28 luglio 2010

Ungheria. Ue e Fmi invocano la ”lesa maestà”…









Un oltraggio inqualificabile. Anzi: un delitto di Lesa Maestà.
E’ più o meno questo, come riferisce il paludato – però, soltanto a volte – The Times, il sentimento di fastidio e, di più, di irritazione, verso Budapest che aleggia da qualche giorno a Bruxelles e a Washington. Figuriamoci.
Come i lettori di Rinascita sanno, il primo ministro magiaro, Viktor Orbán, si è permesso di rinviare al mittente, pensate voi…, le nuove Direttive Lacrime e Sangue, la terapia d’urto sociale immaginata per rendere più “austero” il bilancio pubblico ungherese.
Un vero e proprio affronto.
I monetaristi lamentano un tale attacco e lo descrivono come “irresponsabilità fiscale”.
Invece di “tagliare” servizi pubblici, assistenza sociale e benessere, la minuscola Ungheria si è permessa di dire “no” alle sagge proposte di “austerità” immaginate per lei dai banksters dell’Ue e del Fmi. Rischiando addirittura la non “concessione” del rimanente terzo di aiuti (20 miliardi di euro in tutto) che le due istituzioni usuraie avevano stanziato a suo tempo per “liberalizzare”, “privatizzare”, “strangolare il fiorino e la società magiara.
Chi legge Rinascita, dicevamo, queste cose le sa da una settimana. Quella che invece è una novità è il tono del “Times”. L’opinionista Adam LeBor, infatti, nel descrivere l’evento, nell’edizione di ieri, sembra aver letto il nostro povero quotidiano. LeBor non lesina infatti due o tre sintomatici aggettivi qualificativi-dispregiativi per descrivere la supponenza dell’Ue o del Fmi verso le sovranità nazionali dei singoli Stati.
E ricorda pure che Commissione Ue, Fmi, agenzie di rating e quant’altro (Bce inclusa, anche se non è nominata) sono organismi “non eletti” dai popoli – ergo: non… democratici – al soldo della globalizzazione finanziaria.
Chi legge Rinascita sa anche che il Parlamento di Budapest è oggi per due terzi rappresentato dalla destra (il Fidesz: una sorta di ex An) e da un folto gruppo nazionalista – lo Jobbik – che è diventato la vera opposizione (o comunque la spina nel fianco) al partito di maggioranza di Orbán.
Chi legge Rinascita ha anche preso ben nota che, invece di procedere a tagli di pensioni, stipendi o ad aumenti di imposte sui redditi dei cittadini e dei produttori, il governo magiaro ha deciso di tassare, ahiahiahi.., le banche. Lo 0,5 dell’attivo dichiarato dagli istituti bancari al 31 dicembre 2009, andrà a finire nelle casse dello Stato.
Come scrive l’anomalo Adam LeBor, i mutui a tassi variabili che, introdotti dalle banche, hanno invaso l’Ungheria nel nome della “globalizzazione”, data un’unità di misura 100.000 (euro) sono ora lievitati a 140.000, con poche possibilità di essere coperti dai contraenti.
E sempre come scrive l’opinionista del Times “nel 1956 gli ungheresi si sollevarono contro la tirannia sovietica, sperando di innescare una reazione a catena… chissà se sollevandosi contro i despoti del capitalismo ci riusciranno”.
Auguri al popolo ungherese.
di Ugo Gaudenzi -

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28 luglio 2010

Ungheria. Ue e Fmi invocano la ”lesa maestà”…









Un oltraggio inqualificabile. Anzi: un delitto di Lesa Maestà.
E’ più o meno questo, come riferisce il paludato – però, soltanto a volte – The Times, il sentimento di fastidio e, di più, di irritazione, verso Budapest che aleggia da qualche giorno a Bruxelles e a Washington. Figuriamoci.
Come i lettori di Rinascita sanno, il primo ministro magiaro, Viktor Orbán, si è permesso di rinviare al mittente, pensate voi…, le nuove Direttive Lacrime e Sangue, la terapia d’urto sociale immaginata per rendere più “austero” il bilancio pubblico ungherese.
Un vero e proprio affronto.
I monetaristi lamentano un tale attacco e lo descrivono come “irresponsabilità fiscale”.
Invece di “tagliare” servizi pubblici, assistenza sociale e benessere, la minuscola Ungheria si è permessa di dire “no” alle sagge proposte di “austerità” immaginate per lei dai banksters dell’Ue e del Fmi. Rischiando addirittura la non “concessione” del rimanente terzo di aiuti (20 miliardi di euro in tutto) che le due istituzioni usuraie avevano stanziato a suo tempo per “liberalizzare”, “privatizzare”, “strangolare il fiorino e la società magiara.
Chi legge Rinascita, dicevamo, queste cose le sa da una settimana. Quella che invece è una novità è il tono del “Times”. L’opinionista Adam LeBor, infatti, nel descrivere l’evento, nell’edizione di ieri, sembra aver letto il nostro povero quotidiano. LeBor non lesina infatti due o tre sintomatici aggettivi qualificativi-dispregiativi per descrivere la supponenza dell’Ue o del Fmi verso le sovranità nazionali dei singoli Stati.
E ricorda pure che Commissione Ue, Fmi, agenzie di rating e quant’altro (Bce inclusa, anche se non è nominata) sono organismi “non eletti” dai popoli – ergo: non… democratici – al soldo della globalizzazione finanziaria.
Chi legge Rinascita sa anche che il Parlamento di Budapest è oggi per due terzi rappresentato dalla destra (il Fidesz: una sorta di ex An) e da un folto gruppo nazionalista – lo Jobbik – che è diventato la vera opposizione (o comunque la spina nel fianco) al partito di maggioranza di Orbán.
Chi legge Rinascita ha anche preso ben nota che, invece di procedere a tagli di pensioni, stipendi o ad aumenti di imposte sui redditi dei cittadini e dei produttori, il governo magiaro ha deciso di tassare, ahiahiahi.., le banche. Lo 0,5 dell’attivo dichiarato dagli istituti bancari al 31 dicembre 2009, andrà a finire nelle casse dello Stato.
Come scrive l’anomalo Adam LeBor, i mutui a tassi variabili che, introdotti dalle banche, hanno invaso l’Ungheria nel nome della “globalizzazione”, data un’unità di misura 100.000 (euro) sono ora lievitati a 140.000, con poche possibilità di essere coperti dai contraenti.
E sempre come scrive l’opinionista del Times “nel 1956 gli ungheresi si sollevarono contro la tirannia sovietica, sperando di innescare una reazione a catena… chissà se sollevandosi contro i despoti del capitalismo ci riusciranno”.
Auguri al popolo ungherese.
di Ugo Gaudenzi -

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