26 giugno 2008

Il computer di sinistra e il computer di destra



Gli organi di stampa anglosassoni hanno dato una vasta eco al direttore generale dell’Interpol che avrebbe confermato i legami segreti tra il presidente Hugo Chavez e le FARC [Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia]. Invece, osserva Romain Migus, il rapporto dell’Interpol dice il contrario di quello che le agenzie di stampa hanno trasmesso: l’agenzia internazionale per la cooperazione di polizia ha constatato che il computer di un capo ribelle, entrato in possesso dell’esercito colombiano, è stato da questi profondamente manipolato in maniera tale che è impossibile autenticare i documenti che si pretende di averci trovato. Strano: nello stesso momento, il testimone chiave di un’altra inchiesta veniva estradato dalla Colombia con i documenti, questa volta autentici, di un altro computer. Documenti che coinvolgono gravemente il presidente colombiano Alvaro Uribe.

Il 1 marzo 2008, 10 bombe GBU 12 Paveway da 227 chilogrammi l’una esplodevano in piena giungla ecuadoregna radendo la vegetazione tutt’intorno e lasciando crateri di 2,40 metri di diametro e 1,80 metri di profondità [1]. La Colombia aveva violato la sovranità dell’Ecuador ed assassinato Paul Reyes, il principale negoziatore per la liberazione di Ingrid Bétancourt e degli altri ostaggi prigionieri della guerriglia.

A terra i combattenti delle FARC e alcuni studenti dell’Università del Messico non poterono resistere ad un bombardamento di una tale intensità. In compenso, nel bel mezzo dei crateri, giaceva un computer indistruttibile che contiene, secondo Bogotà, informazioni cruciali sulle alleanze nella regione.

Questo computer, la cui marca è sfortunatamente sconosciuta, era di Paul Reyes. E’ il computer di sinistra.

Rammentiamo, prima di proseguire oltre, che le relazioni con le FARC sono del tutto normali per i vicini della Colombia. L’ex vice-presidente venezuelano, José Vicente Rangel, ricordava poco tempo fa, che prima dell’avvento di Chavez al potere un responsabile delle FARC disponeva di un ufficio al Ministero degli Affari Esteri venezuelano, soprattutto per trattare dei danni collaterali del conflitto colombiano in Venezuela. Immaginate che un esercito di 15.000 uomini in guerra con il governo svizzero stazioni nei pressi del lago di Lemano. Si può scommettere che il governo francese, ma anche le autorità regionali e locali, intratterrebbero relazioni con i responsabili di questo esercito per evitare slittamenti in Francia.

Il Venezuela e l’Ecuador: bersagli per accuse

Il 3 marzo, ossia solo due giorni dopo l’aggressione all’Ecuador da parte della Colombia, il governo di Alvaro Uribe comincia a svelare una parte del contenuto del computer di sinistra. Abbonderebbero le prove a testimonianza di un’alleanza regionale tra l’Ecuador, il Venezuela e le FARC.
Nel caso del Venezuela, Chavez è accusato di aver ricevuto dalla guerriglia 100 milioni di pesos (circa 35.000 euro) al tempo in cui si trovava in prigione (1992-94) e, viceversa, di aver finanziato la guerriglia con 300 milioni di dollari. Ancora, il Venezuela è accusato di favorire il traffico di armi per conto delle FARC, ossia di armare i ribelli colombiani.
Per quanto riguarda l’Ecuador, le autorità colombiane accusano il Ministro dell’Interno ecuadoregno, Gustavo Larrea, di connivenza con le FARC. Una fotografia che si dice trovata nel computer di sinistra mostra Paul Reyes mentre conversa, secondo le autorità colombiane, con il Ministro ecuadoregno. La notizia fa il giro del mondo fino a quando Patricio Echegaray, segretario generale del Partito Comunista Argentino, dichiara di essere lui quello che appare nella foto. Che importa, ormai il danno è fatto. Inoltre, altri documenti proverebbero la connivenza di Quito con le FARC.

I governi ecuadoregno e venezuelano respingono le accuse, sottolineando l’inverosimile indistruttibilità del computer e il fatto che Bogotà avrebbe potuto fabbricare false prove.

Alvaro Uribe fa dunque appello all’Interpol per dare risonanza mediatica mondiale alle sue accuse.
Una unità di crisi viene inviata a Bogotà. E’ diretta da un ex direttore del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e già funzionario del Dipartimento della Giustizia di quel paese: Ronald Kenneth Noble, attualmente segretario generale dell’Interpol. Immaginiamo un istante che un ex funzionario cubano, bielorusso o iraniano fosse stato nominato capo della missione e che il suo rapporto fosse decisamente favorevole al Venezuela. Si può legittimamente pensare che la macchina mediatica avrebbe gridato all’inganno. Ma è risaputo che gli Stati Uniti non ingannano mai…


Firma dell'accordo tra l'Interpol e la Colombia che istituisce un'équipe di esperti per analizzare i computers delle FARC di cui è venuta in possesso la Colombia (12 marzo 2008)


Cosa dice il rapporto dell’Interpol

- Che i files dei computers, dei dischi rigidi esterni e della chiavi USB pesano 609,6 Gigabites, pari a 39,5 milioni di pagine Word.
In sede di conferenza stampa, Ronald Kenneth Noble, ha sottolineato che vista la grandezza dei files ci volevano più di “mille anni per verificarne il contenuto” e che l’Interpol non aveva verificato l’autenticità del contenuto delle prove. Detto altrimenti, quello che l’Interpol può fare in mille anni, i Colombiani l’hanno realizzato in 48 ore, dal 1 marzo data del bombardamento, al 3 marzo data della prima dichiarazione sulle presunte prove contenute nel computer di sinistra. Notiamo di passaggio che gli esperti informatici colombiani uniscono la fortuna alla rapidità poiché hanno aperto solamente i files che incriminano il Venezuela e l’Ecuador. Nulla sulle relazioni delle FARC con la Francia o il Brasile, per esempio.
Cosa è dunque successo in quelle 48 ore? Il rapporto dell’Interpol è limpido:
- “L’accesso ai dati contenuti negli otto elementi di prova informatici provenienti dalle FARC tra il 1 marzo 2008, data nella quale sono entrati in possesso delle autorità colombiane, e le ore 11 e 45 del 3 marzo 2008, quando sono stati consegnati al Grupo Investigativo de Delitos Informaticos della polizia giudiziaria colombiana, non è stato effettuato conformemente ai principi riconosciuti a livello internazionale in materia di trattamento degli elementi di prova elettronici (…) In altri termini, invece di darsi il tempo di creare delle immagini dei contenuti di ciascuno degli otto elementi di prova acquisiti e di proteggerli contro la scrittura prima di aprirli, si è acceduto direttamente ai dati in questione.

Bizzarramente, è esattamente durante questo lasso di tempo in cui la polizia giudiziaria colombiana attende i computers che vengono rivelate le supposte prove. Sarebbe a dire che tali presunte prove non sono il lavoro scientifico degli informatici della polizia ma di un laboratorio dell’esercito colombiano che non ha avuto l’accortezza di creare una copia dei contenuti dei documenti prima di aprirli.
- Inoltre, secondo il rapporto dell’Interpol, dopo il bombardamento del campo dei guerriglieri sono stati creati o modificati alcuni files di sistema:

83. L’esame dell’elemento di prova n. 26 – un computer portatile – ha rivelato le seguenti incidenze sui files il 1 marzo 2008 o successivamente a questa data: 273 files di sistema sono stati creati; 373 files di sistema e di uso sono stati oggetto di accessi; 786 files di sistema sono stati modificati; 488 files di sistema sono stati cancellati.
” (La situazione si ripete identica per tutti gli elementi di prova: si vedano i punti 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90 del rapporto).
- Certamente, il rapporto afferma che i files d’uso (testi word, foto, ecc.) non sono stati né modificati né creati dopo il 1 marzo. Ma nella stessa conclusione, l’Interpol sottolinea che in tutti gli elementi di prova esistono migliaia di files datati 2009 o 2010. Riguardo ad essi, l’Interpol conclude “che essi sono stati creati ad una data anteriore al 1 marzo 2008 su una o più macchine i cui parametri di data e di ora del sistema erano inesatti.
” Ora, come attestare l’autenticità dei files se è così semplice cambiare la data di creazione di un documento? In altre parole, il laboratorio dell’esercito colombiano che ha avuto per 48 ore gli elementi di prova avrebbe potuto benissimo creare un documento e pre-datarlo. Soprattutto se come rivela l’Interpol i files di sistema sono stati modificati.
Come si vede, il rapporto dell’Interpol solleva più domande sulla validità dei documenti del computer di sinistra di quante risposte fornisca. Poco importa, lo tsunami mediatico si è già abbattuto sul Venezuela (ma non sull’Ecuador, vai a sapere perché …). Marie Delcas di Le Monde, confondendo il lavoro di giudice con quello di giornalista, riprende dal canto suo le accuse del governo colombiano, quando, ricordiamolo, da una parte l’Interpol non si è pronunciata sui contenuti dei documenti, e dall’altra il rapporto getta forti dubbi sull’autentica origine degli stessi.
Ci piacerebbe che Marie Delcas potesse rispondere all’invito lanciato dal presidente ecuadoregno Rafael Correa da Parigi il 13 maggio scorso: “Noi non attribuiamo alcuna credibilità a questi computers, ma chi lo fa dovrebbe anche accordare credibilità quando le FARC accusano Uribe di essere un paramilitare e un narcotrafficante.” Finora, neanche una riga da parte di Le Monde o altri media su questo tema …
Eppure …

Il computer di destra

Nel computer di destra, acquisito nel 2006, sono state rinvenute le prove di oltre 50 omicidi perpetrati dai paramilitari [3] contro leader sindacali e di movimenti sociali nel 2005 e 2006.
In più, sta venendo alla luce una lista di eletti colombiani (senatori, deputati, sindaci, governatori regionali) sostenuti dai paramilitari. Decine di eletti beneficiano della protezione, del finanziamento, dei contatti e dei mezzi di pressione dei paramilitari. E, più grave ancora, il computer di destra contiene anche delle prove di brogli elettorali organizzati dai paramilitari in diverse elezioni tra cui quella del presidente Alvaro Uribe.
Il computer di destra sta diventando il detonatore dello scandalo della parapolitica in Colombia. Questo neologismo allude al legame che unisce certi uomini politici, membri dei servizi segreti e uomini d’affari con i gruppi mafiosi paramilitari, noti tra l’altro per fare a pezzi le loro vittime con la motosega e giocare a calcio con la loro testa.

C’è stato bisogno dell’Interpol per provare l’autenticità dei documenti trovati nel computer di destra? No, perché il suo proprietario, “Jorge 40”, ne ha successivamente confermato l’autenticità.
Ma “Jorge 40” non si ferma a questa testimonianza. Conferma l’esistenza degli Accordi di Ralito. Una alleanza ufficiale, sostenuta da documenti firmati, tra quattro capi paramilitari e 29 personalità politiche (deputati, senatori, sindaci, governatori di regioni), un giornalista e due proprietari terrieri per “rifondare la Patria” e “proteggere la proprietà privata”. Al momento della firma di questi accordi è stato notata la presenza del consigliere di Nicolas Sarkozy, il boia argentino Mario Sandoval [4].
Lo scandalo della parapolitica tocca ormai dei ministri e l’attuale vice-presidente, la cui famiglia è proprietaria dell’unico quotidiano a diffusione nazionale. Il cerchio si stringe intorno a Alvaro Uribe.
Malgrado ciò, gli Stati Uniti hanno ottenuto l’estradizione per “Jorge 40” e altri 12 capi paramilitari. “Jorge 40” e il suo computer non devono più rendere conto alla giustizia e al popolo colombiano. Il computer di destra era un problema e lo si è fatto discretamente sparire mentre tutti i media parlavano del computer di sinistra. Paul Reyes, lui, non c’è più a testimoniare sull’autenticità dei documenti del suo computer indistruttibile …


Paul Reyes


di Romain Migus

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26 giugno 2008

Il computer di sinistra e il computer di destra



Gli organi di stampa anglosassoni hanno dato una vasta eco al direttore generale dell’Interpol che avrebbe confermato i legami segreti tra il presidente Hugo Chavez e le FARC [Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia]. Invece, osserva Romain Migus, il rapporto dell’Interpol dice il contrario di quello che le agenzie di stampa hanno trasmesso: l’agenzia internazionale per la cooperazione di polizia ha constatato che il computer di un capo ribelle, entrato in possesso dell’esercito colombiano, è stato da questi profondamente manipolato in maniera tale che è impossibile autenticare i documenti che si pretende di averci trovato. Strano: nello stesso momento, il testimone chiave di un’altra inchiesta veniva estradato dalla Colombia con i documenti, questa volta autentici, di un altro computer. Documenti che coinvolgono gravemente il presidente colombiano Alvaro Uribe.

Il 1 marzo 2008, 10 bombe GBU 12 Paveway da 227 chilogrammi l’una esplodevano in piena giungla ecuadoregna radendo la vegetazione tutt’intorno e lasciando crateri di 2,40 metri di diametro e 1,80 metri di profondità [1]. La Colombia aveva violato la sovranità dell’Ecuador ed assassinato Paul Reyes, il principale negoziatore per la liberazione di Ingrid Bétancourt e degli altri ostaggi prigionieri della guerriglia.

A terra i combattenti delle FARC e alcuni studenti dell’Università del Messico non poterono resistere ad un bombardamento di una tale intensità. In compenso, nel bel mezzo dei crateri, giaceva un computer indistruttibile che contiene, secondo Bogotà, informazioni cruciali sulle alleanze nella regione.

Questo computer, la cui marca è sfortunatamente sconosciuta, era di Paul Reyes. E’ il computer di sinistra.

Rammentiamo, prima di proseguire oltre, che le relazioni con le FARC sono del tutto normali per i vicini della Colombia. L’ex vice-presidente venezuelano, José Vicente Rangel, ricordava poco tempo fa, che prima dell’avvento di Chavez al potere un responsabile delle FARC disponeva di un ufficio al Ministero degli Affari Esteri venezuelano, soprattutto per trattare dei danni collaterali del conflitto colombiano in Venezuela. Immaginate che un esercito di 15.000 uomini in guerra con il governo svizzero stazioni nei pressi del lago di Lemano. Si può scommettere che il governo francese, ma anche le autorità regionali e locali, intratterrebbero relazioni con i responsabili di questo esercito per evitare slittamenti in Francia.

Il Venezuela e l’Ecuador: bersagli per accuse

Il 3 marzo, ossia solo due giorni dopo l’aggressione all’Ecuador da parte della Colombia, il governo di Alvaro Uribe comincia a svelare una parte del contenuto del computer di sinistra. Abbonderebbero le prove a testimonianza di un’alleanza regionale tra l’Ecuador, il Venezuela e le FARC.
Nel caso del Venezuela, Chavez è accusato di aver ricevuto dalla guerriglia 100 milioni di pesos (circa 35.000 euro) al tempo in cui si trovava in prigione (1992-94) e, viceversa, di aver finanziato la guerriglia con 300 milioni di dollari. Ancora, il Venezuela è accusato di favorire il traffico di armi per conto delle FARC, ossia di armare i ribelli colombiani.
Per quanto riguarda l’Ecuador, le autorità colombiane accusano il Ministro dell’Interno ecuadoregno, Gustavo Larrea, di connivenza con le FARC. Una fotografia che si dice trovata nel computer di sinistra mostra Paul Reyes mentre conversa, secondo le autorità colombiane, con il Ministro ecuadoregno. La notizia fa il giro del mondo fino a quando Patricio Echegaray, segretario generale del Partito Comunista Argentino, dichiara di essere lui quello che appare nella foto. Che importa, ormai il danno è fatto. Inoltre, altri documenti proverebbero la connivenza di Quito con le FARC.

I governi ecuadoregno e venezuelano respingono le accuse, sottolineando l’inverosimile indistruttibilità del computer e il fatto che Bogotà avrebbe potuto fabbricare false prove.

Alvaro Uribe fa dunque appello all’Interpol per dare risonanza mediatica mondiale alle sue accuse.
Una unità di crisi viene inviata a Bogotà. E’ diretta da un ex direttore del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e già funzionario del Dipartimento della Giustizia di quel paese: Ronald Kenneth Noble, attualmente segretario generale dell’Interpol. Immaginiamo un istante che un ex funzionario cubano, bielorusso o iraniano fosse stato nominato capo della missione e che il suo rapporto fosse decisamente favorevole al Venezuela. Si può legittimamente pensare che la macchina mediatica avrebbe gridato all’inganno. Ma è risaputo che gli Stati Uniti non ingannano mai…


Firma dell'accordo tra l'Interpol e la Colombia che istituisce un'équipe di esperti per analizzare i computers delle FARC di cui è venuta in possesso la Colombia (12 marzo 2008)


Cosa dice il rapporto dell’Interpol

- Che i files dei computers, dei dischi rigidi esterni e della chiavi USB pesano 609,6 Gigabites, pari a 39,5 milioni di pagine Word.
In sede di conferenza stampa, Ronald Kenneth Noble, ha sottolineato che vista la grandezza dei files ci volevano più di “mille anni per verificarne il contenuto” e che l’Interpol non aveva verificato l’autenticità del contenuto delle prove. Detto altrimenti, quello che l’Interpol può fare in mille anni, i Colombiani l’hanno realizzato in 48 ore, dal 1 marzo data del bombardamento, al 3 marzo data della prima dichiarazione sulle presunte prove contenute nel computer di sinistra. Notiamo di passaggio che gli esperti informatici colombiani uniscono la fortuna alla rapidità poiché hanno aperto solamente i files che incriminano il Venezuela e l’Ecuador. Nulla sulle relazioni delle FARC con la Francia o il Brasile, per esempio.
Cosa è dunque successo in quelle 48 ore? Il rapporto dell’Interpol è limpido:
- “L’accesso ai dati contenuti negli otto elementi di prova informatici provenienti dalle FARC tra il 1 marzo 2008, data nella quale sono entrati in possesso delle autorità colombiane, e le ore 11 e 45 del 3 marzo 2008, quando sono stati consegnati al Grupo Investigativo de Delitos Informaticos della polizia giudiziaria colombiana, non è stato effettuato conformemente ai principi riconosciuti a livello internazionale in materia di trattamento degli elementi di prova elettronici (…) In altri termini, invece di darsi il tempo di creare delle immagini dei contenuti di ciascuno degli otto elementi di prova acquisiti e di proteggerli contro la scrittura prima di aprirli, si è acceduto direttamente ai dati in questione.

Bizzarramente, è esattamente durante questo lasso di tempo in cui la polizia giudiziaria colombiana attende i computers che vengono rivelate le supposte prove. Sarebbe a dire che tali presunte prove non sono il lavoro scientifico degli informatici della polizia ma di un laboratorio dell’esercito colombiano che non ha avuto l’accortezza di creare una copia dei contenuti dei documenti prima di aprirli.
- Inoltre, secondo il rapporto dell’Interpol, dopo il bombardamento del campo dei guerriglieri sono stati creati o modificati alcuni files di sistema:

83. L’esame dell’elemento di prova n. 26 – un computer portatile – ha rivelato le seguenti incidenze sui files il 1 marzo 2008 o successivamente a questa data: 273 files di sistema sono stati creati; 373 files di sistema e di uso sono stati oggetto di accessi; 786 files di sistema sono stati modificati; 488 files di sistema sono stati cancellati.
” (La situazione si ripete identica per tutti gli elementi di prova: si vedano i punti 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90 del rapporto).
- Certamente, il rapporto afferma che i files d’uso (testi word, foto, ecc.) non sono stati né modificati né creati dopo il 1 marzo. Ma nella stessa conclusione, l’Interpol sottolinea che in tutti gli elementi di prova esistono migliaia di files datati 2009 o 2010. Riguardo ad essi, l’Interpol conclude “che essi sono stati creati ad una data anteriore al 1 marzo 2008 su una o più macchine i cui parametri di data e di ora del sistema erano inesatti.
” Ora, come attestare l’autenticità dei files se è così semplice cambiare la data di creazione di un documento? In altre parole, il laboratorio dell’esercito colombiano che ha avuto per 48 ore gli elementi di prova avrebbe potuto benissimo creare un documento e pre-datarlo. Soprattutto se come rivela l’Interpol i files di sistema sono stati modificati.
Come si vede, il rapporto dell’Interpol solleva più domande sulla validità dei documenti del computer di sinistra di quante risposte fornisca. Poco importa, lo tsunami mediatico si è già abbattuto sul Venezuela (ma non sull’Ecuador, vai a sapere perché …). Marie Delcas di Le Monde, confondendo il lavoro di giudice con quello di giornalista, riprende dal canto suo le accuse del governo colombiano, quando, ricordiamolo, da una parte l’Interpol non si è pronunciata sui contenuti dei documenti, e dall’altra il rapporto getta forti dubbi sull’autentica origine degli stessi.
Ci piacerebbe che Marie Delcas potesse rispondere all’invito lanciato dal presidente ecuadoregno Rafael Correa da Parigi il 13 maggio scorso: “Noi non attribuiamo alcuna credibilità a questi computers, ma chi lo fa dovrebbe anche accordare credibilità quando le FARC accusano Uribe di essere un paramilitare e un narcotrafficante.” Finora, neanche una riga da parte di Le Monde o altri media su questo tema …
Eppure …

Il computer di destra

Nel computer di destra, acquisito nel 2006, sono state rinvenute le prove di oltre 50 omicidi perpetrati dai paramilitari [3] contro leader sindacali e di movimenti sociali nel 2005 e 2006.
In più, sta venendo alla luce una lista di eletti colombiani (senatori, deputati, sindaci, governatori regionali) sostenuti dai paramilitari. Decine di eletti beneficiano della protezione, del finanziamento, dei contatti e dei mezzi di pressione dei paramilitari. E, più grave ancora, il computer di destra contiene anche delle prove di brogli elettorali organizzati dai paramilitari in diverse elezioni tra cui quella del presidente Alvaro Uribe.
Il computer di destra sta diventando il detonatore dello scandalo della parapolitica in Colombia. Questo neologismo allude al legame che unisce certi uomini politici, membri dei servizi segreti e uomini d’affari con i gruppi mafiosi paramilitari, noti tra l’altro per fare a pezzi le loro vittime con la motosega e giocare a calcio con la loro testa.

C’è stato bisogno dell’Interpol per provare l’autenticità dei documenti trovati nel computer di destra? No, perché il suo proprietario, “Jorge 40”, ne ha successivamente confermato l’autenticità.
Ma “Jorge 40” non si ferma a questa testimonianza. Conferma l’esistenza degli Accordi di Ralito. Una alleanza ufficiale, sostenuta da documenti firmati, tra quattro capi paramilitari e 29 personalità politiche (deputati, senatori, sindaci, governatori di regioni), un giornalista e due proprietari terrieri per “rifondare la Patria” e “proteggere la proprietà privata”. Al momento della firma di questi accordi è stato notata la presenza del consigliere di Nicolas Sarkozy, il boia argentino Mario Sandoval [4].
Lo scandalo della parapolitica tocca ormai dei ministri e l’attuale vice-presidente, la cui famiglia è proprietaria dell’unico quotidiano a diffusione nazionale. Il cerchio si stringe intorno a Alvaro Uribe.
Malgrado ciò, gli Stati Uniti hanno ottenuto l’estradizione per “Jorge 40” e altri 12 capi paramilitari. “Jorge 40” e il suo computer non devono più rendere conto alla giustizia e al popolo colombiano. Il computer di destra era un problema e lo si è fatto discretamente sparire mentre tutti i media parlavano del computer di sinistra. Paul Reyes, lui, non c’è più a testimoniare sull’autenticità dei documenti del suo computer indistruttibile …


Paul Reyes


di Romain Migus

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