22 giugno 2008

Teppismo politico e pestaggio mediatico


Qualcuno sta straparlando, sta abusando della sua posizione, ma chi è in grado di fermare la pietra che rotola nella roccia? Se, la roccia diventa sabbia, poi sabbia melmosa infine melma, la pietra diventa valanga. Noi, composti amorfi, malleabili, inerti e pieni di acqua? Spero di no.

Potrebbe essere la sua terza vita professionale, ma per Gianrico Carofiglio, magistrato presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, scrittore di bestsellers, quella di Senatore non riesce proprio a vederla come una professione. “Mi sento – dice – leggermente fuori fuoco, come amava dire il fotografo Robert Capa”. Articolo21 ha voluto sentire il parere autorevole di Carofiglio sull’attuale conflitto tra governo e magistratura.

Senatore Carofiglio, quindi con l’aula ovattata della seconda istituzione dello stato Lei non ha un feeling particolare.
“Come ho già detto in altre interviste mi sento leggermente fuori posto. Specifico che per me questo è un dato positivo, un leggero disagio esistenziale. E’ la premessa per la sensibilità etica. Il filosofo Adorno diceva che la forma più alta di moralità è non sentirsi mai a casa, nemmeno a casa propria”.

Tuttavia questa volta lo scontro tra il premier Berlusconi e la magistratura lo sta vivendo dall’interno rispetto ai precedenti governi del cavaliere. Che sensazione ne trae?
“Non c’è uno scontro tra Premier e magistratura. Bisogna dire invece che è in atto una vera e propria azione di teppismo politico da parte del Presidente del Consiglio, anzi è un pestaggio mediatico perché la controparte per sensibilità e cultura istituzionale non può rispondere sullo stesso piano”.

Il Consiglio Superiore della Magistratura parla di incostituzionalità del provvedimento che il governo vuole emanare sulla sospensione dei processi. E’ d’accordo con questa posizione del Csm?
E’ pacifico che la norma sia incostituzionale. E questo la dice lunga sulla competenza di chi scrive tali provvedimenti. Prima di giudicarlo come un fatto politico, bisogna far emergere l’incompetenza tecnica di chi lo ha scritto”.
C’è anche la questione delle intercettazioni.

Secondo Lei è auspicabile un’azione tra magistrati e giornalisti per far capire i pericoli che corrono i cittadini sul loro diritto ad essere informati e sul fatto che non si tolgano strumenti di indagine ai magistrati?
“Un’azione comune è utile. Ma non bisogna ridurre la questione soltanto a magistrati e giornalisti. Riguarda tutti i cittadini per gli attacchi alla democrazia, perché a preoccupare di più è la forma di neoautoritarismo che si sta materializzando”.

Questa sua nuova esperienza crea le condizioni per un nuovo romanzo e che titolo darebbe all’opera?
“No, non sono interessato a scrivere un romanzo su tali argomenti. Per lo meno non ora”.
di Michele Cervo

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22 giugno 2008

Teppismo politico e pestaggio mediatico


Qualcuno sta straparlando, sta abusando della sua posizione, ma chi è in grado di fermare la pietra che rotola nella roccia? Se, la roccia diventa sabbia, poi sabbia melmosa infine melma, la pietra diventa valanga. Noi, composti amorfi, malleabili, inerti e pieni di acqua? Spero di no.

Potrebbe essere la sua terza vita professionale, ma per Gianrico Carofiglio, magistrato presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, scrittore di bestsellers, quella di Senatore non riesce proprio a vederla come una professione. “Mi sento – dice – leggermente fuori fuoco, come amava dire il fotografo Robert Capa”. Articolo21 ha voluto sentire il parere autorevole di Carofiglio sull’attuale conflitto tra governo e magistratura.

Senatore Carofiglio, quindi con l’aula ovattata della seconda istituzione dello stato Lei non ha un feeling particolare.
“Come ho già detto in altre interviste mi sento leggermente fuori posto. Specifico che per me questo è un dato positivo, un leggero disagio esistenziale. E’ la premessa per la sensibilità etica. Il filosofo Adorno diceva che la forma più alta di moralità è non sentirsi mai a casa, nemmeno a casa propria”.

Tuttavia questa volta lo scontro tra il premier Berlusconi e la magistratura lo sta vivendo dall’interno rispetto ai precedenti governi del cavaliere. Che sensazione ne trae?
“Non c’è uno scontro tra Premier e magistratura. Bisogna dire invece che è in atto una vera e propria azione di teppismo politico da parte del Presidente del Consiglio, anzi è un pestaggio mediatico perché la controparte per sensibilità e cultura istituzionale non può rispondere sullo stesso piano”.

Il Consiglio Superiore della Magistratura parla di incostituzionalità del provvedimento che il governo vuole emanare sulla sospensione dei processi. E’ d’accordo con questa posizione del Csm?
E’ pacifico che la norma sia incostituzionale. E questo la dice lunga sulla competenza di chi scrive tali provvedimenti. Prima di giudicarlo come un fatto politico, bisogna far emergere l’incompetenza tecnica di chi lo ha scritto”.
C’è anche la questione delle intercettazioni.

Secondo Lei è auspicabile un’azione tra magistrati e giornalisti per far capire i pericoli che corrono i cittadini sul loro diritto ad essere informati e sul fatto che non si tolgano strumenti di indagine ai magistrati?
“Un’azione comune è utile. Ma non bisogna ridurre la questione soltanto a magistrati e giornalisti. Riguarda tutti i cittadini per gli attacchi alla democrazia, perché a preoccupare di più è la forma di neoautoritarismo che si sta materializzando”.

Questa sua nuova esperienza crea le condizioni per un nuovo romanzo e che titolo darebbe all’opera?
“No, non sono interessato a scrivere un romanzo su tali argomenti. Per lo meno non ora”.
di Michele Cervo

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