23 luglio 2008

La crisi la stella e l´ignorata bussola della sostenibilità.

I tentativi per riaccendere i consumi piuttosto sopiti in questa fase di crisi economica (su cui gli stessi economisti non hanno molto le idee chiare né sull’esito né su quali strumenti siano più adeguati per uscirne) si moltiplicano in tutti i settori. Dall’anticipazione dei saldi estivi nei negozi di abbigliamento, al lancio di nuovi prodotti a settembre su cui già lavorano le agenzie di comunicazione e marketing. Perché, se si può fare a meno di qualche grado più in giù di temperatura per far lavorare meno i condizionatori nelle aziende (più per non pagare bollette da capogiro che per una aumentata coscienza ecologica) alla pubblicità non si rinuncia. Quello della pubblicità ( da non confondere con la comunicazione ) è infatti un settore che risente della crisi dei consumi in maniera esattamente opposta: maggiore è la flessione sui consumi, maggiore è il rilancio in termini pubblicitari per farli ripartire.

«In momenti difficili le imprese guadagnano le quote di mercato perché ci sono più spazi» afferma il presidente dei pubblicitari Lorenzo Sassoli a conferma che l’unica ricetta che si propone per far ripartire la crescita economica è quella di far ripartire i consumi interni e che quindi la pubblicità è essenziale allo scopo.

Una ricetta vecchia e poco lungimirante, potremmo dire, mentre lo è assai di più, e molto più fresca, quella che propone in un intervista al Sole 24 ore Pasquale Pistorio, un imprenditore di vecchio stampo ma di idee niente affatto datate. Parlando di strategie energetiche, a parte bollare come insostenibile tornare al nucleare ( semmai si deve investire di più sulla quarta generazione dice Pistorio) la formula magica che indica è «costituita dal mettere insieme tre soggetti e tre strumenti» e continua spiegando che «i tre soggetti sono le istituzioni, le istruzioni e i cittadini e i tre strumenti sono gli incentivi sul passato, la normativa sul futuro e l’educazione».

Una formula che in effetti se bene impostata permetterebbe di avviare percorsi interessanti-almeno dal punto di vista energetico- che avrebbero il vantaggio di essere utili per l’ambiente , per l’economia e in più avrebbero un valore pedagogico per i cittadini. Ma non sembra comprendere (o condividere) questa formula il governo, che nella manovra finanziaria prevede di togliere anche quello che il precedente governo aveva cominciato ad inserire in tal senso: così può infatti essere letta la cancellazione della certificazione energetica degli edifici, ad esempio, introdotta nella scorsa finanziaria.

Ha altre idee il governo per aprire squarci in una situazione che anche stamani è stata descritta con toni assai pessimisti dal ministro dell’economia Giulio Tremonti, nel corso del suo intervento sul decreto legge sulla manovra finanziaria nell´aula di Montecitorio. «La crisi economica in atto nel mondo e nell´Italia può aggravarsi» e la sua ricetta è quella di continuare sulla strada della Robin tax, che –giura- non avrà ricadute negative sulle famiglie.
E che i quattro miliardi di entrate aggiuntive che si calcola deriveranno dalla tassa «andranno tutti al settore sociale». In che modo, ancora non è dato sapere, ma come più volte annunciato dovrebbero essere sconti sulla spesa in negozi convenzionati (che è cosa assai diversa dall’orientare i consumi in direzione della sostenibilità).

Insomma quello che appare piuttosto diffuso, oltre ad una aurea di pessimismo generalizzato, è la riproposizione di vecchi schemi e vecchi modelli per superare i problemi che quegli stessi schemi e quelli stessi modelli hanno generato. Un approccio che non solo non tiene minimamente di conto del fatto che esiste un indiscutibile limite fisico al tipo di sviluppo fino ad oggi praticato (limite che viene evidenziato ormai in maniera inequivocabile da segnali empirici quotidiani) ma che è ormai destinato a produrre - al massimo - prospettive come quelle descritte sul sole 24 ore di oggi da Martin Wolf: ovvero incertezza.

Affidandosi alla sorte per uscire dalla tempesta. La ricetta cui si affidavano anche i marinai che si sono avventurati per la prima volta in mare con gusci di legno. Se questo deve essere, non c’è allora bisogno di scomodare il gotha dell’economia. Basta sperare nella propria stella.


di Lucia Venturi

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23 luglio 2008

La crisi la stella e l´ignorata bussola della sostenibilità.

I tentativi per riaccendere i consumi piuttosto sopiti in questa fase di crisi economica (su cui gli stessi economisti non hanno molto le idee chiare né sull’esito né su quali strumenti siano più adeguati per uscirne) si moltiplicano in tutti i settori. Dall’anticipazione dei saldi estivi nei negozi di abbigliamento, al lancio di nuovi prodotti a settembre su cui già lavorano le agenzie di comunicazione e marketing. Perché, se si può fare a meno di qualche grado più in giù di temperatura per far lavorare meno i condizionatori nelle aziende (più per non pagare bollette da capogiro che per una aumentata coscienza ecologica) alla pubblicità non si rinuncia. Quello della pubblicità ( da non confondere con la comunicazione ) è infatti un settore che risente della crisi dei consumi in maniera esattamente opposta: maggiore è la flessione sui consumi, maggiore è il rilancio in termini pubblicitari per farli ripartire.

«In momenti difficili le imprese guadagnano le quote di mercato perché ci sono più spazi» afferma il presidente dei pubblicitari Lorenzo Sassoli a conferma che l’unica ricetta che si propone per far ripartire la crescita economica è quella di far ripartire i consumi interni e che quindi la pubblicità è essenziale allo scopo.

Una ricetta vecchia e poco lungimirante, potremmo dire, mentre lo è assai di più, e molto più fresca, quella che propone in un intervista al Sole 24 ore Pasquale Pistorio, un imprenditore di vecchio stampo ma di idee niente affatto datate. Parlando di strategie energetiche, a parte bollare come insostenibile tornare al nucleare ( semmai si deve investire di più sulla quarta generazione dice Pistorio) la formula magica che indica è «costituita dal mettere insieme tre soggetti e tre strumenti» e continua spiegando che «i tre soggetti sono le istituzioni, le istruzioni e i cittadini e i tre strumenti sono gli incentivi sul passato, la normativa sul futuro e l’educazione».

Una formula che in effetti se bene impostata permetterebbe di avviare percorsi interessanti-almeno dal punto di vista energetico- che avrebbero il vantaggio di essere utili per l’ambiente , per l’economia e in più avrebbero un valore pedagogico per i cittadini. Ma non sembra comprendere (o condividere) questa formula il governo, che nella manovra finanziaria prevede di togliere anche quello che il precedente governo aveva cominciato ad inserire in tal senso: così può infatti essere letta la cancellazione della certificazione energetica degli edifici, ad esempio, introdotta nella scorsa finanziaria.

Ha altre idee il governo per aprire squarci in una situazione che anche stamani è stata descritta con toni assai pessimisti dal ministro dell’economia Giulio Tremonti, nel corso del suo intervento sul decreto legge sulla manovra finanziaria nell´aula di Montecitorio. «La crisi economica in atto nel mondo e nell´Italia può aggravarsi» e la sua ricetta è quella di continuare sulla strada della Robin tax, che –giura- non avrà ricadute negative sulle famiglie.
E che i quattro miliardi di entrate aggiuntive che si calcola deriveranno dalla tassa «andranno tutti al settore sociale». In che modo, ancora non è dato sapere, ma come più volte annunciato dovrebbero essere sconti sulla spesa in negozi convenzionati (che è cosa assai diversa dall’orientare i consumi in direzione della sostenibilità).

Insomma quello che appare piuttosto diffuso, oltre ad una aurea di pessimismo generalizzato, è la riproposizione di vecchi schemi e vecchi modelli per superare i problemi che quegli stessi schemi e quelli stessi modelli hanno generato. Un approccio che non solo non tiene minimamente di conto del fatto che esiste un indiscutibile limite fisico al tipo di sviluppo fino ad oggi praticato (limite che viene evidenziato ormai in maniera inequivocabile da segnali empirici quotidiani) ma che è ormai destinato a produrre - al massimo - prospettive come quelle descritte sul sole 24 ore di oggi da Martin Wolf: ovvero incertezza.

Affidandosi alla sorte per uscire dalla tempesta. La ricetta cui si affidavano anche i marinai che si sono avventurati per la prima volta in mare con gusci di legno. Se questo deve essere, non c’è allora bisogno di scomodare il gotha dell’economia. Basta sperare nella propria stella.


di Lucia Venturi

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