02 maggio 2011

Una brutta favola










E’ bastata una telefonata del Presidente più giovane, abbronzato e convincente che ci sia per far cambiare idea al Premier più basso, tarchiato ed incompetente che l’Italia abbia mai avuto. Il cigno nero ha tramortito il brutto anatroccolo che non ha più alcuna speranza di crescere politicamente. Il mezzo Cavaliere con la mascherina da sodomita dopo aver dichiarato alla stampa di mezzo mondo che il nostro Paese mai avrebbe bombardato la Libia per non rinfocolare un passato infame di colonialismo ai danni del popolo nordafricano - col quale avevamo anche firmato un contratto di “risarcimento danni imperiali” al fine di accontentare il beduino della Sirte affamato di consenso e i belluini capitalisti nostrani affamati di commesse - si è rimangiato tutto associandosi ai 12 Stati che in questo momento stanno portando la democrazia a Tripoli col piombo e col sangue.

Adesso i bravi ragazzi della civiltà sono finalmente 13, come gli apostoli muniti di traditore. Il bacio della modernità seppellirà per sempre la Libia e la politica mediterranea del Belpaese a favore di statunitensi, francesi ed inglesi. Ma B. pare lo stesso accontentarsi ed invece di far sentire le saette all’altro nanetto di Parigi che crede di essere il Principe Azzurro o l’Angelo castigatore di ex modelle, magari ostacolando l’acquisto francese della Parmalat (non perché quest’ultima sia azienda strategica ma solo per far loro capire che non siamo la cenerentola del continente), gioca a vestire i panni della Bella addormentata nel bosco. Sembra una fiaba per bambini innestata su parabole bibliche, tra folletti, cavalieri, principi, fanciulle in abito da sposa e iscarioti pagati in dollari ma è invece un brutto incubo che porterà la nazione alla sfacelo in campo internazionale. Persino un re Travicello avrebbe fatto meno danni di questi presunti statisti di destra e di sinistra che si sentono eroi ma non hanno fegato né cervello. E come in ogni fiaba che si rispetti non poteva mancare nemmeno il Drago, anzi il Draghi. Il nostro presidente di Bankitalia è stato accreditato anche dai francesi, dopo aver ricevuto l’imprimatur dei Tedeschi, a guidare la BCE. Un buon affare, non per noi ovviamente visto che Draghi è solo la traduzione italiana dell’americano Dragons, creatura mitico-leggendaria partorita nel caveau della newyorkese Goldman Sachs. Un mostro che non sputa fuoco ma sentenze di morte sull’economia nazionale, una creatura serpentina che anziché volare preferisce farsi trasportare sui panfili reali come il Britannia per svendere le fortune statali. Così invece di farci un piacere la Francia ci dà il colpo di grazia. C’era una volta l’Italia libera e bella, più bella che libera a dir la verità, ed oggi non c’è più nemmeno quella. Qui ormai vivono tutti infelici e scontenti.
di Gianni Petrosillo

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02 maggio 2011

Una brutta favola










E’ bastata una telefonata del Presidente più giovane, abbronzato e convincente che ci sia per far cambiare idea al Premier più basso, tarchiato ed incompetente che l’Italia abbia mai avuto. Il cigno nero ha tramortito il brutto anatroccolo che non ha più alcuna speranza di crescere politicamente. Il mezzo Cavaliere con la mascherina da sodomita dopo aver dichiarato alla stampa di mezzo mondo che il nostro Paese mai avrebbe bombardato la Libia per non rinfocolare un passato infame di colonialismo ai danni del popolo nordafricano - col quale avevamo anche firmato un contratto di “risarcimento danni imperiali” al fine di accontentare il beduino della Sirte affamato di consenso e i belluini capitalisti nostrani affamati di commesse - si è rimangiato tutto associandosi ai 12 Stati che in questo momento stanno portando la democrazia a Tripoli col piombo e col sangue.

Adesso i bravi ragazzi della civiltà sono finalmente 13, come gli apostoli muniti di traditore. Il bacio della modernità seppellirà per sempre la Libia e la politica mediterranea del Belpaese a favore di statunitensi, francesi ed inglesi. Ma B. pare lo stesso accontentarsi ed invece di far sentire le saette all’altro nanetto di Parigi che crede di essere il Principe Azzurro o l’Angelo castigatore di ex modelle, magari ostacolando l’acquisto francese della Parmalat (non perché quest’ultima sia azienda strategica ma solo per far loro capire che non siamo la cenerentola del continente), gioca a vestire i panni della Bella addormentata nel bosco. Sembra una fiaba per bambini innestata su parabole bibliche, tra folletti, cavalieri, principi, fanciulle in abito da sposa e iscarioti pagati in dollari ma è invece un brutto incubo che porterà la nazione alla sfacelo in campo internazionale. Persino un re Travicello avrebbe fatto meno danni di questi presunti statisti di destra e di sinistra che si sentono eroi ma non hanno fegato né cervello. E come in ogni fiaba che si rispetti non poteva mancare nemmeno il Drago, anzi il Draghi. Il nostro presidente di Bankitalia è stato accreditato anche dai francesi, dopo aver ricevuto l’imprimatur dei Tedeschi, a guidare la BCE. Un buon affare, non per noi ovviamente visto che Draghi è solo la traduzione italiana dell’americano Dragons, creatura mitico-leggendaria partorita nel caveau della newyorkese Goldman Sachs. Un mostro che non sputa fuoco ma sentenze di morte sull’economia nazionale, una creatura serpentina che anziché volare preferisce farsi trasportare sui panfili reali come il Britannia per svendere le fortune statali. Così invece di farci un piacere la Francia ci dà il colpo di grazia. C’era una volta l’Italia libera e bella, più bella che libera a dir la verità, ed oggi non c’è più nemmeno quella. Qui ormai vivono tutti infelici e scontenti.
di Gianni Petrosillo

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