27 maggio 2008

La “Gladio dei carburanti”



Attraversa 6 Regioni, 17 Province e 136 Comuni italiani. Totalmente finanziato dall’Alleanza Atlantica, e’ stato costruito negli anni Sessanta per rifornire in modo autonomo e continuativo carburante Jet A1 (kerosene) ai velivoli dislocati negli aeroporti militari di tutta Europa.
Il suo nome è NATO-POL (acronimo che sta per Petroleum Oil Lubrificant) ed è un sistema completo di terminal marini, depositi di stoccaggio sotterranei e gruppi di pompaggio: una rete di oleodotti le cui condutture corrono per oltre 11.000 chilometri, dal mare fino al cuore dell’Europa.
Il sistema POL è una delle infrastrutture NATO meno note: la frazione italiana della rete - denominata North Italian Pipeline System (NIPS) - raggiunge le basi USA-NATO di Ghedi (Brescia), Aviano (Pordenone), Rivolto (Udine) e Cervia (Ravenna), nonché altre infrastrutture utilizzate esclusivamente dall’Aeronautica Militare Italiana. Dal terminale marino di Vezzano, in Val Mulinello, nei pressi di La Spezia, giunge al nodo di Collecchio (Parma) e lì si ramifica in tre direzioni, per un’estensione dcomplessiva pari a circa 850 chilometri. Importanti depositi si trovano anche a Mestre, ad Augusta per rifornire la base US Navy di Sigonella, ed a Taranto.
Un braccio arriva fino in Germania, attraversando l’Austria. Un altro capo è in Portogallo, a Lisbona, dove un intero molo è riservato al NATO-POL. Altri depositi sono in Gran Bretagna. Reti analoghe a quella italiana sono inoltre presenti in Norvegia, Grecia e Turchia. Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Olanda sono invece collegate da un sistema centrale europeo.
Di approfondirne la natura si era fatto carico il senatore Severino Galante (PdCI), con un’interrogazione parlamentare in cui chiedeva al governo italiano chiarimenti in merito alla segretezza dell’oleodotto e ad un’eventuale autorizzazione concessa alla NATO per ampliarlo nel tratto che da Vicenza (dove recentemente si è verificato un guasto)¹ porta ad Aviano. L’allora ministro della Difesa Parisi si era affrettato a precisare che “l’aeroporto Dal Molin di Vicenza non è alimentato da tale rete” e che l’opera non riveste “carattere di segretezza” in quanto il tracciato è punteggiato, ogni duecento metri, da un cartello con la dicitura “Amministrazione dello Stato”.
Il combustibile dalle petroliere approdate a La Spezia viene riversato in Val Mulinello fino a 20.000 litri all’ora, quindi stoccato in serbatoi di cemento armato rinforzati da una lamina in acciaio e ricoperti di terra, non solo per impedire eventuali sversamenti ma anche per protezione da ipotetici attacchi. La portata dell’oleodotto nella parte italiana raggiunge, secondo dati aggiornati al 1999 (durante l’aggressione NATO alla ex Jugoslavia) un massimo di 1 milione e 600mila litri al giorno. Logisticamente, esso dipende dall’Aeronautica Militare Italiana (AMI), ed in particolare dal Comando situato presso l’Aeroporto di Parma, in via Cremonese 35.
La gestione e la manutenzione dell’impianto in Italia sono invece affidate alla società privata IG (Infrastrutture e Gestioni) S.p.A., con sede a Roma in via Castello della Magliana 75. Controllata dalla holding francese Technip, la IG vanta una consolidata esperienza tecnica ed organizzativa acquisita in oltre trenta anni di attività nei settori della realizzazione e gestione di impianti industriali ed infrastrutture in Italia ed all’estero, in campo civile e militare.
Il relativo contratto, stipulato nel 2000 con la Direzione Generale degli Armamenti Aeronautici del Ministero della Difesa, ha durata di 14 anni e comprende: l’esercizio con presa in consegna e riconsegna nelle aree di impiego dei prodotti petroliferi; la manutenzione ordinaria e straordinaria;
il controllo delle servitù e concessioni; i servizi tecnici; l’addestramento del personale; la custodia delle aree; il management generale.
Qualcuno, argutamente, ha parlato di “Gladio dei carburanti”.

NOTE:
1)“«Un vero e proprio disastro ambientale»: se lo dice l’assessore provinciale alle risorse idriche Paolo Pellizzari, c’è da crederci. L’incidente all’oleodotto Nato che da Pisa porta il cherosene ad Aviano ha compromesso i fiumi Astichello e Bacchiglione; e nessuno aggiunge che il luogo dell’incidente, avvenuto a Monticello C.Otto, è un territorio di ricarica della falda acquifera vicentina, quella che dà da bere alle province di Vicenza e Padova: uno tra i bacini idrici sotterranei più grandi d’Europa.
Decine di ettolitri di cherosene riversati nella acque dell’Astichello: sono queste le dichiarazioni delle fonti ufficiali. L’incidente, avvenuto questa mattina alle 7, è stato segnalato dalle agenzie di stampa solo in serata, alle 20. Nel frattempo migliaia di cittadini hanno avuto il tempo di allarmarsi, pur non sapendo cosa era successo, sentendo l’intenso odore di cherosene in prossimità dei due corsi d’acqua vicentini; in poche ore la chiazza inquinante ha raggiunto la città attraversando Ponte degli Angeli e si è spinta almeno fino alla Riviera Berica.
Ma non dicevano che gli impianti militari sono sicuri? L’oleodotto di cui si parla, infatti, serve a portare il cherosene da Pisa ad Aviano, dove viene imbarcato sugli aerei militari in partenza per i loro voli di guerra e di addestramento. Una struttura che, a detta dei militari, non dovrebbe procurare alcun danno al territorio, ma che oggi si è resa responsabile di «un vero e proprio disastro ambientale».
Nei prossimi giorni conosceremo esattamente le dimensioni di questo disastro; per ora registriamo le prime voci che parlano di un miliardo di euro soltanto per le valutazioni del danno. Nel frattempo il cherosene è filtrato nel terreno, si è mescolato con l’acqua dei nostri fiumi, ha iniziato la sua opera di distruzione della fauna e della vegetazione fluviale.
Nessuno provi più a darci false rassicurazioni: le installazioni militari sono pericolose per gli abitanti dei territori nei quali sono situate. Se verrà realizzata, lo sarà anche la base statunitense al Dal Molin, situata proprio sopra la nostra falda acquifera e nei pressi di una zona naturale protetta; cosa potrebbe avvenire se, in un giorno disgraziato, dovesse verificarsi un incidente ad una delle cisterne di carburante? O agli edifici in cui saranno accatastati gli armamenti della 173° Brigata Aereotrasportata e magari - chi può escluderlo? - proiettili all’uranio impoverito? Potremmo fare una lista infinita dei rischi legati alle basi militari: ci fermiamo qui perchè ognuno può identificarli da se; e perchè tutti sanno che una base militare, per la sua semplice presenza, è già dannosa.
Seguiranno aggiornamenti.”
di byebyeunclesam

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27 maggio 2008

La “Gladio dei carburanti”



Attraversa 6 Regioni, 17 Province e 136 Comuni italiani. Totalmente finanziato dall’Alleanza Atlantica, e’ stato costruito negli anni Sessanta per rifornire in modo autonomo e continuativo carburante Jet A1 (kerosene) ai velivoli dislocati negli aeroporti militari di tutta Europa.
Il suo nome è NATO-POL (acronimo che sta per Petroleum Oil Lubrificant) ed è un sistema completo di terminal marini, depositi di stoccaggio sotterranei e gruppi di pompaggio: una rete di oleodotti le cui condutture corrono per oltre 11.000 chilometri, dal mare fino al cuore dell’Europa.
Il sistema POL è una delle infrastrutture NATO meno note: la frazione italiana della rete - denominata North Italian Pipeline System (NIPS) - raggiunge le basi USA-NATO di Ghedi (Brescia), Aviano (Pordenone), Rivolto (Udine) e Cervia (Ravenna), nonché altre infrastrutture utilizzate esclusivamente dall’Aeronautica Militare Italiana. Dal terminale marino di Vezzano, in Val Mulinello, nei pressi di La Spezia, giunge al nodo di Collecchio (Parma) e lì si ramifica in tre direzioni, per un’estensione dcomplessiva pari a circa 850 chilometri. Importanti depositi si trovano anche a Mestre, ad Augusta per rifornire la base US Navy di Sigonella, ed a Taranto.
Un braccio arriva fino in Germania, attraversando l’Austria. Un altro capo è in Portogallo, a Lisbona, dove un intero molo è riservato al NATO-POL. Altri depositi sono in Gran Bretagna. Reti analoghe a quella italiana sono inoltre presenti in Norvegia, Grecia e Turchia. Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Olanda sono invece collegate da un sistema centrale europeo.
Di approfondirne la natura si era fatto carico il senatore Severino Galante (PdCI), con un’interrogazione parlamentare in cui chiedeva al governo italiano chiarimenti in merito alla segretezza dell’oleodotto e ad un’eventuale autorizzazione concessa alla NATO per ampliarlo nel tratto che da Vicenza (dove recentemente si è verificato un guasto)¹ porta ad Aviano. L’allora ministro della Difesa Parisi si era affrettato a precisare che “l’aeroporto Dal Molin di Vicenza non è alimentato da tale rete” e che l’opera non riveste “carattere di segretezza” in quanto il tracciato è punteggiato, ogni duecento metri, da un cartello con la dicitura “Amministrazione dello Stato”.
Il combustibile dalle petroliere approdate a La Spezia viene riversato in Val Mulinello fino a 20.000 litri all’ora, quindi stoccato in serbatoi di cemento armato rinforzati da una lamina in acciaio e ricoperti di terra, non solo per impedire eventuali sversamenti ma anche per protezione da ipotetici attacchi. La portata dell’oleodotto nella parte italiana raggiunge, secondo dati aggiornati al 1999 (durante l’aggressione NATO alla ex Jugoslavia) un massimo di 1 milione e 600mila litri al giorno. Logisticamente, esso dipende dall’Aeronautica Militare Italiana (AMI), ed in particolare dal Comando situato presso l’Aeroporto di Parma, in via Cremonese 35.
La gestione e la manutenzione dell’impianto in Italia sono invece affidate alla società privata IG (Infrastrutture e Gestioni) S.p.A., con sede a Roma in via Castello della Magliana 75. Controllata dalla holding francese Technip, la IG vanta una consolidata esperienza tecnica ed organizzativa acquisita in oltre trenta anni di attività nei settori della realizzazione e gestione di impianti industriali ed infrastrutture in Italia ed all’estero, in campo civile e militare.
Il relativo contratto, stipulato nel 2000 con la Direzione Generale degli Armamenti Aeronautici del Ministero della Difesa, ha durata di 14 anni e comprende: l’esercizio con presa in consegna e riconsegna nelle aree di impiego dei prodotti petroliferi; la manutenzione ordinaria e straordinaria;
il controllo delle servitù e concessioni; i servizi tecnici; l’addestramento del personale; la custodia delle aree; il management generale.
Qualcuno, argutamente, ha parlato di “Gladio dei carburanti”.

NOTE:
1)“«Un vero e proprio disastro ambientale»: se lo dice l’assessore provinciale alle risorse idriche Paolo Pellizzari, c’è da crederci. L’incidente all’oleodotto Nato che da Pisa porta il cherosene ad Aviano ha compromesso i fiumi Astichello e Bacchiglione; e nessuno aggiunge che il luogo dell’incidente, avvenuto a Monticello C.Otto, è un territorio di ricarica della falda acquifera vicentina, quella che dà da bere alle province di Vicenza e Padova: uno tra i bacini idrici sotterranei più grandi d’Europa.
Decine di ettolitri di cherosene riversati nella acque dell’Astichello: sono queste le dichiarazioni delle fonti ufficiali. L’incidente, avvenuto questa mattina alle 7, è stato segnalato dalle agenzie di stampa solo in serata, alle 20. Nel frattempo migliaia di cittadini hanno avuto il tempo di allarmarsi, pur non sapendo cosa era successo, sentendo l’intenso odore di cherosene in prossimità dei due corsi d’acqua vicentini; in poche ore la chiazza inquinante ha raggiunto la città attraversando Ponte degli Angeli e si è spinta almeno fino alla Riviera Berica.
Ma non dicevano che gli impianti militari sono sicuri? L’oleodotto di cui si parla, infatti, serve a portare il cherosene da Pisa ad Aviano, dove viene imbarcato sugli aerei militari in partenza per i loro voli di guerra e di addestramento. Una struttura che, a detta dei militari, non dovrebbe procurare alcun danno al territorio, ma che oggi si è resa responsabile di «un vero e proprio disastro ambientale».
Nei prossimi giorni conosceremo esattamente le dimensioni di questo disastro; per ora registriamo le prime voci che parlano di un miliardo di euro soltanto per le valutazioni del danno. Nel frattempo il cherosene è filtrato nel terreno, si è mescolato con l’acqua dei nostri fiumi, ha iniziato la sua opera di distruzione della fauna e della vegetazione fluviale.
Nessuno provi più a darci false rassicurazioni: le installazioni militari sono pericolose per gli abitanti dei territori nei quali sono situate. Se verrà realizzata, lo sarà anche la base statunitense al Dal Molin, situata proprio sopra la nostra falda acquifera e nei pressi di una zona naturale protetta; cosa potrebbe avvenire se, in un giorno disgraziato, dovesse verificarsi un incidente ad una delle cisterne di carburante? O agli edifici in cui saranno accatastati gli armamenti della 173° Brigata Aereotrasportata e magari - chi può escluderlo? - proiettili all’uranio impoverito? Potremmo fare una lista infinita dei rischi legati alle basi militari: ci fermiamo qui perchè ognuno può identificarli da se; e perchè tutti sanno che una base militare, per la sua semplice presenza, è già dannosa.
Seguiranno aggiornamenti.”
di byebyeunclesam

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