone non hanno intuito quello che sarebbe successo. ‘i miei conoscenti e i miei amici erano degli stupidi. Non capivano cosa volesse dire l’inflazione. E i nostri avvocati non erano di meglio. Il direttore di banca di mia madre le ha dato dei consigli terribili’ ha detto una signora con conoscenze influenti.

‘Si vedeva gradualmente cambiare l’aspetto dei loro appartamenti. Ci si ricordava dove una volta c’era stato un quadro o un tappeto, o un secretaire. Alla fine le loro stanze erano quasi del tutto vuote. Alcuni di loro chiedevano l’elemosina -- non per le strade -- ma facendo visite casuali. Si sapeva fin troppo bene per che cosa erano venuti’.

La corruzione divenne incontrollata. La gente per strada veniva derubata del cappotto e delle scarpe con il coltello puntato. I vincitori erano quelli che -- per sorte o per piano -- avevano ottenuto ingenti prestiti dalle banche per investire su beni concreti, o conglomerati industriali che avevano emesso obbligazioni. Ci fu un grande trasferimento di ricchezza da risparmiatore a debitore, nonostante il Reichstag abbia in seguito approvato una legge che legava i vecchi contratti al prezzo dell’oro. I creditori hanno recuperato qualcosa.

Prese piede una teoria di cospirazione che l’inflazione fosse un complotto degli ebrei per rovinare la Germania. La valuta venne definita ‘Judenfetzen’ (coriandoli – ebrei), accennando alla catena di eventi che avrebbero portato dieci anni dopo alla Kristallnacht.

Se la storia di Weimar è uno studio senza tempo di disintegrazione sociale, non può far molta luce sugli eventi del giorno d’oggi. La causa scatenante finale del crollo del 1923 fu l’occupazione francese della Ruhr, che ha strappato un grosso pezzo dell’industria tedesca, innescando una resistenza di massa.

Lloyd George sospettava che i Francesi stessero cercando di far precipitare la disintegrazione della Germania sostenendo lo stato secessionista della Renania (come effettivamente facevano). Per un breve periodo i ribelli hanno formato un governo separatista a Dusseldorf. Con giustizia poetica, la crisi si è ritorta contro Parigi ed ha distrutto il franco.

La pace cartaginese di Versailles aveva a quel punto già avvelenato tutto. Era un dovere patriottico non pagare le tasse che sarebbero state sequestrate per i pagamenti delle riparazioni di guerra al nemico. Influenzata dai bolsceviti, la Germania era diventata un calderone comunista. Gli spartachisti hanno cercato di prendere il controllo di Berlino. I ‘soviet’ lavoratori proliferavano. Gli scaricatori di porto e i lavoratori marittimi occuparono le centrali di polizia ed eressero barricate ad Amburgo. Centinaia di comunisti rossi combatterono battaglie letali contro le milizie di destra.

I nostalgici complottavano per la ristorazione della monarchia di Baviera dei Wittelsbach e della vecchia valuta, il tallero sostenuto dall’oro. Il senato di Brema emise le proprie banconote legate all’oro. Altri emisero valute legate al prezzo della segale.

Questo non è il quadro dell’America, della Gran Bretagna, né dell’Europa del 2010. Ma dovremmo stare attenti a non abbracciare la teoria opposta e troppo rassicurante che questa non sia altro che una lieve ripetizione della “decade persa” del Giappone, ossia uno scivolamento lento ed ampiamente benevolo nella deflazione, mentre il deleveraging del debito esercita la sua disciplina.

Il Giappone era il maggior creditore esterno del mondo quando la bolla del Nikkei è scoppiata vent’anni fa. Aveva un tasso di risparmio privato pari al 15 per cento del PIL. I Giapponesi hanno gradualmente ridotto questo tasso al 2 per cento, attutendo gli effetti della lunga depressione. Ma gli anglosassoni non hanno questa possibilità.

C’è la chiara tentazione per l’Occidente di districarsi dagli errori della bolla degli asset di Greenspan, della bolla del credito di Brown, e dalla bolla sovrana dell’UME automaticamente attraverso l’inflazione. Ma questo rappresenta un pericolo per gli anni a venire. Per prima cosa abbiamo lo shock della deflazione della vita. Dopo -- e solo a questo punto -- le banche centrali saranno disposte a rischiare di perdere il controllo del loro esperimento di stampa, mentre decolla la velocità. Un problema alla volta per favore.

di Ambrose Evans-Pritchard

Fonte: www.telegraph.co.uk

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